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Bussiamo

Posté par atempodiblog le 13 octobre 2008

Bussiamo dans Citazioni, frasi e pensieri bernardettejl9

« Coraggio, anima mia, la preghiera ottiene tutto. Il Cuore di Gesù è là. Bussiamo. »

Santa Bernadette Soubirous

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Crear contrasti

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2008

« Brutta copia della bontà (..) è la remissività o ripugnanza a crear contrasti ».

G. K. Chesterton, La Saggezza di Padre Brown

Tratta da: http://uomovivo.blogspot.com

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Santuario di Montevergine

Posté par atempodiblog le 11 octobre 2008

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L’origine ufficiale del Santuario di Montevergine risale alla consacrazione della prima chiesa nel lontano 1126. Tuttavia l’ascesa di Guglielmo al monte era di qualche anno precedente. Su quelle cime impervie il Santo era andato cercando un luogo solitario per raccogliersi in preghiera, ma fin da subito la sua fama e le sue virtù attrassero sul monte uomini e donne, discepoli e sacerdoti desiderosi di servire Dio sotto il suo magistero. La nascita del Santuario fu quindi alquanto spontanea, Guglielmo non aveva mai pensato a una propria organizzazione monacale. Eppure in poco tempo le persone sopravvenute sul monte per seguirlo, avviarono un’intensa attività edificatrice, cosicché furono presto pronte le prime celle per i religiosi e una piccola chiesetta. Si trattava in verità di umili capanne tenute in piedi con un po’ di malta e fanghiglia, sufficienti comunque a dare l’idea di una sorgente comunità religiosa sotto la guida del Santo. Lo stesso afflato religioso che spontaneamente aveva riunito attorno alla figura di Guglielmo una prima comunità monastica, fu alla base della scelta di dedicare la primitiva chiesa alla Madonna. Al di là di alcune credenze popolari che hanno voluto legare l’origine del Santuario a un’apparizione della Madonna, si può dunque affermare che fu proprio lo spirito ascetico mariano di San Guglielmo e dei suoi discepoli a fare in modo che sulle cime del monte Partenio si elevasse un faro di devozione alla Santa Vergine Madre di Dio. Da allora lo scopo principale della nuova famiglia monastica fu quello di servire Dio mediante la devozione alla Madonna, che i discepoli di Guglielmo presero ben presto a diffondere in tutta la Campania e nelle regioni adiacenti, organizzando numerosi pellegrinaggi verso la loro casa madre. La devozione mariana fu concepita dai bianchi figli di Guglielmo come la via più efficace per inserirsi nel mistero della Trinità di Dio e della redenzione operata da Gesù. Il motivo fondamentale del faticoso viaggio e dell’aspra salita alla chiesa di Santa Maria di Montevergine, delle prolungate preghiere e delle offerte dei credenti, divenne l’invocazione della potente intercessione della Madonna per ottenere la misericordia di Dio. Fu così che Montevergine si trasformò presto nel Santuario mariano più famoso e visitato dell’Italia Meridionale, e i pellegrinaggi assunsero la loro specifica caratteristica.

Per approfondire Santuario di Montevergine dans Fede, morale e teologia iconarrowrk7  http://www.santuariodimontevergine.it

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Totus Tuus

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2008

Totus Tuus dans Citazioni, frasi e pensieri 2i0ch34

“Totus Tuus. Questa formula non ha soltanto un carattere pietistico, non è una semplice espressione di devozione: è qualcosa di più. L’orientamento verso una tale devozione si è affermato in me nel periodo in cui, durante la seconda guerra mondiale, lavoravo come operaio in fabbrica. In un primo tempo mi era sembrato di dovermi allontanare un po’ dalla devozione mariana dell’infanzia, in favore del cristocentrismo. Grazie a san Luigi Grignion de Montfort compresi che la vera devozione alla Madre di Dio è invece proprio cristocentrica, anzi è profondissimamente radicata nel Mistero trinitario di Dio, e nei misteri dell’Incarnazione e della Redenzione”.

