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Rivoluzione morale

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2008

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Per una rivoluzione morale servono un più pungente dispiacere e un più pungente piacere: il primo per vedere il mondo come il castello dell’orco da smantellare e il secondo per ricostruirlo dalle macerie come una casa dove tornare la sera”.

-Gilbert Keith Chesterton-

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Obama Abbronzato?

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2008

Obama Abbronzato? Sentite cosa dicevano Voltaire e Marx
di Antonio Socci
Fonte:
© Libero – 7 novembre 2008

Obama Abbronzato? dans Antonio Socci antoniosocci

“Ho detto a Medvedev che Obama ha tutto per andare d’accordo con lui: è giovane, bello e anche abbronzato”.
Bisogna essere molto faziosi e molto prevenuti per trasformare queste parole di Berlusconi in una gaffe.
Da due giorni si celebra l’elezione del primo presidente nero della storia americana e si esalta il suo fascino e la sua avvenenza. Ma se è Berlusconi a dirlo, allora ci si stracciano le vesti.
E’ evidente che il premier italiano – alla sua maniera affabile e scanzonata – elogia l’aspetto del neoeletto che egli palesemente trova invidiabile. Mi pare il contrario del razzismo.

Il razzismo è l’ideologia che inventa le razze e squalifica alcuni gruppi umani come “inferiori” o discriminabili.
E’ comico che la stessa cultura “politically correct” che pretende di giudicare gli elogi di Berlusconi come razzismo, poi veneri come fari di progresso degli intellettuali che, proprio su questo aspetto, hanno scritto cose sconcertanti.

Una rassegna di questi “illuminati” ci è fornita da Léon Poliakov, grande storico dell’antisemitismo. Nel volume “Il mito ariano” (pubblicato da Editori Riuniti) partiva dalla voce “Negri” che si trova nella celebre Enciclopedia di Diderot e D’Alembert.
“Quanto esplicitamente a Diderot, gli accadeva di proclamare la superiorità bianca per bocca del suo ‘buon selvaggio’ tahitiano e di filosofare sulla razza inferiore dei lapponi”.

Le nostre anime belle della Sinistra resterebbero di sasso nel leggere queste parole di Poliakov: “Così alcuni degli esponenti più accreditati dei Lumi ponevano le basi del razzismo scientifico del secolo successivo”.
Con ciò intendevano combattere la Chiesa e la sua dottrina dell’ “unità del genere umano” fondata sulla Bibbia, sulla Genesi. Si credette di attaccarla in nome di “presupposti apparentemente scientifici”.

Voltaire – sì, proprio quello che è venerato come il maestro della tolleranza – manifesta, dice Poliakov, “un esclusivismo a cui non si saprebbe dare altra qualifica che quella di razzista e di cui i suoi scritti sono una testimonianza altrettanto valida della sua vita”.
Egli, spiega Poliakov, situava “i Negri nel gradino più basso della scala: i Bianchi erano ‘superiori a questi negri, come i Negri alle scimmie e le scimmie alle ostriche’ ”.
E nel suo “Essai sur les moeurs et l’esprit des nations” dopo “aver stabilito che ‘è permesso soltanto a un cieco di dubitare che i Bianchi, i Negri, gli Albini… sono razze completamente diverse’, bollava con l’epiteto di animali soprattutto i Negri”. Per non dire degli “attacchi antiebraici” vergati dallo stesso Voltaire nel Dictionnaire.

E che dire del veneratissimo maestro laico David Hume? Poliakov ci ricorda certi suoi passi: “sono portato a sospettare che i Negri e in generale tutte le altre specie umane sono per natura inferiori ai bianchi”.
Stupefacenti poi le pagine del maestro della modernità, Hegel: “Il negro rappresenta l’uomo naturale in tutta la sua barbarie; bisogna compiere un’astrazione di tutto rispetto e moralmente elevata se si vuol comprenderlo; non si può trovare niente nel suo carattere che ricordi l’uomo”.
Ma sentiamo ancora Poliakov sui due autori del “Manifesto del partito comunista”.
“Per Engels come per Marx, era inteso che la razza bianca, portatrice del progresso, era più dotata delle altre razze.
Nella ‘Dialettica della natura’ per esempio, Engels scriveva che ‘selvaggi inferiori’ potevano ripiombare in ‘uno stato abbastanza vicino a quello dell’animale’; più avanti un ragionamento più preciso gli faceva concludere che i Negri erano congenitamente incapaci di capire la matematica”.

