Maria, Madre che da fiducia

Posté par atempodiblog le 15 mars 2011

Maria, Madre che da fiducia dans Fede, morale e teologia Maria-Regina-della-Pace

Ciò che spesso colpisce di più nelle apparizioni mariane sono le scelte che la Madonna fa dei veggenti. Si sottolinea che l’amore preferenziale della madre cade sulle persone più povere e meno considerate della società. Spesso si tratta di fanciulli e di persone ignoranti che non conoscono neppure le verità principali della fede. Si realizza così quello che dice l’apostolo Paolo sul metodo divino dell’elezione: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti. Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti. Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono” (1 Cor 1,27-28). Tuttavia si rimane meravigliati di come quelle persone, che la Madonna sceglie come strumenti per realizzare i suoi piani, giungano ordinariamente a una grande maturità umana e spirituale. A prima vista potevano sembrare strumenti grezzi e inadatti. Ma la Madre vede sepolte nei cuori delle potenzialità nascoste, che gli uomini non riescono a scorgere, e le fa fiorire dando fiducia. La Madonna è una maestra straordinaria e sa trarre da ognuno il meglio, corroborandolo e elevandolo con l’ausilio della grazia.
Maria è una madre che ha fiducia nei suoi figli. Lo fa con realismo, vedendoci come siamo nel bene come nel male, ed evitando il facile ottimismo delle madri terrene, che passano facilmente dall’illusione alla delusione. La Madonna ha fiducia in noi anche quando sbagliamo. Il suo sguardo sa vedere nel campo del nostro cuore non solo le male erbe che sembrano prendere il sopravvento, ma anche i germogli nascosti di buon grano che incominciano a spuntare. Lei sa che la fiducia compie miracoli nei cuori e che nulla fa volare lungo il cammino della santità come la persuasione di sentirsi approvati. Gli uomini che hanno la coscienza vigile sono spesso turbati dai loro errori. Satana approfitta subito dell’occasione per scoraggiarli e indurli a gettare la spugna. La Madre non ignora le nostre debolezze e i nostri peccati, ma ci aiuta a lasciarli alle spalle facendo leva sulle nostre potenzialità positive. E’ mirabile come la Madonna riesca a far emergere il bene anche su terreni dove nessun agricoltore avrebbe seminato. Fra i devoti più fervorosi di Maria ci sono delle anime che erano apparentemente refrattarie a ogni richiamo soprannaturale.
La Madre combatte le sue più grandi battaglie contro l’impero del male con l’arma della fiducia. Lei sa mobilitare l’esercito degli umili e di coloro che nel mondo non contano nulla. Colei che dall’Onnipotente può ottenere qualsiasi cosa, si abbassa nella sua umiltà fino a chiedere il nostro aiuto. A coloro che sono ignorati dai potenti, Maria rivela il loro valore. Per Lei ognuno è importante nel piano di Dio. “Ha rovesciato i potenti dai troni ed ha esaltato gli umili”, canta la Vergine nel Magnificat. Lei stessa è consapevole di essere una creatura ignorata dal mondo, che Dio ha scelto ponendola al centro della storia umana. Dalla sua stessa esperienza Maria ha compreso che Dio valorizza le persone. Quando un’anima si apre all’azione della grazia ed entra nell’ambito soprannaturale, si rende conto di come la sua vita acquisti improvvisamente significato. Se uno si sente inutile, dopo che ha scoperto Dio, la sua vita si capovolge. Sente che Dio lo chiama, che ha fiducia in lui e che da lui si attende grandi cose.
E’ attraverso la fiducia materna di Maria che l’Altissimo conquista alla sua causa molte esistenze rese sterili dalle sconfitte della vita e dal disprezzo degli uomini. Mentre il maligno costruisce il suo esercito con i padroni del mondo, la Madonna prepara le sue vittorie dando fiducia agli sfiduciati. Lei sa che in ogni essere umano c’è potenzialmente un santo. Non c’è nessuno che sia così umanamente insignificante e caduto così in basso da non poter risalire alle vette più alte.

Tratto da: Maria, dolce Madre - Padre Livio Fanzaga

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Tentazioni

Posté par atempodiblog le 15 mars 2011

Tentazioni dans Citazioni, frasi e pensieri Curato-d-Ars

Il demonio lascia in pace i cattivi cristiani: nessuno se ne occupa. Contro quelli che fanno il bene, invece, suscita mille calunnie, mille offese. E’ un’occasione di grandi meriti…

S. Giovanni M. Vianney – Curato d’Ars

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Abbracciare tutto il mondo

Posté par atempodiblog le 15 mars 2011

Abbracciare tutto il mondo dans Citazioni, frasi e pensieri Don-Giustino-Maria-della-Santissima-Trinit-Russolillo

Vorrei abbracciare nella preghiera tutto il mondo come Tu vuoi che l’abbracci nella carità.

Don Giustino Maria Russolillo

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Il Paradiso

Posté par atempodiblog le 13 mars 2011

Il Paradiso
di Padre Livio Fanzaga – Edizioni Ares

Il Paradiso dans Libri ilpardisodiplivio

« Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore d’uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano ». (1 Cor 2,9)

Il Paradiso è un tema fondamentale della fede cristiana. Basti pensare che la Bibbia si apre con il Paradiso terrestre e si chiude con l’immagine della nuova Gerusalemme che scende dal cielo, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Il Paradiso è all’inizio e al termine della storia della salvezza: la cacciata dal Paradiso contrassegna quella fase della storia dell’umanità sottoposta all’impero delle tenebre; nessun uomo è mai potuto entrare in Paradiso prima che Gesù Cristo redimesse il mondo con la sua morte in croce. Il ladrone pentito è entrato con Gesù in Paradiso con tutta la schiera degli uomini giusti, che avevano atteso a partire dagli albori della storia dell’umanità. Gesù Cristo ha riacquistato il Paradiso perduto versando il Suo sangue.

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Gesù tentato da Satana nel deserto. Come si vincono le tentazioni.

Posté par atempodiblog le 13 mars 2011

Gesù tentato da Satana nel deserto. Come si vincono le tentazioni.
Tratto da: L’Evangelo come mi è stato rivelato
Opera di Maria Valtorta.

Gesù tentato da Satana nel deserto. Come si vincono le tentazioni. dans Anticristo deserto

