Il mio cuore sarà lì per sempre (1 Re 9, 3)
La più nobile tra tutte le facoltà dell’uomo è il cuore. Il suo posto è al centro del corpo, come un re che sta al centro dei suoi stati. È immediatamente circondato dalle membra più importanti, che sono come i suoi ministri e i suoi ufficiali; esso li muove, dà loro l’attività comunicando loro quel calore vitale di cui è la riserva. E’ la sorgente donde sprizza impetuosamente il sangue, per spandersi in tutte le parti dell’organismo, le innaffia e le rinfresca. Questo sangue poi, debilitatosi, dalla periferia torna al cuore per riaccendervi i suoi fuochi e riprendervi nuovi spiriti di vita.
Ciò che si dice del cuore umano, in genere si applica pure al Cuore adorabile di Gesù Cristo. Esso è la porzione più nobile del corpo dall’Uomo-Dio, il quale essendo unito ipostaticamente al Verbo merita quel culto :supremo di adorazione che compete a Dio solo. Molto importante il non separare mai, nella nostra venerazione, il Cuore di Gesù dalla divinità dell’Uomo-Dio; essi sono uniti da legami indissolubili, e il culto che noi rendiamo al cuore dell’Uomo-Dio non si ferma solo a questo, ma va alla Persona adorabile a cui appartiene e che gli si è unito per sempre.
Ne consegue che noi possiamo rivolgere a questo Cuore divino le preghiere, gli omaggi, e le adorazioni stesse che offriamo a Dio. Si sbagliano dunque coloro che quando sentono questa frase: “il Cuore di Gesù” limitano tutti i loro pensieri a quest’organo materiale e non vi vedono che un membro senza vita e senz’amore, ritenendolo, nulla più che una Sacra reliquia; né si sbagliano di meno quelli che credono che questa devozione fraziona Gesù Cristo e restringe al solo Cuore un culto che è dovuto a tutta la sua Persona. Onorando il Cuore di Gesù noi non escludiamo tutto il resto del divino composto dell’Uomo-Dio; onorando il suo Cuore noi intendiamo celebrare tutte le azioni, tutta la vita di Gesù Cristo, che a ben pensarci non è che la diffusione all’esterno del suo Cuore.
Come i raggi caduti che fertilizzano la terra e conservano nel mondo la vita non si formano che nel sole, dal quale nascono, così dal cuore nascono quelle dolci e forti influenze che portano il calore vitale e il vigore in tutte le membra. Quando, il cuore è languido tutto l’uomo languisce con esso; se esso soffre, soffre pure tutto il corpo, le funzioni si fanno irregolari e l’organismo si guasta. Il compito del Cuore di Gesù fu perciò quello di vivificare, fortificare e sostenere tutte le sue membra, tutti i suoi organi e i suoi sensi con delle influenze continuate, in modo che esso era il principio delle azioni, delle affezioni, delle virtù e di tutta la vita nel Verbo fatto carne.
Per consenso unanime di tutti i filosofi il cuore è ritenuto il focolare dell’amore; e se il motore di tutta la vita di Gesù è stato l’amore, è al suo Cuore che noi dobbiamo attribuire tutti i suoi misteri e tutte le sue virtù. “Come è naturale per il fuoco bruciare – dice S. Tommaso – così è naturale per il cuore amare; e poiché esso nell’uomo è l’organo primario del sentimento, è conveniente che l’atto comandato dal primo di tutti i precetti sia reso sensibile mediante il cuore”.
Come gli occhi vedono, e le orecchie sentono, così il cuore ama; è l’organo dell’anima per la produzione degli affetti e dell’amore. Il linguaggio ordinario ha confuso le due espressioni: si adopera la parola cuore per dire l’amore e viceversa. Il Cuore di Gesù è dunque stato l’organo del suo amore; ha cooperato al suo amore, ne è stato il principio, la sede; ha provate tutte le impressioni d’amore che possono capitare ad un uomo, con questa sola differenza, che siccome l’anima di Gesù Cristo ama di un amore incomparabile e infinito, il suo Cuore è una fornace d’amore sia per Dio che per noi; da esso si sprigionano le fiamme più ardenti e più pure dell’amore divino. Esse lo divorano, dal primo istante del suo concepimento fino all’ultimo suo respiro; e non hanno scemato dopo la sua risurrezione, e non cesseranno mai.
Questo cuore divino ha prodotto e produce quotidianamente innumerevoli atti d’amore, dei quali uno solo basta per onorare Dio più che tutti gli atti d’amore degli angeli e dei santi. Tra le creature materiali questa è quella che più di ogni altra contribuisce alla gloria del Creatore e che più di ogni altra merita il culto e l’amore degli angeli e degli uomini. Tutto ciò che riguarda la Persona del Figlio di Dio è infinitamente degno di venerazione. Una sia pur minima particella del corpo, la più impercettibile goccia del suo sangue meritano le adorazioni del cielo e della terra. Anche le cose che di per sè sarebbero le più vili, per aver anche solo toccato la sua carne diventano degne di venerazione: così la croce, e così i chiodi, le spine, la spugna e tutti gli strumenti del suo supplizio. Ma quanto di più non bisogna venerare il suo Cuore, la cui eccellenza è fondata sulla nobiltà delle funzioni che esercita, sulla perfezione dei sentimenti che produce, e dell’azione che ispira?
Se Gesù è nato in una stalla, se è vissuto povero a Nazareth, se è morto per noi, tutto questo noi lo dobbiamo al suo Cuore. Proprio in questo santuario si formavano tutte le evoluzioni eroiche, tutti i progetti che dirigevano la sua vita.
Ecco perché il suo Cuore deve essere onorato, come lo è il Presepio, nel quale l’anima fedele vede Gesù che viene al mondo povero ed abbandonato, come lo è la cattedra dalla quale Gesù ci predica il suo comandamento: Imparate da me che sono dolce ed umile di cuore; come la Croce dove il credente lo vede spirare; come il sepolcro dal quale lo vede risorgere glorioso ed immortale; e infine come il Vangelo Eterno che le insegna ad imitarne tutte le virtù, poiché di tutte esso è un modello perfetto.
L’anima devota del Sacro Cuore si dedicherà pertanto prevalentemente all’esercizio dell’amore divino, perché questo Cuore è soprattutto la sede e il simbolo di questo amore. E siccome il SS.mo Sacramento è il segno sensibile e permanente dell’amore, essa il Cuore di Gesù lo troverà nell’Eucaristia; e imparerà ad amare il suo Cuore Eucaristico.
San Pietro Giuliano Eymard