Per quanto riguarda “il pensiero di Marx” osserva Poliakov “restava influenzato dalle gerarchie germanomani”, si rifaceva all’ “idea dell’influenza del suolo” di Trémaux, un “determinismo geo-razziale, che fondava agli occhi di Marx l’inferiorità dei Negri e dei Russi”.
Per non dire poi della sua prevenzione verso gli ebrei (pur essendo lui stesso ebreo).
“Nel suo scritto ‘La questione ebraica’, questa intolleranza era ancora velata dalla dialettica hegeliana; ma nel ritratto che egli faceva del suo amico e rivale Ferdinand Lassale” scrive Poliakov “tutti i pregiudizi e tutti i furori del razzismo volgare sembravano essersi dati appuntamento”.
Ecco cosa scriveva Marx: “Vedo ora chiaramente che egli discende, come mostrano la forma della sua testa e la sua capigliatura, dai Negri che si sono congiunti agli Ebrei al tempo della fuga dall’Egitto (a meno che non siano sua madre o sua nonna paterna che si sono incrociate con un negro)… L’importunità dell’uomo è altresì negroide”.
Non sarebbe il caso, per il “pensiero progressista”, di fare una “piccola” revisione culturale?

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« La terra è ogni giorno più lontana da Dio »

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2008

Il messaggio della Regina della Pace del 25 Ottobre ha il tono di un appello drammatico che non ci può lasciare nell’indifferenza, come se le cose non ci riguardassero direttamente.

Era dal 1°Gennaio 2001 che la Madonna non faceva riferimento a satana. Ora invece allude a un suo piano su questa terra, che è quello « di mettere se stesso al posto di Dio ». Da sempre l’angelo ribelle vuole prendere il posto di Dio. La novità sta nel fatto che il progetto « anticristico » dell’impero delle tenebre si sta realizzando in quanto « la terra è ogni giorno più lontana da Dio ». Satana realizza il suo piano, conquistando un cuore dopo l’altro, distruggendo « tutto ciò che è bello e buono nell’anima di ognuno di voi ».

Quello che la Madonna denuncia è sotto i nostri occhi ed è quanto ripete, senza essere ascoltato, il Santo Padre. Il dilagare dell’incredulità e dell’immoralità, l’estendersi dell’apostasia nei paesi di antica cristianità, la tiepidazza di molti cristiani, fanno sì che il piano di satana si concretizzi ogni giorno di più.

La Madonna ci invita a reagire, armandoci con le armi della preghiera e del digiuno, affinché il piano di satana venga fermato. La Madonna non parla invano. Non ci accada, come agli apostoli, di cadere addormetati nell’ora dell’impero delle tenebre, nonostante che Gesù li esortasse a vegliare e a pregare.

di Padre Livio Fanzaga

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Un po’ d’argento

Posté par atempodiblog le 7 novembre 2008

Un po' d'argento dans Don Bruno Ferrero specchioik9

« Rabbì, che cosa pensi del denaro? » chiese un giovane al maestro.
« Guarda dalla finestra », disse il maestro, « cosa vedi? ».
« Vedo una donna con un bambino, una carrozza trainata da due cavalli e un contadino che va al mercato ».
« Bene. Adesso guarda nello specchio. Che cosa vedi? ».
« Che cosa vuoi che veda rabbì? Me stesso, naturalmente ».
« Ora pensa: la finestra è fatta di vetro e anche lo specchio è fatto di vetro. Basta un sottilissimo strato d’argento sul vetro e l’uomo vede solo se stesso ».

Siamo circondati da persone che hanno trasformato in specchi le loro finestre. Credono di guardare fuori e continuano a contemplare se stessi.
Non permettere che la finestra del tuo cuore diventi uno specchio.

di Bruno Ferrero - L’importante è la rosa

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Dalle visioni della Emmerich

Posté par atempodiblog le 7 novembre 2008

Vi ripropongo uno stralcio tratto dagli scritti della Beata Emmerich

Dalle visioni della Emmerich dans Beata Anna Katharina Emmerick acemmerichci2

Dalle visioni di Anna Katharina Emmerich:

