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L’ultimo libro del cardinale Biffi

Posté par atempodiblog le 26 novembre 2008

“Al giorno d’oggi non è più l’eresia, ma la retta dottrina a fare notizia”.

L'ultimo libro del cardinale Biffi dans Cardinale Giacomo Biffi Cardinale-Biffi

Notizia choc: un cardinale fa l’elogio dell’ortodossia
di Sandro Magister

Dal suo ritiro sulla collina di Bologna, il cardinale Giacomo Biffi ha consegnato le sue riflessioni a un nuovo libro. Al quale ha dato il titolo “Pecore e pastori”.

Per approfondire:
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/209817

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La conversione di Gramsci

Posté par atempodiblog le 26 novembre 2008

« Gramsci si convertì in punto di morte »
di Andrea Tornielli – Il Giornale

Le fonti citate sono testimoni dirette, anche se la rivelazione farà discutere non poco: Antonio Gramsci, sul letto di morte, chiese i sacramenti. Aveva accanto a sé un’immaginetta di santa Teresina di Lisieux e volle baciare l’effigie di Gesù Bambino che le suore della clinica dov’era ricoverato porgevano ai malati. Lo ha raccontato ieri il vescovo Luigi De Magistris, pro-penitenziere maggiore emerito, nel corso della presentazione del primo Catalogo internazionale dei santini che si è tenuta presso la Radio Vaticana, confermando direttamente e autorevolmente quanto già rivelato dal vaticanista Emilio Cavaterra sul Giornale dieci anni fa.

«Il mio conterraneo Gramsci – ha detto il prelato vaticano – aveva nella sua stanza l’immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l’immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: “Perché non me l’avete portato?”. Gli portarono allora l’immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò. Gramsci è morto con i sacramenti, è tornato alla fede della sua infanzia. La misericordia di Dio santamente ci “perseguita”. Il Signore non si rassegna a perderci».

La fonte citata da De Magistris è una suora sarda, sorella di monsignor Giovanni Maria Pinna, segretario della Segnatura apostolica. Suor Pinna, in occasione di una messa in suffragio del fratello, celebrata nella chiesa di San Lorenzo in Damaso, aveva raccontato ad alcuni dei prelati presenti l’inedito particolare riguardante Gramsci. L’intellettuale comunista era ricoverato nella clinica Quisisana dal 24 agosto 1935. Le religiose della clinica in occasione delle festività natalizie erano solite, per tradizione, portare di stanza in stanza una statua di Gesù Bambino, «offrendola al bacio degli ammalati». Tutti i ricoverati ricevono la singolare visita, ad eccezione di Gramsci il quale, appresa l’esclusione, ne chiede il motivo alle suore. Le religiose si scusano con lui e gli dicono che non volevano infastidirlo. A questo punto, raccontava suor Pinna, «il signor Gramsci disse di voler vedere quella statuetta e quando l’ebbe di fronte la baciò con evidenti segni di commozione». Oltre a De Magistris, ad ascoltare le parole della suora c’era monsignor Sebastiano Masala, all’epoca giudice della Sacra Rota. Un’altra religiosa in servizio alla clinica, di origini svizzere, suor Gertrude, ha invece rivelato che nella stanza numero 26, dove Gramsci trascorse l’ultimo periodo della sua vita, c’era un’immagine di santa Teresina del Bambin Gesù, «verso la quale lui sembrava nutrire una simpatia umana, tanto da non volere che fosse tolta e nemmeno spostata».

Un accenno alle ultime ore di vita di Gramsci, morto nella notte tra il 26 e il 27 aprile 1937, è contenuto in una lettera che sua cognata Tatiana Schucht scrisse il 12 maggio di quello stesso anno: «Il medico fece capire alla suora che le condizioni del malato erano disperate. Venne il prete, altre suore, ho dovuto protestare nel modo più veemente perché lasciassero tranquillo Antonio, mentre questi hanno voluto proseguire nel rivolgersi a lui per chiedergli se voleva questo, quell’altro…». La frase della cognata rimane sospesa, rispetto a quella che lei considerava un’invadenza indebita, ma che le suore, testimoni dei due episodi precedenti, non ritenevano certo tale. Non dice dunque se Gramsci acconsentì, come invece oggi conferma il vescovo De Magistris.Nel gennaio scorso, intervistato da Famiglia Cristiana, il cardinale Tarcisio Bertone aveva detto: «La posizione di Gramsci e di tanti esponenti comunisti verso la religione era ben diversa da quella di certi laicisti attuali. C’era più rispetto».