Giovanni Paolo II in Varcare la soglia della speranza, Arnoldo Mondadori Editore, 1994

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L’incidente

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2008

L'incidente dans Don Bruno Ferrero L-incidente

Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile. Guidava con molta attenzione perché l’auto che stava usando era nuova fiammante, ritirata il giorno prima dal concessionario e comprata con i risparmi soprattutto del marito che aveva fatto parecchie rinunce per poter acquistare quel modello.
Ad un incrocio particolarmente affollato, la donna ebbe un attimo di indecisione e con il parafango andò ad urtare il paraurti di un’altra macchina.
La giovane donna scoppiò in lacrime. Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito? Il conducente dell’altra auto fu comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente e i dati del libretto.
La donna cercò i documenti in una grande busta di plastica marrone.
Cadde fuori un pezzo di carta.
In una decisa calligrafia maschile vi erano queste parole: « In caso di incidente…, ricorda, tesoro, io amo te, non la macchina! ».


Lo dovremmo ricordare tutti, sempre. Le persone contano, non le cose. Quanto facciamo per le cose, le macchine, le case, l’organizzazione, l’efficienza materiale! Se dedicassimo lo stesso tempo e la stessa attenzione alle persone, il mondo sarebbe diverso. Dovremmo ritrovare il tempo per ascoltare, guardarsi negli occhi, piangere insieme, incaraggiarsi, ridere, passeggiare…
Ed è solo questo che porteremo con noi davanti a Dio.
Noi e la nostra capacità d’amare. Non le cose, neanche i vestiti, neanche questo corpo…
Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini. Il papà portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino. « Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile ti ho preso la bustina dei calciatori… Che cosa devo ancora prenderti? ».
« Prendimi la mano » rispose il bambino.

di Bruno Ferrero – A volte basta un raggio di sole

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A gran sorsi

Posté par atempodiblog le 10 octobre 2008

 A  gran sorsi dans Riflessioni bereol9

Mandiamo giù a gran sorsi la menzogna che ci lusinga. Ma beviamo a goccia a goccia la verità che ci riesce amara. «Riderà bene chi riderà ultimo»: finisce così il romanzo in forma di dialogo Il nipote di Rameau che l’illuminista Denis Diderot (1713-1784) compose senza vederlo mai pubblicato (uscirà postumo nel 1821). [...] Amiamo, infatti, la lode, l’illusione, l’elogio e ci lasciamo avvolgere da quelle spire. Detestiamo le critiche che riteniamo sempre ingenerose, immeritate, ingrate. Bisognerebbe, invece, provare ad assumere – anche se col contagocce, come dice Diderot – ogni giorno qualche stilla di critica o di autocritica. È per questo che parlavo di esame di coscienza. Anche se attorno non abbiamo nessuno che sappia, osi o tenti di mostrarci i nostri limiti, c’è però una voce sottile che non si può sempre tacitare ed è quella dell’anima. Solo che, per sentirla, è necessario ritirarsi in silenzio e riflettere sulle nostre azioni e parole. Il teologo Karl Barth diceva che «la coscienza è la perfetta interprete della vita», sempre però che non la si taciti o la si pieghi con violenza al proprio gusto o interesse.

di Gianfranco Ravasi – Avvenire

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L’ultima cena

Posté par atempodiblog le 9 octobre 2008

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L’ultima cena
(Comunità Gesù Risorto)

Tutto tace ormai sotto questo cielo
è l’ora per me di lasciarvi
ora si compirà la volontà del Padre sulla vita mia
che il cuore mio spezzerà per amore.
Solo ancora un po’
e non mi vedrete
ma ritornerò non temete.
Voi mai soli no
lo Spirito Consolatore vi darà
la Verità
Lui sarà vostra forza.
Sono nel Padre e voi in Me
rimanete in Me
come dei tralci alla vite che la linfa da
e non vi lascerò mai soli.
Se il mondo vi odierà
sarò sostegno per il Regno che il Padre da
ed è già dentro voi.
Questo pane è
il Mio Corpo offerto
Io lo dono a voi miei fratelli
questo è il calice che fa nuova l’alleanza tra voi e il Padre Dio
è il Sangue mio

questo è
mia memoria.
Sarò per sempre con voi nelle avversità
sarà l’amore del Padre che vi guiderà
e non vi lascerò mai soli
se il mondo vi odierà
sarò sostegno per il Regno che il Padre da
ed è già dentro voi.
Io vi ho scelti per vivere d’amore e verità
questo è il Mio comandamento
amore e libertà
e da questo sapranno che siete voi miei fratelli
amore più grande al mondo non c’è.

