Il dogma e il pregiudizio

Posté par atempodiblog le 31 août 2011

Il dogma e il pregiudizio dans Gilbert Keith Chesterton chesterton1

« Vi sono persone che non amano il termine dogma. Fortunamente, sono libere e dispongono di un’alternativa. La mente umana conosce due cose, e solo due: il dogma e il pregiudizio. Il Medioevo fu un’età razionale, un’epoca di dottrina. La nostra epoca, al massimo, è un’epoca poetica, un’età di pregiudizio ».

-Gilbert Keith Chesterton-

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Imitare Cristo nella carità verso tutti

Posté par atempodiblog le 20 août 2011

Gmg. Il Papa ai seminaristi: imitate Cristo nella carità verso tutti senza escludere lontani e peccatori
di Debora Donnini – Radio Vaticana

Imitare Cristo nella carità verso tutti dans Fede, morale e teologia santopadreamadrid

Anche se vi disprezzano non lasciatevi intimorire. Una vita radicata in Cristo attrae coloro che cercano Dio. Così in sintesi Benedetto XVI nell’omelia della Messa celebrata questa mattina nella Cattedrale di Santa Maria la Real de la Almudena, per i giovani seminaristi, sempre nell’ambito della Giornata mondiale della Gioventù. All’interno della cattedrale oltre mille seminaristi; altre migliaia da tutto il mondo hanno seguito l’Eucaristia all’esterno. Al termine Benedetto XVI ha annunciato che prossimamente dichiarerà il sacerdote San Juan de Avila Dottore della Chiesa. E all’uscita dalla sagrestia ha avuto un breve colloquio privato con Mariano Rajoy Brey, presidente del Partito Popolare, maggiore formazione dell’opposizione in Spagna; ieri pomeriggio si era svolto l’incontro col premier spagnolo Josè L. Rodriguez Zapatero. Quindi il pranzo con i cardinali spagnoli, i vescovi di Madrid e il seguito papale nella residenza del cardinale arcivescovo Antonio Maria Rouco Varela che proprio oggi festeggia il suo 75.mo compleanno.

“Queridos amigos os preparáis para ser apóstoles con Cristo y como Cristo, … Cari amici, preparatevi ad essere apostoli con Cristo e come Cristo, per essere compagni di viaggi e servitori degli uomini”.

Sono le parole che il Papa rivolge alle migliaia di giovani seminaristi che lo accolgono festanti al suo arrivo nella cattedrale di Santa Maria la Real de la Almudena. Il Papa spiega loro come vivere gli anni di preparazione al sacerdozio: nel “silenzio interiore”, nella preghiera costante, nello studio, nel “prudente inserimento nell’azione e nelle strutture della Chiesa”. E anche a verificare “se questo cammino, che richiede audacia e autenticità, è il vostro, dice, avanzando fino al sacerdozio solo se sarete fermamente persuasi che Dio vi chiama ad essere suoi ministri e fermamente decisi a esercitarlo obbedendo alle disposizioni della Chiesa”. La Chiesa, ricorda, è comunità e istituzione creata da Cristo mediante lo Spirito Santo e, “allo stesso tempo, risultato di quanti la costituiamo con la nostra santità e con i nostri peccati”. Dio, infatti, non disdegna di “fare dei poveri e peccatori suoi amici e strumenti di redenzione del genere umano”. La santità della Chiesa è prima di tutto la Santità di Cristo, ma “noi dobbiamo essere santi, sottolinea, per non creare una contraddizione fra il segno che siamo e la realtà che vogliamo significare”.

« Configurarse con Cristo comporta, queridos seminaristas, identificarse…
Configurarsi a Cristo comporta, cari seminaristi, identificarsi sempre di più con Colui che per noi si è fatto servo, sacerdote e vittima. Configurarsi a Lui è, in realtà, il compito per il quale ogni sacerdote deve spendere per tutta la vita”.

