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Nella prigione sotterranea

Posté par atempodiblog le 1 avril 2010

Nella prigione sotterranea  dans Fede, morale e teologia Prigione

Ho passato tutta la notte nella prigione sotterranea con Gesù. Era una notte di adorazione. Le suore pregavano in cappella. Io mi sono unita a loro in ispìrito, perché la mancanza di salute non mi ha permesso di andare in cappella. Per tutta la notte però non sono riuscita ad addormentarmi, perciò l’ho passata nella prigione sotterranea con Gesù. Gesù mi ha fatto conoscere le sofferenze che vi ha patito. Il mondo le conoscerà il giorno del giudizio.

«Figlia Mia, di’ alle anime che do loro come difesa la Mia Misericordia. Combatto per loro Io solo e sopporto la giusta collera del Padre Mio».

«Figlia Mia, di’ che la festa della Mia Misericordia è uscita dalle Mie viscere a conforto del mondo intero».

Santa Faustina Kowalska

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Triduo Pasquale

Posté par atempodiblog le 1 avril 2010

Triduo Pasquale dans Santa Pasqua benedettoxvi

Cari Fratelli e Sorelle,
stiamo vivendo i giorni santi che ci invitano a meditare gli eventi centrali della nostra Redenzione, il nucleo essenziale della nostra fede. [...] inizia il Triduo pasquale, fulcro dell’intero anno liturgico, nel quale siamo chiamati al silenzio e alla preghiera per contemplare il mistero della Passione, Morte e Risurrezione del Signore.
Nelle omelie i Padri fanno spesso riferimento a questi giorni che, come osserva Sant’Atanasio in una delle sue Lettere Pasquali, ci introducono « in quel tempo che ci fa conoscere un nuovo inizio, il giorno della Santa Pasqua, nella quale il Signore si è immolato » (Lett. 5, 1-2:  PG 26, 1379).
Vi esorto pertanto a vivere intensamente questi giorni affinché orientino decisamente la vita di ciascuno all’adesione generosa e convinta a Cristo, morto e risorto per noi.
La Santa Messa Crismale, preludio mattutino del Giovedì Santo, vedrà domani mattina riuniti i presbiteri con il proprio Vescovo. Nel corso di una significativa celebrazione eucaristica, che ha luogo solitamente nelle Cattedrali diocesane, verranno benedetti l’olio degli infermi, dei catecumeni e il Crisma. Inoltre, il Vescovo e i Presbiteri, rinnoveranno le promesse sacerdotali pronunciate il giorno dell’Ordinazione. Tale gesto assume quest’anno, un rilievo tutto speciale, perché collocato nell’ambito dell’Anno sacerdotale, che ho indetto per commemorare il 150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars. A tutti i Sacerdoti vorrei ripetere l’auspicio che formulavo a conclusione della Lettera di indizione: 
« Sull’esempio del Santo Curato d’Ars, lasciatevi conquistare da Cristo e sarete anche voi, nel mondo di oggi, messaggeri di speranza, di riconciliazione, di pace! ».
Domani pomeriggio celebreremo il momento istitutivo dell’Eucaristia. L’apostolo Paolo, scrivendo ai Corinti, confermava i primi cristiani nella verità del mistero eucaristico, comunicando loro quanto egli stesso aveva appreso:  « Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse:  « Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me ». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo:  « Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue;  fate  questo,  ogni  volta che ne bevete, in memoria di me »". (1 Cor 11, 23-25). Queste parole manifestano con chiarezza l’intenzione di Cristo:  sotto le specie del pane e del vino, Egli si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo sangue versato quale sacrificio della Nuova Alleanza. Al tempo stesso, Egli costituisce gli Apostoli e i loro successori ministri di questo sacramento, che consegna alla sua Chiesa come prova suprema del suo amore.