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Se perde la radice tutto può cominciare a tremare

Posté par atempodiblog le 26 novembre 2008

LA PROFEZIA DI UN GRANDE POETA
SE PERDE LA RADICE
 TUTTO PUÒ COMINCIARE A TREMARE
di Marina Corradi – Avvenire

 

Di fronte all’ansia, che trapela ogni tanto in questo o quel Paese d’Europa, di eliminare il crocifisso dai luoghi pubblici – idea subito accolta da qualche intellettuale italiano con compiacimento, quasi fosse urgente liberare aule e ospedali da quelle mute effigi di un Uomo straziato – ci viene da fare una domanda, da avanzare un dubbio, diciamo, un po’ inquieto. Forse anche perché da giorni tv e stampa non parlano che di quella ragazza in stato vegetativo, e del fatto che si vuole staccare la sonda che la nutre e disseta. 
Come una battaglia oscuramente simmetrica: il crocifisso è l’emblema della sofferenza del Dio fattosi uomo; il volto di Eluana Englaro, invisibile ma incombente nel dialogo di questi giorni, è un’icona della sofferenza degli uomini. Il crocifisso, e la donna immobile e inerme: come casualmente si combatte in due Paesi di forte tradizione cattolica perché l’uno, e l’altra, spariscano.
 
Ma dicevamo di un dubbio. Sappiamo bene che le civiltà antiche, non solo primitive ma anche progredite, eliminavano i figli imperfetti, e lasciavano moribondi e appestati al loro destino. Era questa, la norma fra gli uomini: vive il sano, il più forte, vive chi si può difendere. L’evento storico che capovolge lo sguardo sui sofferenti è il cristianesimo. È il Medioevo cristiano che inaugura in Occidente gli ospedali, e per primi quelli per i diseredati, per gli ‘ incurabili’, nome che ancora adesso portano nelle nostre città alcuni istituti.
 
La domanda allora è: procedendo nella espulsione ideale di Cristo dalla nostra forma mentale, espulsione di cui la lotta al crocifisso è un simbolo, è prevedibile, oppure no, che anche lo sguardo verso i malati subisca una lenta ma inesorabile trasformazione? Madre Teresa a chi le chiedeva perché si portava a casa i moribondi di Calcutta rispondeva che era semplicemente perché in ognuno di loro riconosceva il volto di Cristo. L’origine della carità cristiana è questa: non buonismo, non un alato altruismo, ma il riconoscere, nella faccia dell’altro sofferente, Cristo. Ma, se questo nesso si affievolisce nella memoria, se addirittura quel silenzioso simbolo sui muri suscita insofferenza e ribellione, viene da chiedersi se la buona volontà, i ‘ valori’, la umana solidarietà davvero basterebbero per continuare a praticare la carità ‘ inventata’ dai cristiani. Se basterebbero, queste pur buone intenzioni, staccate dalla loro storica radice, a continuare a trattare come uomini anche i più vecchi, i dementi, i disabili storpiati da malattie inguaribili.
 
O forse invece il naturale istinto umano davanti alla sofferenza senza rimedio è quello del rifiuto, del non volere vedere, dell’eliminare ‘ per pietà’? Le civiltà antiche lasciavano indietro inguaribili e deformi, come zavorra che un’umanità efficiente non poteva portare con sé. Il cristianesimo ha introdotto un altro sguardo. È realistico pensare che il portato del cristianesimo possa sopravvivere ‘ senza’ Cristo? Sappiamo che schiere di laici ottimisti diranno che certamente, che diamine, che i condivisi ‘ valori’ di quel Dio ucciso non hanno alcun bisogno.
 
Quanto a noi, ricordiamo inquieti un verso di Eliot dei
Cori da la Rocca: « Avete bisogno che vi si dica che persino modeste cognizioni / che vi permettono d’essere orgogliosi di una società educata / difficilmente sopravvivranno alla Fede cui devono il loro significato? » . Quel dubbio, già negli anni Trenta, come la percezione di una possibile alienata deriva. La profezia di un grande poeta avvertiva che tutto ciò che ci sembra acquisito, se perde la radice, può cominciare a tremare.