Benedetto XVI sa che “questo compito ci sorpassa e non potremo raggiungerlo pienamente, però, come dice san Paolo, corriamo verso la meta sperando di raggiungerla”. Bisogna dunque avere disponibilità al Maestro, che è quella che ispira il celibato, il distacco dai beni terreni e “l’obbedienza sincera senza dissimulazione”. Si deve chiedere a Cristo di imitarlo nella carità verso tutti “senza escludere i lontani e i peccatori” perché si convertano. Una sfida da affrontare senza complessi né mediocrità:

« Apoyados en su amor, no os dejéis intimidar por un entorno en el que se … Sostenuti dal suo amore non lasciatevi intimorire da un ambiente nel quale si pretende di escludere Dio e nel quale il potere, il possedere o il piacere sono spesso i principali criteri sui quali si regge l’esistenza. Può darsi che vi disprezzino, come si suole fare verso coloro che richiamano mete più alte o smascherano gli idoli dinanzi ai quali oggi molti si prostrano. Sarà allora che una vita profondamente radicata in Cristo si rivelerà realmente come una novità, attraendo con forza coloro che veramente cercano Dio, la verità e la giustizia”.

All’inizio il saluto dell’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela. In questa Basilica, la cui costruzione è cominciata nel 1883 e nel 1993 è stata dedicata dal beato Giovanni Paolo II, si trova la Statua della Vergine de la Almudena, un crocifisso ligneo del ‘600, mosaici dai mille colori sulle volte e, nell’abside, le recenti pitture con scene della vita di Cristo di Kiko Arguello.

In quest’atmosfera luminosa e colorata, risuonano le parole gioiose di un giovane seminarista che gli rivolge un “augurio” speciale:

“Queremos felicitarle especialmente por su 60 anos de vida sacerdotal… Vogliamo farle gli auguri specialmente per i suoi 60 anni di vita sacerdotale che abbiamo celebrato con grande affetto”. (applausi)

Il Papa ha, quindi, annunciato che dichiarerà prossimamente il sacerdote San Juan de Ávila Dottore della Chiesa Universale, esortando i sacerdoti a seguire il suo esempio.

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Quando la sofferenza si rivela una grazia

Posté par atempodiblog le 17 août 2011

Quando la sofferenza si rivela una grazia dans Citazioni, frasi e pensieri croce

« Dio chiede una più particolare partecipazione alla Croce per la redenzione del male del mondo. Dio desidera la purificazione dei nostri peccati. E il digiuno e la disciplina che non pratichiamo volontariamente, il Signore misericordioso ce li fa vivere attraverso questi dolori e queste privazioni. Ma lo scopo più grande di tali avvenimenti è di richiamarci, soprattutto nei momenti di lotta vertiginosa, che Lui solo è il Vero, Lui solo è la speranza ».

Don Luigi Giussani

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Mancanza di sentimenti cristiani

Posté par atempodiblog le 17 août 2011

Mancanza di sentimenti cristiani dans Padre Livio Fanzaga laconfessionedoveilcuor

Andiamo a ficcare il naso nelle curiosità, giudichiamo… ma chi prega per il pentimento dei peccatori? Chi ha pietà per il peccatore perduto (che è quella pecora in fondo al burrone)? Non è forse anche quella un’anima per la quale Cristo ha versato il Suo Sangue? Dobbiamo riflettere su queste cose perché ho visto mancanza di sentimenti cristiani e di visione cristiana. Non c’è delitto che Dio non possa perdonare (e non c’è delitto dal quale ci possiamo riscattare se la grazia non ci tocca il cuore). Queste sono le grandi vittorie di Dio.

Padre Livio Fanzaga

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Ogni uomo è prossimo ad ogni uomo

Posté par atempodiblog le 16 août 2011

Ogni uomo è prossimo ad ogni uomo dans Citazioni, frasi e pensieri cuorew

“Ogni uomo è prossimo ad ogni uomo. E’ uno sconosciuto? E’ un uomo. E’ un nemico? E’ un uomo! Se è un amico, resti amico. Se è un nemico, diventi amico”.

Sant’Agostino

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Jesu, dulcis memoria

Posté par atempodiblog le 16 août 2011

Jesu, dulcis memoria dans Canti ges

Gesù, dolce memoria,
che dai la vera gioia al cuore,
più del miele e di ogni cosa
la sua presenza è dolce.

Nulla si canta di più soave,
nulla si ascolta di più giocondo,
nulla si pensa di più dolce
che Gesù, Figlio di Dio.

