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La vita

Posté par atempodiblog le 25 juillet 2009

La vita dans Citazioni, frasi e pensieri John-Henry-Newman

Non aver paura che la vita possa finire. Abbi invece paura che possa non cominciare mai davvero.

John Henri Newman

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Perdonare

Posté par atempodiblog le 25 juillet 2009

Perdonare dans Citazioni, frasi e pensieri 28slkdt

Come noi li rimettiamo…
A tutte le persone, a tutte le loro colpe. Anche a quelli che sono insopportabili, sgradevoli, seccatori! Poco importa come sono, perdoniamoli! Lo facciamo per un atto di giustizia verso Dio, che ci perdona, per l’equilibrio nel mondo e la pace sociale nella convivenza umana.
Vi dico tuttavia che dobbiamo farlo anche per uno scopo egoistico, dettato da avarizia, per la propria pace. Forse questo non è il più nobile dei motivi, ma ha il suo peso nella serie di motivazioni umane e si può essere d’accordo con esso.
L’uomo che non ama e non sa perdonare è il peggior nemico di se stesso. Si tormenta, e al tormento che proviene dagli altri aggiunge ancora quello che si prepara da sé. Per questo è nel nostro interesse perdonare facilmente, immediatamente, serenamente e gioiosamente, per poter respirare di sollievo”.

Card. Stefan Wyszynski

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Quello che abbiamo dimenticato

Posté par atempodiblog le 25 juillet 2009

Quello che abbiamo dimenticato dans Citazioni, frasi e pensieri paperette

Piccoli,
impotenti,
bisognosi di tutto…
Ci siamo dimenticati troppo presto
che la vita ci era stata regalata,
che tutto ci era stato misurato
e che quello che siamo
e abbiamo viene da Dio.


P. Stefano Igino Silvestrelli

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Le orme del creatore

Posté par atempodiblog le 23 juillet 2009

Le orme del creatore dans Don Pino Pellegrino ormedesertoalsole

Un arabo accompagnava attraverso il deserto un esploratore francese. E ogni mattino si prostrava a terra per adorare e pregare Dio.
Un giorno il francese gli disse: “Tu sei un ingenuo: Dio non esiste, difatti tu non l’hai mai visto né toccato”.
L’arabo non rispose.
Poco dopo il francese notò delle orme di cammello ed esclamò: “Guarda, di qui è passato un cammello”.
E l’arabo rispose: “Signore, lei è un ingenuo, il cammello non l’ha né visto né toccato”.
“Sciocco sei tu! Si vedono le orme!”, replicò il francese.
Allora l’arabo, puntando il dito verso il sole: “Ecco le orme del Creatore: Dio c’è”.

di Don Pino Pellegrino

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Fu così che ti trovai

Posté par atempodiblog le 23 juillet 2009

Fu così che ti trovai dans Chiara Lubich cuoreb

Quando si parla d’amore, Signore, forse gli uomini pensano ad una cosa sempre uguale. Ma quanto è vario l’amore! Ricordo che quando t’ho incontrato non  mi  preoccupavo  d’amarti.
Forse  perché  eri  Tu  che  mi  hai  incontrato e  Tu  stesso pensavi a riempire il mio cuore.
Ricordo che alle volte ero tutta fiamma, anche se il fardello della mia umanità mi dava noia e avevo l’impressione di trascinare il peso.
Allora, già d’allora per grazia tua, capivo un po’ chi ero io e chi Tu, e vedendo quella fiamma come un dono tuo.
Poi mi hai indicato una via per trovarti.«Sotto la croce, sotto ogni croce – mi dicevi – ci sono io. Abbracciala e mi troverai».
Me l’hai detto molte  volte e  non  ricordo le  argomentazioni  che adducevi.  So  che  mi  hai convinta.
Allora, al sopravvivere d’ogni dolore, pensavo a te, e con volontà ti dicevo il  mio  sì…  Ma la croce restava il buio che incupiva l’anima, lo  strazio che la dilaniava, o altro…  Quante sono le  croci  della  vita!  Ma  Tu,  più tardi,  mi  hai  insegnato  ad  amarti  nel  fratello  e  allora, incontrato  il  dolore,  non  mi  fermavo  ad  esso,  ma  accettatolo,  pensavo  a  chi  mi stava accanto,  dimentica  di   me  e  dopo  pochi   istanti,  tornata  in  me,  trovavo  il  mio  dolore dileguato.  Così per anni  e anni:  ginnastica continua della croce,  ascetica dell’amore.  Sono passate  tante prove e Tu  lo sai:  Tu che conti  i capelli del mio capo,  le hai annoverate nel tuo cuore. Ora l’amore è un altro: non è solo volontà.
Lo sapevo che Dio è Amore, ma non lo credevo così.