[24 febbraio 1944] Giovedì dopo le ceneri.
Vedo la solitudine petrosa già vista alla mia sinistra nella visione del battesimo di Gesù al Giordano. Però devo essere molto addentrata in essa perché non vedo affatto il bel fiume lento e azzurro, né la vena di verde che lo costeggia alle sue due rive, come alimentata da quell’arteria d’acqua. Qui, solo solitudine, pietroni, terra talmente arsa da essere ridotta a polvere giallastra, che ogni tanto il vento solleva con piccoli vortici, che paion fiato di bocca febbrile tanto sono asciutti e caldi. E tormentosi per la polvere che penetra con essi nelle narici e nelle fauci. Moto rari, qualche piccolo cespuglio spinoso, non si sa come resistente in quella desolazione. Sembrano ciuffetti di superstiti capelli sulla testa di un calvo. Sopra, un cielo spietatamente azzurro; sotto, il suolo arido; intorno, massi e silenzio. Ecco quanto vedo come natura.
Addossato ad un enorme pietrone, che per la sua forma sembra una ‘C’ che fa un embrione di grotta e seduto su un sasso trascinato in quell’incavo, sta Gesù. Si ripara così dal sole cocente. E l’interno ammonitore mi avverte che quel sasso, su cui ora siede, è anche il suo inginocchiatoio e il suo guanciale quando prende le brevi ore di riposo, avvolto nel suo mantello, al lume delle stelle e all’aria fredda della notte. Infatti là presso è la sacca che gli ho visto prendere prima di partire da Nazareth. Tutto il suo avere. E dal come si piega floscia, comprendo che è vuota del poco cibo che vi aveva messo Maria.
Gesù è magro e pallido. Sta seduto con i gomiti appoggiati ai ginocchi e gli avambracci sporti in avanti, con le mani unite ed intrecciate nelle dita. Medita. Ogni tanto soleva lo sguardo e lo gira attorno e guarda il sole alto, quasi a perpendicolo, nel cielo azzurro. Ogni tanto, e specie dopo aver girato lo sguardo attorno e averlo alzato verso la luce solare, chiude gli occhi e si appoggia al masso che gli fa da riparo, come preso da vertigine.
Vedo apparire il brutto ceffo di Satana. Non che si presenti nella forma con cui noi ce lo raffiguriamo, con corna, coda, ecc.ecc. Pare un beduino avvolto nel suo vestito e nel suo mantellone che pare un domino da maschera. Sul capo il turbante, le cui falde bianche scendono a far riparo sulle spalle e lungo i lati del viso. Di modo che di questo appare un breve triangolo molto bruno, dalle labbra sottili e sinuose, degli occhi nerissimi e incavati, pieni di bagliori magnetici. Due pupille che ti leggono in fondo al cuore, ma nella quali non leggi nulla, o una sola parola: mistero. L’opposto dell’occhio di Gesù, tanto magnetico fascinatore anch’esso, che ti legge in cuore, ma nel quale leggi anche che nel suo cuore è amore e bontà per te. L’occhio di Gesù è una carezza all’anima. Questo è come un doppio pugnale che ti perfora e brucia.
Si avvicina a Gesù: “Sei solo?”
Gesù lo guarda e non risponde.
“Come sei capitato qui? Ti sei sperduto?”
Gesù lo guarda da capo e tace.
“Se avessi dell’acqua nella borraccia te la darei. Ma ne sono senza anch’io. M’è morto il cavallo e mi dirigo a piedi al guado. Là berrò e troverò chi mi dà un pane. So la via. vieni con me. Ti guiderò.”
Gesù non alza più neppure gli occhi.
“Non rispondi? Sai che se resti qui, muori? Già si leva il vento. Sarà bufera. Vieni”.
Gesù stringe le mani in muta preghiera.
“Ah! sei proprio Tu, dunque? E’ tanto che ti cerco! Ed ora è tanto che ti osservo. Dal momento che sei stato battezzato. Chiami l’Eterno? E’ lontano. Ora sei sulla terra e in mezzo agli uomini. E negli uomini regno io. Pure mi fai pietà e ti voglio soccorrere, perché sei buono e sei venuto a sacrificarti per nulla. Gli uomini ti odieranno per la tua bontà. Non capiscono che oro e cibo, e senso. Sacrificio, dolore, ubbidienza, sono parole morte per loro più di questa polvere. Solo il serpe può nascondersi qui attendendo di mordere e lo sciacallo di sbranare. Vieni via. Non merita soffrire per loro. Li conosco più di Te.”
Satana si è seduto di fronte a Gesù e lo fruga col suo sguardo tremendo, e sorride con la sua bocca di serpe. Gesù tace sempre e prega mentalmente.
“Tu diffidi di me. Fai male. Io sono la sapienza della terra. Ti poso essere maestro per insegnarti a trionfare. Vedi: l’importante è trionfare. Poi, quando ci si è imposti e si è affascinato il mondo, allora lo si conduce dove si vuole noi. Ma prima bisogna essere come piace a loro. Come loro. Sedurli facendo loro credere che li ammiriamo e li seguiamo nel loro pensiero.
Sei giovane e bello. Comincia dalla donna. E’ sempre da essa che si deve incominciare. Io ho sbagliato inducendo la donna alla disubbidienza. Dovevo consigliarla per altro modo. Ne avrei fatto uno strumento migliore e avrei vinto Dio. Ho avuto fretta. Ma Tu! Io t’insegno perché c’è stato un giorno che ho guardato a Te con giubilo angelico e un resto di quell’amore è rimasto, ma Tu ascoltami, ed usa della mia esperienza. Fatti una compagna. Dove non riuscirai Tu, essa riuscirà. Sei il nuovo Adamo, devi avere la tua Eva.
E poi, come puoi comprendere e guarire le malattie del senso se non sai cosa sono? Non sai che è lì il nocciolo da cui nasce la pianta della cupidità e della prepotenza? Perché l’uomo vuole regnare? Perché vuole essere ricco, potente? Per possedere la donna. Questa è come l’allodola. Ha bisogno del luccichio per essere attirata. L’oro e la potenza sono le due facce dello specchio che attirano le donne e le cause del male nel mondo. Guarda: dietro a mille delitti dai volti diversi, ce ne sono novecento almeno che hanno radice nella fame del possesso della donna o nella volontà di una donna, arsa da un desiderio che l’uomo non soddisfa ancora o non soddisfa più. Vai dalla donna se vuoi sapere cosa è la vita. E solo dopo saprai curare e guarire i morbi dell’umanità.
E’ bella, sai, la donna! Non c’è nulla di più bello nel mondo. L’uomo ha il pensiero e la forza. Ma la donna! Il suo pensiero è un profumo, il suo contatto è carezza di fiori, la sua grazia è come vino che scende, la sua debolezza come matassa di seta o ricciolo di bambino nelle mani di un uomo, la sua carezza è forza che si rovescia sulla nostra e la accende. Si annulla il dolore, la fatica, il cruccio, quando si posa presso una donna, ed essa è fra le nostre braccia come un fascio di fiori.
Ma che stolto che sono! Tu hai fame e ti parlo della donna. La tua vigoria è esausta. Per questo, questa fragranza della terra, questo fiore del creato, questo frutto che dà e suscita amore, ti pare senza valore. Ma guarda queste pietre. Come sono tonde e levigate, dorate sotto al sole che scende. Non sembrano pani? Tu, Figlio di Dio, non hai che dire: “Voglio”, perché esse divengano pane fragrante come quello che ora le massaie levano dal forno per la cena dei loro familiari. E queste acacie così aride, se Tu vuoi, non possono empirsi di dolci pomi, di datteri di miele? Satollati, o Figlio di Dio. Tu sei il Padrone della terra. Essa si inchina per mettere ai tuoi piedi se stessa e sfamare la tua fame.
Lo vedi che impallidisci e vacilli solo a sentir nominare il pane? Povero Gesù! Sei tanto debole da non potere più neppure comandare al miracolo? Vuoi che lo faccia io per Te? Non ti sono a paro. Ma qualcosa posso. Starò privo per un anno della mia forza, la radunerò tutta, ma ti voglio servire perché Tu sei buono ed io sempre mi ricordo che sei il mio Dio, anche se ora ho demeritato di chiamarti tale. Aiutami con le tue preghiere perché io possa…”
“Taci. ‘Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che viene da Dio’.”
Il demonio ha un sussulto di rabbia. Digrigna i denti e stringe i pugni. Ma si contiene e volge il digrigno in sorriso.
“Comprendo. Tu sei sopra le necessità della terra e hai ribrezzo a servirti di me. L’ho meritato. Ma vieni , allora, e vedi cosa è nella casa di Dio. Vedi come anche i sacerdoti non ricusano di venire a transazioni fra lo spirito e la carne. Perché infine sono uomini e non angeli. Compi un miracolo spirituale. Io ti porto sul pinnacolo del Tempio e Tu trasfigurati in bellezza lassù, e poi chiama le coorti di angeli e di’ che facciano delle loro ali intrecciate pedana al tuo piede e ti calino così nel cortile principale. Che ti vedano e si ricordino che Dio è. Ogni tanto è necessario manifestarsi, perché l’uomo ha una memoria tanto labile, specie in ciò che è spirituale. Sai come gli angeli saranno beati di far riparo al tuo piede e scala a Te che scendi!”
“ ‘Non tentare il Signore Iddio tuo’ è detto”.
“Comprendi che anche la tua apparizione non muterebbe le cose e il Tempio continuerebbe ad essere mercato e corruzione. La tua divina sapienza lo sa che i cuori dei ministri del Tempio sono un nido di vipere, che si sbranano e sbranano pur di predominare. Non sono domati che dalla potenza umana.
E allora vieni. Adorami, Io ti darò la terra. Alessandro, Ciro, Cesare, tutti i più grandi dominatori passati o viventi, saranno simili a capi di meschine carovane rispetto a Te che avrai tutti i regni della terra sotto il tuo scettro. E coi regni tutte le ricchezze, tutte le bellezze della terra, e donne, e cavalli, e armati e templi. Potrai alzare dovunque il tuo Segno, quando sarai Re dei re e Signore del mondo. Allora sarai ubbidito e venerato dal popolo e dal sacerdozio. Tutte le caste ti onoreranno e ti serviranno, perché sarai il Potente, l’Unico, il Signore.
Adorami un attimo solo! Levami questa sete che ho di essere adorato! E’ quella che mi ha perduto. Ma è rimasta in me e mi brucia. Le vampe dell’inferno sono fresca aria del mattino rispetto a questo ardore che mi brucia l’interno. E’ il mio inferno questa sete. Un attimo, un attimo solo, o Cristo. tu che sei buono! Un attimo di gioia all’eterno Tormentato! Fammi sentire cosa voglia dire essere dio e mi avrai devoto, ubbidiente come servo per tutta la vita, per tutte le tue imprese. Un attimo! Un solo attimo, e non ti tormenterò più!”.
E Satana si butta in ginocchio supplicando.
Gesù si è alzato, invece. Divenuto più magro in questi giorni di digiuno, sembra ancora più alto. Il suo volto è terribile di severità e potenza. I suoi occhi sono due zaffiri che bruciano. La sua voce è un tuono che si ripercuote contro l’incavo del masso e si sparge sulla sassaia e la piana desolata quando dice: “Va’ via, Satana! E’ scritto ‘Adorerai il Signore Dio tuo e servirai Lui solo’!”.
Satana con un urlo di strazio dannato e di odio indescrivibile scatta in piedi, tremendo a vedersi nella sua furente, fumante persona. E poi scompare con un nuovo urlo di maledizione.
Gesù si siede stanco, appoggiando indietro il capo contro il masso. Pare esausto. Suda. Ma esseri angelici vengono ad alitare con le loro ali nell’afa dello speco, purificandola e rinfrescandola. Gesù apre gli occhi e sorride. Io non lo vedo mangiare. Direi che Egli si nutre dell’aroma del Paradiso e ne esce rinvigorito.
Il sole scompare a ponente. Egli prende la vuota bisaccia e, accompagnato dagli angeli che fanno una mite luce, sospesi sul suo capo mentre la notte cala rapidissima, si avvia verso est, meglio verso nord-est. Ha ripreso la sua espressione abituale, il passo sicuro. Solo resta, a ricordo del lungo digiuno, un aspetto più ascetico nel volto magro e pallido e negli occhi rapiti in una gioia non di questa terra.