Gesù, speranza ai penitenti,
quanto pio sei a chi ti prega,
quanto buono sei a chi ti cerca,
ma che cosa sei per chi ti trova?

Né la lingua basta a dire,
né lo scritto può esprimere,
solo chi lo prova, può credere
che cosa sia amare Gesù.

Sii, Gesù, la nostra gioia,
Tu che sarai il nostro premio,
sia in Te la nostra gloria
per i secoli eterni.
Amen.

San Bernardo di Chiaravalle

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Preghiera a Maria SS. Assunta

Posté par atempodiblog le 15 août 2011

madonna assunta

Vergine Immacolata, Madre di Dio e Madre degli uomini, noi crediamo con tutto il fervore della nostra fede nella vostra assunzione trionfale in anima e in corpo al Cielo, ove siete acclamata Regina da tutti i cori degli Angeli e da tutte le schiere dei Santi.
Noi, da questa terra, ove possiamo pellegrini confortati dalla fede nella futura risurrezione, guardiamo verso di Voi, nostra vita, nostra dolcezza, nostra speranza.

PIO XII

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Pensieri sul Sacramento dell’Ordine

Posté par atempodiblog le 14 août 2011

Pensieri sul Sacramento dell’Ordine dans Sacramento dell’Ordine Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

«Se non avessimo il Sacramento dell’Ordine, noi non avremmo Nostro Signore.

Chi l’ha messo nel tabernacolo? Il sacerdote. Chi ha ricevuto la vostra anima al suo ingresso a questo mondo? Il sacerdote. Chi la nutre per darle forza di fare il suo pellegrinaggio? Sempre il sacerdote. Chi la preparerà a comparire davanti a Dio, lavando l’anima per la prima volta nel sangue di Gesù Cristo? Il sacerdote, ogni volta il sacerdote.

Se l’anima, poi, giunge all’ora del trapasso, chi la farà risorgere, rendendole la calma e la pace? Ancora una volta il sacerdote. Non potete pensare a nessun beneficio di Dio senza incontrare, insieme a questo ricordo, l’immagine del sacerdote.

Se andaste a confessarvi alla Santa Vergine o a un angelo, vi assolverebbero? No. Vi darebbero il Corpo e il Sangue di Gesù? No. La Santa Vergine non può far scendere il Suo divin Figlio nella Santa ostia. Anche duecento angeli non vi potrebbero assolvere.

Un sacerdote, per quanto semplice sia, lo può fare, egli può dirvi: “Va in pace, ti perdono”. Che cosa grande è il sacerdote!…»

Santo Curato d’Ars
[A. Monnin, Spirito del Curato d’Ars, Ed. Ares, Roma 1956, p.81-82]
Tratto da: Luci sull’Est

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Maria, Assunta in Cielo per restarci sempre accanto

Posté par atempodiblog le 14 août 2011

Gabriele Amorth, il mariologo-esorcista, ci spiega la pagina del « Vangelo di Maria » riguardante la verità più profonda dell’Assunzione della Vergine.
Fonte: Radio Maria

Maria, Assunta in Cielo per restarci sempre accanto dans Fede, morale e teologia assunta