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Intervista a Dr. Fra Ivan Sesar

Posté par atempodiblog le 26 novembre 2008

« Il Padre Provinciale dei francescani sul caso Tomislav »

Intervista al Provinciale dei Francescani di Erzegovina, ex parroco di Medjugorje, Dr. Fra Ivan Sesar. «Siamo pronti ad accogliere una nuova « Commissione » su Medjugorje».

di ŽARKO IVKOVIĆ

Intervista a Dr. Fra Ivan Sesar dans Medjugorje medjivansesargi8
Dr. fra Ivan Sesar
(Foto: Zoran Grizelj)

In questi giorni ha avuto una eco sensazionale la notizia che il Vaticano avrebbe incominciato a fare il regolamento dei conti con il fenomeno di Medjugorje e che il Papa stesso l’avrebbe giudicato un inganno. Nel retroscena di questa non veritiera informazione c’era il caso di fra Tomislav Vlašić, il quale è stato condannato dal Vaticano per “divulgazione di dubbie dottrine, manipolazione delle coscienze, sospetto misticismo, disubbidienza ad ordini legittimamente impartiti ed addebiti contra sextum”. Siccome si tratta di un Sacerdote che ha prestato il suo servizio a Medjugorje, la veridicità delle apparizioni della Madonna è di nuovo messa in dubbio. Che cosa risponde in merito dr. Fra Ivan Sesar, Provinciale della Provincia Francescana Erzegovinese ed ex parroco di Medjugorje?

– Sono sorpreso di queste errate, e mi permetto di dire malintenzionate, conclusioni. Si sa che la Santa Sede segue con particolare attenzione i fatti di Medjugorje e che ancora non ha pronunciato la sua definitiva sentenza. Il Vaticano non è un’istituzione che fa il regolamento dei conti con qualcuno e tanto meno con Medjugorje.

• Però la condanna di fra Tomislav, per gli scettici costituisce un’altra prova che il fenomeno di Medjugorje e stato ideato dai frati di Erzegovina?
– È una grande falsità che i francescani di Erzegovina abbiano ideato il fenomeno di Medjugorje. Ogni ben pensante che si prende cura di conoscere la verità sugli inizi dei fatti di Medjugorje, facilmente scoprirà che i frati in servizio in quel periodo nella parrocchia di Medjugorje, si sono avvicinati agli eventi che capitavano, con la massima cautela.

• Il collega Inoslav Bešker ha fatto un passo avanti e si è chiesto apertamente se proprio fra Tomislav Vlašić non abbia “ideato le apparizioni”. Qual’è la verità sull’operato di fra Tomislav a Medjugorje?
– Anche l’affermazione che fra Tomislav Vlašić sia autore delle apparizioni a Medjugorje è assurda. Cioè, è risaputo e facilmente dimostrabile che fra Tomislav nel mese di giugno 1981, quando – stando alle testimonianze dei sei ragazzi – sono incominciate le prime apparizioni, non era in servizio a Medjugorje e non conosceva i ragazzi. A Medjugorje è venuto per volontà del superiore in settembre del 1981, dopo l’arresto di fra Jozo Zovko. È stato in servizio nella parrocchia meno di quattro anni, nel 1985 è stato trasferito a Vitina e nel 1988 e andato in Italia.

medjivansesar2cf3 dans Medjugorje

• Fra Tomislav era la guida spirituale dei veggenti? Oppure falsamente si presentava come tale, anche al Papa , cioè come colui che per “Divina Provvidenza guidava i veggenti di Medjugorje”?
– Questo provincialato non ha mai raccomandato né nominato alcuno come guida spirituale dei ragazzi. Penso che nemmeno i parroci di Medjugorje abbiano mai avuto questo mandato di essere guida spirituale dei veggenti. Il fatto è che alcuni frati erano loro confessori, avevano con loro e le loro famiglie un rapporto amichevole e questo si può capire. Chi è amico di chi, oppure chi è la guida spirituale, dovete chiederlo voi stessi ai veggenti. In questi giorni si è potuto leggere nei media che alcuni dei veggenti lo hanno negato categoricamente.

• La condanna inflitta a fra Tomislav ha qualche attinenza con il suo servizio a Medjugorje? Il Vescovo di Mostar Ratko Perić lo mette chiaramente in relazione.
– Per quanto mi risulta dalla lettura delle comunicazioni, fra Tomislav Vlašić non è stato condannato per il suo lavoro pastorale al servizio della parrocchia di Medjugorje, neppure per il fenomeno Medjugorje e neppure per il suo parere personale verso il fenomeno. Con il suo trasferimento da Medjugorje il Vescovo di allora non gli ha tolto nessuno dei privilegi sacerdotali. Non vedo il motivo per il quale qualcuno lo colleghi con il suo lavoro pastorale svolto a Medjugorje oppure con il fenomeno stesso e tanto meno vedo la ragione che questa condanna si spieghi come la negazione Vaticana di Medjugorje.

