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Crown of thorns

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2008

Cristo coronato di spine

Crown of thorns - Danielle Rose

My seed was born
One bright spring morn
In gardens grown by God.
Out of the earth
My stem gave birth
To petals red as blood.

The gentile rain
My growth sustained,
And like each seed God sows,
I dreamed one day
That I’d be named
A king’s most precious rose.

One day a soldier
Bent me over,
Tore me from my bed.
All beaten, battered,
My stem tattered,
Wanted not but dead.

In cruel hands ripped,
My beauty stripped,
‘Twas not the dream I chose,
And filled with shame,
I wept in pain,
No more a precious rose.

Then did I see
The soldiers lead
A man through palace doors.
Was this my king?
Why did they bring him in,
This man so poor?

A purple garment
Hid the torment
None but I could see.
They mocked and laughed,
Gave him a staff,
And bowed on bended knee.

They bent me round
And wove a crown
And placed me on his head.
My petals found
Crushed on the ground,
Like tears of God turned red.

With each small sin
I was pressed in.
I pierced with self-disdain.
In thought and deed
I made him bleed,
My selfishness, his pain.

« Behold! » they’d sing,
« Behold your King!
Hail, King of the Jews! »
With each reed’s blow,
Our pain did grow,
As one we are abused.

Despite the crown
He did not frown;
He smiled with love instead,
And carried me
For all to see
Upon his tender head.

Once placed with awe
In manger straw,
Anointed by John’s hands,
Transfigured on
A mountain dawn,
Now wore a mangled branch.

Once gently kissed
By Mary’s lips,
And blessed with magi’s myrrh,
Baptized by
A parting sky,
Now streamed with blood so pure.

An innocent brow
Calls to us now
To follow this example:
To let our thorns
And all that scorns
Be healed within his temple.

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Rivoluzione morale

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2008

Immagine

Per una rivoluzione morale servono un più pungente dispiacere e un più pungente piacere: il primo per vedere il mondo come il castello dell’orco da smantellare e il secondo per ricostruirlo dalle macerie come una casa dove tornare la sera”.

-Gilbert Keith Chesterton-

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Obama Abbronzato?

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2008

Obama Abbronzato? Sentite cosa dicevano Voltaire e Marx
di Antonio Socci
Fonte:
© Libero – 7 novembre 2008

Obama Abbronzato? dans Antonio Socci antoniosocci

“Ho detto a Medvedev che Obama ha tutto per andare d’accordo con lui: è giovane, bello e anche abbronzato”.
Bisogna essere molto faziosi e molto prevenuti per trasformare queste parole di Berlusconi in una gaffe.
Da due giorni si celebra l’elezione del primo presidente nero della storia americana e si esalta il suo fascino e la sua avvenenza. Ma se è Berlusconi a dirlo, allora ci si stracciano le vesti.
E’ evidente che il premier italiano – alla sua maniera affabile e scanzonata – elogia l’aspetto del neoeletto che egli palesemente trova invidiabile. Mi pare il contrario del razzismo.

Il razzismo è l’ideologia che inventa le razze e squalifica alcuni gruppi umani come “inferiori” o discriminabili.
E’ comico che la stessa cultura “politically correct” che pretende di giudicare gli elogi di Berlusconi come razzismo, poi veneri come fari di progresso degli intellettuali che, proprio su questo aspetto, hanno scritto cose sconcertanti.

Una rassegna di questi “illuminati” ci è fornita da Léon Poliakov, grande storico dell’antisemitismo. Nel volume “Il mito ariano” (pubblicato da Editori Riuniti) partiva dalla voce “Negri” che si trova nella celebre Enciclopedia di Diderot e D’Alembert.
“Quanto esplicitamente a Diderot, gli accadeva di proclamare la superiorità bianca per bocca del suo ‘buon selvaggio’ tahitiano e di filosofare sulla razza inferiore dei lapponi”.

Le nostre anime belle della Sinistra resterebbero di sasso nel leggere queste parole di Poliakov: “Così alcuni degli esponenti più accreditati dei Lumi ponevano le basi del razzismo scientifico del secolo successivo”.
Con ciò intendevano combattere la Chiesa e la sua dottrina dell’ “unità del genere umano” fondata sulla Bibbia, sulla Genesi. Si credette di attaccarla in nome di “presupposti apparentemente scientifici”.

