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Alessandra di Rudinì. Un’altra stupefacente conversione

Posté par atempodiblog le 11 août 2011

Solo il Cristianesimo dà la possibilità di porre tutte le proprie ansie e i propri limiti tra le tenere braccia di una Madre. La straordinaria esperienza di Alessandra di Rudinì.

Alessandra di Rudinì. Un'altra stupefacente conversione dans Riflessioni alessandradirudin

«L’abisso è davanti a me. L’umano cade. È caduto. E il divino sfugge. L’orrore di questo vuoto atroce non può essere detto da parola umana. Perché viviamo? Beato chi risponde con sicurezza alla domanda eterna!». Queste parole furono scritte da Alessandra di Rudinì (1876-1931), figlia del celebre Antonio Starabba-marchese di Rudinì, che fu anche Primo Ministro dello Stato italiano nel 1891-‘92 e dal 1896 al ‘98.

Una bellissima dama dell’alta società
Alessandra di Rudinì fu una donna bellissima e coltissima. Ammirata da tutti, era l’attrazione dei salotti dell’epoca. Visse inizialmente immersa nella vita mondana e decadente dell’alta aristocrazia italiana ed europea. Fu anche per tre anni l’amante di Gabriele D’Annunzio, che per lei lasciò Eleonora Duse.
Ma Alessandra di Rudinì, malgrado le apparenti gioie, le gratificazioni di sentirsi ammirata e al centro dell’attenzione di tutti, avvertiva in se stessa un profondo vuoto.

La conversione a Lourdes
Fu così che (era ancora bella e corteggiata) fece un’esperienza che le cambiò la vita. A Lourdes incontrò la salvezza di Maria Santissima, ma non una salvezza disincarnata, astratta, bensì vera e concreta. Fu testimone di un miracolo.
Una signora francese, completamente cieca, invocò la Madonna e guarì sotto i suoi occhi. E il celebre dottor Boissaire, il medico presidente dell’Ufficio che constatava i miracoli, le documentò, con prove ineccepibili, la straordinarietà di quello ch’era avvenuto sotto i suoi occhi.
Alessandra di Rudinì (aveva appena trent’anni) capì cosa contasse davvero nella vita. Si donò completamente al Signore. Dapprima iniziò a vivere la spiritualità carmelitana nella sua Villa sul Lago di Garda, poi decise di entrare nel Carmelo di Paray-le-Monial, in Francia. E da suora fondò tre carmeli: Valenciennes, Montmartre e Le Repoisoir in Alta Savoia.
Il Signore non chiede a tutti di colmare il proprio cuore con una scelta di consacrazione totale come lo chiese ad Alessandra di Rudinì. Non tutti ricevono questa vocazione. Ma di certo il Signore chiede che, nel cuore di ognuno, il posto principale sia occupato da Lui… perché solo così l’umano può evitare quella caduta, che è il fallimento del “vuoto atroce” di cui Alessandra faceva continuamente esperienza, pur nella “bellezza” di una vita in cui tutti la guardavano con ammirazione e desiderio.
Solo così l’esistenza dell’uomo può riempirsi del sapore del vero… per aprirsi al gusto della vita.
Alessandra di Rudinì aveva tutto, eppure le mancava la ricchezza più grande: la Risposta. Ecco il senso di quelle sue parole: “Beato chi risponde con sicurezza alla domanda eterna!” Inanellata di diamanti, desiderata da molti, coltissima, plurilingue… le mancava la conoscenza della Verità, una conoscenza che accompagnasse la sua vita per riempirla veramente. Le mancava la Risposta.
Aveva le ricchezze, ma non la Ricchezza. Ella trovò la Risposta e la vera ricchezza in Gesù… e il Signore la volle chiamare: Suor Maria di Gesù.

La specifica ricchezza del Cristianesimo
Ma – come abbiamo detto – il Mezzo attraverso cui avvenne questo miracolo fu Maria Santissima. Alessandra aveva fatto esperienza del fallimento della sua maternità. Aveva avuto due figli, che, rimasta vedova e per convivere con D’Annunzio, aveva affidati ad un Collegio di Gesuiti, ma in realtà li aveva abbandonati a se stessi: morirono giovani.
Solo una madre può aiutare qualsiasi fallimento… a maggior ragione quello di un’altra madre. Alessandra incontrò in Maria l’infinita Misericordia di Dio e la speranza di recuperare la propria vita trasformando gli errori commessi nelle virtù eccelse della dedizione a Dio e ai fratelli.
Una Mamma come speranza per i propri fallimenti, per evitare ogni caduta dell’umano. Convinciamoci: questo non c’è in nessun’altra religione. Solo il Cristianesimo è autorizzato a dirci che non si deve né si può mai perdere la speranza, perché solo il Cristianesimo pone l’amore materno come inizio e senso di tutto: una donna che dice di sì per diventare Mamma e da quel sì (non da altri sì) il dono della Salvezza.
San Bernardo di Chiaravalle sapeva bene che la Speranza è solo in Dio, ma aveva ben capito che la motivazione di questa speranza era tutta in Colei che aveva detto sì. Ed ecco perché egli amava dire: “Maria è l’unica ragione della mia speranza”. Verissimo. La speranza è in Dio, ma Colei che ci ha donato questa “speranza-in-Dio” è Maria. Dunque è Lei tutta la ragione della nostra speranza.
Andate a sfogliare qualsiasi manuale di storia delle religioni e scoprirete che da nessuna parte si presenta e si prospetta questa bellezza: poter riporre i propri errori, i propri limiti, le proprie ansie tra le braccia amorose di una Madre.

San Bernardo scrive magnificamente:«O Maria, tu sei la stella splendente… elevata sul mare maestoso e immenso della vita, dardeggiante di meriti e lucente di esempi. Quando, nell’instabilità continua della vita presente, mi accorgo di essere sballottato tra le tempeste senza punto sicuro dove appoggiarmi, tengo ben fisso lo sguardo al fulgore della tua stella per non essere spazzato via dagli uragani. Se insorgono i venti delle tentazioni e urto tra gli scogli delle tribolazioni, guardo alla stella e invoco te, Maria. Se l’ira, l’avarizia, la concupiscenza della carne squassano la navicella del mio spirito, guardo a te, Maria. Se l’ira, l’avarizia, la concupiscenza della carne squassano la navicella del mio spirito, guardo a te, Maria. Se, turbato per l’enormità dei miei delitti, confuso per il fetore della mia coscienza, atterrito per l’orrore del giudizio di Dio, comincio a precipitare nel baratro della tristezza e nell’abisso della disperazione, penso a te, Maria.
Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità, a te penso, Maria, te invoco. O Maria, sii sempre nella mia bocca e nel mio cuore; e, per impetrare il soccorso della tua preghiera non dimentico i tuoi insegnamenti. Seguendo i tuoi esempi non mi smarrirò, invocandoti non perderò la speranza; pensando a te non cadrò nell’errore. Appoggiato a te non scivolerò; sotto la tua protezione non avrò paura di niente; con la tua guida, non mi stancherò; per il tuo beneplacito giungerò a destinazione; e così sperimenterò in me stesso ciò che significa il tuo nome, o Maria».

di Dino Focenti – Radici Cristiane

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