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La religione nei settori dell’esistenza

Posté par atempodiblog le 19 décembre 2008

A cosa serve il lievito se rimane fuori dalla pasta?

La religione nei settori dell’esistenza dans Don Gaston Dutil diddlchefye5

Si racconta che Napoleone aveva un cervello a casellari: per ogni affare un casellario, che egli apriva e chiudeva a volontà. Ciò gli permetteva , ad esempio, di dettare simultaneamente varie lettere a diversi segretari. Incominciava col dettare una frase a un segretario e , mentre questi scriveva, egli procedeva dettando ad un altro una lettera del tutto differente. Così faceva lavorare nello stesso tempo sette o otto segretari e non si sbagliava mai perché nel suo cervello apriva e chiudeva, per così dire, i cassetti di ciascun affare.

Che Napoleone abbia avuto un cervello a casellario, tanto meglio per lui, a noi poco importa. Ma è deplorevole il fatto che la vita di certi cristiani si divida in settori. [..]

Aggiungiamo infine che per i “benpensanti” c’è un settore di lusso… un po’ come quello della musica. E’ lo scomparto della vita cristiana, lo scomparto della religione! In teoria si ammette che ci deve essere; ma proprio questo scomparto viene aperto solo in determinati momenti: un minuto e mezzo per la preghiera del mattino, n minuto per la preghiera della sera (dico un minuto perché a questo minuto si comincia a sonnecchiare), altri trenta minuti per la Messa la domenica, diciamo quaranta se c’è la spiegazione del Vangelo. Dopo di che si chiude questo cassetto a doppio giro di chiave affinché non abbia a invadere gli altri!

Ebbene questa non è che una caricatura della religione insegnataci da Gesù.

La religione non deve avere un posto a parte nella vita, in un certo senso non deve affatto avere n suo settore, perché deve penetrare tutti i settori dell’esistenza. Non basta che abbia il “suo posto”, deve inserirsi dappertutto, introdursi e installare dovunque per illuminare e divinizzare ogni cosa nella vita. Bisogna lasciarla invadere tutto e penetrare per ogni dove… solo così essa darà il vero senso alla vita e alla vera felicità.

La religione deve permeare tutti i settori dell’esistenza:

-         Il settore della vita professionale (scolastica per coloro che studiano) dimostrandoti che questo lavoro può essere santificato se fatto con Gesù e per lui.

      Il lavoro sarà lieto e più facile se Gesù ti accompagnerà in ufficio, al laboratorio, all’officina, nella fattoria, nei campi, al negozio, a scuola… in ogni luogo!

-         Il settore della vita familiare. Soprattutto qui Gesù deve penetrare, in ogni suo particolare aspetto. Se vi lascerai entrare Cristo, che cambiamento di umore durante i pasti e le conversazioni, nei rapporti fra genitori e figli, nei momenti di riposo in famiglia… Poiché Gesù partecipa a tutto.

-         Il settore dei divertimenti perché ogni cosa appartiene a Cristo. Divertirsi di cuore offrendo a Gesù il sollievo quando il lavoro è finito, significa fare la volontà di Dio e vivere da buon cristiano. Ma possiamo allora abbandonarci alla leggerezza, se Gesù è con noi nei nostri divertimenti? Possiamo vedere al cinema film di ogni genere? Possiamo abbandonarci alla scompostezza che si nota sulla spiaggia e altrove se Gesù e con noi, nei nostri momenti di riposo?

-         Le fanciulle e le donne comprenderanno che Gesù è presente nel settore della toeletta, esse hanno il diritto e anche il dovere di rendersi graziose, non per attirare su di se gli sguardi più o meno torbidi dei giovani e degli uomini, ma per affinare le anime, per elevarle verso Cristo che irradierà attraverso la grazia del loro aspetto esteriore, e attraverso la bellezza della loro anima;

-         Il settore degli affetti. Si, hai bisogno d’affetto, hai bisogno di amare e di essere amato, non solo non è male questo, ma è Dio che lo vuole; si tratta tuttavia di comprendere bene come significa amare, come prepararsi ad amare e come si deve amare. Non c’è che un modo per questo: che Gesù regoli tutti i tuoi affetti! Domanda a Lui di insegnarti ad amare. L’amore è una cosa bella e grande, ma è qui soprattutto che bisogna ricordarsi di Gesù e mettere i suoi insegnamenti davanti a tutto e il suo ideale nel cuore;

-         E infine non dimenticare il settore della vita sociale e culturale. Per troppa gente, e forse anche per te, la religione è uno strato di pittura su un muro, essa non vi penetra, basta perciò un po’ di umidità per farla cadere.

