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Pregate con il cuore

Posté par atempodiblog le 2 février 2011

Pregate con il cuore dans Fede, morale e teologia padreslavko

«Pregate col cuore»

… La Madonna nel messaggio del 28 marzo ha detto così: «Nella preghiera avrete la gioia più profonda», ma nella preghiera nella quale incontrate il Signore.
La preghiera è un incontro col Signore che parla a noi, che ci guida, che ci dà luce, che ci salva. Il Signore che si è presentato come Padre e Gesù Cristo come nostro fratello, come nostro amico. Nell’incontrarci con Lui dobbiamo avere una gioia più profonda e nessuno di noi ha niente contro questa gioia profonda.
Dobbiamo domandarci: come pregare, come incontrare questo Padre, questo amico, questo fratello? Dio si è rivelato in Gesù Cristo. La Madonna ha detto anche un’altra cosa prima: «Pregate col cuore», cioè non solo ripetere con le parole qualche cosa.
Un esempio: in una cucina si possono trovare tutti i cibi, ma si può morire di fame se non si mangia bene o se non si mangia.
Tanta gente prega, ma non sente questa gioia, questa pace profonda.
Perché? Dobbiamo dire: non prega come dovrebbe pregare, non incontra il Signore come si deve incontrare per avere questa gioia. Quale situazione può esservi per pregare e non sentire niente?
Se volete incontrare qualcuno dei vostri amici, dovete cercarlo, dovete avere tempo per parlare con lui, dovete aver tempo per sentirlo. Se volete incontrarvi bene occorre preparare una situazione in cui non sarete disturbati. Se non si ha il tempo, se non si cerca l’incontro, se non si cerca di sentire l’altro, se non si cerca di dire qualcosa all’altro, non è possibile un incontro anche a livello umano.
E la stessa cosa si deve dire, io credo, anche per la preghiera, se avete deciso di pregare.
La Madonna domandava all’inizio delle apparizioni «Pregate il Credo».
Se avete deciso, secondo quello che domandava la Madonna, dovete prepararvi, cioè trovare un tempo, prendere un tempo in cui potete essere solo per Dio, dove il telefono non può disturbarvi, né la moglie…, un angolino della vostra casa e dire: questa mezz’ora è solo per la preghiera.
Trovare il tempo, il luogo e cominciare come si può.
Io dico di cominciare come potete. La Madonna all’inizio ha chiesto: Credo, sette Padre Nostro e il digiuno (un giorno di digiuno). Sono le cose concrete e semplici per cominciare. E tutti coloro che hanno cominciato così, trovando ogni giorno un po’ di tempo per la preghiera, hanno potuto imparare a pregare.
Così come quando abbiamo cominciato a pronunciare le prime parole con la mamma. Si deve cominciare come si può e continuare nella situazione, sempre.
Cercare tempo, luogo, cercare di sentire l’altro e cercare anche di parlare all’altro. In queste condizioni concrete, si può approfondire la propria preghiera e si può, di giorno in giorno, sentire una disposizione a pregare. Non dire solo: «voglio pregare», e non cercare questo metodo. La stessa cosa vale se uno dice: voglio essere medico e non vuol studiare. Noi ridiamo un po’…
Come vuoi la meta e non vuoi i mezzi per raggiungerla? Come vuoi la gioia e la pace profonda e non vuoi i mezzi? Come vuoi pregare se non preghi? Come vuoi incontrare il Signore se non cerchi di compiere queste condizioni? Un’altra cosa: abituarsi.
Voi dite: l’appetito viene mangiando, e io dico: anche pregando viene la preghiera e digiunando viene il digiuno. Non saper pregare come ha pregato S. Francesco non significa che non devo cominciare.
È questo il cammino che la Madonna domanda a noi.
Se sei distratto, vai con questa distrazione alla preghiera.
Il primo concreto avvio era sette Padre Nostro, molto semplice. Nell’agosto dell’anno scorso la Madonna ha domandato il Rosario intero. Il Rosario è una preghiera ripetitiva, ma una preghiera anche ritmica, meditativa e biblica. E questa preghiera la potete pregare nelle famiglie anche con i bambini.
Alcune cose si possono cambiare: un po’ di silenzio, qualche canto, qualche esclamazione, qualche preghiera spontanea e poi ripetere Ave Maria, Ave Maria…