di Chiara Lubich

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Quello strano caso

Posté par atempodiblog le 22 juillet 2009

Quello strano caso delle suore da F1: la polizia smentisce
Quello strano caso dans Articoli di Giornali e News strada
Dal sacerdote alla guida ubriaco perché avrebbe detto 4 messe alla novizia con foto in topless su Facebook una coppia di legali parla di casi che restano senza prove
di A. Guglielmino e N. Scavo – Avvenire.it

Un minuto e mezzo. Tanto è bastato a verificare, sabato pomeriggio scorso, che la no­tizia delle suore fermate e multate in autostrada mentre si precipitavano a 180 chilometri all’ora ad Aosta per sincerarsi dello stato di salute del Pa­pa era una notizia ancora senza ri­scontro. Perciò, dopo le telefonate ai comandi di Polizia stradale compe­tenti, che smentivano, ‘Avvenire’ non l’ha pubblicata. Puntualmente, ieri, dopo che la storia ha fatto il giro di quotidiani, tv e siti internet, è ar­rivata la smentita ufficiale della Poli­zia.

E la protesta delle suore salesia­ne, dall’Ispettoria di Torino: «Abbia­mo pensato a uno scherzo». Anche quella di M.C., sacerdote 41enne di Milano, originario di Bo­logna, fermato sull’autostrada Mila­no- Torino e risultato positivo all’al­col- test, è una notizia che il mese scorso ha avuto rilievo (il prete si sa­rebbe giustificato dicendo «Ho cele­brato quattro messe in un giorno»). Ma pure questa è risultata in seguito di difficile verifica, sia attraverso il controllo presso le forze dell’ordine, sia per voce della diocesi di Milano, che tramite l’Ufficio comunicazioni sociali fa sapere che «non esiste alcun prete con quelle iniziali, nato a Bolo­gna in quegli anni». 

Comun denominatore delle due vi­cende, battute da autorevoli agenzie di stampa e riprese dagli altri media, è la coppia di avvocati che si sarebbe occupata di entrambe, i legali Anna Orecchioni e Giacinto Canzona. Sen­tita da Avvenire in merito all’ultima vicenda l’avvocato Orecchioni asse­risce di «non avere in mano docu­menti o il verbale di accertamento della Polizia» e che il suo interessa­mento al caso, insieme al collega, sa­rebbe scaturito da una telefonata del­la suora. Non è la prima volta che i due legali romani comunicano agli organi di stampa notizie su religiosi, che dico­no di difendere. Il 15 luglio, sempre in agenzia di stampa, è balzata la vi­cenda di una novizia “punita” per la scelta di prendere i voti dall’ex fi­danzato, che ne avrebbe pubblicato su Facebook le foto in topless scatta­te prima della vocazione.

A tutela del­la suora sarebbe interventuta l’avvo­cato Orecchioni. Le foto però «sono già scomparse dalla rete, il fidanzato è stato ragionevole», come ha preci­sato ieri Orecchioni. Insomma, la cu­riosa vicenda si sarebbe esaurita qui. Non prima di aver guadagnato spa­zio sulle testate nazionali. Come altri fatti che hanno occupato prime pagine, e che hanno sempre come fonte gli stessi legali. Oltre alla vicenda della suora piemontese che va “a tavoletta” (18 luglio), e del pre­te milanese positivo al test alcolemi­co (27 giugno), c’è l’autista di autobus di Ravenna che si sarebbe visto riti­rare la patente e di conseguenza a­vrebbe perso il lavoro per essere ri­sultato positivo all’alcoltest dopo a­ver assunto farmaci antiasma (30 giu­gno).