Ma la religione è ben altra cosa. La religione – cioè la conoscenza di Gesù, l’amore di Gesù, la fedeltà a Gesù – è qualcosa che deve riempire tutta la vita, così come l’acqua impregna interiormente la spugna immersa in secchio d’acqua.
E’ così bello mettere la religione che Gesù ci ha insegnato, non “accanto” ma nella nostra vita.

Quando “immergiamo” in Cristo la nostra stessa vita con gli sforzi, il lavoro, le gioie, le pene e la sofferenza di ogni giorno, allora la religione porta gioia, serenità, felicità vera.


Tratto da « La religione nella tua vita » di Don Gaston Dutil

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Parto di Maria Santissima

Posté par atempodiblog le 19 décembre 2008

SUL PARTO VERGINALE ED INDOLORE DI MARIA SANTISSIMA

Madonna e Bambin Gesù

« Senza alcun dubbio dobbiamo affermare che la madre di Cristo fu vergine anche nel parto, poiché il Profeta (Is 7,14) non dice solo « Ecco la vergine concepirà », ma aggiunge: « e partorirà un figlio ». (San Tommaso d’Aquino)

« Ella lo concepì come vergine, lo partorì come vergine, rimase vergine » (Sant’Agostino)

San Pietro Canisio, Dottore della Chiesa riflette su come Satana cerchi tutti i modi per aggredire e per distruggere la fama della purezza e della verginità di Maria e come molti « si scagliano per impedire che il mondo riconosca e che la Chiesa predichi che la Madre del Signore è rimasta incorrotta prima del parto, nel parto e dopo il parto« .

Il parto indolore non è dogma di fede, ma una conseguenza logica del dogma della verginità durante il parto.
Secondo i santi Padri Gesù è uscito dal grembo di Maria nel medesimo modo in cui una stella col suo raggio passa il vetro, non lo rompe, ma lo illumina.Per questo i medesimi santi padri dicono che il parto di Gesù avvolse Maria nella luce e nella gioia.

L’integrità fisica  di Maria « nel parto » è un aspetto che per molti appare secondario, anche per chi crede nella assoluta verginità di Maria. Spesso anzi si crede erroneamente che il parto di Maria seguì vie ordinarie, anche a causa di molti film sulla nascita di Cristo che descrivono una Madonna in preda alle contrazioni e piangente di dolore. Per questo credo sia necessario ascoltare la voce materna della Chiesa, dei santi e dei teologi.
Ma andiamo per gradi.

Secondo cio’ che ci insegna la Rivelazione (il Magistero e la Tradizione della Chiesa) la verginità nel parto, oltre all’aspetto spirituale o morale richiede anche l’aspetto materiale o fisico consistente nell’integrità corporale, così come attesta il dogma « Maria fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto“ (Papa Paolo IV).  La verginità corporale di Maria « nel parto » perciò non è altro che un’irradiazione della sua verginità morale. In forza dell’unione vitale, inscindibile, tra l’anima e il corpo, così vi è una speciale relazione tra la verginità morale e la verginità corporale: due realtà che costituiscono la verginità integrale e perfetta di Maria.
La verginità integrale e perfetta di Maria SS. « nel parto », conseguentemente, esclude due cose: esclude, in primo luogo, che il parto abbia compromesso l’integrità della sua verginità corporale; ed esclude, in secondo luogo, tutti quei fenomeni fisiologici che accompagnano un parto ordinario (doglie, lesioni somatiche, dolori, emorragie, ecc.).


  »Esultò Maria nel sacratissimo tipo di parto, esulta la Chiesa in questa generazione dei suoi figli». L’aggettivo sacratissimo evoca l’opera dello Spirito, il medesimo sia per il concepimento di Cristo dalla Vergine che per il concepimento delle membra del suo Corpo nel fonte battesimale. È da notare anche il verbo esultò, relativo al parto di Maria, allusivo al fatto che fu senza dolori perché verginale«  (Dal sito del Vaticano-Monsignor Corrado Maggioni, Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma)