Dice Gesù: “Ieri eri senza la tua forza, che è la mia volontà, ed eri perciò un essere semivivo. Ho fatto riposare le tue membra e ti ho fatto fare l’unico digiuno che ti pesi: quello della mia parola. Povera Maria! Hai fatto il Mercoledì delle Ceneri. In tutto sentivi il sapor della cenere, poiché eri senza il tuo Maestro. Non mi facevo sentire. Ma c’ero.
Questa mattina, poiché l’ansia è reciproca, ti ho mormorato nel tuo dormiveglia: “Agnus Dei qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem” e te l’ho fatto ripetere molte volte e tante te le ho ripetute. Hai creduto che parlassi su questo. No. Prima c’era il punto che ti ho mostrato e che ti commenterò. Poi questa sera ti illustrerò quest’altro.
Satana, lo hai visto, si presenta sempre con veste benevola. Con aspetto comune. Se le anime sono attente, e soprattutto in spirituale contatto con Dio, avvertono quell’avviso che le rende guardinghe e pronte a combattere le insidie demoniache. Ma e le anime sono disattente al divino, separate da una carnalità che soverchia e assorda, non aiutate dalla preghiera che congiunge a Dio e riversa la sua forza come da canale nel cuore dell’uomo, allora difficilmente esse si avvedono del tranello nascosto sotto l’apparenza innocua e vi cadono. Liberarsene è, poi, molto difficile.
Le due vie più comuni prese da Satana per giungere alle anime sono il senso e la gola. Comincia sempre dalla materia. Smantellata e asservita questa, dà l’attacco alla parte superiore. Prima il morale: il pensiero con le sue superbie e cupidigie; poi lo spirito, levandogli non solo l’amore -quello non esiste già più quando l’uomo ha sostituito l’amore divino con altri amori umani- ma anche il timore di Dio. E’ allora che l’uomo si abbandona in anima e corpo a Satana, pur di arrivare a godere ciò che vuole, godere sempre di più.
Come Io mi sia comportato, lo hai visto. Silenzio e orazione. Silenzio. Perché se Satana fa la sua opera di seduttore e ci viene intorno, lo si deve subire senza stolte impazienze e vili paure. Ma reagire con la sostenutezza alla sua presenza, e con la preghiera alla sua seduzione.
E’ inutile discutere con Satana. Vincerebbe lui, perché è forte nella sua dialettica. Non c’è che Dio che lo vinca. E allora ricorrere a Dio, che parli per noi, attraverso a noi. Mostrare a Satana quel Nome e quel Segno, non tanto scritti su una carta o incisi su un legno, quanto scritti e incisi nel cuore. Il mio Nome, il mio Segno. Ribattere a Satana unicamente quando insinua che egli è come Dio, usando la parola di Dio. Egli non la sopporta.
Poi, dopo la lotta, viene la vittoria, e gli angeli servono e difendono il vincitore dall’odio di Satana. Lo ristorano con le rugiade celesti, con la Grazia che riversano a piene mani nel cuore del figlio fedele, con la benedizione che accarezza lo spirito.
Occorre avere volontà di vincere Satana e fede in Dio e nel suo aiuto. Fede nella potenza della preghiera e nella bontà del Signore. Allora Satana non può fare del male.
Va’ in pace. Questa sera ti letificherò col resto”.

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Catechismo e carità

Posté par atempodiblog le 12 mars 2011

Catechismo e carità dans Riflessioni sanluigiorione

L’Opera della Divina Provvidenza è cominciata sette anni fa in un giorno di Quaresima, e propriamente con un po’ di Catechismo ad un ragazzo che piangeva, fuggito d’in chiesa.
Quel figliuolo divenne poi buono e più cristiano, ed ora, benché soldato, ricorda ancora con piacere quel giorno tempestoso e felice per lui.
Ma e dopo lui quanti figliuoli col Catechismo e colla grazia del Signore divennero più buoni e più cristiani!
Ah l’efficacia del Catechismo! Sapete o figliuoli, che cosa sia e che cosa importi il Catechismo? Gesù trasformò da capo a fondo la società: la trasformò nelle idee, nei costumi, nelle leggi, in tutto.
E con qual mezzo visibile? Con un mezzo semplicissimo. Udite. Chiamò intorno a sé dodici poveri pescatori e, dopo avere per tre anni scritto il Catechismo nella loro mente e nel loro cuore, disse: « Andate, ammaestrate tutti i popoli: insegnate loro ciò che io ho insegnato a voi, e i vostri successori proseguano l’opera vostra fino al termine de’ tempi ».
E così fecero, e il mondo divenne cristiano.
Ed oggi che fa la Chiesa? Mette in mano de’ suoi Missionari la Croce, e nell’altra un piccolo libro, il Catechismo, e li manda in mezzo ai barbari, ai selvaggi e i barbari e i selvaggi entrano a migliaia sotto le pacifiche tende della Chiesa.
Il mondo fu convertito e si converte colla grazia divina e col Catechismo.
Come il Cristianesimo nacque e si stabilì colla predicazione semplice e pura del Vangelo, ossia col Catechismo, così lo dobbiamo conservare e ravvivare fra i popoli
O figliuoli, pregate! – Alla vostra preghiera la dottrina di Gesù rientrerà ancora nelle famiglie e nelle scuole come il primo elemento di educazione morale, come l’insegnamento più necessario e base d’ogni altro.
Pregate, o padri e madri, pregate! La gioventù nostra, massime delle città, fuorvia spaventosamente; ma alla vostra voce il Signore avrà pietà di tanti poveri illusi! Avrà pietà delle lagrime della sua Chiesa, ché, novella Rachele, piange desolata la strage di tanti figli traviati e miseramente travolti nell’empietà!
Volete forse il segreto per guadagnarvi l’affetto e trascinarvi dietro le turbe dei ragazzi? – Eccovelo, il grande segreto: vestite la carità di Gesù Cristo!
Per piantare e tener viva l’opera del Catechismo una cosa sola basta: – la carità viva di Gesù! Tutti gli ostacoli cadono, tutto si ottiene, quando chi fa il Catechismo ha la carità di Gesù Cristo.
Se sarete scelti all’alto privilegio di aiutare il vostro parroco a fare il Catechismo, domandate al Signore che vi dia carità grande. Quella carità paziente e benigna, umile, garbata, che tutto soffre, tutto spera, tutto sostiene, e non viene mai meno.
Ripieni di questa carità, andate in cerca dei fanciulli che la domenica specialmente vanno errando per le vie e per le piazze, guadagnateli con questa carità: non stancatevi mai, dissimulate i difetti, sappiate soffrire e compatire tanto.
Abbiate un sorriso, una parola soave, amabile per tutti, senza differenze, o figli miei, fatevi tutti a tutti per portare tutte le anime a Gesù. Siate pronti per un’anima a dare la vita e a dare mille vite per un’anima! Colla dolcezza di Gesù voi, o cari figliuoli, vincerete e guadagnerete tutti i fanciulli del vostro paese.
La carità del Signore Nostro Crocifisso, ecco il segreto, o anime dei miei figlie de’ miei fratelli, ecco l’arte di tirare a noi, di toccare i cuori, di convertire, di illuminare e di educare i fanciulli, speranza dell’avvenire e delizia del Cuore di Dio!
Carità viva! carità grande! carità sempre! e rinnoveremo la gioventù! Oh quanti poveri figliuoli ho conosciuto sviati, disonesti, arrabbiati contro noi preti… che ci odiavano senza conoscerci,… giovani creduti incorreggibili. eppure non avevano bisogno che d’una buona parola, d’una parola santa di carità, di uno sguardo dolce per essere vinti…
Carità viva! carità grande! carità sempre! Colla carità faremo tutto, senza carità faremo niente!
Oh vieni! o carità santa e ineffabile di Gesù e vinci e guadagna il cuore di tutti e vivi grande e affocata nella povera anima mia!