• Qual è la posizione della Provincia francescana Erzegovinese nel caso di fra Tomislav?
– Fra Tomislav risulta ufficialmente trasferito in Italia nel 1992, nella Provincia francescana dell’Abruzzo, dove vive e lavora. Significa che la nostra Provincia, da allora, non ha nessuna informazione del suo operato. Perciò, in accordo con la legge del nostro Ordine, lui non ha l’obbligo di rendere conto del suo lavoro alla Provincia Francescana di Erzegovina della Beata Vergine Maria, e neppure lo ha fatto. Per lui è competente il Provinciale e l’amministrazione provinciale alla quale appartiene. Sui dettagli del suo operato in Italia non sono mai stato informato.

• Il Vaticano ha annunciato la formazione di una nuova Commissione che inizierà di nuovo a studiare il fenomeno di Medjugorje. Che cosa ci potete dire al riguardo?
– Anche se si parla di questo sempre più spesso e con sempre maggior insistenza, quest’ufficio non ha ricevuto nessuna nota di conferma.

• La nuova Commissione sarà sotto il “patronato” del Papa? E qualcuno è gia stato nominato come membro di questa Commissione?
– Da quanto so da fonti non ufficiali, si tratterebbe di una Commissione internazionale che dovrebbe essere nominata dalla Santa Sede. In qualità di Provinciale della provincia alla quale appartiene la Parrocchia di Medjugorje, a cui è stata affidata la cura pastorale, e come ex parroco di Medjugorje, dichiaro che siamo completamente aperti e pronti alla collaborazione con qualsiasi Commissione che sarà nominata dalla Chiesa ufficiale. La Parrocchia di Medjugorje è da sempre legalmente guidata dai francescani i quali, in accordo con le prescrizioni, hanno proposto e nominato competenti governi. Il personale pastorale desidera che tutto ciò che accade lì, sia in accordo con le prescrizioni e l’insegnamento della Chiesa. Medjugorje non è come alcuni pensano e dichiarano “progetto individuale » né di alcuni gruppi, ma è un dono provvidenziale del cielo ed una grande offerta all’uomo odierno e all’umanità intera.

• Succede qualche cosa che rimane celato agli occhi del popolo di Medjugorje?
– Non succede niente di segreto né di nascosto agli occhi del pubblico. Ciascuno è libero di venire, sia come fedele sia come non credente, per vedere che cosa succede lì e per cercare di capire per quale ragione arrivano tante masse di pellegrini da tutto il mondo. I numeri chiaramente confermano che, nonostante tutto, Medjugorje è oggi uno dei luoghi di pellegrinaggio più conosciuti nel mondo cattolico, un centro di spiritualità, una « calamita » che attrae molte persone in cerca di Dio.

Fonte: dal quotidiano croato « Vecernji list »
Traduzione italiana di Jadranka H.
© Centro d’Informazione « MIR » Medjugorje
http://www.medjugorje.hr/
Tratto da: Holy Queen – holy.harmoniae.com


L’11 luglio 1988 la veggente Marija Pavlovic con una lettera autografa scritta sotto giuramento davanti al Santissimo Sacramento, inviata alla Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva denunciato l’azione subdola del Falsario a Medjugorje facendo nomi e cognomi. La Madonna, Vergine Prudentissima, aveva preso per tempo le Sue precauzioni. In quella lettera viene messa una separazione netta tra la comunità di Padre Tomislav e le apparizioni di Medjugorje. Padre Livio ha la fotocopia di questa lettera.

Dalla Rassegna Stampa di Radio Maria del 5 settembre 2008.

Per approfondire:« Padre Tomislav sospeso a divinis »
iconarrowti7 http://www.radiomaria.it/documenti/dwnl.php?id=1277

Le direttive ufficiali della Sante Sede su Medjugorje
iconarrowti7 http://www.radiomaria.it/documenti/dwnl.php?id=1201

DICHIARAZIONE DI MARIA PAVLOVIC
“Non vi è nessun rapporto fra la Comunità di Padre Tomislav Vlasic
e le apparizioni di Medjugorje”

iconarrowti7 http://www.radiomaria.it/documenti/dwnl.php?id=1223

Lo status canonico del Rev. fra Tomislav Vlašić, OFM
iconarrowti7 http://www.radiomaria.it/documenti/dwnl.php?id=1221