O la sposa novella in luna di miele alle Mauritius che rientrando anzitempo in albergo avrebbe sco­perto il marito tradirla con un’altra donna, anche lei in viaggio di nozze (9 luglio). Spulciando un po’ a ritroso nell’ar­chivio delle agenzie di stampa, si re­periscono negli ultimi anni altri fatti curiosi (se non eclatanti) “resi noti” secondo la formula verbale usata dal­le testate, dall’avvocato Giacinto Can­zona. Peraltro protagonista lui stes­so di un fatto di cronaca che ebbe ri­balta nazionale: l’annullamento del­la sua laurea in giurisprudenza con­seguita nel ’96, da parte del Senato accademico della Sapienza di Roma, con la motivazione dei tempi brevi (tre anni) per ottenere il titolo. In se­guito Canzona conseguì una nuova laurea, ma il paradosso fu che nel pe­riodo intercorso fra il primo titolo di studio e l’annullamento dello stesso, lo studente aveva intrapreso la pro­fessione legale. Come nel caso della suora a 180 al­l’ora, molte notizie hanno come fon­te il comunicato scritto dal legale.

E sono riportate senza altri controlli, come purtoppo spesso accade nel si­stema dell’informazione. Forse che, almeno nell’ultimo caso, sia stata più lungimirante la reazione del lettore che commenta sul sito di un quoti­diano nazionale: «Una suora su una Fiesta a 180 all’ora? il poliziotto dev’essersi sbagliato. Era Batman».

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Nella gioia dell’altro

Posté par atempodiblog le 21 juillet 2009

Nella gioia dell'altro dans Citazioni, frasi e pensieri happytogether

Il segreto della felicità è trovare la propria gioia nella gioia dell’altro”.

Georges Bernanos

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Da domani sarò triste… oggi no.

Posté par atempodiblog le 21 juillet 2009

Da domani sarò triste... oggi no. dans Citazioni, frasi e pensieri sorrisom
Da domani sarò triste, da domani.
Ma oggi sarò contento,
a che serve essere tristi, a che serve.
Perché soffia un vento cattivo.
Perché dovrei dolermi, oggi, del domani.
Forse il domani è buono, forse il domani è chiaro.
Forse domani splenderà ancora il sole.
E non vi sarà ragione di tristezza.
Da domani sarò triste, da domani.
Ma oggi, oggi sarò contento,
e ad ogni amaro giorno dirò,
da domani, sarò triste,
Oggi no.

Poesia di un ragazzo trovata in un Ghetto nel 1941

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L’unione nella preghiera

Posté par atempodiblog le 20 juillet 2009

 L'unione nella preghiera dans Beato Pier Giorgio Frassati frassati

Io vorrei che noi giurassimo un patto che non conosce confini terreni né limiti temporali: l’unione nella preghiera”.

di Pier Giorgio Frassati

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La nostalgia del mare

Posté par atempodiblog le 20 juillet 2009

La nostalgia del mare dans Articoli di Giornali e News navenapoli

“Se vuoi costruire una nave non richiamare prima di tutto gente che procuri la legna, che prepari gli attrezzi necessari, non distribuire compiti, non organizzare lavoro. Prima risveglia invece negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà svegliata in loro questa sete gli uomini si metteranno subito al lavoro per costruire la nave”.

di Antoine de Saint Exupéry

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Scava dentro di te

Posté par atempodiblog le 20 juillet 2009

Scava dentro di te dans Citazioni, frasi e pensieri elmetto
Scava dentro di te. E’ lì la fonte del bene, ed essa può sempre continuare a zampillare, se tu scavi sempre.

di Marco Aurelio

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Le parole che aumentano le tenebre

Posté par atempodiblog le 19 juillet 2009

Le parole che aumentano le tenebre dans Citazioni, frasi e pensieri teresa7lm7

“Le parole che non danno la luce di Cristo aumentano le tenebre”.

Madre Teresa

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Aosta, il Papa in ospedale dopo caduta

Posté par atempodiblog le 17 juillet 2009

Aosta, il Papa in ospedale dopo caduta dans Articoli di Giornali e News santopadre

Tutto è andato bene nell’intervento che il Papa ha dovuto affrontare per la frattura al polso destro che si è provocato cadendo nella sua camera questa notte. In mattinata Benedetto XVI si è recato al pronto soccorso dell’ospedale di Aosta per accertamenti, era sceso dall’auto accompagnato dal suo segretario particolare ed è entrato camminando nella struttura ospedaliera. Immediate le precisazioni dal portavoce vaticano padre Lombardi: «Solo una scivolata, nulla di grave»

Tratto da: Avvenire.it

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Amicizia è…

Posté par atempodiblog le 16 juillet 2009

Amicizia è... dans Amicizia pioggia

“L’amicizia è un corridoio asciutto fra le goccie di pioggia”.

