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Un anno con…

Posté par atempodiblog le 29 décembre 2008

Un’antica usanza della Chiesa consisteva nell’assegnare, all’inizio di ogni anno, ad ogni fedele un Santo come Avvocato e Protettore.


“Chiedete attraverso i vostri santi protettori,

affinchè vi aiutino a crescere nell’amore verso Dio.” (Medjugorje 25/7/02)

Sul sito Innamorati di Maria  si può “sorteggiare” il proprio Santo protettore dell’anno.

Avete la possibilità di scoprire il vostro su:
http://infodamedjugorje.altervista.org:80/ilsantodellanno.html

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2009 volte: AUGURI!

Posté par atempodiblog le 29 décembre 2008

2009 volte: AUGURI! dans Amicizia 2009py4

Vi auguro un 2009 ricco di matematica… addizionando la gioia, sottraendo la sofferenza, moltiplicando la felicità e dividendo l’amore con le persone a voi piu care.

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Lo scambio dei doni

Posté par atempodiblog le 29 décembre 2008

Perché anche i cristiani a Natale si scambiano i regali?
di Don Dario Criscuoli (Parrocchia di San Ireneo, Roma)

Lo scambio dei doni dans Fede, morale e teologia Scambio-dei-doni-di-Natale

Quella dello scambio di doni è un’antica tradizione che appartiene non solo alla fede cattolica. I Romani, ad esempio, avevano l’abitudine di scambiarsi regali nei primi giorni del nuovo anno e così pure avveniva nel periodo medioevale durante la festa di San Nicola. La tradizione dello scambio dei doni ha, quindi, un’antica e consolidata tradizione e non va pertanto condannata. Oggi molti, soprattutto in occasione del Natale, vivono però quello che definirei uno “stress da regali”. Per la fede cattolica la novità consiste nel fatto che il gesto di fare il regalo è la risposta ad un inestimabile Dono che il Cristiano ha ricevuto e accolto e da cui è stato appagato. E’ Dio stesso infatti che a Natale si dona all’uomo regalandogli il suo Figlio Gesù. E’ Cristo che vuole placare quella fame e quella sete che con disinvoltura l’uomo tenta di saziare attingendo a fonti impure e nocive.

A Natale viene il Signore e si dona a noi! Non possiamo dimenticarlo!!! Viene a svegliarci dal sonno, a strapparci dal torpore, a sostenerci nella fatica, a vincere inutili tristezze. Viene a combattere con noi e per noi. Viene per illuminare gli angoli oscuri della nostra vita, per strapparci dalla disperazione, per spalancare le porte della Speranza. Ci invita a dargli spazio, ad accoglierlo nella nostra “grotta interiore”. Dio si regala a noi! Viene a riaprirci il cielo, a colmare i nostri vuoti, a sanare le ferite, a guarire i traumi , a vincere paure e terrori, a svegliarci dalla superficialità. “E’ ormai tempo di svegliarsi dal sonno” dice San Paolo. Forse stiamo dormendo, stiamo immersi nella notte, stiamo attraversando momenti bui nell’amore, nel matrimonio, in famiglia, nel lavoro, o anche nella fede. Cristo nasce e si dona a noi per portare la sua luce. Accogliamo questo dono e attendiamo Cristo che viene. Solo se accogliamo Cristo come un regalo per noi potremo esprimere la gioia del dono ricevuto facendo regali agli altri. Nessuno di noi può dare ciò che non possiede. Mettiti allora nell’attesa di Cristo che viene! Che non ti succeda che viene il Signore e tu non te ne accorga! Che non ti capiti che nello stress del regalo non ti accorga che Dio ne ha pensato UNO per te! Auguri di buon Natale a te e alla famiglia.

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La noce di cocco

Posté par atempodiblog le 28 décembre 2008

La noce di cocco dans Don Bruno Ferrero nocedicoccokj8

Una scimmia da un albero gettò una noce di cocco in testa ad un saggio. L’uomo la raccolse, ne bevve il latte, mangiò la polpa, e con il guscio si fece una ciotola.
La vita non smetterà mai di gettarci addosso palate di terra o noci di cocco, ma noi riuscíremo a uscire dal pozzo, se ogni volta reagiremo. Ogni problema ci offre l’opportunità di compiere un passo avanti. Ogni problema ha una soluzione, se non ci diamo per vinti…

di Bruno Ferrero – Ma noi abbiamo le ali

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Caro Gesù Bambino…

Posté par atempodiblog le 27 décembre 2008

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Caro Gesù Bambino, abbiamo studiato che Tommaso Edison ha inventato la luce. Ma al catechismo dicono che sei stato tu. Per me lui ti ha rubato l’idea.
Daria

Caro Gesù Bambino, Sei bravissimo, riesci sempre a mettere le stelle al posto giusto.
Caterina  

Caro Gesù Bambino, credevo che l’arancione stava male con il viola. Ma poi ho visto il tramonto che hai fatto martedì, fortissimo.
Eugenio
 

Tratte dal Web

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Caccia agli eroi

Posté par atempodiblog le 27 décembre 2008

Riapriamo la caccia agli eroi
di Claudio Risé – Il Mattino

Nell’attualità l’eroe è passato di moda. Di gesti eroici ce ne sono ancora molti, ma vengono liquidati dai media in poche righe. Il loro posto è oggi occupato dai colpevoli, i veri eroi del nostro tempo, di cui tutti parlano con interesse, e dalle loro vittime, anch’esse molto seguite. Come mai i «cattivi» e i loro misfatti risultano tanto più interessanti dei buoni?
Dietro questo fenomeno ci sono molte ragioni, di natura assai diversa. Una è che mentre il buono genera, in chi ne parla o ne ascolta, un senso di inferiorità («non riuscirei mai a fare come lui»), il malvagio o presunto tale ci gratifica, permettendoci facilmente di sentirci superiori. Quante mamme negligenti, e discretamente crudeli, si sono sentite sante leggendo le gesta dell’infanticida, e quanti imprenditori spregiudicati si vedono invece irreprensibili, leggendo le prodezze dell’indagato di turno!

