Posté par atempodiblog le 3 avril 2011
Dio dei Padri,
Signore misericordioso,
Spirito di verità!
Io, povera creatura,
prostrata dinanzi alla tua divina Maestà,
sono consapevole di trovarmi in estremo bisogno
della tua divina Sapienza,
che ho perduto con i miei peccati.
Fiducioso che manterrai fedelmente
la promesssa di dare la Sapienza
a quanti te la domanderanno,
senza esitare,
te la chiedo oggi
con viva insistenza
e profonda umiltà.
Manda a noi, Signore, questa Sapienza,
che è sempre presente dinanzi al tuo trono
e racchiude tutti i tuoi beni.
Essa sostenga la nostra debolezza,
illumini le nostre menti,
infiammi i nostri cuori,
ci insegni a parlare ed agire, a lavorare e soffrire con te.
Diriga i nostri passi
e colmi le nostre anime
delle virtù di Gesù Cristo
e dei doni dello Spirito Santo.
Padre misericordioso,
Dio di ogni consolazione!
Per la bontà materna di Maria,
per il sangue prezioso del tuo diletto Figlio,
per il tuo immenso desiderio
di comunicare i tuoi beni alle creature,
ti chiediamo il tesoro infinito
della tua Sapienza.
Ascolta ed esaudisci questa mia preghiera.
Amen.
Luigi Maria Grignion da Montfort
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Posté par atempodiblog le 3 avril 2011
L’uomo, fin che sta in questo mondo, è un infermo che si trova su un letto scomodo più o meno, e vede intorno a sé altri letti, ben rifatti al di fuori, piani, a livello; e si figura che ci si deve star benone. Ma se gli riesce di cambiare, appena s’è accomodato nel nuovo, comincia, pigiando, a sentire, qui una lisca che lo punge, lì un bernoccolo che lo preme: siamo, in somma, a un di presso, alla storia di prima. Avete, certo, tutti indovinato di chi sia questa considerazione: siamo in pratica all’ultima pagina dei Promessi Sposi (cap. 38) e Manzoni, con l’immagine dell’infermo e dei letti, centra due aspetti fondamentali dell’umanità. Da un lato, c’è la fragilità costitutiva e radicale della creatura umana, un «infermo» che percepisce il suo limite, la sua impotenza, la sua realtà vera. D’altro lato, c’è però la sua altrettanto costitutiva e radicale insoddisfazione e scontentezza. Il desiderio, pur legittimo, di mutare stato si nutre di illusioni e alla fine precipita in delusione. Sboccia, così, la pianta maligna della gelosia e dell’invidia. Un proverbio tedesco dichiara che «la felicità e l’arcobaleno non si vedono mai sulla propria casa, ma solo su quella del tuo vicino». La capacità di accettarsi, il realismo della situazione, la serenità nella semplicità sono merce rara, tant’è vero che la società, anche attraverso la pubblicità, crea continuamente miti, costringendo a rincorrere fantasmi di felicità. Per questo, di fronte alla frustrazione dei sogni, si piomba nel pessimismo, nello scoraggiamento e persino nella ribellione. Riflettiamo su questa frase dello scrittore tedesco Ludwig Börne (1786-1837): «Si è scontenti perché pochi sanno che la distanza tra uno e niente è più grande che tra uno e mille».
di Gianfranco Ravasi
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Posté par atempodiblog le 3 avril 2011
L’anima nostra, la vita nostra, sono in affanno e in tormento fino a che non si riempiono di Gesù.
Don Giustino Maria Russolillo
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