IL CASO TOMISLAV VLASIC: le rivelzioni ufologiche
di Suor Stefania Caterina

iconarrowti7 http://www.radiomaria.it/documenti/dwnl.php?id=1222

Lettera di Marija Pavlovic – Commento di Padre Livio
iconarrowti7 http://www.radiomaria.it/archivio_audio/popup.php?id=1498&browser=0

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Da Holy Queen:

[...] con lettera autografa scritta sotto giuramento e inviata alla Congregazione della Dottrina della Fede, la veggente Marija Pavlovic aveva posta una chiara cesura tra la comunità di Medjugorje e quella fondata da Padre Tomislav « Kraljice mira ». Non possiamo che rallegrarci per la decisione della Chiesa di tutelare il Popolo di Dio.

Lo status canonico del Rev. fra Tomislav Vlašić, OFM
Vescovo, 2008-08-31

La Congregazione per la Dottrina della Fede, con Lettera prot. 144/1985-27164, del 30 maggio 2008, mi ha incaricato, in qualità di Vescovo locale di Mostar-Duvno, di informare la comunità diocesana sullo status canonico di fra Tomislav Vlasic, fondatore dell’aggregazione ”Kraljice mira potpuno Tvoji – po Mariji k Isusu”.

Nella Lettera, firmata dal Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, arcivescovo Angelo Amato, sta scritto:

„Nel contesto del fenomeno Medjugorje, questo Dicastero sta trattando il caso del Rev. P. Tomislav Vlasic, OFM, originario di codesta regione e fondatore dell’aggregazione ‘Kraljice Mira, potpuno tvoji – po Mariji k Isusu’.

Con Decreto del 25 gennaio 2008, debitamente intimato, questo Dicastero imponeva severe misure cautelari e disciplinari al Rev. Vlasic.

Notizie non infondate, giunte a questa Congregazione, rivelano che il religioso in parola non abbia ottemperato, neppure parzialmente, all’obbedienza ecclesiastica richiesta dalla delicatissima situazione in cui versa, mentre si appura che svolge solerte attività in codesta diocesi di Mostar-Duvno e nei territori pertinenti, dando vita ad opere di religione, edifici ed altro.

Poiché il Rev. Vlasic è incorso nella censura dell’interdetto latae sententiae riservato a questo Dicastero, prego l’E.V., per il bene dei fedeli, di informare la comunità della condizione canonica del P. Vlasic, e, nel contempo, di relazionare circa la situazione in merito…”.

* * * * *

Si tratta del fatto che la stessa Congregazione della Santa Sede ha applicato le sanzioni ecclesiastiche nei confronti del R. P. Tomislav Vlašić, come risulta dal Decreto della Congregazione (prot. 144/1985), del 25 gennaio 2008, firmato dal Cardinale William Levada, Prefetto, e dall’Arcivescovo Angelo Amato, Segretario della Congregazione, e il “Concordat cum originali”, del 30 gennaio 2008, verificato da msgr. John Kennedy, ufficiale della Congregazione.

Il Decreto è notificato al R. P. fra Tomislav Vlašić in Curia Generale OFM a Roma, il 16 febbraio 2008, e l’intimazione è stata controfirmata dal Ministro Generale dei Frati Minori, Padre fra José R. Carballo, Ordinario del Padre Vlašić.

Nel Decreto della Congregazione sta scritto che il R. P. Tomislav Vlašić, è chierico dell’Ordine dei Frati Minori – fondatore dell’aggregazione „Kraljice Mira, potpuno tvoji – po Mariji k Isusu“ e coinvolto nel “fenomeno Medjugorje » -segnalato alla Congregazione “per divulgazione di dubbie dottrine, manipolazione delle coscienze, sospetto misticismo, disobbedienza ad ordini legittimamente impartiti ed addebiti contra sextum”.

Studiato il caso, la Congregazione nel suo Congresso particolare ha decretato le sanzioni al R. P. fra Tomislav Vlašić, come segue:

„1. È fatto obbligo di dimora in una domus Ordinis della regione Lombardia (Italia) determinata dal Ministro Generale dell’Ordine, da attuarsi entro trenta giorni dalla legittima intimazione del presente decreto;

2. È interdetta ogni relazione con la comunità ‘Kraljice Mira…’ e con i suoi membri;

3. È vietato effettuare negozi giuridici e agire negli organismi amministrativi sia canonici che civili senza licenza scritta ad actum del Ministro Generale dell’Ordine e sotto la responsabilità dello stesso;

4. È fatto obbligo di seguire un iter formativo teologico-spirituale con valutazione finale e, previa recognitio di questo Dicastero, emissione della professio fidei;

5. Sono proibiti l’esercizio della ‘cura d’anime’, la predicazione, i pubblici interventi ed è revocata la facoltà di confessare fino alla conclusione di quanto disposto al numero precedente, salva la valutazione di merito.