Io vidi la condizione di mancanza e la caduta del sacerdozio e le sue cause […] Capii, per esempio, perché i preti oggi non sono più in grado di aiutare e salvare, e il motivo per cui non ne sono più capaci, oppure raramente e in modo così diverso. […] Il motivo per cui i preti di oggigiomo raramente salvano e benedicono mi venne spiegato con un esempio: vidi tre tipi di pittori, i quali imprimevano figure sulla cera. Uno aveva una cera bella e bianca ed era molto intelligente e abile, ma era pieno di sé stesso e non aveva l’immagine di Cristo in sé, perciò il suo quadro non valeva proprio niente. L’altro lavorava con cera sbiadita ed essendo tiepido e caparbio non era capace di niente. Il terzo era inabile e lavorava con grande imperizia, con la comune cera gialla, ma con diligenza e semplicità, e il suo lavoro diede un’immagine retta sebbene mostrasse dei tratti grezzi. Così vidi anch’io brillanti sacerdoti, pieni di scienza, predicare con grande saggezza però senza alcun effetto concreto per l’aiuto dell’uomo, dall’altra parte preti semplici e poveri mostrare la potenza del sacerdozio nell’ambito della benedizione e della salvezza. […] Andai in tutti i luoghi abitati della terra e non vidi altro che depravazioni. […] la perfidia, la cecità, la cattiveria, le insidie, la brama di vendetta, la superbia, l’inganno, l’invidia, l’avarizia, la discordia, l’omicidio, la prostituzione e l’ateismo, con cui gli esseri umani non guadagnavano nulla e divenivano sempre più ciechi e miserabili cadendo nelle tenebre più profonde. […] Mi trovavo in un mondo di peccati cosi orrendo, che credetti di essere nell’inferno e iniziai a lamentarmi ad altavoce. […] la mia guida mi disse […] “Adesso hai visto l’orrore della cecità e le tenebre dell’uomo; quindi non brontolare più sulla tua sorte, e prega!” […]
Tale fu la contro-chiesa, centro della malvagità, dell’errore, dell’inganno, dell’ipocrisia, della debolezza, che può accogliere l’elenco di tutti i demoni. Il pericolo più grande si cela dietro la loro apparente innocenza. Agiscono e vogliono tutt’altro di quello che, con fare innocente, mostrano di volere. Se questo pericolo non viene percepito gli uomini affluiscono inconsciamente con le loro attività in un centro comune. Tale centro ha come origine e viene diretto dal maligno. Ogni azione e attività di questo centro diabolico è volta contro i principi di Gesù Cristo, per mezzo del quale ogni vita può essere salvata e al di fuori del quale ogni azione resta un’opera della morte e del diavolo. […] La lotta fu così generalmente bene organizzata e serrata che la santa Chiesa in un primo momento dovette soccombere […] Io vidi intorno alla Chiesa di Pietro una enorme quantità di persone, alcune occupate a distruggerla e molte altre, invece, a ripristinarla.
Vidi il Papa in preghiera circondato da falsi amici, i quali spesso agivano in contrasto alle sue disposizioni.[…] vidi come  tanti religiosi avevano contribuito all’opera di distruzione, senza che ciò apparisse pubblicamente […] Fui resa consapevole che i cristiani intesi nel senso vero della parola non esistono più. Restai molto addolorata nell’apprendere questa realtà. […] Io vidi nuovi martiri, non di adesso, bensì del futuro […]
Sentii che Lucifero sarà liberato e gli verranno tolte le catene, cinquanta o sessant’anni prima degli anni 2000 dopo Cristo, per un certo tempo. […]
Quando la Chiesa fu quasi del tutto caduta in rovina, e ormai restavano solo il coro e l’altare, i demolitori entrarono con la bestia nella Chiesa ma Si trovaror di fronte ad una donna grande e maestosa. Essa si muoveva come un corpo benedetto, camminava molto lentamente, i nemici ne ebbero molto timore, la bestia si fermò e tese la sua gola verso la donna, come se volesse inghiottirla. Ma appena la donna la guardò, e fece per andarle incontro, la bestia fuggì nel mare e i nemici scapparono confusi. […] Allora i nemici della Chiesa, per sfuggire, presero a muoversi nelle più diverse direzioni senza che ne avessero la coscienza, ed erano molto confusi. Non sapevano cosa facevano, e neppure cosa avrebbero dovuto fare, e perciò correvano l’uno contro l’altro, cozzandosi a vicenda nel parapiglia. Quando poi, finalmente, furono serrati tutti insieme dai “gruppi della Fede”, li vidi rinunciare al loro lavoro distruttivo della Chiesa e sparpagliarsi. La Chiesa aveva ripreso il suo magnifico splendore. Fin dai confini del mondo la gente di buona voloflt, di tutte le condizioni e della terra intera, aveva formato un’immane catena umana per passarsi ad una ad una le pietre per ricostruirla. Vidi ancora tanti uomini cattivi e altri che sarebbero divenuti martiri per Gesù.
La Chiesa fu del tutto ricostruita in breve tempo. Dietro di questa, in alto su un monte, vidi l’Agnello di Dio e intorno un corteo di vergini con palme e le cinque schiere celesti, che rispecchiavano ed erano in sintonia con quelle terrene. Intorno all’Agnello stavano pure le quattro sacre bestie dell’Apocalisse. […]
Quando l’Angelo scese dalla cupola della Chiesa vidi, su di esso, apparire in cielo una Croce grande e scintillante sulla quale era appeso il Salvatore. Dalle sue piaghe splendenti si irradiavano su tutto il mondo fasci luminosi. Le piaghe erano rosse come chiazze luccicanti. Egli non aveva la corona di spine ma da tutte le piaghe della testa si sprigionavano raggi orizzontali sul mondo. Lo splendore delle mani, dei fianchi e dei piedi emetteva i colori dell’arcobaleno che si irradiavano intensamente verso il mondo, sui villaggi, cìttà, case, ecc. […] Mi apparve anche un Cuore che lievitava nel cielo, era rosso e illuminato e dirigeva sulle piaghe un fascio di raggi bianchi. Poi dal medesimo si diffondeva, a sua volta, un altro raggio di luce sulla Chiesa e in molte regioni del mondo. Questo elevarsi e alternarsi di energie assorbiva e salvava molte anime, le quali, attraverso il Cuore e il fascio di luce, potevano affiancarsi a Gesù. Mi venne detto che MARIA sarebbe stata questo Cuore. […] Quando io vidi tutto ciò ebbi la profonda sensazione che il Regno di Dio fosse vicino. […]

