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Del buon uso delle tentazioni

Posté par atempodiblog le 6 mars 2010

Del buon uso delle tentazioni dans Fede, morale e teologia Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

Come il buon soldato non ha paura di combattere, così il buon cristiano non deve aver paura della tentazione. Tutti i soldati sono bravi quando sono all’interno della loro guarnigione: è sul campo di battaglia che si nota la differenza tra i coraggiosi e i vili.

La più grande delle tentazioni è di non averne alcuna. Si potrebbe arrivare a dire che bisogna essere contenti di avere delle tentazioni: è il momento del raccolto spirituale, durante il quale facciamo provviste per il cielo. E’ come nel tempo della mietitura: ci si leva di buon mattino, ci si dà un gran daffare, ma non ci si lamenta, perché si raccoglie molto.

Il demonio tenta solamente le anime che vogliono uscire da una situazione di peccato e quelle che sono in stato di grazia. Le altre gli appartengono già: non ha alcun bisogno di tentarle.

Se fossimo profondamente compresi della santa presenza di Dio, sarebbe molto facile per noi resistere al nemico. Sarebbe sufficiente il pensiero “Dio ti vede!” per non peccare mai.

C’era una santa che, dopo esser stata tentata, si lamentava con il Signore dicendogli: «Dov’eri dunque, amatissimo Gesù, durante quella tremenda tempesta?». E il Signore: «Ero al centro del tuo cuore e mi rallegravo di vederti combattere».

Un cristiano deve essere sempre pronto alla lotta. Come in tempo di guerra ci sono sempre le sentinelle appostate per vedere se il nemico si avvicina, così anche noi dobbiamo stare sempre in guardia per controllare che il nemico non ci tenda delle trappole e non ci sorprenda…

Tratto da: Curato d’Ars, Pensieri scelti e fioretti, ed. San Paolo

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Gli hanno legato le mani perché facevano il bene

Posté par atempodiblog le 6 mars 2010

Gli hanno legato le mani perché facevano il bene
di Plinio Corrêa de Oliveira
Trascrizione della rivista “Catolicismo”, Aprile 1952. – lucisullest.it

Gli hanno legato le mani perché facevano il bene dans Fede, morale e teologia 2v2jji9

Perché il Signore fu ammanettato dai suoi carnefici? Perché hanno impedito il movimento delle sue mani, legandole con dure corde? Soltanto l’odio o il timore potrebbero spiegare che si riduca così qualcuno all’immobilità e all’impotenza. Perché odiare queste mani? Perché avere timore di esse?

La mano è una delle parti più espressive e più nobili del corpo umano. Quando i Pontefici e i genitori benedicono, lo fanno con un gesto di mani. Per pregare, l’uomo congiunge le mani o le alza verso il cielo. Quando vuole simboleggiare il potere impugna lo scettro. Quando vuole esprimere forza, impugna il gladio. Quando parla alle moltitudini, l’oratore sottolinea con le mani la forza del ragionamento con cui convince o l’espressione delle parole con cui commuove. È con le mani che il medico somministra le medicine e l’uomo caritatevole soccorre i poveri, gli anziani, i fanciulli.

Mani di Maestro e di Pastore
Le Tue mani, Signore, che cosa hanno fatto? Perché sono state legate? Dall’alto dei cieli, sei venuto con disegni di amore per riunire gli uomini. Con bontà ineffabile, hai assunto la nostra natura umana. Hai voluto avere un corpo umano, per amore dell’uomo. È per fare il bene che le Tue mani sono state create.

Chi potrà esprimere, o Signore, la gloria che queste mani hanno dato a Dio quando su di esse si sono posati i primi baci di Nostra Signora e di San Giuseppe? Chi potrà esprimere con quanta tenerezza hanno fatto a Maria Santissima le prime carezze? Con quanta pietà si sono giunte per la prima volta in atteggiamento di preghiera? E con quanta forza, quanta nobiltà, quanta umiltà hanno lavorato nell’officina di San Giuseppe?