Con suggestivo rito, ricorderemo, inoltre, il gesto di Gesù che lava i piedi agli Apostoli (cfr. Gv 13, 1-25). Tale atto diviene per l’evangelista la rappresentazione di tutta la vita di Gesù e rivela il suo amore sino alla fine, un amore infinito, capace di abilitare l’uomo alla comunione con Dio e di renderlo libero. Al termine della liturgia del Giovedì Santo, la Chiesa ripone il Santissimo Sacramento in un luogo appositamente preparato, che sta a rappresentare la solitudine del Getsemani e l’angoscia mortale di Gesù. Davanti all’Eucaristia, i fedeli contemplano Gesù nell’ora della sua solitudine e pregano affinché cessino tutte le solitudini del mondo. Questo cammino liturgico è, altresì, invito a cercare l’incontro intimo col Signore nella preghiera, a riconoscere Gesù fra coloro che sono soli, a vegliare con lui e a saperlo proclamare luce della propria vita.
Il Venerdì Santo faremo memoria della passione e della morte del Signore. Gesù ha voluto offrire la sua vita in sacrificio per la remissione dei peccati dell’umanità, scegliendo a tal fine la morte più crudele ed umiliante:  la crocifissione. Esiste una inscindibile connessione fra l’Ultima Cena e la morte di Gesù. Nella prima Gesù dona il suo Corpo e il suo Sangue, ossia la sua esistenza terrena, se stesso, anticipando la sua morte e trasformandola in un atto di amore. Così la morte che, per sua natura, è la fine, la distruzione di ogni relazione, viene da lui resa atto di comunicazione di sé, strumento di salvezza e proclamazione della vittoria dell’amore. In tal modo, Gesù diventa la chiave per comprendere l’Ultima Cena che è anticipazione della trasformazione della morte violenta in sacrificio volontario, in atto di amore che redime e salva il mondo.
Il Sabato Santo è caratterizzato da un grande silenzio. Le Chiese sono spoglie e non sono previste particolari liturgie. In questo tempo di attesa e di speranza, i credenti sono invitati alla preghiera, alla riflessione, alla conversione, anche attraverso il sacramento della riconciliazione, per poter partecipare, intimamente rinnovati, alla celebrazione della Pasqua.
Nella notte del Sabato Santo, durante la solenne Veglia Pasquale, « madre di tutte le veglie », tale silenzio sarà rotto dal canto dell’Alleluia, che annuncia la risurrezione di Cristo e proclama la vittoria della luce sulle tenebre, della vita sulla morte. La Chiesa gioirà nell’incontro con il suo Signore, entrando nel giorno della Pasqua che il Signore inaugura risorgendo dai morti.
Cari Fratelli e Sorelle, disponiamoci a vivere intensamente questo Triduo Santo ormai imminente, per essere sempre più profondamente inseriti nel Mistero di Cristo, morto e risorto per noi. Ci accompagni in questo itinerario spirituale la Vergine Santissima. Lei che seguì Gesù nella sua passione e fu presente sotto la Croce, ci introduca nel mistero pasquale, perché possiamo sperimentare la letizia e la pace del Risorto.
Con questi sentimenti, ricambio fin d’ora i più cordiali auguri di santa Pasqua a tutti voi, estendendoli alle vostre Comunità e a tutti i vostri cari.

