La salsa sulla tovaglia
Posté par atempodiblog le 7 mars 2010
La buona educazione non sta tanto nel non versare della salsa sulla tovaglia, ma piuttosto nel non accorgersi se lo fa qualcun altro. «L’educazione di un popolo si giudica dal contegno ch’egli tien per la strada», ammoniva Edmondo De Amicis nel suo vetusto Cuore. Se così fosse, non avremmo di che gloriarci ai nostri giorni. Lo stare a tavola è l’altra cartina di tornasole classica per la verifica del galateo. Qui ci viene incontro la frase sopra riportata, desunta dai Quaderni del grande scrittore russo Anton Cechov (1860-1904). L’idea è abbastanza originale perché non si ferma sul mero comportamento esteriore ma sullo stile. Non far pesare un difetto o una mancanza altrui è segno di finezza e di generosità. Anche Gesù ironizza su chi s’accanisce a togliere la pagliuzza dall’occhio altrui, senza accorgersi della propria grossolanità. Sì, perché spesso chi rimarca i limiti degli altri è, in proprio, un individuo zotico, rozzo, cafone. Purtroppo ai nostri giorni, con la scusa di combattere il formalismo, si è caduti nella sbracataggine e nella volgarità. Se poi si vede una manchevolezza in un’altra persona, si è subito pronti a cavalcarla in modo sguaiato, attaccando negli altri ciò che noi stessi per primi allegramente pratichiamo. Alla radice di tutto c’è, comunque, la mancanza di stile, di dignità. Un’assenza che spesso parte dall’alto, da certi comportamenti pacchiani e stolidi di politici e di persone dello spettacolo, e si dirama diffondendosi nei gesti quotidiani di tutti, creando così un’atmosfera generale sboccata, scurrile e triviale.
di Gianfranco Ravasi
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