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Gesù (di Antonio Socci)

Posté par atempodiblog le 9 juillet 2009

Gesù (di Antonio Socci) dans Antonio Socci gesi

Perfino Nietzsche – ed è tutto dire – ammirò Gesù: « Ha volato più alto di chiunque altro ». Ma chi è precisamente quest’uomo che da duemila anni affascina il cuore degli uomini. I Vangeli, quattro piccoli libri scritti con stile asciutto, sobrio, giornalistico, sono un resoconto fedele dei fatti che lo riguardano. Lì sono riportate le genuine testimonianze di chi c’era, di chi ha visto con i propri occhi, toccato con mano.

Allora, seguendo il percorso di Karl Adam nel volume « Gesù il Cristo » (Morcelliana), cerchiamo di « mettere bene in luce e di fissare con esattezza storica tutti i dati nettamente controllabili che riguardano la figura storica di Gesù, il suo aspetto psicologico, la sua vita e la sua struttura intima, la sua molteplice attività sulla scena della storia ». Facciamoci « un’idea chiara e ben definita dell’impressione lasciata da Gesù nei suoi discepoli e nei suoi contemporanei ».

Com’era Gesù?

C’è un fatto immediato, evidente a tutti, fin dal primo impatto. « La fisionomia esteriore di Gesù doveva esercitare un fascino irresistibile. Un giorno una donna del popolo si lasciò sfuggire, incontenibile, questo grido di lode: ‘Beato il grembo che t’ha portato e il seno che ti ha nutrito’ (Lc 11,27). Gesù rispose correggendo: ‘Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio’ (11,28). Tale risposta lascia intendere che la donna aveva di mira non solo i pregi dello spirito, ma anche quelli del corpo di Gesù ».

Scorrendo il resoconto dei Vangeli ci si accorge bene che « quell’impressione di forza che subito, al primo apparire, Gesù esercitava sul popolo, specialmente sui malati, sui peccatori, sulle peccatoci, era prodotta sì dalle sue forze spirituali, ma certamente, in parte almeno, doveva essere un effetto del suo aspetto affascinante che trascinava le folle ». Innanzitutto colpivano i suoi occhi, lo sguardo. Non a caso Marco, nel riferire ogni detto importante di Gesù, usa la formula: « Ed Egli li fissò e disse ».

Marco parla spesso degli occhi di Gesù perché riflette il racconto che aveva ascoltato da Pietro e Pietro non ha più potuto dimenticare quello sguardo. Fin dal primo incontro con quell’uomo. Doveva essere un’esperienza impressionante incrociare i suoi occhi se perfino Pilato, di fronte a questo imputato silenzioso, uomo straziato nelle carni, che è in suo potere, resta come soggiogato dal suo sguardo, dal suo fascino, dalla sua calma, dal suo mistero. E il governatore romano, che era così cinico e sprezzante, è insicuro, quasi intimidito, davanti a lui.

Oltre allo sguardo, va sottolineata, dice Adam, « l’impressione prodotta dal portamento sano, vigoroso, equilibrato di Gesù ». Stando ai fatti dei Vangeli si capisce che « doveva essere un uomo avvezzo alla fatica, resistente, sano robusto. E già per questo Egli si distingueva da altri celebri fondatori di religioni ». La sua vita pubblica è un continuo peregrinare per vallate e monti e deserti. Spesso i suoi, che lo seguono, lamentano la fame e la sete, sotto il sole del deserto. Notevole, osserva Adam, « la sua ultima salita da Gerico a Gerusalemme. .. sotto la sferza del sole su sentieri senza ombra, attraverso ammassi rocciosi, nel deserto, dovette compiere una marcia di sei ore in salita, superando un dislivello di oltre mille metri. Ciò che meraviglia è che Gesù non si stanca. Alla sera stessa prende parte a un convito preparatogli da Lazzaro e dalle sue sorelle (Gv 12,2) ».

Fisicamente l’uomo della Sindone corrisponde perfettamente a questo identikit: prestante, alto, sano. E’ un uomo che nei due anni e mezzo della sua missione vive perlopiù all’aperto, sotto tutte le intemperie. Per centinaia di notti « non ha dove posare il capo », si riposa accanto ai gigli del campo e agli uccelli dell’aria che amerà portare ad esempio. Un uomo che fin dall’inizio si trova assediato da grandi folle cosicché Marco dice che spesso « non aveva neppure il tempo per mangiare », « fino a notte fonda andavano e venivano i malati » (Mc 3,8) e lui aveva compassione di tutti.