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Sprone all’amore di Dio e vincitrice delle eresie

Posté par atempodiblog le 8 octobre 2008

MARIOLOGIA: l’Immacolata, sprone all’amore di Dio e vincitrice delle eresie
Tratto dall’Enciclica “Ad Diem illum laetissimum” di San Pio X – 2 febbraio 1904
Fonte: Luci sull’Est

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L’IMMACOLATA, SPRONE ALL’AMORE DI DIO
[…]
« Un gran portento – così Giovanni narra la vi­sione mostratagli da Dio – apparve nel cielo: una donna ravvolta nel sole, e la luna sotto i suoi piedi, e sul suo capo una corona di dodici stelle » (34 Ap. 12, 1). Nessu­no ignora che quella donna rappresentava la Vergine Maria, che incontaminata generò il nostro Capo. D’al­tra parte l’Apostolo continua: « ed essendo incinta, gri­dava tra le doglie e si travagliava per partorire » (35 Ap. 12, 2). Giovanni, dunque, vide la santa Madre di Dio nel go­dimento dell’eterna felicità, e pur tuttavia in travaglio per un parto misterioso. Per quale parto mai? Di noi, senza dubbio, che tuttora trattenuti nell’esilio, dobbia­mo ancora essere generati al perfetto amore di Dio e all’eterna felicità. Il dolore della partoriente, poi, signi­fica l’intenso amore, con cui dal suo celeste ‘trono la Vergine veglia e con preghiera continua si adopera, affinché il numero degli eletti sia completo.

LA VERGINE CONTRO LE ERESIE DEI TEMPI MODERNI
E Noi desideriamo ardentemente che i cristiani di tutto il mondo, prendendo motivo specialmente dalle solennità in onore dell’Immacolata Concezione, si sforzi­no di conseguire questo amore. Quanto accanitamente é furiosamente si attacca, ai tempi nostri, Cristo e la sua santa religione! E perciò a quanti si presenta imminente il pericolo che, trascinati dagli errori diffusi, abbiano a staccarsi dalla fede! « Cosicché, chi crede di star su, badi di non cadere » (36). Nello stesso tempo, tutti ricorrano a Dio con umili suppliche, affinché, per intercessione della Madre di Dio, coloro che hanno defezionato, possano ravvedersi. Poiché per esperienza
sappiamo che la preghiera, sgorgata dalla carità ed appoggiata dalla implorazione della santa Vergine, non
fu mai vana. Certo non si desisterà mai, nemmeno per l’avvenire, dal combattere la Chiesa; poiché « bisogna bene che vi siano tra di voi dei partiti, perché diventino riconoscibili quelli degni d’approvazione » (37). Ma nemmeno la Vergine cesserà mai di favorire i nostri interessi, per quanto difficili, e di continuare la battaglia già iniziata fin dalla sua concezione, affinché ogni giorno possiamo ripetere: « oggi fu da lei schiacciato il capo del serpente antico».
[…]

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Le storie che insegnano

Posté par atempodiblog le 6 octobre 2008

Le storie che insegnano dans Articoli di Giornali e News scuolayz0

Si è discusso moltissimo di grembiulini, e di maestro unico. Argomenti importanti, che però toccavano aspetti relativamente esterni al «core business» della scuola: gli allievi, e la loro capacità/disponibilità ad apprendere. Come si fa ad insegnare qualcosa a un bambino, e poi a un adolescente? A quali condizioni lo studente si rende disponibile ad apprendere, organizzare le idee, mettere a fuoco un linguaggio? La funzione, e la difficoltà della scuola, infatti, è proprio questa.
Ammesso che i maestri sappiano cosa devono insegnare, la parte più difficile è però far loro capire come farlo. Mentre moltissimi sembrano disposti a scendere in piazza in nome della lotta ai grembiuli, e, naturalmente, della pluralità dei maestri (che significa anche moltiplicazione dei posti), pochi sembrano interessati alle condizioni psicologiche che rendono possibile l’apprendimento.