E io dico: se vi succede, come a S. Francesco, cominciando il Padre Nostro di restare tutta la notte ripetendo solo «Padre Nostro» e sentite come S. Francesco il dolce nella bocca e nel cuore, anche se non avrete pregato nessuna Ave Maria, avrete seguito la Madonna… Non si tratta di dire: ho pregato centocinquanta Ave Maria. Si deve cominciare a pregare col cuore e questo si impara, poco a poco, passo per passo, ogni giorno. Se avete un giorno stressato, affaticato, naturalmente la preghiera non può essere come un giorno in cui non siete affaticati: la preghiera deve essere come potete, come permette il vostro cammino. La preghiera è espressione della nostra anima nella quale cresce la gioia, l’amore, la riconciliazione. Ma si deve ogni giorno, come si può, continuare e continuando avrete la gioia e potrete pregare col cuore, con una gioia più profonda. Con la preghiera è collegato molto il digiuno che ha un’altra funzione: liberarci dalla materia, dalle preoccupazioni angosciose. E il digiuno ci apre, apre anche il nostro corpo, alla Parola. La Parola può meglio, più facilmente incarnarsi, diventare carne nel nostro corpo se digiuniamo.
Noi sappiamo tutti che cosa dobbiamo fare (non abbiamo bisogno delle apparizioni): amare.
Gesù ha detto «soprattutto il prossimo come te stesso». Tutti vogliono la pace: ma sapere non basta.
Se cominciamo a digiunare il Signore può purificarci passo per passo.
E questa purificazione è una possibilità della Parola di incarnarsi nella nostra anima, nei nostri sentimenti. Noi siamo chiusi. Digiunando, passo passo, ci prepariamo per dire il nostro «sì», come la Madonna, perché la parola dell’amore e della pace possa incarnarsi, prender forma.
Digiunando e pregando diventiamo sempre più vicini al Signore e così siamo più vicini alla pace, all’amore, a ciò che è domandato dalla Madonna.

Come la Madonna ha molta pazienza con noi, così noi dobbiamo aver pazienza con noi stessi e con gli altri. Alcuni hanno raccontato: adesso troviamo più facilmente il tempo per il Rosario intero che all’inizio per il Credo e sette Padre Nostro. La Madonna guida passo per passo e così vuole che non facciamo forza agli altri e a noi stessi.
Vedere che cosa posso fare oggi e continuare. Ma sempre continuare, ogni giorno.
Preghiera e digiuno sono solo i mezzi per prepararsi, per accettare la grazia della pace, della fede e dell’amore. Lo scopo del digiuno e della preghiera non si trovano nel digiuno e nella preghiera: noi non preghiamo per perdere il tempo, non digiuniamo per avere fame.
Questi sono mezzi per noi, per incontrare Qualcuno, per sentirlo, per poter avere la Sua Parola per noi.

Padre Slavko Barbaric – 30 marzo 1985
Tratto da: Maria a Medjugorje

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Testimoni della vita buona del Vangelo

Posté par atempodiblog le 1 février 2011

Testimoni della vita buona del Vangelo dans Fede, morale e teologia vitaconsacrata

I Vescovi italiani hanno voluto concentrare l’impegno pastorale delle nostre Chiese nel nuovo decennio su quella che il Santo Padre Benedetto XVI ha appropriatamente definito l’emergenza educativa . La sfida dell’educazione emerge, infatti, sempre più chiaramente come la questione più urgente per la vita della società, e quindi anche della Chiesa. È il Papa stesso a ricordarci che a causa di un errato concetto di autonomia della persona, di una riduzione della natura a mera materia manipolabile e della stessa Rivelazione cristiana a momento di sviluppo storico, privo di contenuti specifici, il processo di trasmissione dei valori tra le generazioni è fortemente compromesso. Per questo i luoghi tradizionali della formazione, quali la famiglia, la scuola e la comunità civile, sembrano tentati di rinunciare alla responsabilità educativa, riducendola a una mera comunicazione di informazioni, che lascia le nuove generazioni in una solitudine disorientante. In realtà, la vera esperienza educativa porta a scoprire che l’io di ogni persona è dato e si compie in relazione al “tu” e al “noi”, e ultimamente al “tu” di Dio, rivelatoci in Cristo e reso accessibile dal dono dello Spirito Santo. Infatti, “solo l’incontro con il ‘tu’ e con il ‘noi’ apre l’‘io’ a se stesso” . Sostenuti da queste visione antropologica e teologica, riconosciamo l’importanza vitale di promuovere l’educazione alla vita buona del Vangelo.