Molti forse si chiederanno se un parto non ordinario come quello verginale di Maria possa sminuire il concetto di Maternità Divina della Madonna. Ma in realtà i fenomeni fisiologici che accompagnano il parto ordinario (lesioni, doglie, dolori, ecc.) non sono essenziali al concetto di vera maternità. Maria fu vera madre di Gesù, come tutte le madri lo sono dei loro figli; ma non lo fu come le altre madri: oltre che nel concepimento verginale, Ella fu diversa da esse anche nel parto verginale. Madre, infatti, è colei che concepisce e dà alla luce un figlio: questo, scientificamente, è il concetto di madre. Il modo poi di concepirlo e di darlo alla luce non appartiene all’essenza della maternità. Se il modo di dare alla luce un figlio fosse essenziale alla maternità, ne seguirebbe che la madre la quale da alla luce un figlio mediante parto cesareo, non sarebbe vera madre o pienamente madre di quel figlio: cosa dinanzi alla quale lo stesso buon senso si ribella. Tanto meno poi può dirsi parte essenziale della maternità il dolore del parto, dal momento che nello stato di giustizia originale (prima del peccato originale, dal quale Maria, novella Eva, è immune) le madri avrebbero dato alla luce i propri figli senza dolore, e anche oggi si parla di parto indolore ottenuto con mezzi farmacologici.

Anche l’integrità corporale (la verginità materiale) è indubbiamente una perfezione, e perciò ha la sua reale, positiva importanza, in se stessa. Il fatto che Cristo abbia voluto rispettarla nascendo nella Madre sua, dimostra la squisita delicatezza del suo amore per la propria madre, alla quale non volle togliere, nel nascere da Lei, una tale perfezione. Cristo perciò volle che la Madre sua fosse una vergine perfetta, e perciò vergine non solo moralmente ma anche corporalmente. Negare la verginità corporale e ammettere in Maria SS. soltanto la verginità morale, equivale a negarle la perfetta verginità. Come il Verbo, nascendo dal seno del Padre, non lese minimamente la natura di Lui, così nascendo dal seno della Madre, non lese minimamente la perfetta verginità di Lei. 

« Come Abramo viene appellato Padre, perché è sopra tutti i padri; come Paolo viene appellato l’Apostolo, perché è sopra tutti gli apostoli; così Maria viene appellata, fra tutte, la Vergine, e viene predicata dalla Chiesa « Vergine tra le vergini ».  Ella fu sempre, « Vergine di corpo, vergine di anima, vergine di professione ».  Ella fu  » il modello più completo della vergine  » la  » sola vergine insieme e madre « :  » Madre di Cristo e Vergine di Cristo  » (San Pietro Canisio)
 

«Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre vergine, del Verbo Incarnato, il nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo». Papa Paolo VI


Ma vediamo come si esprime sul parto verginale di Maria San Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa, nella Summa Theologica:

« La donna che dà alla luce una carne comune perde la verginità. Ma quando nasce nella carne il Verbo, allora Dio custodisce la verginità, rivelandosi così come Verbo. Come infatti il nostro verbo mentale non corrompe la mente quando viene proferito, così neppure il Verbo sostanziale che è Dio, volendo nascere, viola la verginità »».«Cristo venne a togliere la nostra corruzione. Non era quindi opportuno che nascendo corrompesse la verginità della madre. Dice infatti S. Agostino (Serm. 121): « Non era giusto che violasse l’integrità con la sua nascita colui che veniva a sanare la corruzione »». «Era conveniente che colui il quale aveva comandato di onorare i genitori, nascendo non menomasse l’onore della madre».

 

« Ogni primogenito maschio che apre il seno materno sarà sacro al Signore (Lc 2,23). L’Evangelista « usa l’espressione ordinaria per indicare la nascita, e non già per dire che il Signore, uscendo da quel sacro seno che lo aveva ospitato e che egli aveva santificato, ne violasse la verginità. Perciò l’azione di aprire, attribuita al primogenito, non indica che Cristo abbia lacerato il velo del pudore verginale, ma indica la sola uscita della prole dal seno materno».

Alla difficoltà tratta invece dal fatto che un corpo fisico non può attraversare un altro corpo, San Tommaso d’Aquino risponde così:

 


«Cristo volle dimostrare la realtà del suo corpo in modo da manifestare insieme la propria divinità. Perciò mescolò insieme meraviglie e umiliazioni. Per mostrare la verità del suo corpo nacque da una donna, e per mostrare la sua divinità nacque da una vergine. Come infatti dice S. Ambrogio (Veni Redemptor Gentium): « Tale è il parto che si addice a Dio »».