Celebrando, nelle nostre calure ferragostane, la festa di Maria Assunta in Cielo, ci torna caro pensare che la vera partecipazione della Vergine all’evento pasquale di Gesù sia stata proprio la sua assunzione.
Ma, più che vedere in questo evento il singolare privilegio di Maria che « come in Cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla ora innanzi al peregrinante Popolo di Dio quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore (cfr. 2Pt 3, 10)«  [Lumen gentium, 68], preferiamo mettere in rilievo il segno del suo servizio al piano della salvezza.
In altri termini, Maria ha ricevuto da Gesù una nuova missione, che durerà fino alla fine del mondo: la maternità su tutti gli uomini, in ordine alla salvezza. La sua missione sulla terra non è finita, come è finita per gli altri uomini, che potranno solo contribuire con la preghiera nella Comunione dei Santi. Era dunque necessario che si trovasse nella completezza della sua persona, fatta di anima e corpo, per adempiere a questa nuova missione verso di noi…
Ora, il corpo di Maria – come il corpo di Gesù – non è più legato ai vincoli di spazio e di tempo. Per cui la loro presenza, accanto a ciascuno di noi, è incessante. Per offrirne un esempio, ripenso alle varie apparizioni di Gesù risorto: dava l’impressione di arrivare, di partire, anche se le porte erano chiuse… E la realtà è che Gesù ha detto che resterà sempre con noi, fino alla fine dei tempi (cfr. Mt 28, 20), per cui è sempre presente.
Egid Quirin Asam, Maria Assunta (1719) – Abbazia di Rohr, Baviera.
La stessa cosa avviene per Maria. In più, non solo la sua presenza non ha più limiti di spazio e di tempo, per cui sulla terra viveva solo in un posto e con limiti temporali che abbiamo tutti; per questo anche l’attività poteva essere solo limitata dalle ore che passano e non ritornano. Adesso non è più così. La sua attenzione materna verso di noi non ha limiti e – come si esprime il Vaticano II – è un’opera che « continua fino a che (tutti gli uomini) non siano condotti nella patria beata » [Lumen gentium, 62].
In tal modo ci è facile comprendere i motivi e le conseguenze dell’Assunzione di Maria: assunta in Cielo, è viva, è vera nostra madre che sta sempre accanto a noi con una presenza quanto mai attiva, anche se non la vediamo; ma è una presenza costante e piena, perché non è più legata alle limitazioni della vita terrena.
È una presenza materna ed efficace, in ordine alla salvezza, per cui noi la comprendiamo attraverso i titoli con cui ci rivolgiamo a lei: Mediatrice di ogni grazia, Rifugio dei peccatori, Avvocata nostra, Aiuto dei Cristiani
Perciò, invocare la Madonna Assunta in Cielo apre il cuore dei credenti a uno slancio coraggioso e lo riempie di quella gioia che regna nei Cieli e che è destinata fin da ora a tutta l’umanità.
Perché dal fatto di credere che Maria ci è sempre accanto e la sentiamo vicina, anche se non la vediamo, nasce il continuo e fiducioso ricorso a lei. Sapremo solo in Cielo quanto le siamo costati e ciò che Ella ha fatto per noi: i pericoli dai quali ci ha salvato, i suggerimenti che ci ha dato, le forze che ci ha infuso, le grazie che ci ha ottenuto; e tutto questo senza che neppure ce ne accorgessimo!
Chi riflettesse seriamente a questa verità della costante presenza accanto a noi di Gesù e di Maria vivrebbe certo di grande speranza e di fiducia piena.

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Alessandra di Rudinì. Un’altra stupefacente conversione

Posté par atempodiblog le 11 août 2011

Solo il Cristianesimo dà la possibilità di porre tutte le proprie ansie e i propri limiti tra le tenere braccia di una Madre. La straordinaria esperienza di Alessandra di Rudinì.

Alessandra di Rudinì. Un'altra stupefacente conversione dans Riflessioni alessandradirudin

«L’abisso è davanti a me. L’umano cade. È caduto. E il divino sfugge. L’orrore di questo vuoto atroce non può essere detto da parola umana. Perché viviamo? Beato chi risponde con sicurezza alla domanda eterna!». Queste parole furono scritte da Alessandra di Rudinì (1876-1931), figlia del celebre Antonio Starabba-marchese di Rudinì, che fu anche Primo Ministro dello Stato italiano nel 1891-‘92 e dal 1896 al ‘98.

Una bellissima dama dell’alta società
Alessandra di Rudinì fu una donna bellissima e coltissima. Ammirata da tutti, era l’attrazione dei salotti dell’epoca. Visse inizialmente immersa nella vita mondana e decadente dell’alta aristocrazia italiana ed europea. Fu anche per tre anni l’amante di Gabriele D’Annunzio, che per lei lasciò Eleonora Duse.
Ma Alessandra di Rudinì, malgrado le apparenti gioie, le gratificazioni di sentirsi ammirata e al centro dell’attenzione di tutti, avvertiva in se stessa un profondo vuoto.