Quando la Tua vita pubblica è cominciata, sei stato principalmente il Maestro che insegnava agli uomini il cammino del Cielo. E così, quando la Tua voce si alzava e sovrastava le folle estasiate e riverenti, le Tue mani si muovevano segnalando la dimora celeste o condannando il crimine. E gli apostoli e le moltitudini credevano in Te, e Ti adoravano, o Signore.

Mani di Maestro, ma anche mani di Pastore. Non soltanto insegnavi, ma guidavi. Le Tue mani divine hanno avuto virtù misteriose e soprannaturali per vezzeggiare i più piccoli, accogliere i penitenti, guarire gli ammalati.

Ma queste mani, così soprannaturalmente forti che al loro impero si piegavano tutte le leggi della natura, avevano ancora un’altra funzione da eseguire. Non hai parlato anche del lupo vorace? Saresti Pastore se Tu non lo respingessi? Sì, il lupo… e prima di tutto il demonio. La Tua vita ha reso palese che il demonio non è un’entità di fantascienza. Il Vangelo ci parla di uomini ipocriti o di costumi dissoluti non soltanto come conseguenza della depravazione umana, ma anche come opera del demonio, attivo, tenace, rivelando ogni tanto la sua presenza con manifestazioni spettacolari di ossessione e di possessione.

Tu cacciavi il demonio, Signore, con terribile imperio, e di fronte alla Tua parola grave e dominatrice come il tuono, più nobile e più solenne di un canto di angeli, gli spiriti impuri fuggivano impauriti e vinti. Talmente vinti e impauriti che da allora innanzi hanno dovuto obbedire con docilità ai Tuoi Apostoli.

Perché tanto odio?
Dovunque la Tua parola è stata predicata ed è stata accettata dagli uomini, l’impurità, la rivolta, il demonio sono sempre fuggiti. E solamente sono tornati a spiegare sull’umanità le loro ali d’ombra e il loro potere di perdizione quando il mondo ha cominciato a rigettare la Tua Chiesa, che è il Tuo Corpo Mistico. Ma basterà agli uomini corrispondere nuovamente alla grazia di Dio affinché l’impero di quelle potenze ancora una volta decada e le tenebre, la lascivia, lo spirito della Rivoluzione tornino agli antri segreti dai quali sono usciti da secoli.

Pastore, le Tue mani divine non si sono limitate a brandire il bordone contro le potenze spirituali e invisibili che, nel dire di San Paolo, infestano l’aria, per perdere gli uomini. Esse hanno pure fustigato il demonio e il male nei suoi agenti tangibili e visibili, il male in concreto in quanto realizzato negli uomini, i farisei per esempio, oppure i venditori del tempio, immortalati nel Vangelo grazie al castigo esemplare che hanno sofferto.

Tu che hai raccomandato la mansuetudine sino agli ultimi estremi quando sono in gioco soltanto i diritti personali. Tu hai impiegato un’ardente e santa indignazione per screditare i farisei, e hai brandito la frusta per segnare a sangue i venditori. Nel servizio di Dio ci sono momenti in cui il non recriminare, equivale a tradire.

Queste mani che sono state così soavi per uomini retti come l’innocente Giovanni e la penitente Maddalena, queste mani che sono state così terribili per il mondo, il demonio, la carne, perché stanno legate e messe in carne viva? Perché tanto odio, perché tanta paura da sembrare necessario legare le Tue mani, ridurre al silenzio la Tua voce, estinguere la Tua vita?

Signore, per capire questa mostruosità, bisogna credere all’esistenza del male. Bisogna riconoscere che così sono gli uomini, che la loro natura, quando prende il cammino della rivolta, non c’è infamia né disordine di cui non sia capace. E quando qualcuno Ti nega, comincia ad odiarti, a odiare ogni bene, ogni verità, ogni perfezioni di cui Tu sei la personificazione stessa. E se non Ti ha portata di mano, in forma visibile, per scaricare il suo odio satanico, allora colpisce la Chiesa, profana l’Eucaristia, bestemmia, propaga l’immoralità, predica la Rivoluzione.