A questo compito urgente e affascinante sono chiamate tutte le componenti ecclesiali. In questa Giornata, vogliamo ribadire che “un ruolo educativo particolare è riservato nella Chiesa alla vita consacrata”. Prima ancora delle numerose opere promosse nell’ambito educativo dagli istituti di vita consacrata, è necessario aver presente che la stessa sequela di Cristo, casto, povero e obbediente, costituisce di per sé una testimonianza della capacità del Vangelo di umanizzare la vita attraverso un percorso di conformazione a Cristo e ai suoi sentimenti verso il Padre. Inoltre, la natura stessa della vita consacrata ci ricorda che il metodo fondamentale dell’educazione è caratterizzato dall’incontro con Cristo e dalla sua sequela. Non ci si educa alla vita buona del Vangelo in astratto, ma coinvolgendosi con Cristo, lasciandosi attrarre dalla sua persona, seguendo la sua dolce presenza attraverso l’ascolto orante della Sacra Scrittura, la celebrazione dei sacramenti e la vita fraterna nella comunità ecclesiale. È proprio la vita fraterna, tratto caratterizzante la consacrazione, a mostrarci l’antidoto a quell’individualismo che affligge la società e che costituisce spesso la resistenza più forte a ogni proposta educativa. La vita consacrata ci ricorda così che ci si forma alla vita buona del Vangelo solo per la via della comunione.

Anche i consigli evangelici, vissuti da Gesù e proposti ai suoi discepoli, possiedono un profondo valore educativo per tutto il popolo di Dio e per la stessa società civile. Come ha affermato il venerabile Giovanni Paolo II, essi rappresentano una sfida profetica e sono una vera e propria “terapia spirituale” per il nostro tempo. L’uomo, che ha un bisogno insopprimibile di essere amato e di amare, trova nella testimonianza gioiosa della castità un riferimento sicuro per imparare a ordinare gli affetti alla verità dell’amore, liberandosi dall’idolatria dell’istinto; nella povertà evangelica, egli si educa a riconoscere in Dio la nostra vera ricchezza, che ci libera dal materialismo avido di possesso e ci fa imparare la solidarietà con chi è nel bisogno; nell’obbedienza, la libertà viene educata a riconoscere che il proprio autentico sviluppo sta solo nell’uscire da se stessi, nella ricerca costante della verità e della volontà di Dio, che è “una volontà amica, benevola, che vuole la nostra realizzazione”.

Gli Orientamenti pastorali ribadiscono che la vita consacrata “costituisce una testimonianza fondamentale per tutte le altre forme di vita cristiana, indicando la meta ultima della storia in quella speranza che sola può animare ogni autentico processo educativo”. Infatti, senza una speranza affidabile non è possibile sostenere l’impegno della educazione. La vita consacrata, esprimendo in modo peculiare l’indole escatologica di tutta la Chiesa, richiama ogni fedele alla meta che ci è assicurata in Gesù risorto, speranza del mondo. Pellegrini nel tempo, abbiamo bisogno di attingere mediante la virtù della speranza a ciò che è definitivo; per questo la vita consacrata “costituisce un efficace rimando a quell’orizzonte escatologico di cui ogni uomo ha bisogno per poter orientare le proprie scelte e decisioni di vita”.

Su queste basi fiorisce l’impegno specifico di tanti istituti di vita consacrata nel campo dell’educazione, secondo il carisma proprio, la cui fecondità è testimoniata dalla presenza di numerosi educatori santi. La vita consacrata ci ricorda che l’educazione è davvero “cosa del cuore”: non affastellamento di emozioni, ma sintesi personale, a partire dalla quale si orientano le scelte e le decisioni di ognuno. Tutto il popolo di Dio si attende che questa ricchezza, che ha lasciato traccia di sé in tante istituzioni scolastiche e nella cura di itinerari di vita spirituale, si rafforzi e si rinnovi anche mediante la collaborazione con le Chiese particolari.

Infine, celebrando la Giornata della vita consacrata, come non sentire l’urgenza educativa in riferimento alla animazione vocazionale? Oggi più che mai, abbiamo bisogno di educarci a comprendere la vita stessa come vocazione e come dono di Dio, così da poter discernere e orientare la chiamata di ciascuno al proprio stato di vita. La testimonianza dei consacrati e delle consacrate, attraverso la sequela radicale di Cristo, rappresenta anche da questo punto di vista una risorsa educativa fondamentale per scoprire che vivere è essere voluti e amati da Dio in Cristo istante per istante: “Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”.