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Le spalle al Cristianesimo

Posté par atempodiblog le 6 novembre 2008

LE UCCISIONI DIMENTICATE
LE SPALLE AL CRISTIANESIMO
di Ernesto Galli della Loggia

Dall’India alle Filippine, dall’Iraq al Pakistan, si susseguono gli assassinii di sacerdoti e di fedeli cristiani: perlopiù cattolici anche se numerosi sono pure i protestanti. Di fronte a queste uccisioni l’opinione pubblica occidentale ha una reazione ormai scontata: gira la testa dall’altra parte. Non fa sostanzialmente eccezione, cosa all’apparenza straordinaria, neppure la parte esplicitamente cristiana di quell’opinione pubblica, quasi che avesse il timore, alzando troppo la voce, di rendere le cose ancora peggiori.

Naturalmente viene da chiedersi quale sarebbe invece la reazione dell’uomo della strada, dei media e dei governi occidentali, se in una qualunque parte del mondo ad essere presi di mira per la loro appartenenza religiosa, al posto dei cristiani, ci fossero i seguaci di altre confessioni, per esempio gli ebrei. Ma chiederselo sarebbe solo indulgere in una polemica sterile. In realtà, infatti, la reazione quasi inesistente dell’opinione pubblica alle notizie di uccisioni di cristiani non è niente altro che il frutto di fenomeni profondi da lungo tempo all’opera nelle nostre società, l’effetto di lenti smottamenti ideologici che ne stanno cambiando il profilo ultramillenario.

Sotto i nostri occhi si sta consumando una gigantesca frattura storica: non vogliamo essere, non ci sentiamo più delle società cristiane. Non vogliono più esserlo non le grandi maggioranze, ma soprattutto le élite intellettuali. La critica della religione, infatti, è rimasta, alla fine, il solo e vero denominatore comune sopravvissuto alle infinite vicissitudini della cultura moderna.
Dell’illuminismo, del marxismo, del darwinismo, del freudismo e di ogni altro «ismo» tutti gli snodi e gli assunti sono stati di volta in volta smentiti, contraddetti e abbandonati. Una sola cosa però, comune ad ognuno di essi, è restata come acquisto generale: l’idea che la religione, e quindi innanzitutto il cristianesimo, rappresenta la prima «alienazione» dell’umanità premoderna, di cui i tempi nuovi esigono che ci si sbarazzi. È così accaduto che nelle società occidentali — lo dico con sbigottimento di non credente — la religione sia diventata intellettualmente impresentabile, e dunque sempre meno rappresentata culturalmente. E che anche perciò nelle nostre società (tranne forse gli Stati Uniti) il cristianesimo, di fatto, non strutturi più alcun senso di appartenenza realmente collettiva. Che esso sia, debba obbligatoriamente essere, invece, un fatto solo privato. Ne consegue come cosa ovvia che le sue sorti pubbliche e storiche non ci riguardano più: figuriamoci poi se si svolgono in qualche remota contrada dell’Asia o dell’Africa.

A sentire in questo modo ci ha spinto, paradossalmente, lo stesso senso comune diffuso per molti anni in tanta parte del mondo cattolico. Il quale, fino a tempi assai recenti, è stato attentissimo, anche nelle sue massime espressioni istituzionali, a non essere collegato a nulla che sapesse di Europa o di Occidente, per paura che ciò avrebbe automaticamente messo in pericolo la sua autonomia politica e/o macchiato la sua purezza evangelica. Nutrendo forse la speranza, non saprei quanto fondata, che alla fine ciò gli avrebbe fatto guadagnare altrove il terreno che qui andava perdendo.

Tratto da: Corriere della Sera

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San Giacomo sotto accusa

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2008

Disarmato il santo patrono, gli spagnoli protestano. Sta suscitando numerose polemiche la decisione del parroco di Nieva de Cameros che ha tolto la spada alla statua di San Giacomo (Sant’Iago), il “matamoros” (l’ammazzamori) secondo la tradizione spagnola, conservata nella chiesa di San Martino. L’iniziativa non è piaciuta non soltanto agli abitanti della piccola cittadina in provincia de La Rioja ma anche al resto degli spagnoli, tanto che ne è nato un acceso dibatto sui media, in particolare su Internet.
La ragione del gesto di don José Luis Fernandez è quello di «separare il santo dall’incongruenza che l’accompagna da secoli, perché lui non ha mai ucciso nessuno», tantopiù che quelli che avrebbe ammazzato sono musulmani. Da qui l’idea di poggiare la spada ai suoi piedi «come un simbolo di chi invece calpesta la violenza».

