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Aiutare Gesù a portare la croce

Posté par atempodiblog le 7 avril 2011

Aiutare Gesù a portare la croce dans Citazioni, frasi e pensieri suorelvira

Facciamo in modo che Gesù sia contento di stare in mezzo a noi: preghiamo, viviamo la Via Crucis con Lui, uniti a Lui; vogliamo aiutarlo a portare la Sua Croce che è la croce dell’umanità, la croce di tutti i bambini del mondo, la croce di tutti gli anziani che muoiono soli con tanta ansia e paura, la croce di tanti giovani malati, di tante famiglie divise, di tanti giovani drogati, delle nostre famiglie, delle guerre, di tutti. Tutta l’umanità ha delle croci e noi vogliamo alleviarle aiutando Gesù, dicendogli: “Gesù, fidati di me, ti voglio aiutare a portare la croce, la croce di tutti”.

di Suor Elvira Petrozzi – Comunità Cenacolo

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La risurrezione del cuore

Posté par atempodiblog le 7 avril 2011

La risurrezione del cuore dans Padre Raniero Cantalamessa ranierocantalamessa

Le storie del Vangelo non sono scritte solo per essere lette, ma anche per essere rivissute. La storia di Lazzaro è stata scritta per dirci questo: c’è una risurrezione del corpo e c’è una risurrezione del cuore; se la risurrezione del corpo avverrà “nell’ultimo giorno”, quella del cuore avviene, o può avvenire, ogni giorno.

Questo è il significato della risurrezione di Lazzaro che la liturgia ha voluto evidenziare con la scelta della prima lettura di Ezechiele sulle ossa aride. Il profeta ha una visione: vede un’immensa distesa di ossa rinsecchite e capisce che esse rappresentano il morale del popolo che è a terra. La gente va dicendo: “La nostra speranza è svanita, noi siamo perduti”. Ad essi è rivolta la promessa di Dio: “Ecco io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe…Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete”. Anche in questo caso non si tratta della risurrezione finale dei corpi, ma della risurrezione attuale dei cuori alla speranza. Quei cadaveri, si dice, si rianimarono, si misero in piedi ed erano “un esercito grande, sterminato”. Era il popolo d’Israele che tornava a sperare dopo l’esilio.

Da tutto questo deduciamo una cosa che conosciamo anche per esperienza: che si può essere morti, anche prima di…morire, mentre siamo ancora in questa vita. E non parlo solo della morte dell’anima a causa del peccato; parlo anche di quello stato di totale assenza di energia, di speranza, di voglia di lottare e di vivere che non si può chiamare con nome più indicato che questo: morte del cuore.

A tutti quelli che per le ragioni più diverse (matrimonio fallito, tradimento del coniuge, traviamento o malattia di un figlio, rovesci finanziari, crisi depressive, incapacità di uscire dall’alcolismo, dalla droga) si trovano in questa situazione, la storia di Lazzaro dovrebbe arrivare come il suono di campane il mattino di Pasqua.
Chi può darci questa risurrezione del cuore? Per certi mali, sappiamo bene che non c’è rimedio umano che tenga. Le parole di incoraggiamento lasciano il terreno che trovano. Anche in casa di Marta e Maria c’erano dei “giudei venuti per consolarle”, ma la loro presenza non aveva cambiato nulla. Bisogna “mandare a chiamare Gesù”, come fecero le sorelle di Lazzaro. Invocarlo come fanno le persone sepolte sotto una valanga o sotto le macerie di un terremoto che richiamano con i loro gemiti l’attenzione dei soccorritori.

Spesso le persone che si trovano in questa situazione non sono in grado di fare niente, neppure di pregare. Sono come Lazzaro nella tomba. Bisogna che altri facciano qualcosa per loro. Sulla bocca di Gesù troviamo una volta questo comando rivolto ai suoi discepoli: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti” (Mt 10,8). Cosa intendeva dire Gesù: che dobbiamo risuscitare fisicamente dei morti? Se fosse così, nella storia si contano sulle dita i santi che hanno messo in pratica quel comando di Gesù. No, Gesù intendeva anche e soprattutto i morti nel cuore, i morti spirituali. Parlando del figliol prodigo, il padre dice: “Egli era morto ed è tornato in vita” (Lc 15, 32). E non si trattava certo di morte fisica, se era tornato a casa.