La conversione a Lourdes
Fu così che (era ancora bella e corteggiata) fece un’esperienza che le cambiò la vita. A Lourdes incontrò la salvezza di Maria Santissima, ma non una salvezza disincarnata, astratta, bensì vera e concreta. Fu testimone di un miracolo.
Una signora francese, completamente cieca, invocò la Madonna e guarì sotto i suoi occhi. E il celebre dottor Boissaire, il medico presidente dell’Ufficio che constatava i miracoli, le documentò, con prove ineccepibili, la straordinarietà di quello ch’era avvenuto sotto i suoi occhi.
Alessandra di Rudinì (aveva appena trent’anni) capì cosa contasse davvero nella vita. Si donò completamente al Signore. Dapprima iniziò a vivere la spiritualità carmelitana nella sua Villa sul Lago di Garda, poi decise di entrare nel Carmelo di Paray-le-Monial, in Francia. E da suora fondò tre carmeli: Valenciennes, Montmartre e Le Repoisoir in Alta Savoia.
Il Signore non chiede a tutti di colmare il proprio cuore con una scelta di consacrazione totale come lo chiese ad Alessandra di Rudinì. Non tutti ricevono questa vocazione. Ma di certo il Signore chiede che, nel cuore di ognuno, il posto principale sia occupato da Lui… perché solo così l’umano può evitare quella caduta, che è il fallimento del “vuoto atroce” di cui Alessandra faceva continuamente esperienza, pur nella “bellezza” di una vita in cui tutti la guardavano con ammirazione e desiderio.
Solo così l’esistenza dell’uomo può riempirsi del sapore del vero… per aprirsi al gusto della vita.
Alessandra di Rudinì aveva tutto, eppure le mancava la ricchezza più grande: la Risposta. Ecco il senso di quelle sue parole: “Beato chi risponde con sicurezza alla domanda eterna!” Inanellata di diamanti, desiderata da molti, coltissima, plurilingue… le mancava la conoscenza della Verità, una conoscenza che accompagnasse la sua vita per riempirla veramente. Le mancava la Risposta.
Aveva le ricchezze, ma non la Ricchezza. Ella trovò la Risposta e la vera ricchezza in Gesù… e il Signore la volle chiamare: Suor Maria di Gesù.

La specifica ricchezza del Cristianesimo
Ma – come abbiamo detto – il Mezzo attraverso cui avvenne questo miracolo fu Maria Santissima. Alessandra aveva fatto esperienza del fallimento della sua maternità. Aveva avuto due figli, che, rimasta vedova e per convivere con D’Annunzio, aveva affidati ad un Collegio di Gesuiti, ma in realtà li aveva abbandonati a se stessi: morirono giovani.
Solo una madre può aiutare qualsiasi fallimento… a maggior ragione quello di un’altra madre. Alessandra incontrò in Maria l’infinita Misericordia di Dio e la speranza di recuperare la propria vita trasformando gli errori commessi nelle virtù eccelse della dedizione a Dio e ai fratelli.
Una Mamma come speranza per i propri fallimenti, per evitare ogni caduta dell’umano. Convinciamoci: questo non c’è in nessun’altra religione. Solo il Cristianesimo è autorizzato a dirci che non si deve né si può mai perdere la speranza, perché solo il Cristianesimo pone l’amore materno come inizio e senso di tutto: una donna che dice di sì per diventare Mamma e da quel sì (non da altri sì) il dono della Salvezza.
San Bernardo di Chiaravalle sapeva bene che la Speranza è solo in Dio, ma aveva ben capito che la motivazione di questa speranza era tutta in Colei che aveva detto sì. Ed ecco perché egli amava dire: “Maria è l’unica ragione della mia speranza”. Verissimo. La speranza è in Dio, ma Colei che ci ha donato questa “speranza-in-Dio” è Maria. Dunque è Lei tutta la ragione della nostra speranza.
Andate a sfogliare qualsiasi manuale di storia delle religioni e scoprirete che da nessuna parte si presenta e si prospetta questa bellezza: poter riporre i propri errori, i propri limiti, le proprie ansie tra le braccia amorose di una Madre.