S. Tommaso infatti ammette che la compenetrazione dei corpi è possibile per miracolo:

« Dobbiamo quindi affermare che tutti questi fatti sono stati compiuti dalla potenza divina miracolosamente. Di qui le parole di S. Agostino: « Dove interveniva la divinità, il corpo non si arrestava di fronte a porte sprangate. Poteva ben entrare, senza aprirle, colui che nacque lasciando inviolata la verginità di sua madre ». E Dionigi scrive, che « Cristo compiva in modo sovrumano le cose umane: e lo dimostra il concepimento miracoloso da una vergine e la solidità delle mobili acque sotto il peso dei suoi piedi terrestri ». »

Il testo della Somma teologica di san Tommaso dice così: “Il dolore della partoriente è prodotto dal dilatarsi delle vie attraverso le quali deve uscire la prole. Ma abbiamo spiegato che Cristo uscì dal grembo della madre senza che questo si aprisse, e quindi senza dilatazione delle vie.
Perciò nel suo parto non vi fu dolore di sorta, né corruzione alcuna, ma somma gioia, poiché ‘l’uomo Dio nasceva alla luce del mondo’, secondo le parole di Isaia 35,1: ‘La solitudine canterà come un giglio; canterà nella gioia e nel giubilo’” (III, 35, 7).

Il noto teologo mariano Renè Laurentin ci ricorda:


«Il mistero della verginità nel parto ci ricorda delle verità misconosciute e tuttavia essenziali al mistero cristiano: il corpo è parte integrante dell’uomo, è salvato da Cristo, associato a tutto il compimento della salvezza, promesso a un destino eterno. Fin da quaggiù il corpo è raggiunto dall’opera della grazia, poiché gli impulsi della nuova creazione sono all’opera (Rm 8,22), e Dio non ha mancato di manifestare talvolta nel suo corpo dei segni in forma di miracoli: il camminare sulle acque, la trasfigurazione e, per finire, la risurrezione. La verginità integrale della Madre di Dio appartiene all’ordine di questi segni (…)».
«Quanto al parto indolore, che la Tradizione afferma senza contestazione dal IV secolo, è abbastanza paradossale che si sia cominciato a contestarlo al momento stesso in cui il progresso scientifico instaurava « il parto indolore » per tutte le donne. È strabiliante che certi teologi e predicatori abbiano cominciato a celebrare le sofferenze « crocifiggenti » di Maria alla nascita del Salvatore nel momento in cui le cliniche ostetriche si applicano a denunciare i dolori del parto come un mito alienante e disumanizzante. Il segno del parto indolore attesta a suo modo che la verginità è spiritualizzazione dell’ordine della carne e che Maria è, sotto certi riguardi, donna esemplare, donna guida, là dove poteva sembrare donna di eccezione». 

Leggiamo insieme un brano tratto dalle visioni della Beata Anna Katharina Emmerick e che descrivono la nascita di Cristo:

« Lo splendore che irradiava la Santa Vergine diveniva sempre più fulgido, tanto da annullare il chiarore delle lampade accese da Giuseppe. La Madonna, inginocchiata sulla sua stuoia, teneva il viso rivolto ad oriente. Un’ampia tunica candida priva di ogni legame cadeva in larghe pieghe intorno al suo corpo. Alla dodicesima ora fu rapita dall’estasi della preghiera, teneva le mani incrociate sul petto. Vidi allora il suo corpo elevarsi dal suolo. Frattanto la grotta si illuminava sempre più, fino a che la Beata Vergine fu avvolta tutta, con tutte le cose, in uno splendore d’infinita magnificenza. Questa scena irradiava tanta Grazia Divina che non sono in grado di descriverla. Vidi Maria Santissima assorta nel rapimento per qualche tempo, poi la vidi ricoprire attentamente con un panno una piccola figura uscita dallo splendore radioso, senza toccarla, né sollevarla. Dopo un certo tempo vidi il Bambinello muoversi e lo udii piangere. Mi sembrò che allora Maria Santissima, sempre Vergine, ritornando in se stessa, sollevasse il Bambino e l’avvolgesse nel panno di cui l’aveva ricoperto. Alzatolo dalla stuoia, lo strinse al petto. » (con approvazione ecclesiastica).

La liturgia della Chiesa in una sua antifona prega così: “Virgo Maria sine dolore peperit Salvatorem saeculorum” (La Vergine Maria ha partorito senza dolore il Salvatore dei secoli). E non dobbiamo dimenticare la lex orandi est lex credendi (La regola della preghiera è regola della fede).

Felice Natale a tutti.

Fonte: Innamorati di Maria

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Storia di una bufala a mezzo stampa

Posté par atempodiblog le 19 décembre 2008

Storia di una bufala a mezzo stampa
di Michele Brambilla – Il Giornale

[...] andrà ad aggiungersi alle tante leggende nere contro la Chiesa cattolica: diranno che il Vaticano vuole che l’omosessualità sia considerata un reato, che i gay finiscano in galera o meglio ancora sul patibolo come succede in certi Paesi islamici di cui Ratzinger (l’immancabile «papa nazista») vuole ora diventare alleato. Già vediamo gli irresistibili sketch di Sabina Guzzanti, la satira di Dario Fo, le poesie incivili di Andrea Camilleri, gli indignati commenti di Augias e di MicroMega. Il voltairiano «calunniate calunniate qualcosa resterà» sarà così, ancora una volta, messo in pratica.

