Inginocchiarsi
Posté par atempodiblog le 17 novembre 2008
Inginocchiarsi è ADORARE.
Da un’omelia di Sua Santità Bendetto XVI (22 maggio 2008):
“Inginocchiarsi davanti all’Eucaristia è professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti al Santissimo Sacramento, perché in esso sappiamo e crediamo essere presente l’unico vero Dio, che ha creato il mondo e lo ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito (cfr Gv 3,16). Ci prostriamo dinanzi a un Dio che per primo si è chinato verso l’uomo, come Buon Samaritano, per soccorrerlo e ridargli vita, e si è inginocchiato davanti a noi per lavare i nostri piedi sporchi. Adorare il Corpo di Cristo vuol dire credere che lì, in quel pezzo di pane, c’è realmente Cristo, che dà vero senso alla vita, all’immenso universo come alla più piccola creatura, all’intera storia umana come alla più breve esistenza. L’adorazione è preghiera che prolunga la celebrazione e la comunione eucaristica e in cui l’anima continua a nutrirsi: si nutre di amore, di verità, di pace; si nutre di speranza, perché Colui al quale ci prostriamo non ci giudica, non ci schiaccia, ma ci libera e ci trasforma”.
Don Giustino Maria Russolillo, sull’inginocchiarsi, ha detto:
“…con le ginocchia piegate, in riconoscimento e professione della mia piccolezza e nullità, in adorazione della Tua grandezza e sovranità; per non dare un passo deviante da Te; perchè Tu che mi cerchi mi possa raggiungere e prendere e unire a Te per sempre!”.
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