San Luigi Orione

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Il Digiuno: una via verso la pace

Posté par atempodiblog le 12 mars 2011

Il Digiuno: una via verso la pace dans Digiuno paneeacquaeparola

11- 14 agosto 1984, la sera prima della festa dell’Assunzione della Vergine, il veggente Ivan ebbe un’ apparizione a casa. Mentre si preparava per recarsi in Chiesa per la preghiera della sera, improvvisamente gli apparve la Madonna e gli disse di trasmettere alla gente questo messaggio: « Vorrei che la gente in questi giorni pregasse con me. E che preghi il più possibile! Che inoltre digiuni il mercoledì e il venerdì; che reciti ogni giorno il Rosario: i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi… ».
Quando lvan giunse in parrocchia e ci diede questo messaggio della Madonna, ci trovammo in grande difficoltà perché già prima di quel 14 agosto la gente diceva che a Medjugorje si stava esagerando con la preghiera e il digiuno. Ed ora – immaginatevi un po’ – la Madonna chiedeva un giorno di digiuno in più e tutte e tre le parti del rosario! Noi frati non sapevamo che fare, come dirlo alla gente, poiché ritenevamo, in partenza, che si sarebbe lamentata ancora di più. Ci preparammo e dicemmo: « Bene, se crediamo alle apparizioni della Madonna dobbiamo dare questo messaggio e chi lo segue, lo segue. » Ammetto, però, che eravamo veramente scoraggiati. Ritengo che la Madonna sia stata molto coraggiosa a chiedere di digiunare due volte la settimana.
In conclusione, noi, dall’altare, lo abbiamo detto alla gente e da quel giorno valse questo ulteriore invito al digiuno. In molti, tuttavia, risultarono scoraggiati, non solo perché si doveva digiunare due giorni, bensì anche per il modo in cui Io si doveva fare. Infatti la Madonna aveva consigliato un modo concreto di digiunare: a pane e acqua.
Eppure non si tratta di giorni in cui si deve morire di fame, ma di un invito a vivere per due giorni di solo pane. Il pane è sempre un simbolo di vita. Anche l’acqua è un simbolo, quello della purificazione. Credo che la Madonna desideri che noi, adoperando entrambe queste cose, riscopriamo la vita, purificandola anche.
Digiunare a pane e acqua sarebbe la cosa ideale. Ma cosa deve fare chi pensa di non riuscirci, pur volendo seguire la Madonna? Credo che in questi due giorni di digiuno il pane debba essere l’alimento principale, ma che frutta, tè o anche caffè siano legittimi se non è possibile esaudire completamente il desiderio della Madonna. Molti chiedono se si debba digiunare anche quando si è malati e se anche i bambini e i giovani debbano digiunare in questo modo. La Madonna non ha detto nulla sul digiuno degli infermi, bambini e giovani. Ma chi vuole seguire la Madonna, anche se è malato o bambino, troverà il modo di esaudire i desideri di Maria.

IL DIGIUNO NELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA
Nel Vecchio Testamento, si parla spesso di digiuno. I profeti esortavano il Popolo Eletto al digiuno. E possiamo rinvenire due situazioni particolari in cui veniva richiesto il digiuno. Innanzitutto lo si richiedeva nelle situazioni difficili; se incombeva una catastrofe per rimanerne illesi o per sfuggirle. E troviamo, a proposito, le parole dei profeti che dicevano: « Convertitevi, digiunate, solo allora non ci sarà questa sventura! » L’altra situazione era in caso di schiavitù, in cui dicevano: « Pregate, digiunate, e il Padre vi libererà dalla servitù ».
Nel Nuovo Testamento, Gesù ha parlato del digiuno, lo ha richiesto, ed Egli stesso ha digiunato. Anche gli apostoli hanno digiunato, e sicuramente anche la Madonna. Ella, in quanto figlia del popolo di Israele ancora prima di diventare Madre di Gesù, digiunava due volte la settimana, il lunedì e i! giovedì. Infatti, questo digiuno degli Israeliti ricorre anche nella vicenda della preghiera del fariseo e del pubblicano nel tempio, quando il fariseo disse: « Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo » (Lc18,12).
In seguito nella Chiesa si continuò a digiunare sempre due volte la settimana, il mercoledì e il venerdì. Si può così supporre che anche la Madonna, quale buona cristiana, digiunasse in questi due giorni.
A tutti è chiaro il motivo per cui si deve digiunare di venerdì. In questo giorno della settimana i cristiani desiderano ricordare, in maniera particolare, la passione e la morte di Gesù. Ma perché digiuniamo il mercoledì? Secondo la tradizione ecclesiastica, il mercoledì della settimana santa, Giuda andò dai farisei per pattuire con loro quando e per quanti soldi avrebbe tradito Gesù. E così, per amore devoto verso Gesù, la Chiesa decise di introdurre anche questo mercoledì.
Ai nostri giorni: Attualmente la Chiesa ci fa obbligo di osservare un digiuno stretto due volte l’anno, il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo. La Madonna ci richiede quindi di più rispetto alla Chiesa ufficiale. Questo però non contraddice quanto deciso dalla Chiesa solo perché essa ha ridotto l’obbligo del digiuno a un minimo. La gente ha sfruttato questa libertà limitando il digiuno al minimo richiesto. Ma anche la Madonna sfrutta questa libertà della Chiesa: Ella sa che la Chiesa non ha vietato il digiuno, per cui ci invita a praticano. Si deve però rilevare che si tratta di un invito, e non di una norma come peri! mercoledì delle ceneri e il venerdì santo.

PERCHÉ DIGIUNARE?
Per il digiuno si possono trovare tre profonde motivazioni che rappresentano al tempo stesso la chiave per la pace. Tali motivazioni sono rispettivamente a livello fisico, psicologico e spirituale.

