« Ma San Francesco… »
Posté par atempodiblog le 18 novembre 2008
« Ma San Francesco avrebbe pianto solo i morti »
di Marzio G. Mian
Tratto dal sito di Vittorio Messori
Il povero Francesco è stato via via travestito e deformato in buonista, pacifista, verde, ecologista, animalista. Si sono impadroniti di questa figura dei personaggi che nulla hanno a che fare con il Francesco storico. Si tratta di travestimenti liberal, cattocomunisti, ecologisti; manipolazioni di gente abituata alla natura addomesticata, al parco dove fare una passeggiata. Ma non sanno cosa fosse la natura allo stato brado e Francesco, come tutti gli uomini del Medioevo, vedeva la Natura come un nemico, un pericolo da domare. Il ruolo del santo non è quello di fare della poesia sul lupo, ma di rendere il lupo inoffensivo. Nel Cantico delle Creature, egli parla di « sora acqua », di « sora morte », ma non degli animali. Qualcuno addirittura lo ha travestito da vegetariano. In realtà, quando poteva, mangiava allegramente le bistecche. Alcuni suoi discepoli -sventurato l’uomo che ha discepoli- pensarono di fargli piacere insistendo per passare al vegetarianesimo. Francesco s’arrabbiò moltissimo e disse che essere vegetariano è una forma di lusso da chi può scegliere cosa mangiare; invece i frati devono mangiare ciò che la Provvidenza metteva loro davanti, comprese le bistecche. Quindi Francesco non è un animalista e non è un vegetariano. E non è neanche un pacifista. Ci si dimentica che fu cappellano dei crociati. Non seguì i crociati per indurli alla non-violenza. Anzi: prima della celebre presa di Damietta, sul delta del Nilo, egli esortò i crociati prima della battaglia perché facessero fuori più saraceni possibile, E si recò dal Sultano non per « restaurare un dialogo », come direbbe un prete politicamente corretto, ma lo incontrò per convertirlo. Quindi anche il Francesco pacifista ed ecumenico è un travestimento. È vittima della sua grandezza, proprio perché è uno dei maggiori testimoni cristiani. Un’altro travestimento è quello del Francesco contestatore, simbolo di quelli che non rispettano la gerarchia. In realtà fu un santo obbedientissimo, che rispettava ogni ordine, venisse dal Papa o dal vescovo di Assisi. Ciascuno nella Chiesa ha la sua vocazione, e lui non possedeva certo quella della carriera gerarchica. Nella Chiesa ci sono due ruoli: uno istituzionale e uno carismatico. Certamente Francesco ha svolto al meglio un ruolo carismatico, ma come vescovo sarebbe stato un disastro. Non bisogna poi dimenticare il mito romantico ottocentesco. Francesi, inglesi o tedeschi si recavano ad Assisi e restavano folgorati dagli affreschi della chiesa Superiore, in gran parte responsabili della creazione della leggenda del lupo, degli uccellini, degli alberelli… Ma il Francesco vero era tutt’altro che buonista. Egli è vittima del mito romantico e della sua grandezza. I mediocri hanno una sola lettura, sono i grandi che hanno tante sfaccettature. Anche questo dibattito squallido sulla priorità dell’arte o della vita offende la figura sublime di Francesco. Noi siamo vittime dell’incanaglimento di una cultura tardoilluminista che fa dell’arte un feticcio da adorare. Siamo di fronte alla sacralizzazione della cultura e dell’arte, basta vedere le folle adoranti in quei cimiteri che sono i musei. È una forma di idolatria di fronte all’arte. E così quando viene toccato un capolavoro come quello della chiesa Superiore è chiaro che l’idolatria si scatena. Come accade al devoto se sfregiano la statua della Madonna. Devo dire brutalmente che dovendo scegliere tra la morte di un bambino e il crollo irreparabile della basilica di Assisi non ho esitazioni: preferisco il crollo della basilica. Una priorità che viene dalla fede. E credo che in questo Francesco sia d’accordo con me. A un credente, infatti, interessa la gloria di Cristo, tutto il resto è destinato a sparire: alla fine della Storia non ci saranno più capolavori. Anche se non viene il terremoto, tutti i capolavori d’arte sono a rischio, perché in una prospettiva di fede verranno inceneriti. Il peccato maggiore è l’idolatria. Vadano alla malora anche gli affreschi di Giotto se questa può essere una condizione per salvare anche una sola vita umana. E credo che oggi anche Francesco parlerebbe così.
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