Voltaire – sì, proprio quello che è venerato come il maestro della tolleranza – manifesta, dice Poliakov, “un esclusivismo a cui non si saprebbe dare altra qualifica che quella di razzista e di cui i suoi scritti sono una testimonianza altrettanto valida della sua vita”.
Egli, spiega Poliakov, situava “i Negri nel gradino più basso della scala: i Bianchi erano ‘superiori a questi negri, come i Negri alle scimmie e le scimmie alle ostriche’ ”.
E nel suo “Essai sur les moeurs et l’esprit des nations” dopo “aver stabilito che ‘è permesso soltanto a un cieco di dubitare che i Bianchi, i Negri, gli Albini… sono razze completamente diverse’, bollava con l’epiteto di animali soprattutto i Negri”. Per non dire degli “attacchi antiebraici” vergati dallo stesso Voltaire nel Dictionnaire.

E che dire del veneratissimo maestro laico David Hume? Poliakov ci ricorda certi suoi passi: “sono portato a sospettare che i Negri e in generale tutte le altre specie umane sono per natura inferiori ai bianchi”.
Stupefacenti poi le pagine del maestro della modernità, Hegel: “Il negro rappresenta l’uomo naturale in tutta la sua barbarie; bisogna compiere un’astrazione di tutto rispetto e moralmente elevata se si vuol comprenderlo; non si può trovare niente nel suo carattere che ricordi l’uomo”.
Ma sentiamo ancora Poliakov sui due autori del “Manifesto del partito comunista”.
“Per Engels come per Marx, era inteso che la razza bianca, portatrice del progresso, era più dotata delle altre razze.
Nella ‘Dialettica della natura’ per esempio, Engels scriveva che ‘selvaggi inferiori’ potevano ripiombare in ‘uno stato abbastanza vicino a quello dell’animale’; più avanti un ragionamento più preciso gli faceva concludere che i Negri erano congenitamente incapaci di capire la matematica”.

Per quanto riguarda “il pensiero di Marx” osserva Poliakov “restava influenzato dalle gerarchie germanomani”, si rifaceva all’ “idea dell’influenza del suolo” di Trémaux, un “determinismo geo-razziale, che fondava agli occhi di Marx l’inferiorità dei Negri e dei Russi”.
Per non dire poi della sua prevenzione verso gli ebrei (pur essendo lui stesso ebreo).
“Nel suo scritto ‘La questione ebraica’, questa intolleranza era ancora velata dalla dialettica hegeliana; ma nel ritratto che egli faceva del suo amico e rivale Ferdinand Lassale” scrive Poliakov “tutti i pregiudizi e tutti i furori del razzismo volgare sembravano essersi dati appuntamento”.
Ecco cosa scriveva Marx: “Vedo ora chiaramente che egli discende, come mostrano la forma della sua testa e la sua capigliatura, dai Negri che si sono congiunti agli Ebrei al tempo della fuga dall’Egitto (a meno che non siano sua madre o sua nonna paterna che si sono incrociate con un negro)… L’importunità dell’uomo è altresì negroide”.
Non sarebbe il caso, per il “pensiero progressista”, di fare una “piccola” revisione culturale?

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« La terra è ogni giorno più lontana da Dio »

Posté par atempodiblog le 8 novembre 2008

Il messaggio della Regina della Pace del 25 Ottobre ha il tono di un appello drammatico che non ci può lasciare nell’indifferenza, come se le cose non ci riguardassero direttamente.

Era dal 1°Gennaio 2001 che la Madonna non faceva riferimento a satana. Ora invece allude a un suo piano su questa terra, che è quello « di mettere se stesso al posto di Dio ». Da sempre l’angelo ribelle vuole prendere il posto di Dio. La novità sta nel fatto che il progetto « anticristico » dell’impero delle tenebre si sta realizzando in quanto « la terra è ogni giorno più lontana da Dio ». Satana realizza il suo piano, conquistando un cuore dopo l’altro, distruggendo « tutto ciò che è bello e buono nell’anima di ognuno di voi ».

Quello che la Madonna denuncia è sotto i nostri occhi ed è quanto ripete, senza essere ascoltato, il Santo Padre. Il dilagare dell’incredulità e dell’immoralità, l’estendersi dell’apostasia nei paesi di antica cristianità, la tiepidazza di molti cristiani, fanno sì che il piano di satana si concretizzi ogni giorno di più.

La Madonna ci invita a reagire, armandoci con le armi della preghiera e del digiuno, affinché il piano di satana venga fermato. La Madonna non parla invano. Non ci accada, come agli apostoli, di cadere addormetati nell’ora dell’impero delle tenebre, nonostante che Gesù li esortasse a vegliare e a pregare.

di Padre Livio Fanzaga

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