In primo luogo a livello fisico:
Prima di iniziare a parlare alla gente del digiuno, ho discusso della cosa con diversi medici. Tutti hanno detto che il digiuno fa bene. Non desidero dilungarmi in questa sede su tutte le reazioni che avvengono nel nostro corpo quando si digiuna. Dico solo questo: digiunare fa bene al nostro organismo. Quando, secondo Io standard occidentale, si mangia normalmente’; si assumono comunque alimenti in ragione di un terzo più del necessario. Questo terzo, di cui il corpo non ha bisogno, grava sul nostro organismo come un peso. Ogni organismo possiede il suo ritmo biologico datogli dal Creatore. Se esso viene affaticato da un’alimentazione eccessiva, anche il cuore può perdere il suo ritmo, e anche le difese del nostro corpo nei confronti delle malattie ne possono risultare indebolite, ecc. Un’alimentazione eccessiva danneggia il nostro organismo in molti modi. I medici hanno dichiarato che i giorni di digiuno sono contemporaneamente giorni di purificazione del nostro organismo.
Ho notato che molta gente ha paura del digiuno. AI contrario, si dovrebbe avere più paura del mangiare dato che questo rappresenta il pericolo maggiore per l’organismo. E chiaro che nessuno deve ora perdere la voglia di mangiare, ma dobbiamo stare attenti ai reali bisogni del nostro organismo. Questo sarà un aiuto per la nostra salute fisica. Il tutto è molto importante poiché, come dice il proverbio, « mens sana in corpore sano ». Ora però chi è in eccesso di peso non deve pensar male di sé. Questo è solo un invito al digiuno, e comunque si resta sempre liberi di scegliere.

In secondo luogo a livello psicologico:
Nel mondo occidentale la gente non ha solo ciò di cui ha bisogno, ma addirittura di più. Con questo eccesso corriamo il pericolo di soffocare la nostra anima e la nostra vita psichica. Soffocando la nostra vita spirituale diventiamo ciechi e ingordi rispetto a ciò che abbiamo, per cui si ha la sensazione di aver bisogno di un numero sempre crescente di cose. Non vedendo ciò che abbiamo, e, volendo sempre di più, nella nostra anima sorgono dei conflitti: non vediamo più l’essenziale ma solo ciò che non abbiamo. Quando si vive in uno stato del genere si perde l’energia dello Spirito.
Cosa è questa energia dello Spirito? Per esempio il non disperare subito se ci si trova in situazioni difficili. Ci sono giovani che cadono in depressione o addirittura si suicidano per non aver superato un esame. Molti iniziano per esempio a prendere la droga perché non riescono a resistere, perché non hanno quindi la forza psichica di resistere alla tentazione della droga.
Oppure i divorzi: nessuno sposa qualcuno
che non ama. Ma ci sono molti divorzi. Perché? Forse, in un determinato momento, non si riesce a sopportare il proprio partner. Non si ha la forza di stargli accanto e di perdonarlo: la famiglia viene così distrutta.
In altre parole: se abbiamo tutto,(o peggio anche in eccesso), non impariamo ciò che è invece molto importante per la nostra vita: ad aspettare, ad essere pazienti con gli altri e con le cose materiali. Questo è un grosso pericolo soprattutto per i giovani che sono abituati ad avere subito tutto ciò che vogliono. L’unica cosa che devono fare a casa è mettere in funzione un elettrodomestico per avere da mangiare e da bere, tutto. Rischiano così di non riuscire a vivere con le cose senza toccarle. In questo modo si diventa facilmente egocentrici: « Ho bisogno di tutto. Sono proprietario. » Quando poi escono allo scoperto nella vita, nella famiglia, nel lavoro, ed incontrano delle difficoltà, non hanno più la forza di superarle.
Cosa ci vuole dunque insegnare il digiuno? A vivere due giorni con tutte le cose che abbiamo, senza toccarle. E, a dire il giovedì mattina: « Guarda, vivo ». E a dire anche il sabato: « Ieri non ho mangiato nulla, né cioccolata né biscotti, eppure vivo ancora. » Non è facile vivere con le cose e non toccarle. Ma coloro che cominciano a digiunare iniziano ad apprendere questo comportamento. Si sviluppa così una forza nuova per superare le difficoltà e convivere con i problemi. Questa è l’energia dello Spirito!
Vivere più semplicemente. Questo mondo tecnologico non ci insegna a convivere con i problemi. Quando trattiamo con gli altri siamo impazienti e perdiamo i nervi. Si possono così spiegare tutti i suicidi, tutti i divorzi, tutti i problemi di droga e di alcool. Chi impara a vivere con le cose riesce a vivere anche con gli uomini. Chi non si lascia abbagliare dalle cose materiali, acquista la vista e può accettare e accogliere gli altri uomini. Chi riesce a vivere con le cose materiali, conoscerà gli uomini nella loro situazione concreta. Avrà quindi la forza e anche la volontà di aiutarli.
Quanta gente è infelice solo perché non riesce a vivere con le cose e con gli uomini. Quanti giovani nel mondo occidentale sono infelici perché non possiedono ancora di più, invece di vedere ciò che già hanno. Se si considera invece la situazione di quei paesi in cui esiste la fame o in cui ci sono profughi – pensiamo solo a quelli del Vietnam o della Cambogia – si vede che questi sono stati costretti ad imparare che non si muore subito se non si ottiene immediatamente ciò che si vuole avere.
Certo, non dobbiamo tutti soffrire la fame, la Madonna non Io vorrebbe. Ma quanta gente ha perso la voglia e la gioia di vivere solo perché non possiede una determinata cosa materiale. Ma cosa è più importante, la vita in quanto dono di Dio o le cose materiali della vita? Riflettiamo un attimo sui tanti conflitti che sorgono in famiglia a causa della cose materiali!
Non pretendere di avere tutto. Una ragazza che aveva iniziato a digiunare mi ha raccontato: « Ogni volta che tornavo da Medjugorje mi vergognavo di me stessa quando aprivo il mio armadio, poiché vedevo molte cose di cui non avevo assolutamente bisogno. Era soprattutto un vestito che a casa aveva provocato una guerra con mio padre e mia madre. Io lo desideravo mentre essi dicevano di non avere abbastanza soldi per comprarlo. Ma non ci fu nulla da fare, io lo volevo e lo ebbi. Ed ora scoprivo di averlo indossato forse due o tre volte per poi metterlo da parte. Capivo di non averne più bisogno. Mi vergognai di ciò e chiesi scusa ai miei genitori ».
Questa ragazza fece anche un’altra esperienza, che forse non piacerà a tutti, ma che io racconterò Io stesso. Scoprì di trascorrere molto tempo a farsi bella: tutte cose che le donne conoscono meglio di me. Un giorno si rese conto che anche il viso che Dio le aveva donato era bello. Dopo questa esperienza non fece più quelle cose, non so neanch’io come chiamarle. E mi disse: « Notai che mi rimanevano, così, molti soldi che ora potevo utilizzare per i poveri ». Per i giovani il digiuno significa, quindi, soprattutto imparare a vivere con le cose che, grazie a Dio, ci sono davanti e che esistono in abbondanza.
E come la mettiamo con i bambini? Essi non possono certo vivere per due giorni di solo pane. Sappiamo però che molti bambini mangiano troppi dolci. Se i genitori iniziano a digiunare possono dire al loro figlio: « Guarda, il mercoledì e il venerdì non avrai queste cose superflue ». Devono essere prima i genitori ad iniziare il digiuno, e poi seguiranno di certo anche i bambini ».
Alleviare le difficoltà. Ancora una volta: a questo livello impariamo a condividere con gli altri. Anche con l’esempio di quella ragazza a cui ho accennato prima si scopriranno opportunità per aiutare gli altri. Vedete, ci sono molte persone al mondo che sarebbero felici di poter vivere soltanto così come noi digiuniamo. Noi possiamo scegliere il pane, ma queste persone muoiono se non hanno questo pezzettino di pane. Dunque se il nostro amore fosse più forte, avremmo così E tante opportunità per aiutare i poveri. Cosa potremmo fare, in questo momento, se sapessimo che nostro fratello o nostra sorella in Africa stanno ora morendo di fame? Non potremmo fare tutto, ma certamente molto. Si può così sviluppare la pace avendo
occhi per gli altri, aiutandoli e imparando a condividere con loro.

In tezo luogo a livello personale:
è molto semplice: quando si digiuna si prega meglio. C’è un proverbio latino che dice: « Plenus venter non studet libenter. » « Uno stomaco pieno non studia volentieri. » Possiamo correggere questo proverbio, senza con ciò offendere i latinisti, dicendo: « Uno stomaco pieno non prega neanche volentieri. » Quando si digiuna si penetra davvero più facilmente nel profondo del cuore, della preghiera. E in effetti si è meno distratti nei giorni di digiuno. Se vogliamo pregare meglio, dovremo cominciare a digiunare.
Se digiuniamo pregando, questo pregare aiuta il digiuno. E con il digiuno aumenta il nostro anelito verso Dio. Se viviamo di pane, scopriremo anche il Pane Eucaristico e crescerà il nostro amore per Gesù nel Sacramento . Si potrebbe parlare a lungo del livello spirituale del digiuno. Lo si comprende quando si inizia a digiunare. Digiunando anche
Io spirito si apre al Signore perché vediamo che non si vive di solo pane, come dice anche Gesù, ma anche di quella parola che penetra nel cuore aperto ed è capace di amare.