L’iniziativa del parroco, però, non è piaciuta per niente. Il blog spagnolo Urania così ha bollato la decisione: «Violencia clerical contra Santiago matamoros». Alla fine del commento ci si chiede se l’iniziativa sia un’altra conseguenza dell’ecumenismo male interpretato del Concilio Vaticano II oppure se sia da ricollegarsi all’«invasione migratoria in Europa di 30 milioni di musulmani». Ed è proprio questo che gli spagnoli temono: un gesto politicamente corretto per non offendere gli immigrati di religione islamica.

A San Giacomo, Santiago in spagnolo, è legata una delle tradizioni più antiche del paese e uno dei santuari cristiani più famosi al mondo, quello di Santiago de Compostela. Leggenda vuole che per ben due volte sia intervenuto per prestare soccorso all’esercito spagnolo e aiutarlo a cacciare i mori (i musulmani). È quella che in Spagna chiamano “Reconquista”.

La prima apparizione viene fatta risalire all’840, quando il santo – in sella a un cavallo bianco – venne in aiuto del re delle Asturie, Ramiro I, e gli fece avere la meglio sull’emiro Abd al Rahman II. Il matamoros poi riapparve nell’859 a suo figlio Ordoño I, re di Galizia, che grazie alla sua presenza sconfisse Musa II. Dopo questi due episodi Santiago divenne il simbolo della vittoria del cristianesimo sulla religione islamica e per questo è, ancora oggi, patrono di tutta la Spagna. Ecco quindi spiegato perché tanto calore nelle proteste degli spagnoli.

A creare ancora più dissapori è stata anche la scelta del giorno, il 25 luglio, data in cui la Chiesa celebra proprio Santiago e motivo per il quale in processione è andata la statua disarmata. Dopo quell’uscita la notizia è rimbalzata sulle pagine dei quotidiani e poi sui blog. Gli spagnoli questo santo che ha aiutato l’esercito a cacciare i mori dal loro territorio lo vogliono così com’è: con la spada pronto per difenderli dagli infedeli, fa parte della loro storia e della loro cultura. E a poco sono servite le rassicurazioni di don Fernandez sulla buonafede del suo gesto.

Nella Spagna di Zapatero che vuole togliere i crocifissi dalle scuole in nome della laicità dello Stato, alla popolazione piacciono le sue tradizioni cattoliche e dalle polemiche che questa storia ha scatenato non sembrano intenzionati a rinunciarci. Anche se i musulmani si dovessero offendere.

Fonte: Lo Zuavo Pontificio

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Sbalorditiva coincidenza

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2008

Sbalorditiva coincidenza dans Articoli di Giornali e News stranezzeyx8

Fonte: La Settimana Enigmistica

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Pazzo mondo

Posté par atempodiblog le 4 novembre 2008

Pazzo mondo dans Articoli di Giornali e News mondomz8

CANADA - Un regista canadese sarebbe arrivato a uccidere  con l’unico scopo di poter riprendere l’omicidio con la cinepresa ed avere così un di realismo nel film che andava girando.
E’ questa l’accusa che la polizia ha mosso nei confronti di Mark Twitchell, 29 anni, regista canadese amante del cinema horror ma nello stesso tempo convinto delle necessità estetiche di un realismo estremo. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di omicidio di primo grado per la morte di Johnny Brian Altinger, un uomo di 38 anni che il regista neppure conosceva.
Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il regista avrebbe fatto conoscenza via internet con la sua futura vittima, spacciandosi per una donna disposta ad avere con lui un appuntamento galante. L’uomo, dipendente di una azienda industriale, si sarebbe recato il 10 ottobre scorso all’appuntamento preso via internet.
Solo per scoprire, suo malgrado, che quel luogo era un garage e che la sedicente compagna virtuale non era una donna: era un uomo con il volto coperto da una maschera di quelle utilizzate dai portieri nell’hockey su ghiaccio. Lo sconosciuto lo ha aggredito e ucciso (la polizia non ha reso noto come), registrando segretamente l’intera scena.

OHIO - Duffy è andata « a fuoco ». La bionda chioma della 23ennecantante  gallese – famosa per il « tormentone » Mercy –  è andata in fiamme prima del concerto con i Coldplay, il 24 ottobre scorso, nell’Ohio, a causa di una candela accesa nel suo camerino.  

