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Buone vacanze!

Posté par atempodiblog le 9 juillet 2009

Buone vacanze! dans Amicizia buonevacanze

« Contemplando l’azzurro del cielo, l’orizzonte sconfinato del mare, le vette solenni dei monti e la bellezza festosa della natura, lodiamo e ringraziamo Dio creatore che ha lasciato impresso nell’universo la firma della sua onnipotenza, della sua sapienza e del suo amore ». (di Padre Livio)

Buone vacanze!

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Il senso della vacanza

Posté par atempodiblog le 9 juillet 2009

Il senso della vacanza dans Articoli di Giornali e News diddldw8

Perché in vacanza spesso non siamo contenti, o ci stanchiamo? A volte abbiamo scelto male, il tour operator, o la compagnia, non andavano bene. Di solito, però, il problema è un altro. Può anche darsi che il posto sia bello, la compagnia ottima, tutto insomma funzioni ma… non ci sentiamo a posto. E torniamo a casa più stanchi di quando siamo partiti. Come mai? Di solito, perché vogliamo «riempire» la vacanza di cose, eventi, persone. Mentre dovrebbe essere un’esperienza di vuoto.
La radice della parola vacanza è la stessa del latino vacuum, che significa, appunto, vuoto. Questo periodo può ristorarci proprio perché fa succedere un momento di svuotamento dagli impegni, incontri, pensieri, alla normale vita quotidiana, che invece è zeppa di tutte queste e altre cose.
La prima necessità della vacanza, per funzionare davvero, è dunque quella di cambiare la nostra vita di ogni giorno. Ciò viene sempre più spesso interpretato come un dover cambiare luogo, abitazione. Stiamo in città, e andiamo in un paese di mare, stiamo in Italia, e andiamo all’estero, convinti che questo cambiamento, di per sé, ci metta «in vacanza».

In realtà il luogo dove stiamo è un elemento importante, ma ancora superficiale. Decisivo è invece sostituire, alle abituali preoccupazioni, assilli, pensieri, un momento, appunto di vuoto. I padri della Chiesa lo chiamavano «deserto». Vedendolo come un luogo psicologico e mentale caratterizzato appunto da un’assenza di contenuti, e proprio per questo idoneo a farci trovare ciò che di solito non vediamo: chi siamo noi stessi, e (nella loro ricerca), persino Dio.
Questi contenuti importanti, che quando vengono trovati ci riempiono di felicità, ci appaiono però quando meno ce li aspettiamo: nel linguaggio della patristica appunto nel «deserto», non nel monastero o nella cattedrale, luoghi impegnativi, iperorganizzati, dove difficilmente può prodursi qualcosa di nuovo.
Le vacanze di oggi spesso non funzionano perché sono troppo affollate: non tanto di persone, ma di idee, cose da fare, impegni. L’industria delle vacanze, ma anche l’editoria, le comunicazioni che si occupano di questa parte della vita umana, sono sempre più impegnate nell’evitare a chi smette di lavorare ogni momento di noia. Questo, però, è un gravissimo errore. In realtà, quelle prime ore di noia, o almeno di straniamento, che seguono all’inizio della vacanza sono la migliore garanzia che quel periodo funzionerà, andrà bene.
La noia infatti, il senso di straniamento, intervengono appunto quando noi stiamo uscendo dai riti, dalle ansie, dai pensieri che affollano, riempiono incessantemente, la nostra vita quotidiana. Allo sparire di tutto ciò, che indica appunto una situazione diversa, più «vuota», nella quale potremo finalmente riposarci, e magari anche accorgerci di qualcosa di davvero nuovo, il nevrotico superimpegnato e abitudinario che è in noi viene preso da un leggero panico. Com’è possibile non far nulla, o quasi? Sarà poi giusto, morale?
A questi interrogativi preoccupati risponde subito l’industria turistica proponendoci incontri, dibattiti, escursioni, avventure, feste. A quel punto, la nostra vacanza è già fortemente in pericolo. Lo sperimentare tranquillamente il vuoto, l’otium dei latini, rischia di diventare impossibile perché siamo di nuovo impegnati fino al collo in mille «negotia», occupazioni e progetti. A quel punto, abbiamo prontamente evitato la noia, e quel senso di straniamento che accompagna ogni reale cambiamento di ambiente, ma abbiamo anche liquidato la nostra sospirata vacanza. Per continuare a stancarci, come sempre.

di Claudio Risé da “Il Mattino di Napoli”

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Il silenzio è…

Posté par atempodiblog le 9 juillet 2009

Il silenzio è... dans Riflessioni silenzioy

Quando non rispondi alle offese,
quando non reclami i tuoi diritti,
quando lasci a Dio la difesa del tuo onore…
IL SILENZIO E’ MITEZZA.