Alla violazione dell’obbligo di dimora (n. 1) e dei divieti menzionati ai nn. 3 e 5 è annessa la sanzione dell’interdetto (ex can. 1332) latae sententiae, riservato alla Sede Apostolica.

Si ammonisce il Rev. Vlasic che in caso di contumacia si procederà al processo penale giudiziale in vista di più aspre sanzioni, non esclusa la dimissione, considerati anche i sospetti di eresia e scisma nonché di atti scandalosi contra sextum, aggravati da motivazioni mistiche.

Il Rev. Vlašić rimane sotto la giurisdizione diretta del Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori che provvederà alla vigilanza tramite il Superiore locale o altro Delegato”.

* * * * *

Ai sacerdoti, religiosi, religiose ed altri fedeli nelle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan, nonché a tutti a cui spetta “nei territori pertinenti”, si porta a conoscenza in quale status canonico versa il R. P. fra Tomislav Vlašić.

Con particolari ossequi

+ Ratko Perić, vescovo, m.p.

don Ante Luburić, cancelliere, m.p.

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Censurano il crocifisso ed esaltano le parodie dissacranti

Posté par atempodiblog le 26 novembre 2008

Mettono la Croce sui poster. Ma la tolgono dalle aule.
di Antonio Socci – Libero
Tratto da: RadioMaria.it

Censurano il crocifisso ed esaltano le parodie dissacranti dans Antonio Socci antoniosocci

In estate la rana crocifissa (col bicchiere di birra e un uovo nelle mani) esposta al museo di Bolzano.
Ora la donna seminuda crocifissa del noto manifesto contro gli stupri, che ricorda la famosa copertina sull’aborto fatta dall’Espresso il 19 gennaio 1975 (rappresentava una donna nuda incinta e crocifissa).
Guai a chi tocca questi “capolavori” chiedendo rispetto per il simbolo cristiano della morte di Gesù (guai anche al Papa che aveva criticato la “scultura” di Bolzano).
Subito incorre negli anatemi dei salotti radical-chic, pronti a vedere in ogni critica un vile attacco alla “libertà di espressione” perché – signora mia – “l’arte deve essere sempre libera e l’artista mai deve avere limitazioni alla sua creatività”.

Ammesso e non concesso che si tratti di arte, resta da capire perché la parodia della crocifissione o la provocazione metaforica della stessa manda tutti costoro in brodo di giuggiole, mentre il Crocifisso vero scatena immediatamente l’istinto della rimozione e della censura.

Ricordiamo tutti quante urla scandalizzate provocò, in questi stessi salotti, il film “The Passion” di Mel Gibson che rappresentava realisticamente i supplizi della crocifissione a cui Gesù fu effettivamente sottoposto.
Quante anime belle deprecarono la “volgarità” di quelle immagini, quanti cuoricini delicati si dissero traumatizzati da tale brutalità. La si giudicò un’operazione cinica.
La rubrica sull’Espresso di Umberto Eco aveva questo sommario: “ ‘La Passione’ è un film che vuol guadagnare molto denaro offrendo tanto sangue e tanta violenza da far apparire ‘Pulp Fiction’ un cartone animato”.

Natalia Aspesi, il 6 aprile 2004, tuonò dalla “Repubblica” contro quel “troppo sangue” deprecando il fatto che il film non fosse vietato ai minori: “Una commissione di censura punitiva, in Italia, non ha previsto nessuna limitazione. Gli pare giusto” denunciava la Aspesi “che a qualsiasi età si assista a un’orgia di sangue, a due ore di sofferenza splatter, al film più horror mai arrivato nei cinema”.
Secondo la “giornalista democratica” in questo (e solo in questo caso!) la censura era necessaria.

Niente crocifissione di Gesù per non turbare la nostra gioventù: non importa se poi, secondo le statistiche, un bambino italiano, prima di aver concluso le elementari, ha visto in media in tv 8.000 omicidi e 100 mila atti di violenza.
Ma la Passione di Gesù giammai deve essere mostrata nella sua cruda realtà (non sia mai che si pongano qualche domanda su quel pericoloso e inquietante Gesù…).