INGHILTERRA - Brutta avventura per un 35enne inglese, che a Dudley è rimasto incollato alla tazza di una toilette pubblica a causa di uno scherzo. Quando si è seduto sull’asse, non si è reso conto che qualcuno l’aveva cosparsa di colla ed è rimasto  »incollato » al wc. Per liberare l’uomo è stato necessario l’intervento dei pompieri e dei sanitari. Il tutto è avvenuto sotto gli occhi increduli dei passanti.

Fonte: Gazzetta di Parma

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Lewis Hamilton campione del mondo

Posté par atempodiblog le 3 novembre 2008

Lewis Hamilton campione del mondo dans Sport hamiltonff5

L’epilogo più giusto
di Carlo Genta – Il Sole 24 ORE

Alla fine tocca giustamente all’inglesino. Solo contro il mondo. E chi dice che non l’ha meritato è un bugiardo o un morto di tifo. Stavolta non gli salta il nervo: Lewis Hamilton parte come chi guida tra i cristalli. E poi si lascia portare dalla corrente della corsa. Fino al più folle finale che si possa immaginare, con il sorpasso di Vettel, Lewis che perde, Massa che vince la corsa e per 30″ anche il mondiale. Poi Glock s’arrende e Hamilton piange, stavolta di gioia dopo che già aveva pronte ben altre lacrime. È quanto gli basta per raccogliere quel che gli spetta. In mattinata Gordon Brown, premier inglese forse mosso a pietà da quello che pareva diventato un clima anche vagamente intimidatorio, si era scomodato per ricordargli il supporto britannico. Dal Medio Oriente, ha dichiarato che «tutti gli inglesi stanno appoggiando incondizionatamente il giovane pilota della McLaren». Magari proprio tutti no. Già abbiamo ricordato come Bernie Ecclestone sia nato ad Ipswich… Noi avremmo voluto invece una telecamera fissa dentro ai box, perché lì si leggeva la corsa più che sulla pista. Sulle facce sconvolte dalla tensione e dall’apnea. Facce anche bellissime, come quella della fidanzatina di Lewis, ridotte a statue senza respiro. Chi vuol essere sportivo, anche se ferito, ci mancherebbe perché così fa ancora più male, deve ammettere che giustizia è fatta. Anche perché da due stagioni il mondiale è sporcato da spazzatura di varia natura, dalle storie di spie, ad « arbitraggi » che non fanno onore a nessuno. Ha vinto il più forte e il più costante, un ragazzo giovane come nessun altro campione del mondo, con dei limiti caratteriali da limare col tempo, ma con stoffa da vendere. Non come l’ultimo iridato britannico, quel broccaccio di Damon Hill. Vincere un mondiale non vuol necessariamente dire essere grandi piloti, purtroppo.

Alla Ferrari si apre invece l’inverno degli interrogativi. Deve essere così. Abbiamo, hanno ripetuto per tutta la stagione che quella rossa era la macchina più forte e alla fine la festa la fa Ron Dennis. Il conto non può tornare. E il titolo costruttori vinto non può bastare. Lo scorso anno, al netto degli interventi « arbitrali », alla McLaren hanno perso un titolo all’ultima curva mettendo due galli (Alonso e Hamilton) nello stesso recinto a beccarsi via punti. Lo stesso continua a fare la Ferrari, con i due galli che non sono però dello stesso livello. Non finiremo mai di dire che Felipe è stato bravissimo e che più di così sarebbe stato disonesto domandargli. Raikkonen invece è partito ancora brillo della vittoria, poi s’è fatto prendere dalla spocchia, rifiutando a parole e in cuor suo (basta leggere le gare) il ruolo di spalla quando era ormai chiaro che, al di là della matematica, al titolo non sarebbe mai arrivato. Eppure gli è stato allungato il contratto. Una politica che convince poco. Noi possiamo permetterci di esser chiari saltando politichese e giri di parole: Raikkonen e Massa non sono i due più forti piloti in circolazione. Dovendo scegliere per cattiveria e freddezza punteremmo a malincuore sull’antipatico finlandese, mettendogli però vicino una seconda guida utile nello sviluppo quanto poco ingombrante. Potendo scegliere faremmo di tutto, a costo di stracciare contratti e andare alla guerra con Briatore, per andare a prendere il pilota più forte che c’è: Fernando Alonso. A quel punto, ma con gerarchie chiare e condivise fin dalla prima curva della stagione, sarebbe bello lasciargli accanto Felipe che può essere la più forte delle seconde guide. L’impressione è che Massa la sua grande occasione se la sia vista sciogliere tra le lacrime dalla pioggia di Interlagos.