Dal punto di vista psicologico, la pubblicità data al malvagio consente a ognuno di noi di «proiettare» su di lui le nostre parti più discutibili, senza andare troppo a vedere se non ci siano pagliuzze, o travi, anche nel nostro occhio. I linciaggi mediatici, i riti accusatori pubblici, sono amati anche perché inducono una sorta di purificazione collettiva. Come in gran parte delle narrazioni dei Vangeli, accusare il/la colpevole, è uno dei modi più popolari per allontanare da sé le proprie colpe.
È quello che il sociologo e filosofo René Girard ha chiamato il «meccanismo vittimario»: la creazione di vittime che venivano poi allontanate dalla comunità, come i «capri espiatori», cacciati fuori dalla città e spinti nel deserto, per rendere (o far sentire) puri tutti gli altri. Girard però pensa che con l’avvento di Cristo, che assume consapevolmente il ruolo della vittima innocente, dell’agnello sacrificale, la proiezione del male sugli altri finisca. Non mi pare che sia andata esattamente così.
La passione per le colpe degli altri, anzi, nell’era cristiana sembra addirittura aumentata, come sembrerebbe dimostrare anche lo straordinario sviluppo della legislazione penale all’epoca della modernità, che «dei delitti e delle pene» ha fatto una delle proprie principali passioni. Qui però occorre tener conto anche di un altro fenomeno. La modernità ha privilegiato la riflessione scientifica e tecnica rispetto a quella morale, che ha al proprio centro anche il problema del male, e che coinvolge considerazioni metafisiche, anche religiose, delle quali molti preferirebbero sbarazzarsi. Del male però, come di ogni altro grande aspetto della natura umana, non ci si può liberare. Se fingiamo di non vederlo, scacciandolo dalla riflessione cosciente, va nell’inconscio, da dove ritorna, fatalmente, sotto forma di proiezione sugli altri.
Il male che non abbiamo più voluto vedere in noi, immaginandoci «al di là del bene e del male», si è trasformato così nella passione modernissima per il «male degli altri», e delle loro sventurate vittime. Che sono poi molto spesso, nella presentazione del circo mediatico-giudiziario, gli stessi cattivi: persone a suo tempo violate nell’infanzia, soldati che hanno partecipato a episodi di tortura, o persone condannate per omicidio che si presentano a loro volta come vittime (tanto che il nostro è stato chiamato «il tempo delle vittime», come raccontano una psicoanalista e un avvocato nel libro omonimo, pubblicato da Ponte Alle Grazie). Uno scenario assai patologico.
E se provassimo a «pensare positivo», e ad occuparci dei mille eroi quotidiani? Certo più impegnativo, ma molto più sano.

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Natale: Gesù Bambino portaci via il buonismo

Posté par atempodiblog le 26 décembre 2008

Caro Gesù bambino, ti prego riportaci presto il senso del peccato
di Susanna Tamaro – Il Giornale

Caro Gesù bambino, mi permetto di disturbarti perché so che ormai non saranno in molti a farlo. Un esercito di tripponi vestiti di rosso e con barbe posticceha invaso il tempo a te dedicato e – con il e di renne volanti – ha offuscato la straordinaria umiltà della tua nascita. Questa folla vociante di buontemponi dagli occhi sbarrati in un’espressione di perenne felicità si cala dalle finestre dei condomini, staziona davanti ai negozi e nelle strade più commerciali delle città.

Sono loro ormai a raccogliere i desideri dei nostri bambini. Come non provare simpatia per questi arzilli nonnetti? Non c’è malizia nei loro occhi né traccia di rughe sulle loro guance, dai loro sacchi non esce mai carbone. La loro presenza ci parla di un mondo privo di ombre, un mondo dove tutti si vogliono bene, si fanno regali uniti da una eccitata felicità. C’è del male a essere felici, a desiderare l’armonia? Naturalmente no, forse per questo la schiera di amabili tripponi sono diventati così popolari.

Però, caro Gesù bambino, un mondo in cui non esiste l’ombra mi lascia vagamente inquieta. Ci sono tante cose che vorrei chiederti, ma forse la prima – e la più importante – è proprio questa. Riporta la coscienza dell’ombra nei nostri cuori, restituisci a tutti noi questa dimensione così umana. Che cos’è infatti l’uomo, senza la consapevolezza del male? Dai tempi di Rousseau ci viene ripetuto che l’uomo nasce naturalmente buono e questa ossessiva ripetizione ha finito con il dare i suoi frutti. La colpa del male che ci circonda, ci viene detto, non è mai in noi, ma sempre al di fuori: è colpa della società, delle ingiustizie, della corruzione, dei nostri genitori, della parte politica avversa, ma non dipende mai da una nostra precisa responsabilità. Sono state edificate grandi dittature su quest’idea – dittature che hanno causato decine e decine di milioni di morti innocenti – ma ciononostante continua ad essere radicata. Cambiando le condizioni esterne, si continua a ripetere, l’uomo cambierà e sarà in grado di rendere la società più giusta, più tollerante. E se invece la priorità fosse quella di cambiare l’interno?

