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Amare Gesù per Gesù

Posté par atempodiblog le 17 février 2011

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Oggi, di innamorati del suo regno celeste, Gesù ne trova molti; pochi invece ne trova di pronti a portare la sua croce. Trova molti desiderosi di consolazione, pochi desiderosi della tribolazione, molti disposti a sedere a mensa, pochi disposti a digiunare. Tutti desiderano godere con Lui, pochi vogliono soffrire per Lui. Molti seguono Gesù fino alla distribuzione del pane, pochi invece fino al momento di bere il calice della passione. Molti guardano con venerazione ai suoi miracoli, pochi seguono l’ignominia della croce. Molti amano Iddio fin tanto che non succedono avversità. Molti lo lodano e lo benedicono soltanto mentre ricevono da lui qualche consolazione; ma, se Gesù si nasconde e li abbandona per un poco, cadono in lamentazione e in grande abbattimento. Invece coloro che amano Gesù per Gesù, non già per una qualche consolazione propria, lo benedicono nella tribolazione e nella angustia del cuore, come nel maggior gaudio spirituale. E anche se Gesù non volesse mai dare loro una consolazione, ugualmente vorrebbero sempre lodarlo e ringraziarlo.

Imitazione di Cristo

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Gioia nella sofferenza

Posté par atempodiblog le 17 février 2011

Gioia nella sofferenza dans Beato Michele Sopocko Padre-Sopocko

La sofferenza, quando viene vissuta senza scopo, di solito bandisce e divora la gioia. Invece la sofferenza, accolta e vissuta con un’intenzione buona, genera una gioia bellissima, purissima e permanente, come la ebbero i martiri.
Tale sofferenza ci avvicina a Dio, al sommo bene, che è il solo a concederci la gioia perenne.
Perciò è la fiducia nella misericordia di Dio che trasforma la sofferenza nella gioia permanente.
E, mediante la giaculatoria “Gesù, confido in Te”, l’anima sofferente viene inondata nel suo profondo da la pace infinita, capace di irradiare esternamente la gioia. Nella tristezza bisogna cercare la consolazione affidandoci con fiducia alla misericordia di Dio, come la trovavano i santi; in tale fiducia si trova il segreto della gioia soprannaturale, nonostante le lacrime amare che continuano a fluire dagli occhi sgomenti. Soltanto Maria Immacolata che ebbe fiducia illimitata, poté inneggiare l’inno di gioia: “il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”, come cantò non solo quando incontrò la cugina Elisabetta, ma probabilmente anche sotto la croce quando la spada del dolore ne trafisse  il cuore, perché ella sempre lodava  la misericordia di Dio in cui confidava.

Don Michele Sopocko

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