Eppure il grande problema della scuola negli ultimi anni sembrava proprio quello. I ragazzi non erano affatto motivati a imparare, non ne avevano nessuna voglia. E infatti non imparavano nulla, o quasi, come puntualmente risultava dai test di ammissione alle università, o alle aziende.
Se si scambia Costantino per un tronista, non è solo perché si guarda troppa televisione. È anche (ad esempio) perché la Storia antica ti è stata presentata in modo noioso, e nessuno ti ha raccontato l’episodio del sogno fatto prima della battaglia, dove il futuro imperatore sogna la croce, e «sente»: «Con questo simbolo vincerai», affrettandosi quindi a farne la nuova insegna dell’esercito romano, e sbaragliando l’avversario.
L’episodio manca dai libri, in parte perché è leggendario, e si pretende che a scuola ci siano solo fatti (salvo poi diffondere miti già morti, ma «politicamente corretti»); in parte perché presenta una conversione, e ciò puzza di clericalismo; in parte perché l’Impero romano viene fatto in fretta e male, per timore di alimentare simpatie fasciste. Così nessuno sa chi è Costantino, che ricorderebbe se qualcuno gli avesse raccontato la cinematografica storia del sogno.
Questa è invece la prima condizione necessaria perché gli studenti imparino: la scuola deve interessarli. Per farlo sarebbe meglio, almeno fino agli ultimi anni del liceo, non impartire direttamente delle nozioni, ma raccontare delle storie. Ogni sapere, scienze comprese, è traducibile in storie: dei protagonisti, delle idee, dei processi della natura.
Le storie, però, occorre saperle narrare. Raccontare le storie è un’arte precisa e complessa: per questo chi la possedeva godeva di grande prestigio, nei villaggi e nelle comunità. Ogni comunità si costituisce attorno a delle storie che si raccontano e che ne costituiscono l’anima, come quelle narrate nel passato attorno al fuoco, nei paesi. Anche la comunità scolastica nasce non attorno a degli edifici (in Africa a volte non ci sono neppure), ma attorno a uno storyteller che narra delle storie, nel giusto modo, catturando l’attenzione di chi l’ascolta. Perché questo accada occorre che chi racconta sappia innanzitutto stupirsi, commuoversi, e rimanere affascinato, lui per primo, quando racconta una storia. Deve sempre essere come se fosse la prima volta che anch’egli l’ascolta.
Questa è del resto la prima qualità del maestro: la sua capacità di stupirsi, come Platone ci racconta che Socrate costantemente faceva con i suoi allievi. È questa anche la differenza dal falso maestro, che ha invece un tono sapiente, come se sapesse tutto, e nulla più lo stupisse. Così diventa noioso, e per gli allievi l’avventura dell’apprendere non comincia mai.

di Claudio Risé – Tratto da “Il Mattino di Napoli”

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Santa Faustana Kowalska

Posté par atempodiblog le 5 octobre 2008

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Il 5 ottobre del 1938 Santa Faustana nacque in Cielo e in questa data si celebra la Sua memoria liturgica.

S. Faustina intercedi per noi.

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« Se sapeste quanto vi amo… »

Posté par atempodiblog le 4 octobre 2008

Messaggio della Gospa del 25 giugno 1983 (messaggio straordinario):

« Se sapeste quanto vi amo, piangereste di gioia! »

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La Via Crucis

Posté par atempodiblog le 4 octobre 2008

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La Via Crucis presieduta da Papa Benedetto XVI

La Via Crucis, ossia la strada percorsa da Gesù Cristo dalla sua condanna nel pretorio di Pilato fino alla cima del Golgota dove fu crocifisso, ha sempre interessato tutti quanti i fedeli perché in quel luogo, dove il nostro redentore col versamento del suo sangue, ha più che altrove dimostrato la grandezza del suo amore per noi, pagando con esso tutti quei debiti che noi avevamo contratti con la divina giustizia, e facendoci per questo modo rinascere dalla colpa alla grazia, dalla morte alla vita.

La Via Crucis può dirsi la devozione più antica tra quante si praticano nel Cristianesimo. Non appena fu predicata la divinità del Nazareno crocifisso sul Golgota i nuovi fedeli accorsero in folla a venerare tutti i luoghi dove ebbero compimento i misteri divini, e specialmente la strada che dal Pretorio porta al Calvario. Inoltre, con monumenti particolari, che poi si denominarono Stazioni, pensarono a distinguere i vari punti deve erano avvenuti dei fatti particolari, come l’incontro di Cristo con sua Madre, il colloquio tenuto con le pie Donne, le diverse cadute di Cristo, e l’aiuto del Cireneo. Queste furono quelle Stazioni la cui visita fu sempre raccomandata dai Papi, tutte confermale da Clemente X nel suo Breve 11 luglio 1670.