Nelle ultime pagine di Va’ dove ti porta il cuore la nonna scriveva alla nipote: «Ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella dentro se stessi, la prima e la più importante. Lottare per un’idea senza avere un’idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare ». Riporta, dunque, nei nostri cuori, caro Gesù bambino, il senso di quella cosa ormai così ridicola, sorpassata e oscurantista che si chiama senso del peccato. Lo so, questo termine suscita nella maggior parte dei nostri contemporanei dei moti di fastidio o di ilarità: cosa c’entra il peccato con gli uomini moderni che dominano ogni cosa sotto la chiara luce della ragione? Sono convinti, penso, che il peccato sia un anacronistico sistema di controllo delle coscienze imposto dai vari fanatismi religiosi. Ma se invece il peccato fosse, come dice una delle sue etimologie ebraiche più frequenti, prima di tutto un «mancare il bersaglio», uno smarrire la strada, una deviazione di percorso? Deviazione dal nostro cammino di crescita. Che cos’altro è la vita dell’uomo se non un faticoso, affascinante, meraviglioso cammino verso il bersaglio, cioè la piena consapevolezza dell’esistere?

Un cammino di continua lotta contro le tenebre che cercano di sopraffarci, dove le tenebre non sono un dispetto fatto al Papa, ma quella forza oscura che costantemente agisce dentro di noi portandoci verso la chiusura, l’egoismo, l’odio per sé e per gli altri mascherato da mille suadenti volti. Il cammino dell’uomo non è altro che un processo di unificazione. Si nasce divisi, ci sono tante pulsioni in noi in lotta tra loro per predominare. Crescere vuol dire appunto discernere, imparare a distinguere ciò che è bene da ciò che non lo è. Il criterio per la distinzione è estremamente semplice: è bene tutto ciò che costruisce, tutto ciò che l’uomo fa per l’uomo nella dimensione dell’apertura e dell’amore; è male tutto ciò che, nel tempo, si dimostra portatore di divisione e di distruzione, anche se all’inizio è apparso benevolo.

Ogni mattina, quando mi sveglio e comincio la giornata, so che dentro di me sonnecchia un potenziale assassino, sento perfettamente viva la grande scimmia che c’è in me, una scimmia pronta a difendere il suo territorio a morsi e a colpi di randello, incapace di elaborare pensieri molto più complessi di quelli legati alla propria sopravvivenza. Sono però cosciente che invece quello che mi divide dalle grandi scimmie – quel due per cento di diversità genetica – è proprio la possibilità di scegliere e di costruire la mia vita sulla base di questa capacità. Ogni scelta naturalmente è una rinuncia: è rinunciando a delle cose che imparo a riconoscere la parte di me che vuole crescere da quella che, invece, vuole mantenermi ferma. In una società bulimica come la nostra, il discorso della rinuncia suona sinistro, eppure senza questo percorso non si potrà mai raggiungere la saggezza e la sapienza, vero scopo della vita dell’uomo.

Che senso ha invecchiare, inseguendo il simulacro dell’eterna giovinezza, gonfiandosi le labbra, le guance? Una società che non accetta il cambiamento, che non riconosce il principio del male è inerme davanti ai mostri che lei stessa produce. È una società che, per anestetizzare la propria coscienza, ha bisogno di alzare sempre più alte le bandiere dell’umanitarismo, della tolleranza, del pacifismo. Sente i demoni salire dentro di sé, ma non sa come tenerli a bada, così usa i surrogati: per non parlare del bene, ci fa indossare gli osceni abiti del buonismo volendo farci credere che indossare la pelle della pecora sia la stessa cosa che diventare agnelli.

Come dormiamo sereni con le nostre bandiere della pace alla finestra, con le petizioni che firmiamo, con le indignazioni che si susseguono giorno dopo giorno seguendo l’orchestrazione emotiva dei mass media. Com’è bello sentirsi buoni e giusti mentre il mondo intorno a noi è popolato di ottusi, di fanatici, di malvagi. Lottare per la giustizia sulla terra è una cosa importantissima, come tu sai, ma per farlo bisogna avere un cuore indiviso, capace di mettere sempre il mistero della persona in primo piano e non l’abito disonesto del pregiudizio e dell’ideologia.

Ci sono tante altre cosa che vorrei chiederti, caro Gesù bambino. Vorrei chiederti, ad esempio, di far sparire il cinismo dalle nostre menti e dai nostri pensieri, di riportare in noi la capacità di accogliere con stupore l’arrivo di un nuovo giorno, sapendo che qualsiasi cosa ci accadrà sarà comunque importante perché ci servirà per imparare. Cancella tutti gli «ismi» dai nostri cuori e riempili di compassione. Compassione per le persone, per gli animali, per le piante, per tutto il mondo che vive assieme a noi e, con noi, condivide il mistero del male. Rendi di nuovo innocenti i nostri bambini che abbiamo trattato come cassonetti della spazzatura buttando loro addosso ogni sorta di porcheria pretendendo poi che diventino delle belle persone e dei bravi cittadini. Ridona ai genitori la capacità di educare e di guardare a ogni figlio come un essere delicato e prezioso da trattare con fermezza e con amore, proteggendolo dalle oscenità del mondo circostante.

E infine porta un grande carico di vergogna a tutte le persone che occupano un posto di potere e non agiscono per il bene della comunità. Fai arrossire i corrotti, gli evasori, gli ipocriti, i demagoghi e tutti coloro che vivono proni davanti agli idoli del potere e del denaro. Caro Gesù bambino, fa’ che noi continuiamo a sentirci creature fragili, dal destino misterioso, dal compito affascinante e non automi docilmente succubi del fracasso dei media. Fa’ che siamo capaci di ribellarci a questa oscurità che ci viene fatta passare per luce, alle luci finte, alle barbe finte, alla pance finte, ai pensieri e ai sentimenti finti, alle finte eterne giovinezze. Fa’ che in ognuno di noi torni a radicarsi l’idea che non c’è altro senso del cammino della vita che la costruzione e la ricerca dell’amore.