Quando non riveli le colpe dei fratelli,
quando perdoni senza indagare nel passato,
quando non condanni, ma intercedi nell’intimo…
IL SILENZIO E’ MISERICORDIA.

Quando soffri senza lamentarti,
quando non cerchi consolazione dagli uomini,
quando non intervieni,
ma attendi che il seme germogli lentamente…
IL SILENZIO E’ PAZIENZA.

Quando taci per lasciare emergere i fratelli,
quando celi nel riserbo i doni di Dio,
quando lasci che il tuo agire sia interpretato male,
quando lasci agli altri la gloria dell’impresa…
IL SILENZIO E’ UMILTA’.

Quando taci, perché è Lui che agisce,
quando rinunci ai suoni,
alle voci del mondo per stare alla Sua presenza,
quando non cerchi comprensione,
perché ti basta essere conosciuto da Lui…
IL SILENZIO E’ FEDE.

Quando abbracci la Croce senza chiedere:
“Perché?…”
IL SILENZIO E’ ADORAZIONE.

di San Giovanni della Croce

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Imparare ad amare

Posté par atempodiblog le 7 juillet 2009

Imparare ad amare dans Racconti e storielle debtedileone

Un uomo, che si sentiva orgoglioso del verde tappeto del suo giardino, un brutto giorno scoprì che il suo bel prato era infestato da una grande quantità di « denti di leone ». Cercò con tutti i mezzi di liberarsene, ma non poté impedire che divenissero una vera piaga.
Alla fine si decise di scrivere al ministero dell’Agricoltura, riferendo tutti gli sforzi che aveva fatto, e concluse la lettera chiedendo: « Che cosa posso fare? ».
Giunse la risposta: « Le suggeriamo d’imparare ad amarli ».

Autentica piaga è per una persona non accettare gli avvenimenti, non amare tutto ciò che c’è nel suo giardino. Se non si può averla vinta con tanti « denti di leone » che esistono, è necessario apprendere una nuova tecnica: quella dell’amore. Imparare ad amare non è per nulla facile, poiché bisogna perdere, impiegare molto tempo per ascoltare gli altri: piante, animali, persone.

Il vivere in comunità, è come essere piantato in un giardino. In essa ci ogni specie di fiori, piante… Alcuni fioriscono più degli altri; alcuni in un tempo, altri più tardi. Ci sono addirittura piante che non fioriscono mai. Però tutte hanno una funzione, una missione.

I primi cristiani erano di « un cuor solo ed un’anima sola, e nessuno riteneva niente come proprio, anzi tutto era di tutti » (Atti, 4,32). Si distinguevano da coloro che non erano cristiani per il solo fatto d’aver appreso ad amare e di crescere nell’amore.

Dei primi cristiani affermava Diogneto:
« Amano tutti e da tutti sono perseguitati… Sono poveri, ma arricchiscono tutti. Sono privi d’ogni cosa, ma abbondano in tutto… Li caricano di vituperi, e loro li benedicono… Li si ingiuria e loro onorano. Si comportano bene e sono castigati come malfattori. Condannati a morte, si rallegrano come se fosse loro donata la vita ».