Dopo un miracolo fatto di sabato – che dunque farà molto discutere – va sull’altra riva del lago, ma in molti lo seguono pure là. Il Vangelo allora dice che Lui « guarì tutti » cioè guardò tutti, capì tutti, prese sul serio tutti.

Sottoposto a questa defatigante missione a volte crolla di stanchezza. Come quella volta, sulla barca: si addormentò mentre il legno di Simone attraversava le acque calme del lago. Poi di colpo l’arrivo di uno di quei tremendi « cicloni » improvvisi che, dalle gole orientali, si scatenano sul lago di Tiberiade, mandando a picco – ancora oggi – tante barche di pescatori. Simone e i suoi, che pure sono esperti, vengono presi dal panico, sanno che di lì a pochi minuti potrebbero essere risucchiati dai gorghi.

Concitati svegliano Gesù e lui subito « si ritrova e domina la situazione. Tutto questo mostra quanto fosse lungi dall’avere un temperamento eccitabile, nervoso. Invece Egli era sempre padrone dei suoi sensi, era insomma perfettamente sano ».

Ma chi è – si chiedono sgomenti i suoi – uno che può comandare perfino alla tempesta? Colpisce anche « la straordinaria chiarezza del suo pensiero », la « virile fermezza nell’eseguire la volontà del Padre », basti vedere la sua reazione in tre passi in cui i suoi tentano di « indurlo ad abbandonare la via della Passione che Lui aveva scelto irrevocabilmente ». « Gesù è l’uomo dalla volontà chiara, dall’azione sicura e decisa » « in tutta la sua vita non si trova un solo istante in cui si mostri indeciso e pensieroso sul da farsi ».

Adam osserva che pur essendo mite e umile « Gesù è un carattere eroico al sommo grado: è l’eroismo incarnato. Per lui l’eroismo è la regola » ed esige da chi lo segue coraggio e decisione. Parla con semplicità, con piccole storie tratte dalla vita di tutti i giorni, tutti lo comprendono, e tuttavia manifesta un’autorevolezza che nessun altro ha. Quando i suoi contestatori provano a metterlo in contraddizione, vengono sbaragliati. « Nessuno osa resistergli », « ha un carattere regale », gli stessi suoi amici, a cui Lui vorrà lavare i piedi come un loro servo, invitandoli a fare lo stesso, avevano un « timore reverenziale verso il Maestro ». Pur essendo sempre inerme, rifiutando ogni violenza, perfino per legittima difesa, era come temuto dai nemici. Addirittura la squadraccia armata che va ad arrestarlo di notte ha un momento di sbandamento davanti alla forza che manifestano le sue parole: « sono io, lasciate stare loro ».

« Era uno che possedeva un potere superiore ». Non era solo l’impressione di superiorità, di potenza dominatrice che traspariva dal volto di Gesù, ma il suo potere concreto su tutto. Sulla tempesta, sui demoni, sulle malattie. Un giorno un padre concitato lo supplica di andare da lui perché la sua bambina sta morendo. Quando arriva Gesù la piccola è già spirata e giace sul letto inerte. Troppo tardi. Ma Gesù si china accanto a lei, le prende una mano e le dice: « Talita Kum » (che significa: « agnellino, alzati »). E la bambina torna in vita nello sconcerto dei presenti. Non c’è solo la potenza, ma la tenerezza di quell’espressione: « agnellino ». Un uomo così non si è mai visto. Così potente e così buono.

« Egli amava la solitudine », eppure stava volentieri fra gli uomini, ha simpatia per loro (perfino per i pagani, cosa rivoluzionaria), specialmente quando sono peccatori, prostitute, pubblicani. Lui che era così puro non li disprezza, ma ne ha profonda compassione, dà loro calore, forza, luce e così scandalizza gli osservanti. Gesù invita tutti a seguire e ad amare lui, cambiando vita. Lui rivendica il potere di perdonare (e perdona tutti, sempre). Un potere che era solo di Dio. Lui si pone addirittura al di sopra della Legge e del Sabato. Nessuno poteva farlo, se non Dio solo.