Quel comando: “Risuscitate i morti” è rivolto dunque a tutti i discepoli di Cristo. Anche a noi! Tra le opere di misericordia che abbiamo imparato da bambini, ce n’era che diceva: “seppellire i morti”; adesso sappiamo che c’è anche quella di “risuscitare i morti”.

Padre Raniero Cantalamessa

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La Chiesa rende visibile e presente Gesù Cristro in terra

Posté par atempodiblog le 7 avril 2011

« La storia ci dimostra che a Gesù si giunge normalmente attraverso la Chiesa ».
Benedetto XVI 

La Chiesa rende visibile e presente Gesù Cristro in terra dans Fede, morale e teologia crocer

La Chiesa rende visibile e presente Gesù Cristro in terra. Lo predica, lo testimonia e lo comunica. Chi volesse arrivare a Gesù Cristo saltando la Chiesa, non conoscerebbe il Figlio di Dio e il Redentore del mondo, ma soltanto un uomo, per quanto grande possa essere. E’ la Chiesa che ci comunica la fede in Gesù Cristo. In primo luogo quella Chiesa domestica che è la nostra famiglia, fondata sul sacramento del matrimonio, e quella pezzetto prezioso di Chiesa che è la nostra parrocchia.

Impariamo ad amare la Chiesa, pur nei suoi limiti e nelle sue debolezze umane. Dio poteva scegliere gli angeli e invece ha scelto gli uomini. Lo sguardo della fede ci fa vedere presente in essa Gesù Risorto che la anima col suo Spirito. Non critichiamo la Chiesa, specialmete i sacerdoti. Piuttosto santifichiamola con la preghiera e la nostra personale santità. Diamoci da fare per la Chiesa, aiutando nelle nostre parrocchie. Grazie di cuore a tutti quelli che servono la Chiesa attraverso Radio Maria. La Chiesa è la nostra famiglia e la nostra casa. Noi siamo fieri di appartenervi e la amiamo di cuore.

Padre Livio Fanzaga

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Un misterioso anagramma

Posté par atempodiblog le 7 avril 2011

 

Un misterioso anagramma dans Antonio Socci pilato

[...] Ponzio Pilato, il prefetto romano che mise a morte Gesù [...], nato fra il reatino e l’Abruzzo, è particolarmente moderno, lo sentiamo come uno di noi a causa di quel drammatico dialogo riportato nel Vangelo. Pilato interroga l’imputato. Gesù lo fissa, calmo, e gli dice: “il mio regno non è di questo mondo”. Pilato è incuriosito da quell’uomo di cui ha sentito dire cose inaudite, è colpito dal suo volto, dalla sua forza interiore. Ma da governatore pragmatico vuol capire innanzitutto se è un sovversivo: “Dunque tu sei re?”. Allora Gesù gli dichiara apertamente che sì, è re, ma della verità, cioè del cosmo e della storia: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”.

Pilato tace, visibilmente stupito, ma non è tipo da seguire ciò che gli dice il cuore. Sa che solo il potere conta e quell’uomo di Nazaret sembra del tutto inerme e indifeso, uno che non conta nulla. Pilato, come si pensa oggi, ritiene che non esista la Verità: esiste solo il potere di imporre una propria verità. Così risponde scetticamente a Gesù con una battuta che non attende una risposta: “e che cos’è la verità?”. In latino le parole di Pilato, come riporta il Vangelo, suonano così: “Quid est veritas?”.

Quelle stesse parole, anagrammate, contengono la risposta: “est vir qui adest” (è l’uomo che sta di fronte). Lo nota tre secoli più tardi Agostino d’Ippona. Se solo Pilato avesse capito cosa stava dicendo, se solo avesse aspettato la riposta da quell’uomo che era ed è la Verità fatta carne. Ma il prefetto romano aveva un pregiudizio (la Verità non esiste) e così condannò l’innocente, perché non gli conveniva mettersi contro la folla. Che la verità non esista è proprio il dogma dei tempi moderni, che pure dicono di essere contro tutti i dogmi. E’ la “dittatura del relativismo”. [...]

Antonio Socci

 

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