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L’inizio della speranza

Posté par atempodiblog le 26 décembre 2008

Natale, l’inizio della speranza
Tratto da: Tracce

«Stanco e disfatto è il mondo», scriveva G.K. Chesterton nel suo A Christmas Carol datato 1900, «e astiosi e astuti tutti i re». È passato più di un secolo, ma non è cambiato molto. Il mondo continua ad essere smarrito, come allora. E il potere gioca ancora con il bisogno degli uomini.
Basta guardarsi attorno, per accorgersene. Fissare attoniti la guerriglia che incendia un Paese per colpa di una pallottola impazzita, sparata su un’autostrada una domenica mattina. O il buio di un delitto come quello di Perugia, nato dal nulla che si respira in troppe vite e subito trasformato nel solito canovaccio da talk show.
Ma basta guardare a se stessi per sorprendersi mille volte al giorno stanchi e disfatti come tutti, e in balia dei pensieri che pensano tutti.
Basta guardare, appunto.

Ma che cosa succede se quello sguardo non si ferma in superficie? Che cosa può accadere se va oltre, se accetta fino in fondo la sfida della realtà?
Perché bisogna essere ciechi e sordi per non vedere cosa scorre sul fondo del caos che ci circonda. Ciechi, per non accorgersi che «tutta la creazione geme e soffre fino a oggi nelle doglie del parto», come diceva san Paolo ai Romani. E sordi per non sentire la domanda che sta sotto, un grido che nessuna confusione riesce a soffocare. Ma io cosa cerco? Di che cosa ho bisogno davvero? Chi può sostenere la mia speranza? E chi può rispondere a questa mia sete di felicità senza fine?

Che tenerezza ha il Mistero per noi. Che compassione. E che fiducia, perché devi proprio avere una stima totale dell’uomo, per affidargli tuo Figlio. Devi scommettere tutto sulla sua libertà.
Eppure Dio irrompe nella storia proprio così: affidandosi alla tua – alla mia – libertà. Scendendo alla radice del tuo bisogno. Accompagnandoti fin lì, a scoprirne l’origine e la profondità. Richiamandoti a non soffocarlo, a condurlo fino in fondo. Fino a riconoscere che è bisogno di un Altro. Perché, aggiungeva Chesterton, «stanco è il mondo, ma del mondo / è questo il desiderio».
Il Mistero lo sa. Conosce bene il tuo cuore, perché è Suo. Sa che cosa cerchi. E risponde. In una maniera inimmaginabile: facendosi compagno di strada. Un uomo come noi. Un bambino. E poi, una compagnia di uomini come noi. La Chiesa.
A noi sembra pochissimo, ricordava tempo fa Julián Carrón in una lezione ai responsabili di Cl. Sembra pochissimo, tanto che continuiamo a cercare come se ci mancasse ancora qualcosa. E invece è tutto. Perché quella compagnia «ci fa capire qual è la natura del nostro io – rapporto diretto col Mistero – e qual è il significato di tutto il reale».

[...]
Sembra pochissimo, come un bambino in una mangiatoia.
Invece è l’inizio di tutto. [...]

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Buon Natale!

Posté par atempodiblog le 23 décembre 2008

Buon Natale! dans Santo Natale Natale-di-Ges

Vieni Bambino Gesù, fai del nostro cuore la Tua culla!

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Dammi Signore, un’ala di riserva

Posté par atempodiblog le 23 décembre 2008

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita,
ho letto da qualche parte
che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto:
possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza,
oso pensare, Signore,
che anche Tu abbi un’ala soltanto,
l’altra la tieni nascosta,
forse per farmi capire
che Tu non vuoi volare senza me,
per questo mi hai dato la vita:
perché io fossi tuo compagno di volo.

Insegnami allora, a librarmi con Te,
perché vivere non è trascinare la vita,
non è strapparla, non è rosicchiarla,
vivere è abbandonarsi come un gabbiano
all’ebbrezza del vento.
Vivere è assaporare l’avventura della libertà
vivere è stendere l’ala, l’unica ala
con fiducia di chi sa di avere nel volo
un partner grande come Te.

Ma non basta saper volare con Te, Signore
Tu mi hai dato il compito
di abbracciare anche il fratello
e aiutarlo a volare.
Ti chiedo perdono, perciò,
per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi.
Non farmi più passare indifferente
vicino al fratello che è rimasto
con l’ala, l’unica ala
inesorabilmente impigliata nella rete
della miseria e della solitudine
e si è ormai persuaso
di non essere più degno di volare con te,
soprattutto per questo fratello sfortunato,
dammi, o Signore un’ala di riserva.

di Don Tonino Bello

Dammi Signore, un'ala di riserva dans Amicizia albatroshj9

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Dov’è…?

Posté par atempodiblog le 21 décembre 2008

Dov'è...? dans Citazioni, frasi e pensieri elliotqo7

Dov’è la vita che abbiamo perduto vivendo?
Dov’è la saggezza che abbiamo perduto sapendo?
Dov’è la sapienza che abbiamo perduto nella informazione?

-Thomas Stearns Eliot-

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Michele Ferrero: il magnate devoto della Madonna

Posté par atempodiblog le 20 décembre 2008

« Il successo della Ferrero lo dobbiamo alla Madonna di Lourdes, senza di Lei noi possiamo poco ».

Così disse Michele Ferrero alle celebrazioni per il cinquantenario della fondazione dell’azienda.

In ogni stabilimento c’è una statua della Santa Vergine.

Tratto da: mariadinazareth.it
Per approfondire  2e2mot5 dans Diego Manetti Michele Ferrero: il magnate che piange davanti agli operai

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La religione nei settori dell’esistenza

Posté par atempodiblog le 19 décembre 2008

A cosa serve il lievito se rimane fuori dalla pasta?