PROBLEMI DEL DIGIUNO
La nostra dipendenza: La paura del digiuno, o le nostre difficoltà ad esso connesse, non dipendono da un insufficiente apporto di calorie per il nostro corpo in quel giorno particolare; bensì dalla nostra dipendenza nei confronti del cibo. Quante volte ci sono conflitti nelle famiglie solo perché alla data ora il pranzo o la cena non sono pronti! Posso dire che quando ho iniziato a digiunare mi ci preparavo sempre bene, facendo una buona cena il martedì sera, per il semplice motivo di sopravvivere dai mercoledì al giovedì; la stessa cosa succedeva il giovedì sera, per il giorno di digiuno dal venerdì al sabato mattina. La mattina del mercoledì e dei venerdì il primo pensiero era: « Oggi non c’è colazione. » Ora dal punto di vista fisico il giovedì o il sabato mattina, quindi dopo il giorno di digiuno, avrei dovuto avere più fame che il mercoledì o il venerdì invece in questi giorni non sorgeva nessun problema. Le difficoltà erano quindi solo il segno della dipendenza da qualcosa.
Certo: può essere che la prima fase del digiuno sia solo una lotta, ossia di come si possa sopravvivere a questo giorno. Ma, dopo, si instaura un’altra situazione, e si comincia già a sentire di più la libertà in questo giorno, in cui si prega più facilmente, si lavora più facilmente e si incontrano gli altri più facilmente.
Il nervosismo: Alcune persone affermano di diventare molto nervose quando digiunano. Esse si appigliano alla seducente alternativa che è meglio mangiare ed essere buoni con gli altri, piuttosto che essere nervosi. Chi vuole accettare questa spiegazione è naturalmente libero di farlo, ma io personalmente non la condivido: queste persone dicono di essere tese, per cui sarebbe meglio non digiunare. Se ad essere nervosi fossero veramente solo coloro che digiunano, non ci sarebbero così tante persone nervose al mondo. Da dove vengono quelle che non digiunano?
Iniziare con coraggio: Desidero ora consolare chi dovesse essersi rattristato per non aver finora saputo tutto questo, o per non essere finora riuscito, concretamente a digiunare. In ogni settimana della nostra vita ci saranno un mercoledì e un venerdì. Non li cancellate come giorni di digiuno, ma sottolineateli! Se però un mercoledì o un venerdì coincidono con una festa, digiunate un giorno prima, così gioirete anche del martedì o del giovedì perché saranno giorni di digiuno. Vedrete che questo fa bene. Grazie al digiuno riusciamo meglio a sopportare o evitare i conflitti. Nei conflitti spesso si perde; è meglio non averne. Grazie al digiuno riusciamo meglio ad aprirci per la pace e a portarla agli altri.

Padre Slavko Barbaric
Fonte: Maria a Medjugorje

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Conversione e penitenza, via alla pace

Posté par atempodiblog le 9 mars 2011

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In questo tempo di Quaresima dobbiamo proporre con forza il richiamo evangelico alla conversione e alla penitenza come via alla pace. La pace infatti è innanzi tutto la nostra esperienza interiore di riconciliazione con Dio. Da essa verrà anche la nostra riconciliazione col prossimo, a incominciare con i membri della nostra famiglia. Solo in questo modo la pace vera potrà scorrere come un fiume in tutto il mondo.

Padre Livio Fanzaga

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Quaresima e catechismo

Posté par atempodiblog le 9 mars 2011

La cenere sempre sul capo, la croce sempre nel cuore, la SS. Trinità sempre inabitante nell’anima.

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Generalmente nella quaresima s’intensifica l’esercizio della Parola e l’insegnamento del catechismo. Sia dunque il catechismo, il nostro speciale compagno nel deserto, un suo capitolo al giorno sia il nostro pane quotidiano. Ognuno lo mastichi per assimilarne tutta la sostanza corroborante e santificante. Come quel teologo a cui S. Giovanni della Croce, avuto come novizio al Carmelo, non diede altro per la sua formazione, che il catechismo. E cominciamo a persuaderci che ogni apostolato di santificazione, deve assolutamente cominciare con l’apostolato del catechismo e del Vangelo; in modo che ogni persona l’abbia sempre con sé, per leggerlo meditarlo e così poterlo poi praticare.

Don Giustino Maria Russolillo

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Venerdì Santo il Papa risponderà in tv alle domande dei fedeli su Gesù

Posté par atempodiblog le 8 mars 2011

Venerdì Santo il Papa risponderà in tv alle domande dei fedeli su Gesù. Intervista con il conduttore Rai, Rosario Carello

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Una prima assoluta: il prossimo 22 aprile, Venerdì Santo, Benedetto XVI risponderà a tre domande su Gesù, nell’ambito del programma televisivo di Rai Uno, “A Sua Immagine”. Le domande potranno essere inviate sul sito web della trasmissione, per poi essere selezionate. Quindi, l’inedita intervista al Papa sarà registrata pochi giorni prima della messa in onda. Alessandro Gisotti ha chiesto al conduttore di “A Sua Immagine”, Rosario Carello, di raccontare come sia nata questa idea:

R. – Tutto nasce da questa valutazione: il Venerdì Santo è un giorno particolare e fino a qualche anno fa, anche la televisione si rendeva conto di questa diversità con una programmazione che induceva quantomeno alla riflessione. Si è perso questo sentimento… Oggi il Venerdì Santo televisivo è un giorno come un altro per tutti i canali: addirittura ci sono litigi, pettegolezzi, cose così. Allora, noi qui “A sua immagine” abbiamo provato a recuperare questo storico programma che era “Domande su Gesù” per riportare al centro del pomeriggio di quel giorno, nello stesso orario della morte di Gesù, il caso di Gesù. L’idea era: tante domande su Gesù che arrivano dai telespettatori, che trovano in studio già degli interlocutori per rispondere, ma sarebbe straordinario se fosse proprio il Papa, che è così attento all’ascolto e al dialogo, a rispondere. Quanto sarebbe bello se il pubblico potesse fare delle domande e fosse il Papa a rispondere. Ci sembrava folle addirittura pensarlo. Vedevamo però nello stile di Papa Benedetto qualcosa che ci induceva quantomeno a proporla questa idea: l’abbiamo proposta ed ecco che il Papa ha accettato.

D. – Davvero già questo rende l’idea della straordinarietà dell’evento: un Papa che parla di Gesù, il Venerdì Santo, in televisione…
R. – Questo è davvero l’elemento forte di questa vicenda. Il Papa si rende conto, e questo lo ha scritto lui stesso, che se poco conosciamo Cristo – e lo conosciamo poco, lo afferma lui stesso nella prefazione al primo volume “Gesù di Nazaret” – lo amiamo poco e poco possiamo credere in Lui. Quindi, il Papa, attraverso un’attività che vediamo vasta – sta per uscire il secondo volume di “Gesù di Nazaret” e sappiamo che un terzo è in preparazione – è impegnato a far riscoprire chi è Gesù, anzi meglio la verità dell’aderenza del Gesù evangelico al Gesù storico. Questo impegno, che è un impegno della vita, lo vuole proporre fino in fondo anche in una data così importante.

D. – Come verranno scelte le domande?
R. – Domenica prossima, lanceremo l’iniziativa e quindi cominceranno ad arrivare: anche se devo dire che, prese dall’entusiasmo, le prime persone già oggi, avendo letto la notizia, ci stanno incominciando a inondare di domande. La nostra idea, quindi, di attendere domenica in qualche modo è già superata dagli eventi. Queste domande arriveranno, noi le leggeremo tutte e cercheremo di capire se prevalgono alcuni interrogativi su altri. Quelle che sembreranno le più forti, le più presenti, ma anche quelle capaci di aprire un dibattito più forte le porteremo al Santo Padre. Il Papa ci ha già assicurato che risponderà a tre domande.