La realtà è ben diversa e la spiega benissimo Andrea Tornielli, alla cui cronaca non c’è nulla da aggiungere. Se non, appunto, la scommessa sul fatto che cronache serie e documentate come la sua verranno cestinate – anzi neppure lette, scartate a priori – da chi ha già deciso che la realtà deve essere un’altra, e cioè che la Chiesa vuole mettere in galera i gay. Noi scommettiamo che sarà così, che passerà questa versione dei fatti: e siamo sicuri di vincere la scommessa non perché siamo prevenuti, ma perché della campagna di disinformazione abbiamo già avuto un assaggio guardando i titoli dei siti web di molti grandi giornali. «Depenalizzazione dell’omosessualità. No del Vaticano alla proposta Onu», era ad esempio quello di Repubblica. Non è che vogliamo dire che c’è malafede: è che è scattato un ritornello, un luogo comune, e noi giornalisti purtroppo andiamo spesso a rimorchio di frasi fatte, di stereotipi, di slogan. D’altra parte anche l’autorevole Ansa, che esiste per dare il più possibile i «fatti separati dalle opinioni», così titolava [...] suo lancio di agenzia: «Vaticano: no a proposta Ue per depenalizzare omosessualità».

Voi che cosa pensereste nel leggere titoli del genere? Che il Vaticano è contrario a che l’omosessualità venga depenalizzata. E quindi vuole che sia considerata reato. Già nel primo pomeriggio di ieri si sono riversate sui computer dei giornali di tutta Italia le vibranti reazioni di Arcigay, parlamentari Pd, radicali e compagnia cantante che parlano di «una Chiesa che vuole la forca», di un Papa boia al pari di Ahmadinejad. Fa niente se lo stesso monsignor Migliore – il prelato cui viene attribuita la volontà di repressione – ha spiegato con chiarezza che la Chiesa è invece fermamente contraria a «ogni marchio di ingiusta discriminazione nei confronti delle persone omosessuali»: quel virgolettato sarà ignorato, resteranno i titoli-killer.

Eppure basterebbe conoscere almeno un poco la storia – non dico la storia del cattolicesimo: la storia – per sapere che chi ha voluto trasformare in reati certi «peccati» si è sempre scontrato con la Chiesa, fino ad uscirne, e ad andare a ingrossare le file degli eretici. Savonarola, ad esempio, che impose alla Firenze di cui era divenuto padrone una dura teocrazia dove la polizia vigilava sui costumi privati a suon di multe, carcere e perfino pena di morte. Calvino, altro esempio, nella cui Ginevra i «concubini» venivano decapitati.

È curioso: sono personaggi, costoro, che vengono sempre citati a modello da chi accusa la Chiesa di ogni nefandezza e oscurantismo. Quanto alle legislazioni degli Stati laici, forse può essere interessante dare un’occhiata all’anno in cui l’attività omosessuale tra adulti consenzienti ha cessato di essere considerata un reato penale. La prima fu la Francia, nel 1810. La seconda l’Italia, nel 1886. La terza la Polonia, nel 1932. Curioso anche questo: sono tre Paesi di lunga tradizione cattolica. Ma andiamo avanti. L’anglicana Gran Bretagna si decise solo nel 1967. La Germania comunista nel 1968. Un altro Paese «socialista», la Jugoslavia, abolì il reato di omosessualità solo nel 1977. La luterana Norvegia nel 1972. Israele nel 1988. Il «no» vaticano di ieri è dovuto ad altri passaggi contenuti nella proposta della Ue all’Onu.

La Chiesa teme che l’annullamento di ogni distinzione per sesso porti ai matrimoni tra gay, e a un’equiparazione di questi con la famiglia tradizionale. Teme anche che con le nuove norme le possa venir contestata una decisione che, paradossalmente, sta per prendere proprio per far fronte a uno scandalo che le viene rimproverato quando si parla di omosessualità; e cioè la decisione di vietare il sacerdozio ai gay perché – anche se la political correctness vieta di dirlo – il 90 per cento dei casi di preti-pedofili riguarda casi di omosessualità.

Si può non essere d’accordo con l’una e con l’altra preoccupazione della Chiesa. Si può anche dissentire su tutta la dottrina cattolica in materia. Ma dire che «il Vaticano si oppone alla depenalizzazione dell’omosessualità» è, molto semplicemente, un falso.

Publié dans Andrea Tornielli, Articoli di Giornali e News, Michele Brambilla | 1 Commentaire »