La solitudine dei nostri giovani
Posté par atempodiblog le 14 octobre 2009
Quante cure per un bambino! Sarebbe colpa imperdonabile per una mamma ed un papà, se per una loro trascuratezza, il bambino contraesse un difetto fisico, tale da restarne minorato per tutta la vita. Quanto abbandono invece per un giovane! Eppure è nella gioventù che si contraggono i difetti peggiori, non quelli fisici, ma quelli morali e spirituali. Tra i dodici ed i venticinque anni i giovani contraggono nel loro organismo spirituale i difetti più gravi e meno sradicabili, e nessuno se ne accorge, nessuno se ne vuole accorgere.
Il giovane è quasi sempre solo. Solo con se stesso nella sua cameretta, solo con se stesso nelle brigate di amici, sempre solo anche nelle lunghe e tenebrose nottate bianche dei “ravings” ovattati di suoni e di droga. Noi non ci dobbiamo illudere, come qualcuno sta suggerendo, che la soluzione consista nel creare per i giovani luoghi o occasioni di convegno non infestati dalla droga o dal crimine. Nel migliore dei casi riusciremmo solo a distrarli, e cioè ad alleviare momentaneamente la loro solitudine, ma non raggiungeremmo certamente il profondo del loro cuore.
I giovani cercano di dare un senso alla loro vita. Devono trovarsi un lavoro, un’occupazione che li aiuti a sognare per sè un futuro sicuro e brillante. Devono farsi una famiglia, che garantisca stabilmente il loro bisogno di amare, di donarsi e di essere amati. Quale speranza di occupazione offre loro la nostra società? Quale sicurezza esperimentano affacciandosi alla vita adulta? Quale ideale di famiglia vedono promosso dai media nella società in cui vivono?
Non rispondo a queste domande. Fatelo voi e poi ditemi se il giovane d’oggi non ha ragione, non solo a sentirsi solo, ma anche ad essere profondamente triste. Prima ancora di sedersi alla tavola della vita, vede calpestati attorno a sè tutti gli ideali più nobili e puri. Cinismo ed egoismo nel mondo del lavoro e della politica, cinismo ed egoismo nel mondo delle relazioni fra i membri della famiglia.
Questa giovane generazione che si stordisce nella droga e nel sesso e vaga nelle notti, senza scopo, da una discoteca all’altra, dove lo può trovare un modello da seguire che ispiri fiducia nel futuro e garantisca la gioia di vivere? Forse, nelle nostre famiglie? Il giovane, vive nelle nostre case, ma è solo. Dovremmo dirgli: « La vita viene da Dio. Egli ti ha assegnato una missione da compiere. Non sei solo: Lui ti darà la forza di portarla a termine ». Ed invece gli diciamo, coi fatti, se non a parole: « Non prendertela! Il mondo è tutto un arraffare. La bontà è un lusso. Perché te ne stai così pensieroso? Dimentica Dio. Buttati in acqua, lasciando sulla sponda ogni scrupolo; come ho fatto io e fan tutti ».
Fonte: Corriere Canadese
LA DEPRESSIONE E IL SUICIDIO GIOVANILE – Mai come oggi i ragazzi denunciano questa solitudine che li fa gridare, anche se la solitudine è un fenomeno adolescenziale tipico che sfugge all’opinione pubblica e che invece è carico di enorme drammaticità. L’aumento della depressione giovanile è un tragica conseguenza di questa incertezza di valori. Sullo stesso terreno affonda le radici il suicidio giovanile. Ogni anno quasi 900mila persone muoiono per suicidio; nel 2000 sono morte così circa un milione di persone, 16 per 100mila nel mondo, una morte ogni 40 secondi. Il dato è dell’Organizzazione mondiale della salute e dell’Associazione Internazionale per la prevenzione del suicidio: negli ultimi 45 anni la percentuale dei suicidi è aumenta del 60% nel mondo e, ad oggi. Sempre econdo l’Oms, il suicidio è la prima causa di morte tra i giovani dai 15 ai 25 anni.
Tratto da: Holy Queen
«L’indifferenza e il disinteresse a porsi la domanda sul senso della vita più ancora che la mancanza di un senso è la vera “malattia mortale” che pervade le diverse società europee di fine millennio».
di Mons. Bruno Forte