San Bernardo scrive magnificamente:«O Maria, tu sei la stella splendente… elevata sul mare maestoso e immenso della vita, dardeggiante di meriti e lucente di esempi. Quando, nell’instabilità continua della vita presente, mi accorgo di essere sballottato tra le tempeste senza punto sicuro dove appoggiarmi, tengo ben fisso lo sguardo al fulgore della tua stella per non essere spazzato via dagli uragani. Se insorgono i venti delle tentazioni e urto tra gli scogli delle tribolazioni, guardo alla stella e invoco te, Maria. Se l’ira, l’avarizia, la concupiscenza della carne squassano la navicella del mio spirito, guardo a te, Maria. Se l’ira, l’avarizia, la concupiscenza della carne squassano la navicella del mio spirito, guardo a te, Maria. Se, turbato per l’enormità dei miei delitti, confuso per il fetore della mia coscienza, atterrito per l’orrore del giudizio di Dio, comincio a precipitare nel baratro della tristezza e nell’abisso della disperazione, penso a te, Maria.
Nei pericoli, nelle angustie, nelle perplessità, a te penso, Maria, te invoco. O Maria, sii sempre nella mia bocca e nel mio cuore; e, per impetrare il soccorso della tua preghiera non dimentico i tuoi insegnamenti. Seguendo i tuoi esempi non mi smarrirò, invocandoti non perderò la speranza; pensando a te non cadrò nell’errore. Appoggiato a te non scivolerò; sotto la tua protezione non avrò paura di niente; con la tua guida, non mi stancherò; per il tuo beneplacito giungerò a destinazione; e così sperimenterò in me stesso ciò che significa il tuo nome, o Maria».

di Dino Focenti – Radici Cristiane

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Pedagogia cristiana del dolore innocente

Posté par atempodiblog le 10 août 2011

Pedagogia cristiana del dolore innocente dans Riflessioni dongnocchi

Nell’economia della redenzione cristiana, il dolore dell’uomo è complemento volutamente necessario del dolore e della morte redentrice di Cristo: « Compio nel mio corpo quello che manca alla passione di Cristo” (Col 1,24) e perché la redenzione di Cristo sia totale, ogni cristiano deve apportare ad essa il contributo della propria sofferenza.

La pedagogia cristiana del dolore tende anzitutto ad insegnare praticamente ai bimbi che il dolore non si deve tenerlo per sé, ma bisogna farne dono agli altri e che il dolore ha un grande potere sul cuore di Dio, di cui bisogna avvalersi a vantaggio di molti.

Opera dunque di estimazione e di spersonalizzazione del dolore, alla quale non è difficile giungere abituando il fanciullo a dirigere la sua pena o la sua rinuncia verso obiettivi concreti, quali si offrono ogni giorno alla sua sensibilità (per la guarigione di una persona cara, per i missionari lontani, per la conversione del babbo, per un compagno povero, per l’ottenimento di una grazia importante, per la cessazione di una guerra, per il Papa, per un condannato, per un assassino di cui parla la cronaca, ecc.).

Purché si tratti sempre di motivi reali, concreti e di interesse immediato per un bimbo.

Se tale interesse è alto, i fanciulli sanno arrivare alle vette della più alta poesia e del sacrificio.

Ricordo che, da giovane sacerdote, preparando un gruppo di bambini alla prima comunione ed avendo detto di fare qualche sacrificio per esserne degni, ci fu un bambino che andò a sbattere le mani e le braccia nude in un cespuglio di ortiche, riportandone una grave e pericolosa infezione generale; e quando io andai a trovarlo, nel suo lettino, aveva gli occhi così raggianti di luce sovrumana che non ebbi il coraggio di rimproverarlo del suo gesto sconsigliato né potei trattenermi dall’abbracciarlo, soggiogato da un senso di profondo rispetto e venerazione.

Orbene, il motivo più alto e più nobilitante, la meta più sublime e sublimatrice alla quale avviare il dolore del bimbo, come ogni altro dolore, è certamente Cristo crocifisso.

Quando un bambino sarà riuscito a comprendere la somiglianza che esiste tra il suo dolore e quello di Cristo, la preziosità che egli può conferire ad ogni sua sofferenza, per sé e per gli altri, inserendola in quella di Cristo, il dovere che egli ha di imitare il comportamento ed i sentimenti di Gesù nei momenti del dolore, con questo egli avrà toccato il centro più profondo e più inesplorato, il più originale ed operante di tutto il cristianesimo, quasi – direbbe Gratry – il “punto verginale” della dottrina di Cristo.

E quando si ha la ventura di “toccare” così da vicino Iddio, negli anni della giovinezza, il suo segno gaudioso resterà valido e indelebile per tutta la vita.