La religione nei settori dell’esistenza dans Don Gaston Dutil diddlchefye5

Si racconta che Napoleone aveva un cervello a casellari: per ogni affare un casellario, che egli apriva e chiudeva a volontà. Ciò gli permetteva , ad esempio, di dettare simultaneamente varie lettere a diversi segretari. Incominciava col dettare una frase a un segretario e , mentre questi scriveva, egli procedeva dettando ad un altro una lettera del tutto differente. Così faceva lavorare nello stesso tempo sette o otto segretari e non si sbagliava mai perché nel suo cervello apriva e chiudeva, per così dire, i cassetti di ciascun affare.

Che Napoleone abbia avuto un cervello a casellario, tanto meglio per lui, a noi poco importa. Ma è deplorevole il fatto che la vita di certi cristiani si divida in settori. [..]

Aggiungiamo infine che per i “benpensanti” c’è un settore di lusso… un po’ come quello della musica. E’ lo scomparto della vita cristiana, lo scomparto della religione! In teoria si ammette che ci deve essere; ma proprio questo scomparto viene aperto solo in determinati momenti: un minuto e mezzo per la preghiera del mattino, n minuto per la preghiera della sera (dico un minuto perché a questo minuto si comincia a sonnecchiare), altri trenta minuti per la Messa la domenica, diciamo quaranta se c’è la spiegazione del Vangelo. Dopo di che si chiude questo cassetto a doppio giro di chiave affinché non abbia a invadere gli altri!

Ebbene questa non è che una caricatura della religione insegnataci da Gesù.

La religione non deve avere un posto a parte nella vita, in un certo senso non deve affatto avere n suo settore, perché deve penetrare tutti i settori dell’esistenza. Non basta che abbia il “suo posto”, deve inserirsi dappertutto, introdursi e installare dovunque per illuminare e divinizzare ogni cosa nella vita. Bisogna lasciarla invadere tutto e penetrare per ogni dove… solo così essa darà il vero senso alla vita e alla vera felicità.

La religione deve permeare tutti i settori dell’esistenza:

-         Il settore della vita professionale (scolastica per coloro che studiano) dimostrandoti che questo lavoro può essere santificato se fatto con Gesù e per lui.

      Il lavoro sarà lieto e più facile se Gesù ti accompagnerà in ufficio, al laboratorio, all’officina, nella fattoria, nei campi, al negozio, a scuola… in ogni luogo!

-         Il settore della vita familiare. Soprattutto qui Gesù deve penetrare, in ogni suo particolare aspetto. Se vi lascerai entrare Cristo, che cambiamento di umore durante i pasti e le conversazioni, nei rapporti fra genitori e figli, nei momenti di riposo in famiglia… Poiché Gesù partecipa a tutto.

-         Il settore dei divertimenti perché ogni cosa appartiene a Cristo. Divertirsi di cuore offrendo a Gesù il sollievo quando il lavoro è finito, significa fare la volontà di Dio e vivere da buon cristiano. Ma possiamo allora abbandonarci alla leggerezza, se Gesù è con noi nei nostri divertimenti? Possiamo vedere al cinema film di ogni genere? Possiamo abbandonarci alla scompostezza che si nota sulla spiaggia e altrove se Gesù e con noi, nei nostri momenti di riposo?

-         Le fanciulle e le donne comprenderanno che Gesù è presente nel settore della toeletta, esse hanno il diritto e anche il dovere di rendersi graziose, non per attirare su di se gli sguardi più o meno torbidi dei giovani e degli uomini, ma per affinare le anime, per elevarle verso Cristo che irradierà attraverso la grazia del loro aspetto esteriore, e attraverso la bellezza della loro anima;

-         Il settore degli affetti. Si, hai bisogno d’affetto, hai bisogno di amare e di essere amato, non solo non è male questo, ma è Dio che lo vuole; si tratta tuttavia di comprendere bene come significa amare, come prepararsi ad amare e come si deve amare. Non c’è che un modo per questo: che Gesù regoli tutti i tuoi affetti! Domanda a Lui di insegnarti ad amare. L’amore è una cosa bella e grande, ma è qui soprattutto che bisogna ricordarsi di Gesù e mettere i suoi insegnamenti davanti a tutto e il suo ideale nel cuore;

-         E infine non dimenticare il settore della vita sociale e culturale. Per troppa gente, e forse anche per te, la religione è uno strato di pittura su un muro, essa non vi penetra, basta perciò un po’ di umidità per farla cadere.

Ma la religione è ben altra cosa. La religione – cioè la conoscenza di Gesù, l’amore di Gesù, la fedeltà a Gesù – è qualcosa che deve riempire tutta la vita, così come l’acqua impregna interiormente la spugna immersa in secchio d’acqua.
E’ così bello mettere la religione che Gesù ci ha insegnato, non “accanto” ma nella nostra vita.

Quando “immergiamo” in Cristo la nostra stessa vita con gli sforzi, il lavoro, le gioie, le pene e la sofferenza di ogni giorno, allora la religione porta gioia, serenità, felicità vera.


Tratto da « La religione nella tua vita » di Don Gaston Dutil

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Parto di Maria Santissima

Posté par atempodiblog le 19 décembre 2008

SUL PARTO VERGINALE ED INDOLORE DI MARIA SANTISSIMA

Madonna e Bambin Gesù

« Senza alcun dubbio dobbiamo affermare che la madre di Cristo fu vergine anche nel parto, poiché il Profeta (Is 7,14) non dice solo « Ecco la vergine concepirà », ma aggiunge: « e partorirà un figlio ». (San Tommaso d’Aquino)

« Ella lo concepì come vergine, lo partorì come vergine, rimase vergine » (Sant’Agostino)

San Pietro Canisio, Dottore della Chiesa riflette su come Satana cerchi tutti i modi per aggredire e per distruggere la fama della purezza e della verginità di Maria e come molti « si scagliano per impedire che il mondo riconosca e che la Chiesa predichi che la Madre del Signore è rimasta incorrotta prima del parto, nel parto e dopo il parto« .

