Domenica in famiglia
Posté par atempodiblog le 19 mars 2011
Perfino l’Inghilterra che, insieme agli Stati Uniti, guida da sempre la danza del progresso verso un mondo felice senza regole, perfino l’Inghilterra sta facendo marcia indietro e scoprendo che la famiglia è un valore. Nel senso che rende. Rende in sicurezza sociale e rende perché fa risparmiare soldi allo stato.
Adesso, da noi, stiamo scoprendo che, “per far ripartire la macchina dello stato”, bisogna smettere di fare festa la domenica. Bisogna cioè smantellare quel poco che resta della famiglia.
Siamo davvero convinti che rendere tutti i giorni uguali faccia bene all’economia? Siamo convinti che impedire ad un padre o una madre di passare la domenica coi figli pregando, pranzando, chiacchierando e giocando, sia un ostacolo alla crescita? C’è qualcosa che viene prima del lavoro e dei soldi, ed è la vita. E questa bisogna imparare a gestirla bene. Per farlo c’è bisogno di tempo e di tener conto delle “parole” (i dieci comandamenti) che ci sono state rivolte. Parole che Dio ci ha dato perché fossimo felici: per metterci in grado di schierarci dalla Sua parte, e cioè dalla parte della vita.
Il limite, i comandamenti, sono un regalo di Dio all’uomo. “Ricordati di santificare le feste”: ricordati che non sei Dio, ricordati che l’esistenza non ti appartiene di diritto ma ti è stata regalata. Ricordati che senza Dio diventi schiavo: dei soldi, del potere, del vuoto di una vita senza differenze, senza ruoli, senza stagioni, senza attese; ricordati che lo stesso benessere è un dono di Dio.
Costantino, il primo imperatore cristiano, queste cose le sapeva. E infatti la legislazione romana con lui cambia: non solo diventa proibito bollare in faccia i condannati ai lavori forzati a ai giochi del circo non essendo più lecito deturpare il volto umano fatto ad immagine della bellezza celeste, non solo sono proibiti il concubinaggio e la separazione delle famiglie di schiavi, non solo vengono vietati i giochi gladiatori e la crocifissione, ma viene introdotta la “legge domenicale” che stabilisce il riposo per i tribunali ed i lavoratori manuali.
Il tempo non è tutto uguale. Il tempo è scandito da feste: di Pasqua in Pasqua, di domenica in domenica. Il tempo non è vuoto. Il tempo è pieno del senso dell’attesa: attesa del giorno di riposo. Fino al riposo pieno e totale dove non ci sarà più né morte né lutto. La domenica, la festa, a quel tempo rimandano. Per questo ne abbiamo bisogno: per custodire il senso della vita e la speranza.
L’abolizione della domenica non dà una scossa all’economia. Dà una scossa alla persona e a quello che resta della famiglia. La signora Brambilla sarà ministro della repubblica, ma queste cose, che non riguardano la vita degli animali, non le sa. Nei quasi due millenni d’Italia cattolica abbiamo prodotto una tale infinità d’opere d’arte che ci permetterebbero, con un turismo gestito bene, di essere i primi al mondo. Il Bel Paese non è diventato tale abolendo i giorni di festa.
di Angela Pellicciari – Il Tempo
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