Fonte: padre-peppe.spaces.live.com

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Un nuovo fiore

Posté par atempodiblog le 6 juillet 2009

Un nuovo fiore dans Racconti e storielle girasole

In un tempo lontano, in una bella distesa di grano, nacque un nuovo fiore. Era diverso da tutti gli altri, e le spighe, con il loro dolce ondeggiare cullate dal vento lo guardavano con diffidenza « un estraneo tra noi » dicevano « che sciagura, rovinerà lo splendido panorama che solo noi riusciamo a creare! », a volte lo prendevano in giro, la spiga Gina diceva: « Ma guardati sei proprio strano, sei troppo giallo, sarai malato? ». E il fiore dal lungo stelo, si sentiva sempre più solo, sempre più triste, e mentre cresceva la sua testa si chinava in basso, per la vergogna di essere diverso.
Le spighe, vedendo che il nuovo arrivato non si difendeva neanche, presero ancora a elogiare le loro qualità una volta raccolte, facendo sentire il nostro fiore ancora più inutile. Dicevano in coro: « con il nostri frutti si fa la farina, con la farina si fanno i biscotti le torte e pure la pastasciutta di cui ogni creatura ne va ghiotta!” e la spighe gemelline gli dicevano: “e tu, dicci un po’, a cosa servi? Secondo noi proprio a niente!”
E lo strano fiore si chinava sempre più a guardar la terra! Ma un giorno passò di lì una donna con il suo bambino, e le spighe eccitate dai complimenti che sapevano avrebbero ricevuto, si sussurrarono l’un l’altra a bassa voce: “coprite il buffo fiore, di modo che non lo possano vedere!”. Ma il bambino curioso notò lo strano fiore tra le spighe di grano, fece avvicinare la sua mamma, e le chiese: “Mamma cos’è questa pianta, a che serve, perché è così china?”. La donna riuscì a vedere attraverso la sua solitudine e si commosse, versò una lacrima che finì proprio al centro del cuore del giovane fiore, che sentì per la prima volta un’emozione d’amore. “E’ un girasole, il più bel fiore”, disse la mamma, “è nato per caso tra le spighe di grano e non sentendosi accettato ha chinato il capo, forse non sa che i suoi tanti fratelli sono talmente belli e talmente fieri da avere il capo eretto per guardare in faccia il sole.
E poi, piccolo mio, immagina che questa distesa di grano sia un bel piatto di pastasciutta condita da un filo d’olio, il frutto del suo girasole”.
Da allora il girasole alzò il capo per guardare il sole da mattina fino a sera, ma senza rancore per le sorelle spighe, che chiesero perdono per il male causato ma soprattutto capirono che un fiore non è peggiore solo perché diverso, che ogni creatura porta dentro di sé la propria bellezza e lo scopo della propria esistenza, e che invece di canzonarlo per tanto tempo avrebbero semplicemente potuto aiutarlo.

Tratta da: Associazione Parroci OFM

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A Santa Maria Goretti

Posté par atempodiblog le 6 juillet 2009

A Santa Maria Goretti dans Citazioni, frasi e pensieri Santa-Maria-Goretti

« Bambina di Dio, tu che hai conosciuto presto la durezza e la fatica, il dolore e le brevi gioie della vita… Tu che hai versato il tuo sangue per non tradire il Signore, tu che hai perdonato il tuo assassino desiderando per lui il Paradiso:  intercedi e prega per noi presso il Padre affinché diciamo sì al disegno di Dio…
Ti ringraziamo, Marietta, dell’amore per Dio e i fratelli che già hai seminato nel nostro cuore » (Giovanni Paolo II).

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Le nostre preghiere…

Posté par atempodiblog le 5 juillet 2009

Le nostre preghiere... dans Citazioni, frasi e pensieri Jean-Marie-Baptiste-Vianney-Curato-d-Ars

Quando le nostre mani hanno sfiorato delle piante aromatiche, esse profumano tutto ciò che toccano; facciamo quindi passare le nostre preghiere per le mani della Santa Vergine ed Ella le renderà profumate.

di  S. Giovanni M. Vianney – Curato d’Ars

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Come un intenso profumo (San Camillo de Lellis)

Posté par atempodiblog le 5 juillet 2009

Come un intenso profumo (San Camillo de Lellis) dans Citazioni, frasi e pensieri cuoricino

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5 luglio 1984, Napoli abbraccia Maradona

Posté par atempodiblog le 5 juillet 2009

 5 luglio 1984, Napoli abbraccia Maradona dans Sport diego

« Buona sera Napoli » cosi 25 anni fa Diego Armando Maradona salutò gli oltre 60.000 tifosi azzurri accorsi al San Paolo in un pomeriggio di caldo afoso per assistere alla presentazione di quello che nei successivi 7 anni vissuti con la maglia del Napoli è diventò l’idolo indiscusso del Napoli e della città. Il Club azzurro dell’era Maradona ha vinto 2 scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana. Oggi a distanza di 25 anni i tifosi del Napoli vivono ancora con il ricordo di quei giorni e con la speranza che prima o poi la squadra possa tornare ai fasti di quell’epoca.