Il parto indolore non è dogma di fede, ma una conseguenza logica del dogma della verginità durante il parto.
Secondo i santi Padri Gesù è uscito dal grembo di Maria nel medesimo modo in cui una stella col suo raggio passa il vetro, non lo rompe, ma lo illumina.Per questo i medesimi santi padri dicono che il parto di Gesù avvolse Maria nella luce e nella gioia.

L’integrità fisica  di Maria « nel parto » è un aspetto che per molti appare secondario, anche per chi crede nella assoluta verginità di Maria. Spesso anzi si crede erroneamente che il parto di Maria seguì vie ordinarie, anche a causa di molti film sulla nascita di Cristo che descrivono una Madonna in preda alle contrazioni e piangente di dolore. Per questo credo sia necessario ascoltare la voce materna della Chiesa, dei santi e dei teologi.
Ma andiamo per gradi.

Secondo cio’ che ci insegna la Rivelazione (il Magistero e la Tradizione della Chiesa) la verginità nel parto, oltre all’aspetto spirituale o morale richiede anche l’aspetto materiale o fisico consistente nell’integrità corporale, così come attesta il dogma « Maria fu vergine prima del parto, nel parto e dopo il parto“ (Papa Paolo IV).  La verginità corporale di Maria « nel parto » perciò non è altro che un’irradiazione della sua verginità morale. In forza dell’unione vitale, inscindibile, tra l’anima e il corpo, così vi è una speciale relazione tra la verginità morale e la verginità corporale: due realtà che costituiscono la verginità integrale e perfetta di Maria.
La verginità integrale e perfetta di Maria SS. « nel parto », conseguentemente, esclude due cose: esclude, in primo luogo, che il parto abbia compromesso l’integrità della sua verginità corporale; ed esclude, in secondo luogo, tutti quei fenomeni fisiologici che accompagnano un parto ordinario (doglie, lesioni somatiche, dolori, emorragie, ecc.).


  »Esultò Maria nel sacratissimo tipo di parto, esulta la Chiesa in questa generazione dei suoi figli». L’aggettivo sacratissimo evoca l’opera dello Spirito, il medesimo sia per il concepimento di Cristo dalla Vergine che per il concepimento delle membra del suo Corpo nel fonte battesimale. È da notare anche il verbo esultò, relativo al parto di Maria, allusivo al fatto che fu senza dolori perché verginale«  (Dal sito del Vaticano-Monsignor Corrado Maggioni, Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma)


Molti forse si chiederanno se un parto non ordinario come quello verginale di Maria possa sminuire il concetto di Maternità Divina della Madonna. Ma in realtà i fenomeni fisiologici che accompagnano il parto ordinario (lesioni, doglie, dolori, ecc.) non sono essenziali al concetto di vera maternità. Maria fu vera madre di Gesù, come tutte le madri lo sono dei loro figli; ma non lo fu come le altre madri: oltre che nel concepimento verginale, Ella fu diversa da esse anche nel parto verginale. Madre, infatti, è colei che concepisce e dà alla luce un figlio: questo, scientificamente, è il concetto di madre. Il modo poi di concepirlo e di darlo alla luce non appartiene all’essenza della maternità. Se il modo di dare alla luce un figlio fosse essenziale alla maternità, ne seguirebbe che la madre la quale da alla luce un figlio mediante parto cesareo, non sarebbe vera madre o pienamente madre di quel figlio: cosa dinanzi alla quale lo stesso buon senso si ribella. Tanto meno poi può dirsi parte essenziale della maternità il dolore del parto, dal momento che nello stato di giustizia originale (prima del peccato originale, dal quale Maria, novella Eva, è immune) le madri avrebbero dato alla luce i propri figli senza dolore, e anche oggi si parla di parto indolore ottenuto con mezzi farmacologici.

Anche l’integrità corporale (la verginità materiale) è indubbiamente una perfezione, e perciò ha la sua reale, positiva importanza, in se stessa. Il fatto che Cristo abbia voluto rispettarla nascendo nella Madre sua, dimostra la squisita delicatezza del suo amore per la propria madre, alla quale non volle togliere, nel nascere da Lei, una tale perfezione. Cristo perciò volle che la Madre sua fosse una vergine perfetta, e perciò vergine non solo moralmente ma anche corporalmente. Negare la verginità corporale e ammettere in Maria SS. soltanto la verginità morale, equivale a negarle la perfetta verginità. Come il Verbo, nascendo dal seno del Padre, non lese minimamente la natura di Lui, così nascendo dal seno della Madre, non lese minimamente la perfetta verginità di Lei. 

« Come Abramo viene appellato Padre, perché è sopra tutti i padri; come Paolo viene appellato l’Apostolo, perché è sopra tutti gli apostoli; così Maria viene appellata, fra tutte, la Vergine, e viene predicata dalla Chiesa « Vergine tra le vergini ».  Ella fu sempre, « Vergine di corpo, vergine di anima, vergine di professione ».  Ella fu  » il modello più completo della vergine  » la  » sola vergine insieme e madre « :  » Madre di Cristo e Vergine di Cristo  » (San Pietro Canisio)
 

«Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre vergine, del Verbo Incarnato, il nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo». Papa Paolo VI


Ma vediamo come si esprime sul parto verginale di Maria San Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa, nella Summa Theologica:

« La donna che dà alla luce una carne comune perde la verginità. Ma quando nasce nella carne il Verbo, allora Dio custodisce la verginità, rivelandosi così come Verbo. Come infatti il nostro verbo mentale non corrompe la mente quando viene proferito, così neppure il Verbo sostanziale che è Dio, volendo nascere, viola la verginità »».«Cristo venne a togliere la nostra corruzione. Non era quindi opportuno che nascendo corrompesse la verginità della madre. Dice infatti S. Agostino (Serm. 121): « Non era giusto che violasse l’integrità con la sua nascita colui che veniva a sanare la corruzione »». «Era conveniente che colui il quale aveva comandato di onorare i genitori, nascendo non menomasse l’onore della madre».