Romano Guardini, nel libro « La realtà umana del Signore » (Morcelliana), va più in profondità. Dai Vangeli, dice, emerge « una figura di sconvolgente grandezza e incomprensibilità ».

Il suo vero « segreto »

Guardini si chiede « che impressione fa in complesso la figura di Gesù se la confrontiamo con grandi figure dell’Antico Testamento come Mosè ed Elia? Innanzitutto quella di una grande calma e mitezza… L’impressione che la figura di Gesù fece ai suoi contemporanei è stata evidentemente quella di una persona che possedeva una forza misteriosa. Secondo il resoconto evangelico gli uomini che lo vedono restano colpiti, anzi profondamente scossi dalla sua presenza ».

Calma e sicurezza. « In Gesù non si trova alcun indizio di esitazione o di dubbio nel pensiero, di timidezza o di riservatezza dovuta a suscettibilità per le offese o a passività di fronte agli avvenimenti… In Gesù c’è una umanità meravigliosamente pura… Egli è capace di portare la persona alla coscienza perfetta e alla realizzazione di quello che significa essere uomo… appartiene essenzialmente alla figura di Gesù la mancanza di ogni stranezza ed anomalia ». Le sue stesse parole appaiono molto sobrie, misurate, ma « la sua volontà è fortissima. Tuttavia è pieno di rispetto per la volontà umana. Mai Gesù le fa violenza. Egli possiede il perfetto accordo di tutta la sua persona, non ha paura ed è pronto a tutte le conseguenze. Nello stesso tempo Egli è calmo, senza fretta, senza alcuna premura, non c’è in Lui né angoscia, né inquietudine, né un affannato agitarsi… la sua serenità e pacatezza non ha nulla di simile al fatalismo ». Da cosa è determinata in lui « l’assenza di ogni paura »? Non solo dal temperamento: è una cosa sola con Colui che tutto crea e tutto domina.

« Egli va verso gli uomini con cuore aperto. Sta quasi sempre insieme con loro… è pieno di un inesauribile desiderio di aiutare… ». « Egli ha compassione per il popolo e le sue sofferenze, lo guarda con affetto ». Se malati e sofferenti si rivolgono a lui in massa, se i bambini gli vanno così incontro è perché sentono la sua « calda simpatia », la sua accoglienza.

« In tutto ciò non c’è nulla della calma atarassia di uno stoico o dell’avversione per il mondo di un Buddha. Gesù è pieno di vita e di umana sensibilità… ». « Gesù dà sempre l’impressione di essere infinitamente di più di quello che appare, di potere di più di quello che Egli fa, di sapere di più di quello che dice », « in Gesù non si trova affatto malinconia che è una forma diffusissima della patologia religiosa ». « Gesù non è nemmeno un visionario… Egli dà l’impressione di una perfetta e completa salute ». Anche nella tentazione di Satana è un caso unico: non deve fare nessuno sforzo per resistere, « Satana contro di lui è impotente ». Lo dice lui stesso: « il principe del mondo non può nulla contro di me » (Gv 14,30). E’ inattaccabile. Eppure questa « persona divinamente sicura è piena di vita, è in tutto umana ».

Così coloro che vivono con Lui o che lo incontrano nelle piazze, nei villaggi, nelle sinagoghe, sempre più si domandano: « ma chi è veramente quest’uomo? ».

Luigi Giussani (« All’origine della pretesa cristiana », Rizzoli) traccia questa traiettoria. Innanzitutto c’è la scoperta di « un uomo senza paragone ». La gente starebbe delle ore a guardarlo parlare, affascinati da tutti i suoi gesti, le sue espressioni, il suo volto, il suo modo di guardare negli occhi tutti. I Vangeli fanno capire che spesso, anche dopo ore, nessuno va via, anche quando si fa tardi.

Lui sa leggere nel segreto di tutti i cuori (come scopre la samaritana al pozzo), così che tutti crollano davanti a lui. « La sua intelligenza sventa ogni tentativo di coglierlo in fallo ». Come quando gli portano la donna colta in flagrante adulterio, che per la legge doveva essere lapidata: « Chi di voi è senza peccato…. ». Uno così non si era mai visto. Un giorno entrando in un villaggio s’imbatte in un corteo funebre ed è toccato dal pianto di quella madre, le si avvicina e le dice: « donna, non piangere… » E dopo questo gesto di tenerezza le restituisce il figlio vivo. « E’ difficile – commenta Giussani – che una persona potente sia veramente buona ». Ma lui è così. E’ una meraviglia mai vista sulla terra. E’ l’essere umano che ciascuno desidererebbe incontrare nella vita.