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Strano ma vero

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2008

Strano ma vero dans Sorriso diddlsd8

Secnodo un pfrosseore dlel’Unviesrita’ di Cmabrdige, non imorpta in che oridne apapaino le letetre in una  paolra, l’uinca csoa imnorptate e’ che la pimra e la ulimta letetra sinao nel ptoso gituso. Il riustlato puo’ serbmare mloto cnofsuo e noonstatne ttuto si puo’ legerge sezna mloti prleobmi. Qesuto si dvee al ftato che la mtene uanma non lgege ongi ltetera una ad una, ma la paolra nel suo isineme. Cuorsio, no?
Slauti.

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E non è finita qui

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2008

Il decreto Gelmini era solo un aperitivo. La vera rivoluzione della scuola cova in un progetto di legge firmato Valentina Aprea. Che non piacerà affatto ai paladini della mediocrità
Tratto da: Tempi.it

E non è finita qui dans Articoli di Giornali e News riformagelminifu2

Ce n’est qu’un debut. Cioè il bello deve ancora venire. Il contestatissimo decreto Gelmini, infatti, contiene solo alcune misure urgenti, necessarie per far fronte alle distorsioni più gravi del sistema d’istruzione. Ma la vera rivoluzione si aggira silenziosa nei meandri della Camera, sotto le spoglie della proposta di legge 953, recante “Norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la riforma dello stato giuridico dei docenti”, proposta dal presidente della commissione Cultura della Camera dei deputati, Valentina Aprea. Scuole trasformate in fondazioni, risorse distribuite secondo il principio “i soldi seguono gli studenti”, carriera per i docenti, albi regionali degli insegnanti e un contratto ad hoc per la categoria: quando la 953 sarà approvata, la scuola italiana non sarà più quella che abbiamo sempre conosciuto. Vediamo perché.
Autonomia degli istituti scolastici. È la madre di tutte le riforme. Basta col papocchio postsessantottino dei Consigli d’istituto, parlamentini scolastici che giocano alla finta democrazia mentre le decisioni che contano rimangono saldamente nelle mani di viale Trastevere: dando piena attuazione al titolo V della Costituzione (riscritto, per chi avesse la memoria corta, dal fu governo D’Alema), le scuole verranno affidate a veri e propri consigli di amministrazione, responsabili in tutto e per tutto della gestione degli istituti e dell’amministrazione dei fondi che lo Stato affiderà loro. Composizione dei Consigli? Una novità inaudita nel monolitismo dello Stato italiano: ciascun Consiglio, di «non più di undici membri», «delibera il regolamento relativo al proprio funzionamento, comprese le modalità di elezione, sostituzione e designazione dei suoi membri». Tradotto: non sarà il ministro a decidere se in tutte le scuole della Repubblica dovranno esserci due o tre insegnanti, due o tre genitori, due o tre bidelli, con le relative infinite di-scussioni che negli anni passati hanno bloccato ogni iniziativa analoga; ma ciascuna scuola valuterà la composizione del proprio Consiglio, che potrà comprendere anche «rappresentanti delle realtà culturali, sociali, produttive, professionali e dei servizi». Come a dire: siete maggiorenni, siete in grado di valutare da soli quale sia l’assetto più funzionale. E magari di cambiarlo, in tempi ragionevoli, senza attendere quelli biblici del Moloch di viale Trastevere. Accanto al Consiglio di amministrazione, il Collegio dei docenti, che si dota da sé di un regolamento che ne determini il funzionamento, e un «nucleo di valutazione dell’efficienza, dell’efficacia e della qualità complessive del servizio scolastico», composto da «docenti esperti» e anche da «membri esterni». Anche qui la composizione è lasciata alle singole scuole. Chissà se sapranno usare bene tutta questa libertà? E chissà se gli insegnanti troveranno il modo di lamentarsi anche di questa?

Le risorse seguono gli alunni. Tanto più decisiva la riforma degli organi di governo in quanto la legge prevede che le risorse necessarie al funzionamento delle scuole – tutte, da quelle per riparare il tetto a quelle per pagare i docenti – siano conferite tramite le Regioni a ciascun istituto, «sulla base del criterio principale della “quota capitaria”, individuata in base al numero effettivo degli alunni iscritti a ogni istituzione scolastica, tenendo conto del costo medio per alunno, calcolato in relazione al contesto territoriale, alla tipologia dell’istituto, alle caratteristiche qualitative delle proposte formative, all’esigenza di garantire stabilità nel tempo ai servizi di istruzione e di formazione offerti, nonché a criteri di equità e di eccellenza». I protagonisti, cioè, sono gli istituti, lo Stato fa un passo indietro: qui ci sono le risorse, nessuno ha ricette magiche, ciascuno provi la sua ipotesi, sarà la realtà delle cose (la soddisfazione di studenti e famiglie) a indicare quali sono le migliori, e a dirottare automaticamente con la propria scelta le risorse verso le soluzioni più efficaci.