Invece le parodie della crocifissione – dicevamo – spopolano nei salotti “illuminati”: le rane crocifisse prima e ora la donna crocifissa.
Ieri l’Unità ha messo addirittura in copertina la foto del manifesto della campagna antistupro in occasione della manifestazione di Roma organizzata dalle femministe.
Premesso che trovo orribile qualsiasi violenza sulle donne e che il mondo femminista sembra stranamente silente e disattento quando gli orrori contro le donne vengono perpetrati in un contesto islamico (penso alla recente vicenda di Aisha, tredicenne, che in Somalia è stata rapita e stuprata da tre uomini e poi è stata fatta lapidare dalla “corte islamica”, con l’accusa di adulterio perché chiedeva giustizia, mentre i tre violentatori sono stati lasciati liberi), premesso pure che in questo caso il richiamo al simbolo della crocifissione può anche essere sensato e giusto (se non fosse che la nudità offerta da quel manifesto antistupro in fondo rischia di ricadere nella stessa mercificazione del corpo femminile che si intende condannare), premesso tutto questo, perché la repulsa dell’unico che a quella croce è stato inchiodato davvero?

E’ curioso. Nei giorni scorsi Michele Serra è intervenuto sulla Repubblica, naturalmente a favore di tale manifesto con la donna crocifissa, con questa affermazione di singolare superficialità: “La croce, per quanto dura e crudele sia la sua funzione, segna e nobilita il suo passeggero, sia una rana, un dio, una donna nuda. Mette in fuga solamente vampiri e satanassi, solo i malvagi si turbano quando la vedono”.
A parte quella volgarotta parificazione fra la rana, “un dio” (con la d minuscola come usava nei Paesi dell’est) e “una donna nuda”, Serra mostra di ignorare totalmente che, al contrario, la crocifissione era il peggiore supplizio dei romani proprio perché, alle atroci sofferenze, aggiungeva l’umiliazione, l’esposizione vergognosa del corpo offeso, il dileggio crudele della nudità. Ciò che l’ha nobilitata è stata solo la crocifissione di Gesù, cioè di Dio.

Ma soprattutto, viene da chiedersi, se la croce “mette in fuga solamente vampiri e satanassi”, se “solo i malvagi si turbano quando la vedono”, perché lui stesso – Serra Michele – il 30 ottobre 2003, sulla Repubblica, si univa al coro di coloro che non volevano il crocifisso nelle scuole?

Scriveva: “i simboli religiosi, nei luoghi dello Stato, invischiano lo stesso Stato in una inevitabile e spinosa commistione di ruoli e di significati. Tolte la bandiera e l’immagine del Presidente della Repubblica, che appartengono a tutti i cittadini, ogni altra icona, comprese quelle più affini ai sentimenti di maggioranza, è inevitabilmente di parte, e non può essere la percentuale soverchiante a giustificarne la legittimità.”

Sennonché, per distinguersi da Adel Smith, Serra lanciò una proposta di compromesso: “in ogni nuovo edificio pubblico – scuola, tribunale, ospedale – non devono essere esposti simboli di fede, perché lo Stato è la casa di tutti.
Quanto al già edificato, e già arredato da crocifissi e altro, si condona munificamente, nella profonda e serena convinzione che ogni muro debba rimanere come è stato concepito e osservato dai milioni di italiani che ci sono passati davanti”.

Pure Corrado Augias è intervenuto sulla Repubblica in difesa del manifesto con la donna crocifissa, eppure lo stesso Augias sullo stesso giornale, il 18 giugno 2004, si era pronunciato non solo contro i crocifissi appesi sui muri delle scuole, ma addirittura a favore della fanatica legge francese la quale, in nome dei “principi laici… vieta nelle scuole i simboli ‘ostentatori’ come il velo, la kippah, il crocifisso”.

Così la donna seminuda-crocifissa sui manifesti o sulla copertina di un giornale o la rana crocifissa nel museo e sui giornali sarebbero legittime rappresentazioni, mentre invece portare il crocifisso cristiano al collo sarebbe un attentato alla laicità.
Come si vede si va ben oltre la questione del crocifisso appeso alle pareti.
In questo caso mi sembra che vi sia addirittura la limitazione della libertà personale.

Resta comunque da capire il perché di questa avversione al crocifisso. Il giurista ebreo-americano John Weiler sostiene che in Europa divampa la “cristianofobia” provocata dal “risentimento” che gli eredi delle vecchie ideologie provano verso la Chiesa, che non è scomparsa come loro volevano e prevedevano.
Ma forse questa avversione è pure un tentativo inconscio di “autodifesa” dal fascino formidabile che Gesù esercita su chiunque posi su di lui lo sguardo.