Eppure, dicono i suoi contemporanei, si sa da dove viene, si conoscono i familiari, pure i nemici si sono informati bene su di lui. Ma tale è la sua eccezionalità che ci si chiede chi sia veramente.

Anche fra i suoi amici che ogni giorno gli vedono compiere quelle cose cresce sempre di più la sensazione che egli sia un mistero inafferrabile. Finché lui si rivela apertamente: « prima che Abramo fosse, Io Sono ».

Una pretesa inaudita. Una bestemmia, per i suoi nemici. E, va detto, un caso unico nella storia. Come si può davvero credere che il figlio del falegname di Nazaret sia l’Eterno, l’Onnipotente, Colui che ha disegnato il corso delle galassie e dei millenni? Si può solo accettare la sua sfida: « viene e vedi ». Andargli dietro per capire. Anche oggi è possibile. I cristiani ogni giorno – oggi – gli vedono compiere opere immense e davanti a questa evidenza carnale, di Lui vivo e operante nel 2005, il pesantissimo attacco scatenato negli ultimi due secoli contro la storicità dei resoconti evangelici appare risibile. La prova che è davvero risorto sta nel fatto che lo si può vedere oggi operante, vivo.

Le scoperte su di Lui

D’altra parte anche le più recenti scoperte archeologiche e storiche (dal 7Q5 di Josè O’Callaghan ai lavori di Jean Carmignac, dalle « ridatazioni » di Robinson e Tresmontant alle ricerche di Carsten P. Thiede, per dirne solo alcune), oggi confermano che i vangeli furono scritti da testimoni oculari, a ridosso degli eventi e circolavano pubblicamente quando ancora erano viventi gli avversari di Gesù che avrebbero potuto contestare quelle notizie (a cominciare dal ritrovamento della tomba vuota).

Lo straordinario volume di José Miguel García « La vita di Gesù nel testo aramaico dei Vangeli » (Rizzoli, pp. 246, euro 9.50) aggiunge oggi altre scoperte straordinarie. Per esempio ha trovato addirittura che in due passi della seconda lettera ai Corinzi, scritta prima dell’autunno del 57 d.C, san Paolo parla di un Vangelo già scritto e circolante fra le comunità e cita espressamente Luca come il suo estensore. Due secoli di farneticazioni moderniste spazzate via. García, esponente della cosiddetta « scuola di Madrid », lavora da anni alla retroversione del testo greco dei Vangeli in aramaico, la lingua originaria e parlata da Gesù. In Spagna sono già usciti più di una decina di volumi che raccolgono i risultati di questo imponente lavoro. Il libro della Rizzoli ne propone una sintesi divulgativa. Lo scopo era il chiarimento di quei passi che nel greco dei Vangeli risultano oscuri o contraddittori e che sono stati usati polemicamente contro la Chiesa.

Questi studiosi spagnoli dimostrano che spesso ci troviamo di fronte a traduzioni inesatte. Si scopre per esempio che secoli di speculazioni sui « fratelli di Gesù », con cui si era messa in discussione la dottrina della Chiesa, non hanno ragion d’essere: sono sempre gli apostoli e i discepoli a essere definiti « i fratelli di Gesù ». Sotto il greco si recupera anche l’esattezza dei resoconti. Per esempio sui miracoli che in certi casi – come quello dell’indemoniato di Gerasa – erano contestati a causa dell’imprecisione del testo greco. D’altronde che Gesù impressionasse tutti per i suoi straordinari miracoli è storicamente certo perché viene attestato pure dalle insospettabili fonti ebraiche (raccolte nel Talmud di Babilonia).

Un’altra delle balordaggini propalate dalla « critica storica » è l’idea per cui Gesù si sarebbe aspettato una fine del mondo imminente, nella sua generazione, sbagliandosi clamorosamente. Si cita Mc 9, 1, oltretutto interpretando male l’espressione « Regno di Dio ». José Miguel García svela l’equivoco e confuta i critici.