Signore, ascolta le nostre suppliche
Sei ammanettato, o Gesù mio. Dove sono gli zoppi e i paralitici, i ciechi, i muti che hai guarito, i morti che hai risuscitato, i posseduti che hai liberato, i peccatori che hai sollevato, i giusti a cui hai rivelato la vita eterna? Perché loro non vengono a spezzare i lacci che legano le Tue mani?

Anche qui la forza del male è palese. I Tuoi nemici amano talmente il male che, anche sotto le umiliazioni delle corde che Ti legano, percepiscono tutta la forza del Tuo potere… e tremano! Per essere sicuri, vogliono trasformare in piaga l’ultima fibra di carne Tua ancora sana, vogliono versare l’ultima goccia del Tuo sangue, vogliono vederTi esalare l’ultimo sospiro. E nemmeno allora saranno tranquilli. Morto, infondi ancora timore. Bisogna sigillare il Tuo sepolcro e circondare di guardie armate il Tuo cadavere. L’odio al bene li rende perspicaci al punto di farli percepire ciò che vi è di indistruttibile in Te.

O, Signore, quante volte i Tuoi avversari tremano davanti alla Chiesa, mentre io, miserabile, vedendola ammanettata credo che tutto sia perduto! Ma quanta ragione avevano i Tuoi nemici! Tu sei risorto. Non soltanto le corde e i chiodi non sono serviti a niente, né la lastra del sepolcro, né il carcere della morte. Ti hanno potuto trattenere. Sì, sei risorto! Alleluia!

Signore mio, che lezione! Vedendo la Chiesa perseguitata, umiliata, abbandonata dai suoi figli, negata dai costumi pagani e dalla scienza panteista di oggi, minacciata all’esterno dalle orde del comunismo, e dall’interno dallo sproposito di quelli che vogliono venire a patti con il demonio, io esito, tremo, penso che tutto sia perduto.

Signore, mille volte no! Tu sei risorto per la Tua propria forza, e hai ridotto a nulla i vincoli con cui i Tuoi avversari pretendevano ritenerTi nelle ombre della morte. La Tua Chiesa partecipa di questa forza interiore e può in qualsiasi momento distruggere tutti gli ostacoli di cui da cui si vede circondata. La nostra speranza non è nelle concessioni, né nell’adattamento agli errori del secolo. La nostra speranza è in Te, Signore.

Esaudisci le suppliche dei giusti, che ti pregano per mezzo di Maria Santissima. Invia, o Gesù, il Tuo Spirito, e sarà rinnovata la faccia della terra.

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Il digiuno dell’anima

Posté par atempodiblog le 6 mars 2010

 Il digiuno dell'anima dans Digiuno jeangalot

Signore, fa’ digiunare il nostro cuore: che sappia rinunciare a tutto quello che l’allontana dal tuo amore, Signore, e che si unisca a Te più esclusivamente e più sinceramente.

Fa’ digiunare il nostro orgoglio, tutte le nostre pretese, le nostre rivendicazioni, rendendoci più umili e infondendo in noi, come unica ambizione, quella di servirTi.

Fa’ digiunare le nostre passioni, la nostra fame di piacere, la nostra sete di ricchezza, il possesso avido e l’azione violenta; che nostro solo desiderio sia di piacere a Te in tutto.

Fa’ digiunare il nostro « io », troppo centrato su se stesso, egoista indurito, che vuole trarre solo il suo vantaggio: che sappia dimenticarsi, nascondersi, donarsi.

Fa’ digiunare la nostra lingua, spesso troppo agitata, troppo rapida nelle sue repliche, severa nei giudizi, offensiva o sprezzante: fa’ che esprima solo stima e bontà.

Che il digiuno dell’anima, con tutti i nostri sforzi per migliorarci, possa salire verso di Te come offerta gradita, meritarci una gioia più pura, più profonda. Amen.

di Jean Galot

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