Lewis Hamilton campione del mondo
Posté par atempodiblog le 3 novembre 2008
L’epilogo più giusto
di Carlo Genta – Il Sole 24 ORE
Alla fine tocca giustamente all’inglesino. Solo contro il mondo. E chi dice che non l’ha meritato è un bugiardo o un morto di tifo. Stavolta non gli salta il nervo: Lewis Hamilton parte come chi guida tra i cristalli. E poi si lascia portare dalla corrente della corsa. Fino al più folle finale che si possa immaginare, con il sorpasso di Vettel, Lewis che perde, Massa che vince la corsa e per 30″ anche il mondiale. Poi Glock s’arrende e Hamilton piange, stavolta di gioia dopo che già aveva pronte ben altre lacrime. È quanto gli basta per raccogliere quel che gli spetta. In mattinata Gordon Brown, premier inglese forse mosso a pietà da quello che pareva diventato un clima anche vagamente intimidatorio, si era scomodato per ricordargli il supporto britannico. Dal Medio Oriente, ha dichiarato che «tutti gli inglesi stanno appoggiando incondizionatamente il giovane pilota della McLaren». Magari proprio tutti no. Già abbiamo ricordato come Bernie Ecclestone sia nato ad Ipswich… Noi avremmo voluto invece una telecamera fissa dentro ai box, perché lì si leggeva la corsa più che sulla pista. Sulle facce sconvolte dalla tensione e dall’apnea. Facce anche bellissime, come quella della fidanzatina di Lewis, ridotte a statue senza respiro. Chi vuol essere sportivo, anche se ferito, ci mancherebbe perché così fa ancora più male, deve ammettere che giustizia è fatta. Anche perché da due stagioni il mondiale è sporcato da spazzatura di varia natura, dalle storie di spie, ad « arbitraggi » che non fanno onore a nessuno. Ha vinto il più forte e il più costante, un ragazzo giovane come nessun altro campione del mondo, con dei limiti caratteriali da limare col tempo, ma con stoffa da vendere. Non come l’ultimo iridato britannico, quel broccaccio di Damon Hill. Vincere un mondiale non vuol necessariamente dire essere grandi piloti, purtroppo.
Alla Ferrari si apre invece l’inverno degli interrogativi. Deve essere così. Abbiamo, hanno ripetuto per tutta la stagione che quella rossa era la macchina più forte e alla fine la festa la fa Ron Dennis. Il conto non può tornare. E il titolo costruttori vinto non può bastare. Lo scorso anno, al netto degli interventi « arbitrali », alla McLaren hanno perso un titolo all’ultima curva mettendo due galli (Alonso e Hamilton) nello stesso recinto a beccarsi via punti. Lo stesso continua a fare la Ferrari, con i due galli che non sono però dello stesso livello. Non finiremo mai di dire che Felipe è stato bravissimo e che più di così sarebbe stato disonesto domandargli. Raikkonen invece è partito ancora brillo della vittoria, poi s’è fatto prendere dalla spocchia, rifiutando a parole e in cuor suo (basta leggere le gare) il ruolo di spalla quando era ormai chiaro che, al di là della matematica, al titolo non sarebbe mai arrivato. Eppure gli è stato allungato il contratto. Una politica che convince poco. Noi possiamo permetterci di esser chiari saltando politichese e giri di parole: Raikkonen e Massa non sono i due più forti piloti in circolazione. Dovendo scegliere per cattiveria e freddezza punteremmo a malincuore sull’antipatico finlandese, mettendogli però vicino una seconda guida utile nello sviluppo quanto poco ingombrante. Potendo scegliere faremmo di tutto, a costo di stracciare contratti e andare alla guerra con Briatore, per andare a prendere il pilota più forte che c’è: Fernando Alonso. A quel punto, ma con gerarchie chiare e condivise fin dalla prima curva della stagione, sarebbe bello lasciargli accanto Felipe che può essere la più forte delle seconde guide. L’impressione è che Massa la sua grande occasione se la sia vista sciogliere tra le lacrime dalla pioggia di Interlagos.
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