Benedetto XVI

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Il record di pedofili? In India. Che non è un Paese cattolico…

Posté par atempodiblog le 1 avril 2010

Il record di pedofili? In India
Che non è un Paese cattolico…

Il record di pedofili? In India. Che non è un Paese cattolico... dans Articoli di Giornali e News lacrimedolore

«Non ci sono più le mezze stagioni» e «i preti sono pedofili a causa del celibato», sono due affermazioni che formalmente non hanno nulla in comune, tranne il fatto di essere entrambe luoghi comuni. Il celibato del sacerdozio cattolico non può essere considerato la causa dei casi di pedofilia per motivi logici e non solo. Se, infatti, così fosse, i casi di pedofilia o di abusi sessuali dovrebbero riguardare percentuali molto alte, prossime al 99%, troppo lontane, quindi, da quell’1-2% che invece si registra nella realtà. Insomma, la pedofilia nella Chiesa è un’eccezione, piuttosto che la regola. Quindi la regola del celibato funziona. Può essere proposto un paragone: non perché alcuni siciliani sono mafiosi, la Sicilia è interamente mafiosa; e da ciò non si può ricavare l’idea dell’inefficacia del codice penale, richiedendone la sua cancellazione. Occorrerebbe una maggiore facoltà di discernimento, spesso offuscata da un patente anticlericalismo.
Se poi si desidera entrare nel merito dei numeri, si scopre che: a) su 100 sacerdoti (almeno negli Usa in cui le cifre del fenomeno sono già note da tempo), solo il 4% è stato accusato di abusi sessuali, ma solo l’1% è stato riconosciuto effettivamente colpevole e condannato; b) su 100 pedofili non sacerdoti, la maggior parte è sposata; c) la maggior parte degli abusi sessuali contro i minori viene perpetrata in Paesi in cui la Chiesa non c’è, o rappresenta un’assoluta minoranza, tanto da essere spesso, perfino, oggetto di persecuzione. Si pensi al caso dell’India. Il sito Asiasentinel, riporta, per esempio, i dati rilevati dall’associazione Samvada, dalle ricerche della quale risulta che in 11 scuole il 47% di ragazze tra i 15 e i 21 anni è stato oggetto di molestia sessuale, e che il 15% aveva meno di 10 anni. Asiasentinel, già nel 2007, rivela che l’India è la patria di più di 375 milioni di bambini, che rappresentano il 40% della popolazione. Nonostante il suo ethos della non-violenza, la tolleranza e la spiritualità, prosegue Asiasentinel, l’India ospita il maggior numero al mondo di bambini abusati sessualmente, a un tasso molto superiore rispetto a qualsiasi altro paese. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, una bambina ogni quattro e un bambino su sette nel mondo sono vittime di abusi sessuali; ma questi dati poco incoraggianti, sono ancora ben al di sotto dei totali dell’India. Il triste primato, spetta quindi ad un Paese non cristiano; ancora una volta, questa volta per tabulas, si comprende che il celibato dei sacerdoti cattolici non può essere considerato la causa della pedofilia di alcuni ecclesiastici, posto che il terribile fenomeno è diffuso maggiormente in luoghi in cui non si pratica il celibato. A questo desolante scenario si aggiunga che in molte parti del mondo, la pedofilia non solo è tollerata, ma è perfino istituzionalizzata, come in molti Paesi di matrice islamica e non solo. Ci si riferisce al fenomeno delle «spose bambine», cioè bambine tra i 7 e i 13-14 anni che sono obbligate a sposarsi. L’organizzazione americana International Center for Research on Women ha compilato la lista dei Paesi in cui il fenomeno è maggiormente diffuso, con tassi che raggiungono e superano il 76% delle bambine: Niger, Bangladesh, Ciad, Mali, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso, Guinea, India, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Nigeria, Zambia, Malawi.
Come non ricordare, inoltre, i 5000 casi di abusi su minori che negli Stati Uniti hanno riguardato i Testimoni di Geova, o i vari casi di abusi sessuali commessi da alcuni rabbini, come già aveva scritto nel lontano 1999 il Rabbino Arthur Gross Schaefer. E che dire, infine, di quelle istituzioni secolari che addirittura legittimano la pedofilia? Si pensi al caso del 1998 dello Psychological Bulletin, organo della American Psychological Association, in cui si affermava che gli abusi sessuali sui minori «non causano danni profondi e permanenti così gravi».
Come è allora fin troppo evidente, il problema non sembra riguardare per nulla né solamente la Chiesa cattolica, né il celibato sacerdotale da essa praticato. Anzi, si potrebbe dire, confrontando la totalità dei dati, che i Paesi cristiani in genere, e quelli cattolici in particolare, registrano non solo i minor casi di pedofilia come fenomeno criminale socialmente diffuso, ma anche il più basso tasso tra i ministri di culto. Ciò che stupisce, insomma, è che la pedofilia sia diventata moralmente condannabile grazie all’avvento del Cristianesimo, come testimoniano gli storici, ma oggi, per reconditi secondi fini, viene imputata alla Chiesa cattolica come fosse un elemento costitutivo di questa. L’ennesima falsità che pretende di condannare la pagliuzza della Chiesa, senza guardare la trave del mondo: con non poca divina ironia ciò accade proprio nel periodo in cui la Chiesa si prepara per festeggiare la Pasqua, cioè la liberazione dalle menzogne del mondo, e la resurrezione dal peccato.

di Aldo Vitale – Il Giornale

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