Da istituti a fondazioni. Recita il Pdl 953: «Ogni istituzione può – a beneficio di tutti quelli che in questi giorni sbraitano che “le università diventeranno fondazioni”, sottolineiamo la parola “può”: ha la possibilità, può decidere, in base a una valutazione delle circostanze che è lasciata a ciascuna realtà – costituirsi in fondazione, con la possibilità di avere partner che ne sostengano l’attività», partecipando anche ai suoi organi di governo. È quel che nei paesi che ci sorpassano nelle classifiche Ocse-Pisa avviene abitualmente, è quel che già oggi le scuole più attente al rapporto col territorio, cioè al futuro vero dei propri studenti, cercano di fare, aggirando i mille bastoni che la normativa attuale mette tra le ruote della collaborazione col mondo reale. I soliti okkupanti abbaieranno che così si svende la scuola ai privati. Studenti, famiglie e insegnanti attenti alla realtà dei fatti sanno bene che il rapporto col mondo imprenditoriale significa miglioramento della qualità dell’offerta formativa.
Docenti in carriera. Non c’è cosa più frustrante, oggi, per un’insegnante, di vedersi trattato allo stesso modo di tutti gli altri, qualunque sia il proprio impegno. Dovunque – negli altri settori e nelle scuole di altri paesi – chi lavora bene viene premiato. Solo nella scuola italiana questo non avviene. In omaggio a un dogma sovietico, gli insegnanti sono tutti uguali. Con la nuova legge la professione docente è articolata in tre livelli (docente iniziale, docente ordinario e docente esperto) a cui corrisponde un distinto riconoscimento giuridico ed economico della professionalità maturata. La formazione degli insegnanti avviene nei corsi di laurea magistrale e nei corsi accademici di secondo livello, con la previsione di un periodo di tirocinio e la creazione di un albo regionale da cui attingere. Sono previste valutazioni periodiche dei docenti, in base all’efficacia dell’azione didattica. Che non è certo facile da valutare, ma se altri paesi ci riescono, noi siamo forse più stupidi?

Un contratto ad hoc. Dulcis in fundo, viene istituita un’area contrattuale della professione docente. Vale a dire: il contratto degli insegnanti sarà scorporato da quello di segretari e bidelli, mestieri indispensabili ma di natura differente. E scompariranno le attuali rappresentanze sindacali d’istituto (le famigerate Rsu) in cui sono sovente appunto degnissimi bidelli a decidere come vanno ripartite anche fra gli insegnanti le (poche) risorse aggiuntive. Forse anche l’Italia diventerà un paese moderno.

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Sparatoria a Secondigliano

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2008

SECONDIGLIANO, SPARI CONTRO 5 RAGAZZINI

Sparatoria a Secondigliano  dans Articoli di Giornali e News policeii4

Cinque ragazzi sono rimasti feriti la notte scorsa a Napoli, nel quartiere Secondigliano, in una sparatoria avvenuta per cause ancora non chiarite. Quattro dei cinque – di 12, 13, 14 e 16 anni – sono stati feriti agli arti inferiori. Un quinto ragazzo, anch’egli sedicenne, è stato invece raggiunto da un proiettile ad un braccio.

Solo il quattordicenne è stato medicato in ospedale e poi dimesso; gli altri sono tutti ricoverati con prognosi variabili fra i dieci giorni ed un mese. A sparare, secondo gli accertamenti della polizia, sono state quattro persone che viaggiavano su due ciclomotori e che avevano i volti coperti da caschi integrali da motociclista.

L’agguato – sono stati esplosi complessivamente circa 30 colpi di pistola – è avvenuto in via Abate Desiderio, davanti al circolo ricreativo Zanzi Club. Sui motivi indaga il commissariato di Secondigliano.

Tre dei cinque ragazzi feriti a Secondigliano, secondo quanto si apprende, sono nipoti del gestore del circolo ricreativo Zanzi Club di via Abate Desiderio di Secondigliano, un uomo con precedenti penali. Il circolo è stato sequestrato. I ragazzi sono tutti incensurati ma vengono definiti « figli d’arte » in quanto provenienti da famiglie già note alle forze dell’ordine.

I cinque non hanno riportato ferite gravi: hanno prognosi che vanno dai dieci giorni ad un mese. Secondo gli investigatori chi ha sparato non aveva intenzione di uccidere: si è trattato con molta probabilità di un « avvertimento ».

Fonte: ANSA.it

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Con il naso in su’

Posté par atempodiblog le 2 novembre 2008

Con il naso in su' dans Apparizioni mariane e santuari fatimasf3

All’inizio delle apparizioni di Fatima:

Da dove vieni?” chiese Lucia.
“Sono venuta dal Cielo”, rispose la Madonna.

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Ricordare il futuro

Posté par atempodiblog le 1 novembre 2008

 Ricordare il futuro dans Citazioni, frasi e pensieri pensaes1

L’esperienza più dolorosa per un uomo è ricordare il futuro, specialmente il futuro che non si potrà mai avere.

Sören Kierkegaard

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