S’impone dunque all’educatore un’opera sottile di sublimazione e di santificazione del dolore innocente.

Ed a questa non si arriva se non attraverso il magistero arcano della Messa. E’ nella Messa quotidiana che il fiume del Sangue Divino si arricchisce per la confluenza dell’umano dolore ed è nel fiume divino che ogni stilla di sofferenza umana e di pianto acquista valore soprannaturale di redenzione e di Grazia.

Don Carlo Gnocchi
Tratto da: Parrocchia Spirito Santo Corsico

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« Io sono con te »

Posté par atempodiblog le 9 août 2011

[...] una delle espressioni più frequenti e più importanti che Dio ripete in tutta la Sacra Scrittura è esattamente questa [...]: Non temere! Io sono con te”.
Ci ho pensato ed è meraviglioso. In fondo tutta la storia della salvezza si riassume in queste poche, semplici parole: Non temere! Io sono con te”. Che si sono chiarite definitivamente duemila anni fa: Il Verbo si è fatto carne ed abita in mezzo a noi”;
Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine dei tempi”.

Antonio Socci

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Nell’ora della mia morte

Posté par atempodiblog le 9 août 2011

Nell'ora della mia morte dans Citazioni, frasi e pensieri cieloo

« Trovo una grande pace nel pensare a quando il Signore mi chiamerà. Mi sale spesso alle labbra, senza alcuna vena di tristezza, una preghiera che il sacerdote recita dopo la celebrazione eucaristica: «Nell’ora della mia morte chiamami». È la preghiera della speranza cristiana che nulla toglie alla letizia dell’ora presente, mentre consegna il futuro alla custodia della divina bontà ».

Giovanni Paolo II

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L’orgoglio spirituale

Posté par atempodiblog le 8 août 2011

L'orgoglio spirituale dans Fede, morale e teologia Orgoglio-spirituale

[…] Quando l’amore egoistico la vince sulla carità, si originano quattro peccati fondamentali: l’orgoglio spirituale, l’avarizia spirituale, la golosità spirituale, la lussuria spirituale. […]

L’originalità di questo autore (*) sta nell’analisi dell’orgoglio spirituale, che è la caratteristica dei falsi mistici: « Costoro - scrive Ruysbroeck - sono abbarbicati alla propria volontà, e si attaccano con un tale ardore e una tale passione a ciò che desiderano e quasi pretendendo con insistenza da Dio, che frequentemente vanno fuori strada e alcuni cadono perfino in possesso del demonio”.

E’ un’osservazione quanto mai attuale: anche oggi alcuni pseudo-mistici conducono dei gruppi di preghiera e deragliano per orgoglio spirituale: pretendono di imporre a Dio la propria volontà, esigono la concessione di particolari doni, cadendo nella presunzione e nella gola spirituale.

Henrich de Herp (morto nel 1477), discepolo di Ruysbroeck, sviluppa il tema dei pericoli derivanti dall’orgoglio spirituale. Esso nasce in alcuni per l’abuso che fanno dei doni di Dio, che non rendono immuni dal peccato: si può anche farne cattivo uso e non manca l’esperienza concreta di persone che hanno cominciato con Dio ed hanno finito col demonio. “Avendo alcuni mistici ricevuto qualche grazia sensibile, qualche dolcezza spirituale o qualche visione, essi cadono nell’orgoglio della compiacenza di se stessi e nella vanagloria, pensando di essere qualcosa, benché in verità siano solo dei nulla”.

Atteggiamenti del genere sono tutt’altro che rari anche oggi: si può parlare di vera e propria epidemia di avarizia spirituale (voler avere per se stessi doni spirituali particolari), di gola spirituale (desiderio di doni e carismi straordinari), di lussuria spirituale (ritenersi dei prediletti, progrediti nella santità). Fra color che hanno iniziato un cammino di conversione, satana agisce con questo tipo di inganni, ai quali occorre reagire con una cura di rinuncia allo straordinario, di nascondimento, di schietta umiltà, evitando di rendere noti gli eventuali doni straordinari di Dio, a meno che Dio stesso imponga di riferirli a coloro che ci guidano, per il bene della Chiesa.