Fonte: Redazione NapoliSoccer.NET

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Tolleranza

Posté par atempodiblog le 3 juillet 2009

 Tolleranza dans Antonio Socci maestra

Sulla Repubblica (10/6), nella rubrica di Corrado Augias, è uscita la missiva di una lettrice che racconta un fatto emblematico. Un ragazzo di 13 anni va a scuola (frequenta le medie, in un normale istituto italiano) con una maglietta che la nonna gli ha portato in regalo dal Santuario di Fatima. Sulla T-shirt stava scritto appunto “Fatima”. Sotto erano riprodotti, in scala ridotta, la Madonna coi tre pastorelli.
“L’insegnante di Storia” si legge nella lettera “ha costretto il ragazzo a toglierla (…). Alcuni compagni hanno riferito che la prof aveva inveito contro lo studente chiamandolo ‘bigotto’ e aggiungendo che i ‘cristiani non sanno più pensare con la propria testa, ma ripetono come pappagalli ciò che sentono da quel tedesco vestito di bianco’ ”.
Accade dunque che il padre del ragazzo va dal preside e quando questi ha chiamato l’insegnante si è sentito spiegare che lei “voleva ‘dare una lezione di educazione civica’, che l’Italia è un paese laico, che ‘l’errore è stato fatto da chi fa doni diseducativi per un ragazzo’ ”. Mentre andava avanti tale discussione, riferisce la lettera, “è passato un ragazzo della stessa classe con una T-shirt dove campeggiava un bimbo che mostrava il pugno chiuso dal quale fuoriusciva un solo dito: il medio. Nel retro una scritta irriferibile”.

Fonte: antoniosocci.it

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Il cervo alla fonte

Posté par atempodiblog le 2 juillet 2009

Il cervo alla fonte dans Racconti e storielle cervo

Un cervo, dopo aver bevuto ad una fonte, stette ad ammirare la sua immagine nello specchio dell’acqua. Lodava in estasi le sue corna eleganti e disprezzava le gambe, troppo gracili e sottili. Spaventato improvvisamente dalle grida di caccia, prese a fuggire per i campi e con una rapida corsa riuscì a disperdere i cani.

Ecco una selva accogliere il fuggiasco. Ma le corna gli si impigliano nei rami, i cani gli piombano addosso e lo straziano a forza di morsi. Allora, in punto di morte, si dice che così abbia parlato:
“O me infelice! Soltanto ora capisco come sia utile ciò che disprezzavo e quali disgrazie mi abbiano procurato le cose che lodavo”.

di Fedro

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La piccola formica nera

Posté par atempodiblog le 2 juillet 2009

La piccola formica nera dans Racconti e storielle nera   

C’era una volta una piccola formica. Quando, per la prima volta, uscì dalla tana, guardandosi attorno si stupì nel vedere i colori dei fiori, dell’erba, del cielo, delle farfalle.
Una sera, con le lacrime agli occhi, si confidò con la formica regina: «Perché sono nera? Le altre creature sono colorate. Ho visto persino delle formiche rosse. Solo noi di questo formicaio siamo nere. Io poi sono la più piccola e la più nera di tutte. Non mi sembra giusto… Ho visto una coccinella con un abito rosso vivo e delle macchioline nere. Anch’io vorrei un vestito simile!».
La regina, paziente, rispose: «Tu vuoi un abito sgargiante per farti notare, per soddisfare la tua vanagloria. Ma l’apparenza non è tutto. Non credere per esempio, che le formiche rosse siano migliori di noi; anzi, stai alla larga da loro! L’importante è sapere che qui ti vogliamo bene, per come sei. E poi anche il Creatore ti ama!».
«Allora, perché il Creatore non mi ha fatto un vestito colorato? Come può accorgersi di me, così nera e così piccola?».
«Il Creatore ti vede sempre, perché ti ama e si prende cura di te, così come sei».
«Ma se è notte e cammino su di una pietra nera?».
«Lui ti vede anche al buio!».
Quella sera la formichina uscì dal formicaio e si posò sopra una grossa pietra, nera come il carbone. Il cielo era nero come la pece.
A un certo punto urlò: «Creatore, mi vedi?».
Sentì una voce dentro il petto che diceva: «Torna subito dentro, si stanno avvicinando le formiche rosse. Potrebbero essere pericolose!».
In quel momento si accorse che stava avvicinandosi un esercito di formiche pericolose e ritornò di corsa alla tana.
Messasi al sicuro, con il fiatone grosso, disse: «Chi sei tu che mi parli? Non ti vedo!».
«Io sono il tuo Creatore, ti vedo sempre, perché ti porto nel cuore. Non è importante che tu veda me. È importante che io ti veda e che tu ne sia convinta!».
Da quella notte la formica fu fiera del suo abito. Tutte le mattine si bagnava le zampette con la saliva, lustrandole a puntino.
Un giorno una farfalla le disse: «Ma lo sai che sei carina? Sei proprio elegante: il nero ti dona!».

L’autentico benessere non sempre coincide con le proposte che ci vengono offerte.
Per sentirci davvero bene è importante riuscire a scorgere il bello che c’è in noi, essere in grado di godere delle meraviglie che ci vengono date, individuare i pericoli che ci minacciano ed evitarli, rifugiandoci tra le creature che valgono e percorrendo i sentieri tracciati per noi da Qualcuno che ci vuole sinceramente bene. 

di Don Ezio Del Favero

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