D. – Da operatore dell’informazione, cosa più ti colpisce dello stile di comunicazione di Benedetto XVI?
R. – La chiarezza: il Papa riesce ad esprimere concetti, che sono spesso complicati di per sé, in maniera talmente semplice, ma contemporaneamente esauriente, che il cervello li comprende e il cuore se ne sente riscaldato. Questo è un grandissimo dono di questo Papa che, secondo me, pian piano, comincia a scoprire veramente chiunque. Poiché la televisione parla a tutti, questa occasione del Venerdì Santo sarà una dimostrazione straordinaria di questa capacità, di questo dono che il Papa ha e che mette costantemente a disposizione della Chiesa e del mondo.
(mg)

Fonte: Radio Vaticana

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Il Cristianesimo non è facile, ma felice

Posté par atempodiblog le 6 mars 2011

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Il cristianesimo, lo ripetiamo, non è facile, ma è felice.
È felice, non già per le forme esteriori e temporali di cui si riveste la felicità umana, oggi straziata dalle contestazioni che sorgono dal suo stesso cuore, e che ne svelano l’insufficienza, l’insussistenza, l’ingiustizia e la caducità; ma per ragioni invincibili su cui è fondato; ragioni dell’infinita felicità di Dio, che si irradia in amore sul panorama umano e vi semina le sue scintille, segni e richiami ad una superiore pienezza, e che batte alle soglie del cuore umano (cfr. Ap. 3, 20) per un’ineffabile comunione soprannaturale; ragioni di tutta l’economia della salvezza, che ci è appunto offerta per la liberazione dalle nostre più gravi e per sé inguaribili miserie interiori, i nostri falli; e che ci è comunicata per dare risoluzione positiva a tutte le cose (Rom. 8, 28), anche le più negative, il dolore, la povertà, la fatica, la delusione, la morte.

Paolo VI

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Lo sguardo della madre

Posté par atempodiblog le 4 mars 2011

Lo sguardo della madre dans Citazioni, frasi e pensieri oj045j

“La Madonna ha lo sguardo della madre che abbraccia tutti i suoi figli, senza escludere nessuno. Tutti sono preziosi e importanti ai suoi occhi e, se ha una predilezione, è per gli essere umani più disprezzati. Lei guarda con compassione anche i peccatori più incalliti e si china con amore anche sulle piaghe più ripugnanti. Nessuno deve temere di avvicinarsi a Lei. Anche se tutti si vergognassero di te, Lei non cesserebbe di chiamarti suo figlio. Lei, che è la Tutta Santa, non patirà scandalo e non si straccerà mai le vesti per i tuoi sbandamenti”.

Padre Livio Fanzaga

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Testimonianza su san Giuseppe di una famiglia

Posté par atempodiblog le 4 mars 2011

Testimonianza su san Giuseppe di una famiglia dans San Giuseppe San-Giuseppe

« Caro San Giuseppe, in questo momento tu sei più che mai l’uomo di cui abbiamo bisogno! » La solennità di San Giuseppe si avvicina – 19 marzo – con la scia di grazie. Se non l’avete ancora preso come protettore e « amico di famiglia », non è mai troppo tardi. Il pregarlo procura delle grazie sorprendenti, la sua bontà sorpassa ogni immaginazione! Un fatto straordinario ispirerà coloro che temono per la loro abitazione.

Deni Nardo, 46 anni, marito di Cinzia, ha tre figli. E’ una famiglia di Venezia che prega e aiuta volentieri in parrocchia. Per vivere hanno una piccola pizzeria. Dall’84 sono pellegrini a Medjugorje, e cercano di vivere i messaggi della Madonna. Appena sposati abitavano in un piccolo appartamento, ma crescendo i bambini, hanno avuto bisogno di più spazio.
L’ultimo figlio dormiva nella minicamera dei genitori e questo non poteva continuare. Ma le loro finanze non permettevano di trovare una soluzione migliore. Deni racconta: « Un giorno, mi cadde l’occhio su una testimonianza di Suor Emmanuel circa San Giuseppe, e dico a Cinzia: ‘guarda, questa famiglia sembra proprio la nostra! Sono stati benedetti dopo aver fatto la novena a San Giuseppe’. La famiglia di Deni decise allora di pregare tutti insieme questa novena. E siccome era suggerito di mettere un foglietto scritto sotto la statua di San Giuseppe, scrissero: « Caro San Giuseppe, siamo una famiglia di cinque persone ed abbiamo bisogno di una casa più grande. Il contratto di affitto della nostra casa attuale scade l’anno prossimo! ». Tutti firmarono la lettera, composta anche dal disegno della casa desiderata, con tutti i dettagli, numero delle stanze necessarie, giardinetto ecc. Una copia della lettera fu mandata a Medjugorje per essere messa sotto la statua di San Giuseppe nella nostra casa. Poiché non succedeva nulla dopo la prima novena, Deni disse a Cinzia: « Forse la lettera ci mette un po’ di tempo ad arrivare a Medjugorje! Farò un’altra novena! ». Finita questa seconda novena, Deni (che va a Messa ogni sera) incontra una
parrocchiana che gli dice:  » Deni, ho una vicina di casa che vuole vendere la sua piccola casa, è composta di . » Deni riconobbe che corrispondeva alla casa richiesta. Decise subito di andarla a vedere e soprattutto di saperne il prezzo. La proprietaria aveva perso il marito e voleva trasferirsi dai figli in Austria. Disse a Deni: « Un uomo è venuta a vederla e voleva comprarla. Ero molto soddisfatta, ma stamattina mi ha detto che non la voleva più, ed allora mi sono sentita male! Voglio venderla presto. Allora se la volete vi faccio un bello sconto, soprattutto perché voi andate spesso in chiesa come mi ha detto la mia vicina. Il giorno dopo Deni versò la caparra e firmò il compromesso. La Signora gli disse: « Ieri sera, dopo che siete andato via, son venute delle persone ed hanno proposto di comprarla ad
un prezzo ben più alto, ma io ho detto loro di no perché ve l’avevo promessa! » Tutti questi fatti messi assieme, hanno fatto capire a Deni che San Giuseppe aveva guidato ogni dettaglio dell’operazione! La casa era né troppo grande né troppo piccola per loro. Era tutta su un piano, proprio come avevano domandato, perché con l’età le scale diventavano difficili da salire. Intorno alla casa un piccolo giardino come sul loro disegno! Hanno dato alla casa il nome di « Villa San Giuseppe ». A chi fa loro notare che nessuno di loro si chiama Giuseppe, raccontano la storia e mostrano la lettera che avevano scritto a San Giuseppe, con il disegno (plastificato perché non si sciupi). Questi documenti rimangono sempre vicino alla statua di San Giuseppe con Gesù Bambino in braccio. E Cinzia aggiunge: « Quando abbiamo trovato la casa, ci siamo abbracciati dicendo: ‘E’ vero che San Giuseppe è reale, ed ha esaudito il nostro desiderio!’

Da una newsletter di Suor Emmanuel del 2009
Fonte:
Les Enfants de Medjugorje

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La Quaresima

Posté par atempodiblog le 3 mars 2011

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La Quaresima è il tempo speciale che ci conduce al cuore della Fede Cristiana, al momento della nostra salvezza: il Triduo Pasquale della morte e Risurrezione di Gesù. La Quaresima è anche l’immersione in quel dolore universale che ha vissuto Gesù, un dolore che Lui ha accolto amando e ha così reso strumento di salvezza per tutta l’umanità. È come se il dolore che anche voi avete vissuto, la vostra tristezza, la vostra angoscia… tutto si sia accumulato sulla vita di Gesù. Lui ha voluto assorbire tutti i nostri dolori, proprio perché ha voluto dargli significato, forza; e quel dolore si è trasformato in amore. Uno l’ha tradito, uno l’ha venduto, gli altri sono scappati, l’hanno lasciato solo. È stato perseguitato fin dal primo giorno della sua nascita e sempre, anche durante la sua vita pubblica, ha vissuto persecuzioni, è dovuto scappare perché lo volevano lapidare… ha dovuto “ingoiare”, tacere, soffrire. Gesù ha assunto tutto il dolore dell’umanità che è scesa sulla terra, che scenderà ancora sulla terra, che vivrà sulla terra. Dobbiamo essere capaci di rispondere a questo amore.