 

« Ogni primogenito maschio che apre il seno materno sarà sacro al Signore (Lc 2,23). L’Evangelista « usa l’espressione ordinaria per indicare la nascita, e non già per dire che il Signore, uscendo da quel sacro seno che lo aveva ospitato e che egli aveva santificato, ne violasse la verginità. Perciò l’azione di aprire, attribuita al primogenito, non indica che Cristo abbia lacerato il velo del pudore verginale, ma indica la sola uscita della prole dal seno materno».

Alla difficoltà tratta invece dal fatto che un corpo fisico non può attraversare un altro corpo, San Tommaso d’Aquino risponde così:

 


«Cristo volle dimostrare la realtà del suo corpo in modo da manifestare insieme la propria divinità. Perciò mescolò insieme meraviglie e umiliazioni. Per mostrare la verità del suo corpo nacque da una donna, e per mostrare la sua divinità nacque da una vergine. Come infatti dice S. Ambrogio (Veni Redemptor Gentium): « Tale è il parto che si addice a Dio »».


S. Tommaso infatti ammette che la compenetrazione dei corpi è possibile per miracolo:

« Dobbiamo quindi affermare che tutti questi fatti sono stati compiuti dalla potenza divina miracolosamente. Di qui le parole di S. Agostino: « Dove interveniva la divinità, il corpo non si arrestava di fronte a porte sprangate. Poteva ben entrare, senza aprirle, colui che nacque lasciando inviolata la verginità di sua madre ». E Dionigi scrive, che « Cristo compiva in modo sovrumano le cose umane: e lo dimostra il concepimento miracoloso da una vergine e la solidità delle mobili acque sotto il peso dei suoi piedi terrestri ». »

Il testo della Somma teologica di san Tommaso dice così: “Il dolore della partoriente è prodotto dal dilatarsi delle vie attraverso le quali deve uscire la prole. Ma abbiamo spiegato che Cristo uscì dal grembo della madre senza che questo si aprisse, e quindi senza dilatazione delle vie.
Perciò nel suo parto non vi fu dolore di sorta, né corruzione alcuna, ma somma gioia, poiché ‘l’uomo Dio nasceva alla luce del mondo’, secondo le parole di Isaia 35,1: ‘La solitudine canterà come un giglio; canterà nella gioia e nel giubilo’” (III, 35, 7).

Il noto teologo mariano Renè Laurentin ci ricorda:


«Il mistero della verginità nel parto ci ricorda delle verità misconosciute e tuttavia essenziali al mistero cristiano: il corpo è parte integrante dell’uomo, è salvato da Cristo, associato a tutto il compimento della salvezza, promesso a un destino eterno. Fin da quaggiù il corpo è raggiunto dall’opera della grazia, poiché gli impulsi della nuova creazione sono all’opera (Rm 8,22), e Dio non ha mancato di manifestare talvolta nel suo corpo dei segni in forma di miracoli: il camminare sulle acque, la trasfigurazione e, per finire, la risurrezione. La verginità integrale della Madre di Dio appartiene all’ordine di questi segni (…)».
«Quanto al parto indolore, che la Tradizione afferma senza contestazione dal IV secolo, è abbastanza paradossale che si sia cominciato a contestarlo al momento stesso in cui il progresso scientifico instaurava « il parto indolore » per tutte le donne. È strabiliante che certi teologi e predicatori abbiano cominciato a celebrare le sofferenze « crocifiggenti » di Maria alla nascita del Salvatore nel momento in cui le cliniche ostetriche si applicano a denunciare i dolori del parto come un mito alienante e disumanizzante. Il segno del parto indolore attesta a suo modo che la verginità è spiritualizzazione dell’ordine della carne e che Maria è, sotto certi riguardi, donna esemplare, donna guida, là dove poteva sembrare donna di eccezione». 

Leggiamo insieme un brano tratto dalle visioni della Beata Anna Katharina Emmerick e che descrivono la nascita di Cristo:

« Lo splendore che irradiava la Santa Vergine diveniva sempre più fulgido, tanto da annullare il chiarore delle lampade accese da Giuseppe. La Madonna, inginocchiata sulla sua stuoia, teneva il viso rivolto ad oriente. Un’ampia tunica candida priva di ogni legame cadeva in larghe pieghe intorno al suo corpo. Alla dodicesima ora fu rapita dall’estasi della preghiera, teneva le mani incrociate sul petto. Vidi allora il suo corpo elevarsi dal suolo. Frattanto la grotta si illuminava sempre più, fino a che la Beata Vergine fu avvolta tutta, con tutte le cose, in uno splendore d’infinita magnificenza. Questa scena irradiava tanta Grazia Divina che non sono in grado di descriverla. Vidi Maria Santissima assorta nel rapimento per qualche tempo, poi la vidi ricoprire attentamente con un panno una piccola figura uscita dallo splendore radioso, senza toccarla, né sollevarla. Dopo un certo tempo vidi il Bambinello muoversi e lo udii piangere. Mi sembrò che allora Maria Santissima, sempre Vergine, ritornando in se stessa, sollevasse il Bambino e l’avvolgesse nel panno di cui l’aveva ricoperto. Alzatolo dalla stuoia, lo strinse al petto. » (con approvazione ecclesiastica).