Mistico spagnolo carmelitano, san Giovanni della Croce (1542-1591) in la Notte Oscura, il suo capolavoro, dispone il cammino di purificazione dei principianti nella vita spirituale secondo lo schema della lotta contro i sette vizi capitali. Egli unifica orgoglio e vanità (come ancora oggi si tende a considerare, mentre sarebbe bene recuperare la distinzione di san Gregorio Magno), ed osserva che i principianti nel cammino spirituale trovano nel loro stesso fervore una segreta occasione di compiacenza in se stessi e una spinta alla vanità, perché ricercano in diverse maniere la stima degli altri, specialmente quella dei loro confessori e direttori spirituali.

San Francesco di Sales (1567-1622), con il sapiente equilibrio che lo caratterizza, è del parere che l’orgoglio sia la prima e più forte tentazione di chi si accinge al cammino spirituale. Ma fa notare che non è male in sé considerare le grandi cose che l’Onnipotente opera in noi – in fondo lo ha fatto anche la Vergine Maria: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”- purché il fine sia quello di glorificare Dio, senza cedere alla vanità e alla compiacenza di sé: impresa ardua, certamente. Tuttavia, afferma il santo, “conoscere l’eccellenza e la dignità della propria anima, rimanendo nei limiti di una santa e amorosa riconoscenza verso di Dio, è il miglior mezzo di non avvilirla e non disprezzarla”.

Grande maestro spirituale, dettagliato ed efficace, è Louis de Lallemant (1578-1635), che sul tema dell’orgoglio conduce un’analisi vigorosa nel pensiero e nello stile. Tra i nostri vizi, l’orgoglio è il più nascosto, il più radicato, quello che ha le più frequenti occasioni di manifestarsi: “In un giorno – egli osserva con una punta di pia esagerazione – noi facciamo più di cento atti di orgoglio”.  Tuttavia, altro è l’orgoglio di chi, vivendo nel mondo, mira a fare fortuna e nella carriera e a conseguire beni materiali, altro è l’orgoglio dei religiosi, che si attaccano, come angeli ribelli, alla loro eccellenza personale e ai beni interiori (nel senso della golosità spirituale). Come la lussuria inquina il cuore, l’orgoglio acceca particolarmente l’anima: si può fare tutto, anche le azioni più sante, per il fine disordinato della propria reputazione. Perciò Dio, che pesa ogni cuore e vede quanto siamo orgogliosi, a volte ritira le sue grazie, soprattutto quelle che per noi sarebbero occasione di diventare più superbi. […]

(*) Jan Ruysbroeck

di Padre Livio Fanzaga – I vizi capitali e le contrapposte virtù

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San Gaetano

Posté par atempodiblog le 7 août 2011

San Gaetano dans Henry Perroy San-Gaetano 

Ti parlo di un piccolo ragazzo che andava a scuola come te. Egli studiava bene le lezioni ed eseguiva i compiti con cura. Era anche un simpatico compagno, anzi, i ragazzi della sua classe lo chiamavano il Santo.
Finite le scuole, si iscrisse all’università di Padova.
Dopo, sentì un grande desiderio di essere sacerdote per tenere nelle sue mani la piccola Ostia consacrata.
Un giorno il Papa, il quale sapeva che Gaetano era molto buono, lo chiamò per nominarlo Cardinale. Ma egli supplicò il Papa di non nominarlo Cardinale ma di lasciarlo vivere in mezzo ai poveri.
“Sì”, disse il Papa, “i poveri hanno bisogno di te”.
Un giorno, leggendo nel S. Vangelo ciò che disse Gesù: “Guardate gli uccelli dell’aria che non seminano, non mietono e non hanno granai, ma il Padre Celeste li nutre”, decise con tre altri compagni di vivere dell’elemosina che il Signore mandava loro. E il Papa approvò questo loro desiderio.
Pensa che uno di loro divenne poi il Papa Paolo IV: e tutti fecero tanto bene. I romani chiamavano Gaetano “il cacciatore di anime”.
Quando sarai più grande ricordati che la Provvidenza di Dio si occupa anche degli uccelletti. E tu, che sei battezzata, non vali più di loro?
Ricorda che il Signore non abbandona mai chi confida in Lui.

PROPOSITO: Dirò a Gesù che credo alla sua Provvidenza.

di Henry Perroy

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