Il vero amore nasce dal dolore. Sono sicura che ciascuno di noi ha pregato di più, ha cercato di più l’amore e la vita proprio quando eravamo in crisi, tristi, quando stavamo soffrendo. Ogni volta che soffriamo nella verità, impariamo ad amare. Ma ad una condizione: che non troviamo subito una “pattumiera”, cioè che non appena abbiamo qualcosa di doloroso dentro, a causa di un rimprovero, un’umiliazione, una correzione… lo andiamo a “scaricare” su qualcun altro.

Quand’è che impareremo ad amare? Quando saremo capaci di soffrire come Gesù. Il dolore, la sofferenza i momenti bui vengono a tutti, ma ricordiamoci che, superata questa prova, noi siamo più liberi, più forti, soprattutto più buoni. L’amore vero non è quando tutti ci vogliono bene, ma quando noi scegliamo di voler bene. Quando ci lamentiamo invece, è come se ci sporcassimo la coscienza, e in più ci indeboliamo, perdiamo quota. Quando uno si viene a lamentare da te, dovresti avere il coraggio di dirgli: “Va a dirlo a Gesù, io non posso fare niente, posso solo indebolirti”. Perché spesso diciamo a noi stessi che stiamo soffrendo a causa di questo… di quello… e invece no! Soffriamo perché abbiamo sparso del negativo, perché non abbiamo saputo accogliere una situazione, un’osservazione. A casa nostra, lo sapete, si impara a guardarsi negli occhi con la persona interessata, ma prima bisogna pregare per tre giorni per quel fratello, per quella sorella; poi, dopo gli si va incontro, ma con un altro spirito, con un’altra pace, con la consapevolezza che io non sono meno povero e mancante dell’altro!

Pregando per il fratello o la sorella, noi permettiamo a Dio di essere Lui a prendersi cura di quella situazione e se Dio parla al cuore di nostro fratello, allora lui impara molto di più che se gli spieghiamo noi le cose. Quando si prega e si soffre avviene il miracolo, perché c’è il passaggio dal tuo cuore al cuore di Gesù e dal cuore di Gesù a quello del fratello.

Viviamo bene questo tempo di Quaresima, come tempo prezioso di preghiera; impariamo a parlare a Gesù nella preghiera senza paura, anche nel dolore, con verità, perché solo così la nostra libertà si apre e diventa spazio infinito. Se non preghiamo rimane il vuoto, e poi in quel vuoto triste e buio ci cadiamo dentro noi. Invece la preghiera è pace, è nutrimento, è pienezza e ci fa vivere nella luce, ci fa allargare gli orizzonti, ci fa incontrare quel Crocifisso Risorto che il nostro cuore attende e cerca in tutte le gioie della vita.
Buona Quaresima a ciascuno di voi!

di Suor Elvira Petrozzi – Comunità Cenacolo

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Le apparizioni di Nostra Signora dei Dolori a Kibeho (Rwanda)

Posté par atempodiblog le 3 mars 2011

Le apparizioni di Nostra Signora dei Dolori a Kibeho (Rwanda) dans Apparizioni mariane e santuari KIbeho

Quelle di Kibeho sono le prime apparizioni mariane avvenute in terra d’Africa che siano state ufficialmente riconosciute dall’autorità della Chiesa cattolica e sono altresì le più vicine a noi da un punto di vista cronologico, avendo avuto luogo in Rwanda dal 1981 al 1989. In questo lasso di tempo tre fanciulle del collegio di Kibeho – Alphonsine (che avrà apparizioni dal 28 novembre 1981 al 28 novembre 1989), Nathalie (dal 12 gennaio 1982 al 3 dicembre 1983) e Marie-Claire (dal 2 marzo 1982 al 15 settembre dello stesso anno) – vivono numerosissime estasi e ricevono dalla Madonna diversi messaggi che, nel loro insieme, costituiscono un mosaico di forte valenza profetica rispetto alla storia nazionale di quel Paese – che verrà insanguinato dai feroci genocidi del 1994 e del 1995, seguiti agli scontri tra le etnie Hutu e Tutsi – ma rappresentano altresì un appello alla conversione di portata universale.

Aldilà dei riferimenti ai fatti di sangue del Rwanda, non bisogna pensare che i fatti di Kibeho abbiano una valenza puramente locale. Si tratta infatti di un dono dal Cielo che intende raggiungere il mondo intero, invitando l’umanità a lasciare il peccato e a tornare a Dio, con la penitenza e la preghiera, come ben si intende dalle parole che la Vergine Addolorata, tra le lacrime, consegnò alla veggente Nathalie il 15 agosto 1982: “Il mondo va assai male, e se voi non fate nulla per pentirvi e per rinunciare ai vostri peccati, guai a voi! È proprio questo che continua a farmi male, perché io voglio liberarvi da un baratro perché voi non vi cadiate, ma voi rifiutate. Raddoppiate quindi lo zelo, figlia mia, per la preghiera in favore del mondo, affinché i peccati diminuiscano e siano perdonati a coloro che lo desiderano”.

In quello stesso giorno, la Madonna disse ad Alphonsine: “Se piango è perché voi uomini siete in uno stato così critico che io non posso più trattenere le lacrime per voi. E tutti quelli che non si curano di ascoltare il messaggio che voi trasmettete loro, che cosa aspettano? Che cosa aspettano? Non si rendono conto che il tempo si fa breve?”. Dopo questo richiamo così forte alla necessità e all’urgenza della conversione, Alphonsine ebbe una tremenda visione: fiumi di sangue, incendi, omicidi, corpi martoriati e decapitati, cadaveri orrendamente mutilati e abbandonati senza sepoltura, profezia dei terribili genocidi che avrebbero insanguinato il Rwanda pochi anni dopo.

Alla terza veggente, Marie Claire, la Vergine insegnerà, nel corso delle apparizioni, come pregare il Rosario dei Dolori in onore delle sofferenze che segnarono il cammino terreno della Madre di Gesù. La fanciulla non chiese mai il nome della Signora, né questa si rivelò con un titolo particolare, come invece aveva fatto con Alphonsine e Nathalie, presentandosi rispettivamente come Madre di Dio e Madre del Verbo. Tuttavia per la devozione al Rosario dei Dolori e per il fatto che l’ultima apparizione alla terza veggente cadde il 15 settembre 1982, giorno in cui si fa memoria della Beata Vergine Maria Addolorata, possiamo pensare che questo sia il titolo che la Vergine intese manifestare a Marie Claire: Madre dei Dolori.

E non si riferiva solo alle sofferenze della Passione di Gesù, né al dolore che al suo cuore avrebbero provocato i genocidi rwandesi, ma al dolore che Ella sentiva per i peccati del mondo, come disse a Marie Claire il 27 marzo: “Se ora vengo a Kibeho, non significa che vengo solo per Kibeho, o per la diocesi di Butare, oppure per il Rwanda o per l’Africa. Io mi rivolgo al mondo intero”.

Un estremo appello alla conversione risuona infine nel messaggio di congedo della Vergine, dato nell’ultima apparizione ad Alphonsine il 28 novembre 1989: “Figli miei, il fatto che ora vi dico addio non significa che d’ora in avanti dimentico l’Africa e il mondo intero. … Figli miei, pregate, pregate, pregate! (come non ricordare il triplice invito alla preghiera della Regina della Pace?, NdA) Seguite il Vangelo di mio Figlio e mettetelo in pratica: facendo questo, sarete certamente felici della vostra anima. … Quanto alle disgrazie che si abbattono su di voi, non siate turbati, perché nulla è più forte di Dio stesso. Figli miei, sto per dirvi arrivederci: io vi amo! Io vi amo assai! Ma guai a chi si mostrerà indifferente a questo amore che vi ho ora promesso ed espresso. Sono venuta per voi, sono venuta per voi! Perché vedevo che avevate bisogno di qualcosa”.

Accogliendo le richieste espresse dalla Vergine stessa, sul luogo delle apparizioni viene edificato il santuario dedicato a Nostra Signora dei Dolori, che verrà poi inaugurato nel 2003, dopo il riconoscimento ufficiale delle apparizioni del 2001.

di Diego Manetti – Radio Maria

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