C’è un altro passo cruciale dei Vangeli che ha dato occasione a infinite polemiche, soprattutto dei protestanti: l’episodio di Cesarea di Filippo quando Gesù chiede: « chi dice la gente che io sia? ». Poi lo chiede ai suoi e Pietro – ispirato dallo Spirito Santo – confessa la sua convinzione: Tu sei il Figlio di Dio. E’ così che Gesù dà a Pietro l’investitura, il primato. Ma curiosamente il racconto evangelico si conclude con un versetto strano: « e impose loro severamente di non dire questo di lui a nessuno » (Mc 8,30). Un versetto che ha fatto strologare molti sul fantasioso « segreto messianico », ma che – ricostruito nell’originale aramaico – dice tutt’altro: « E impose loro severamente di vedere sempre in lui (in Pietro, ndr) il Figlio dell’Uomo ».

Una sottolineatura clamorosa, come si vede, della missione di Pietro. A proposito del « segreto messianico » secondo cui « Gesù non fu mai consapevole di essere il Messia », anche dal lavoro di García si evidenzia l’inconsistenza di questa invenzione. Emerge chiaramente, infatti, che Gesù non solo sapeva di. essere il Messia, il Cristo, ma fa comprendere pian piano ai suoi e a chi lo ascolta che egli è Dio stesso. Alla fine lo dice apertamente ai suoi stessi nemici. E’ questa infatti l’inaudita pretesa, la bestemmia per cui fu arrestato e processato: perché, dicevano i suoi accusatori, « tu, che sei uomo, ti fai Dio… » (Gv 10,33). Ed era vero.

Ma le pagine più toccanti del libro di García sono quelle sull’ultima cena, quando Gesù dice, nella traduzione attuale: « ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione ».

Secondo García l’originale aramaico è ancora più vertiginoso: « Ho desiderato ardentemente di mangiare questo agnello pasquale quando ero lontano da voi, lontano dalla mattina del mio venire incontro al patimento. Poiché vi dico: Quando io sarò mangiato come lui (= come questo agnello pasquale), il regno celeste di Dio giungerà alla sua pienezza ».

Qui « Gesù designa la sua incarnazione: la sua venuta incontro alla morte ». E nelle prime parole si coglie « il desiderio di Gesù, già nella sua esistenza celeste » di « andare incontro alla morte » per instaurare il Regno di Dio e « sconfiggere il regno di Satana ».

Una profondità simile hanno anche le parole che Gesù pronuncia dopo aver lavato i piedi ai suoi amici, investendoli del potere sacerdotale: egli manifesta loro « la sua contentezza, poiché, grazie a loro, potrà morire nuovamente, bere di nuovo il calice che bevette sul calvario » (è la santa messa dei cristiani).

Il testo aramaico dunque restituisce, con potenza ancora maggiore, il desiderio di Gesù di morire per la salvezza di tutti gli esseri umani, la sua volontà fortissima di subire su di sé tutta lo scatenarsi di Satana per liberare gli uomini. Ecco perché, nel resoconto delle torture e della passione, Gesù appare così determinato a subire ogni atrocità, ogni umiliazione, fino in fondo, e sembra voler resistere fino in fondo perché nulla gli sia risparmiato. Vuole bere fino in fondo questo straziante calice di sofferenze e crudeltà. Senza un lamento, senza un solo gesto di difesa dai colpi, dagli sputi, dai flagelli. Fino all’ultimo istante si rivela questo essere immenso, sublime, unico. Impossibile non amarlo. Per gli uomini di tutti i tempi.

Il referto quasi fotografico di quella macellazione finale dell’agnello, dove la vittima non avrà più un centimetro di carne che non sia stata piagata, è la Sindone di Torino. E proprio dalla retroversione in aramaico di García si scopre una straordinaria conferma della Sindone. Le traduzioni correnti dicono infatti che dalla croce « presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende » (Gv 19,40), ma l’originale aramaico recita: « presero il corpo di Gesù e lo avvolsero in una doppia tela di lino ». E’ l’esatta descrizione della Sindone. Guardando quell’immagine tornano in mente i versi di Pedro Calderón de la Barca:

“La tua voce ha potuto intenerirmi
La tua presenza trattenermi,
E il tuo rispetto commuovermi.
Chi sei? (…)
Tu, solo tu, hai destato (…)
L’ammirazione dei miei occhi,
la meraviglia del mio udito.
Ogni volta che ti guardo
Mi provochi nuovo stupore
E quanto piú ti guardo
Piú desidero guardarti”.


di Antonio Socci
Tratto da: Radio Maria

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