La liturgia della Chiesa in una sua antifona prega così: “Virgo Maria sine dolore peperit Salvatorem saeculorum” (La Vergine Maria ha partorito senza dolore il Salvatore dei secoli). E non dobbiamo dimenticare la lex orandi est lex credendi (La regola della preghiera è regola della fede).

Felice Natale a tutti.

Fonte: Innamorati di Maria

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Storia di una bufala a mezzo stampa

Posté par atempodiblog le 19 décembre 2008

Storia di una bufala a mezzo stampa
di Michele Brambilla – Il Giornale

[...] andrà ad aggiungersi alle tante leggende nere contro la Chiesa cattolica: diranno che il Vaticano vuole che l’omosessualità sia considerata un reato, che i gay finiscano in galera o meglio ancora sul patibolo come succede in certi Paesi islamici di cui Ratzinger (l’immancabile «papa nazista») vuole ora diventare alleato. Già vediamo gli irresistibili sketch di Sabina Guzzanti, la satira di Dario Fo, le poesie incivili di Andrea Camilleri, gli indignati commenti di Augias e di MicroMega. Il voltairiano «calunniate calunniate qualcosa resterà» sarà così, ancora una volta, messo in pratica.

La realtà è ben diversa e la spiega benissimo Andrea Tornielli, alla cui cronaca non c’è nulla da aggiungere. Se non, appunto, la scommessa sul fatto che cronache serie e documentate come la sua verranno cestinate – anzi neppure lette, scartate a priori – da chi ha già deciso che la realtà deve essere un’altra, e cioè che la Chiesa vuole mettere in galera i gay. Noi scommettiamo che sarà così, che passerà questa versione dei fatti: e siamo sicuri di vincere la scommessa non perché siamo prevenuti, ma perché della campagna di disinformazione abbiamo già avuto un assaggio guardando i titoli dei siti web di molti grandi giornali. «Depenalizzazione dell’omosessualità. No del Vaticano alla proposta Onu», era ad esempio quello di Repubblica. Non è che vogliamo dire che c’è malafede: è che è scattato un ritornello, un luogo comune, e noi giornalisti purtroppo andiamo spesso a rimorchio di frasi fatte, di stereotipi, di slogan. D’altra parte anche l’autorevole Ansa, che esiste per dare il più possibile i «fatti separati dalle opinioni», così titolava [...] suo lancio di agenzia: «Vaticano: no a proposta Ue per depenalizzare omosessualità».

Voi che cosa pensereste nel leggere titoli del genere? Che il Vaticano è contrario a che l’omosessualità venga depenalizzata. E quindi vuole che sia considerata reato. Già nel primo pomeriggio di ieri si sono riversate sui computer dei giornali di tutta Italia le vibranti reazioni di Arcigay, parlamentari Pd, radicali e compagnia cantante che parlano di «una Chiesa che vuole la forca», di un Papa boia al pari di Ahmadinejad. Fa niente se lo stesso monsignor Migliore – il prelato cui viene attribuita la volontà di repressione – ha spiegato con chiarezza che la Chiesa è invece fermamente contraria a «ogni marchio di ingiusta discriminazione nei confronti delle persone omosessuali»: quel virgolettato sarà ignorato, resteranno i titoli-killer.

Eppure basterebbe conoscere almeno un poco la storia – non dico la storia del cattolicesimo: la storia – per sapere che chi ha voluto trasformare in reati certi «peccati» si è sempre scontrato con la Chiesa, fino ad uscirne, e ad andare a ingrossare le file degli eretici. Savonarola, ad esempio, che impose alla Firenze di cui era divenuto padrone una dura teocrazia dove la polizia vigilava sui costumi privati a suon di multe, carcere e perfino pena di morte. Calvino, altro esempio, nella cui Ginevra i «concubini» venivano decapitati.

È curioso: sono personaggi, costoro, che vengono sempre citati a modello da chi accusa la Chiesa di ogni nefandezza e oscurantismo. Quanto alle legislazioni degli Stati laici, forse può essere interessante dare un’occhiata all’anno in cui l’attività omosessuale tra adulti consenzienti ha cessato di essere considerata un reato penale. La prima fu la Francia, nel 1810. La seconda l’Italia, nel 1886. La terza la Polonia, nel 1932. Curioso anche questo: sono tre Paesi di lunga tradizione cattolica. Ma andiamo avanti. L’anglicana Gran Bretagna si decise solo nel 1967. La Germania comunista nel 1968. Un altro Paese «socialista», la Jugoslavia, abolì il reato di omosessualità solo nel 1977. La luterana Norvegia nel 1972. Israele nel 1988. Il «no» vaticano di ieri è dovuto ad altri passaggi contenuti nella proposta della Ue all’Onu.

La Chiesa teme che l’annullamento di ogni distinzione per sesso porti ai matrimoni tra gay, e a un’equiparazione di questi con la famiglia tradizionale. Teme anche che con le nuove norme le possa venir contestata una decisione che, paradossalmente, sta per prendere proprio per far fronte a uno scandalo che le viene rimproverato quando si parla di omosessualità; e cioè la decisione di vietare il sacerdozio ai gay perché – anche se la political correctness vieta di dirlo – il 90 per cento dei casi di preti-pedofili riguarda casi di omosessualità.

Si può non essere d’accordo con l’una e con l’altra preoccupazione della Chiesa. Si può anche dissentire su tutta la dottrina cattolica in materia. Ma dire che «il Vaticano si oppone alla depenalizzazione dell’omosessualità» è, molto semplicemente, un falso.

Publié dans Andrea Tornielli, Articoli di Giornali e News, Michele Brambilla | 1 Commentaire »

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