Un giorno, dopo il pronunciamento di un tribunale sulla rimozione di un crocifisso, il maestro Marcello d’Orta, l’autore di “Io speriamo che me la cavo” scrisse un articolo dove ricordava le risposte dei suoi alunni al tema “Che mestiere vorresti fare” da lui assegnato: “qualcuno dei miei bambini rispondeva; il camorrista, il boss, perché solo il camorrista, solo il boss è uomo”.
Il maestro spiegava nell’articolo che le materie scolastiche non lo aiutavano a far riflettere i ragazzi e che trovò un sorprendente aiuto proprio nel Crocifisso: “Fu grazie al costante, quotidiano riferimento a questo simbolo di dolore, ma anche di salvezza e di speranza che più d’uno dei miei ragazzi ebbe salva la vita.
Togliete i crocifissi dalle scuole e avrete fatto ben più che offendere un popolo, lo avrete privato di tante coscienze”.

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La conversione di Gramsci e santa Teresina di Lisieux

Posté par atempodiblog le 26 novembre 2008

La conversione di Gramsci e santa Teresina di Lisieux dans Andrea Tornielli Teresina-di-Lisieux

[...] il vescovo Luigi De Magistris, pro-penitenziere maggiore emerito, intervenendo alla presentazione del primo catalogo internazionale dei santini, ha rivelato i particolari delle ultime ore di vita dell’ideologo del Pci Antonio Gramsci: “Il mio conterraneo, Gramsci, aveva nella sua stanza l’immagine di Santa Teresa del Bambino Gesù. Durante la sua ultima malattia, le suore della clinica dove era ricoverato portavano ai malati l’immagine di Gesù Bambino da baciare. Non la portarono a Gramsci. Lui disse: ‘Perché non me l’avete portato?’ Gli portarono allora l’immagine di Gesù Bambino e Gramsci la baciò. Gramsci è morto con i Sacramenti, è tornato alla fede della sua infanzia. La misericordia di Dio santamente ci ‘perseguita’. Il Signore non si rassegna a perderci”.

di Andrea Tornielli – blog.ilgiornale.it/tornielli

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Qualcuno era comunista

Posté par atempodiblog le 26 novembre 2008

«Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri. Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché sentiva la necessità di una morale diversa. Qualcuno era comunista perché… era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana, e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo, per cambiare veramente la vita». Ieri qualcuno ha scoperto di essere stato comunista per aspettare il giorno del trionfo non della classe operaia, ma di Vladimir Luxuria all’Isola dei Famosi.

Qualcuno è stato comunista per leggere su Liberazione, «giornale comunista », il titolo in prima pagina «Forza Vladimir, hai vinto tu», e poi parole come queste: «Ha fatto diventare la sua scelta di vita come una bandiera di libertà. (…). Luxuria, partecipando e trionfando all’Isola, ha spiegato a milioni emilioni di italiani che la realtà è diversa e che anche questa realtà deve godere degli stessi diritti della presunta maggioranza. Vladimir come Obama? È un po’ esagerato, ma fatecelo dire».

Qualcuno era comunista, diceva ancora Gaber nel suo celebre monologo, «perché vedeva la Russia come una promessa». Ieri ero a Bologna, città che amo come un sogno di giovinezza, e mi sono sorpreso nel vedere che c’è ancora una via Yuri Gagarin. Il 12 aprile del1961 fu il primo essere umano ad aver esplorato lo spazio; fu il simbolo dell’umanità nuova, un mito di progresso, l’avanguardia degli oppressi finalmente liberati. Dev’essere davvero beffardo, il destino, se ha voluto che alla fine l’unica vittoria del comunismo portasse comunque il nome di un russo: che però è quello di un foggiano che si chiamava Vladimiro, e ora si fa chiamare Vladimir.

«Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio»: ma ieri si è scoperto che perfino Gramsci non era poi così ateo, ed è morto baciando un’immaginetta di Gesù Bambino. Che giornata nera, per chi è stato comunista. Nemmeno noi, che comunisti non lo siamo stati mai, ci sentiamo di fare i maramaldi. Il comunismo lo abbiamo avversato: ma anche ritenuto una cosa seria. Era stato un sogno per milioni di operai e contadini curvi sulle loro fatiche. «Ormai il sogno si è rattrappito», finiva Gaber, «due miserie in un corpo solo». Quello di un transgender che vince un reality.

di Michele Brambilla – Il Giornale

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