Messaggio della Commissione Episcopale per il clero e la vita consacrata per la XV Giornata mondiale della vita consacrata – 2 febbraio 2011

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Monastero, scuola di felicità

Posté par atempodiblog le 1 février 2011

Monastero, scuola di felicità dans Riflessioni monastero

Il monastero è una scuola, una scuola dove apprendiamo a essere felici. La nostra felicità consiste nel partecipare alla felicità di Dio, alla perfezione della Sua libertà illimitata, alla perfezione del Suo amore.
Ciò che deve essere risanato è la nostra natura, fata a somiglianza di Dio. Ciò che dobbiamo apprendere è l’amore. Cura ed istruzione sono una cosa sola, perché nel profondo della nostra essenza siamo modellati alla libertà a somiglianza di Dio, e l’esercizio di questa libertà non è se non l’esercizio dell’amore disinteressato di Dio per Se stesso, perché Egli è Dio.
Il principio dell’amore è la verità, e prima di darci il Suo amore, Dio deve purificare le nostre anime dalle menzogne che in esse si trovano. E il modo più efficace di distaccarci da noi stessi è quello di indurci a detestare noi stessi quali ci siamo ridotti col peccato, così da poterLo amare riflesso nelle anime nostre quali Egli le ha ricreate col Suo amore.
Questo è il significato della vita contemplativa, e il senso di tutte quelle piccole regole apparentemente prive di significato, delle osservanze dei digiuni, delle obbedienze, delle penitenze, delle umiliazioni e delle fatiche che compendiano l’esistenza quotidiana di un monastero di contemplativi: essere servono a ricordarci chi siamo noi e chi è Dio, perché la vista di noi stessi ci dia nausea e ci rivolgiamo a Lui, e alla fine Lo ritroveremo in noi, nelle nostre nature purificate, che sono divenute lo specchio della Sua terribile bontà e del Suo infinito amore…”.

di Thomas Merton – La montagna dalle sette balze

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La vita del Santo Curato d’Ars fu un miracolo continuo

Posté par atempodiblog le 1 février 2011

La vita del Santo Curato d'Ars fu un miracolo continuo dans Don Tino Rolfi Don-Tino-Rolfi

Il miracolo è un segno del divino e il sigillo di Dio sulla Terra, ma la santità può sussistere anche senza i miracoli e così anche se Don Vianney non avesse fatto alcun miracolo non sarebbe per questo meno santo e meno ammirevole, ma a pensarci bene la sua vita non fu forse un miracolo continuo? « Egli fu il primo e il più grande di tutti i suoi miracoli » questo fu il pensiero che scrisse il Riba De Neyra parlando di San Bernado. Ebbene lo stesso pensiero fu espresso non meno felicemente da un contemporaneo di Don Vianney cioè dal bravo maestro Pertinand che fu suo grande amico (e all’occasione suo barbiere e suo infermiere), disse infatti: « l’opera più difficile, più straordinaria e più prodigiosa che abbia realizzato il Curato d’Ars fu la sua vita, la sua stessa vita ».

di Don Tino Rolfi

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La cura del nostro buon nome

Posté par atempodiblog le 1 février 2011

La cura del nostro buon nome dans Mormorazione cuore

Lo Spirito Santo ci avvisa di aver cura del buon nome: “abbi cura del buon nome, perché più sicuramente ti resterà che mille preziosi e grandi tesori. Della buona vita si numerano i giorni; ma il buon nome dura in eterno” (Ecclesiastico, 41 15-16). La buona reputazione è necessaria, specialmente a chi è costituito in dignità, per l’edificazione del prossimo, per avanzare nella propria carriera, per poter compiere il proprio dovere, per fare del bene.
Dobbiamo dunque cercare di possedere realmente quelle buone qualità che altri ammirano in noi “con modestia e timore, forti della buona coscienza, di modo che quando si sparlasse di noi, rimangano confusi quelli che calunniano la nostra buona condotta in Cristo” (1 Pietro, 3,16). Non è lecito però ricorrere, per conservare la fama, a mezzi cattivi, come sarebbe, per es., l’ipocrisia. Nessuno tuttavia è obbligato a manifestare i suoi difetti e le sue colpe a chi non ha nessun diritto di conoscerle.

Borla e Testore

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Mirate al Cielo

Posté par atempodiblog le 1 février 2011

Mirate al Cielo dans Citazioni, frasi e pensieri San-Giuseppe-Moscati

In tutte le vostre opere, mirate al Cielo, e all’eternità della vita e dell’anima, e vi orienterete allora molto diversamente da come vi suggerirebbero pure considerazioni umane, e la vostra attività sarà ispirata al bene.

San Giuseppe Moscati

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