Siccome a pochissimi era però dato di recarsi personalmente in Palestina, specialmente dopo che i Luoghi Santi caddero in mano musulmana, così, per opera dei Padri Francescani ai quali venne ed è anche attualmente affidata la Custodia dei vari Santuari di Palestina, si pensò a soddisfare in qualche modo la devozione di tutti i fedeli col rappresentare in altrettanti quadri i fatti ricordati dai monumenti delle Stazioni di Gerusalemme, le quali da dodici che erano sul principio, terminando colla Crocifissione, furono aumentate al numero di quattordici, aggiungendo alle stazioni di già esistenti la deposizione di Cristo dalla Croce e la sua Deposizione nel sepolcro. Tali infatti sono al presente, e tali devono essere le Stazioni della Via Crucis.

Tratta da Holy Queen

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Dov’è il mio bacio

Posté par atempodiblog le 3 octobre 2008

Dov'è il mio bacio dans Don Bruno Ferrero Dov-il-mio-bacio

C’era una volta una bambina che si chiamava Cecilia. Il papà e la mamma della bambina lavoravano tanto. La loro era una bella famiglia e vivevano felici. Mancava solo una cosa, ma Cecilia non se ne era mai accorta.
Un giorno, quando aveva nove anni, andò per la prima volta a dormire a casa della sua amica Adele. Quando fu ora di dormire, la mamma di Adele rimboccò loro le coperte e diede a ognuna il bacio della buonanotte.
« Ti voglio bene » disse la mamma ad Adele.
« Anch’io » sussurrò la bambina.
Cecilia era così sconvolta che non riuscì a chiudere occhio. Nessuno le aveva mai dato il bacio della buonanotte o le aveva detto di volerle bene. Rimase sveglia tutta la notte, pensando e ripensando: « È così che dovrebbe essere ».
Quando tornò a casa, non salutò i genitori e corse in camera sua. Li odiava. Perché non l’avevano mai baciata? Perché non l’abbracciavano e non le dicevano che le volevano bene? Forse non gliene volevano? Cecilia pianse fino ad addormentarsi e rimase arrabbiata per diversi giorni.
Alla fine decise di scappare di casa. Preparò il suo zainetto, ma non sapeva dove andare. Era bloccata per sempre con i genitori più freddi e peggiori del mondo. All’improvviso, trovò una soluzione. Andò dritta da sua madre e le stampò un bacio sulla guancia: « Ti voglio bene ».
Poi corse dal papà e lo abbracciò: « Buonanotte papà », disse, « ti voglio bene ». Quindi andò a letto, lasciando i genitori ammutoliti in cucina.
Il mattino seguente, quando scese per colazione, diede un bacio alla mamma e uno al papà. Alla fermata dell’autobus si sollevò in punta di piedi e diede ancora un bacio alla mamma: « Ciao, mamma. Ti voglio bene ».
Cecilia andò avanti così giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. A volte, i suoi genitori si scostavano, rigidi e impacciati. A volte ne ridevano. Ma Cecilia non smise. Aveva il suo piano e lo seguiva alla lettera. Poi, una sera, dimenticò di dare il bacio alla mamma prima di andare a letto. Poco dopo, la porta della sua camera si aprì e sua madre entrò. « Allora, dov’è il mio bacio? » chiese, fingendo di essere contrariata.
Cecilia si sollevò a sedere: « Oh, l’avevo scordato ». La baciò e poi: « Ti voglio bene, mamma ». Quindi tornò a coricarsi e chiuse gli occhi.
Ma la mamma rimase lì e alla fine disse: « Anch’io ti voglio bene ». Poi si chinò e baciò Cecilia proprio sulla guancia.
Poi aggiunse con finta severità: « E non ti dimenticare più di darmi il bacio della buonanotte ».
Cecilia rise e promise: « Non succederà più ».

Oggi, qualcuno sta aspettando il « suo » bacio. Da te.

di Bruno Ferrero – Ma noi abbiamo le ali

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Quando finisce la notte

Posté par atempodiblog le 2 octobre 2008

Quando finisce la notte dans Don Bruno Ferrero Quando-finisce-la-notte 

Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso in cui finiva la notte e cominciava il giorno.
“Forse da quando si può distinguere con facilità un cane da una pecora?”.
“No”, disse il rabbino.
“Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?”.
“No”, ripeté il rabbino.
“Ma quand’è, allora?”, domandarono gli allievi.
Il rabbino rispose: “E’ quando guardando il volto di una persona qualunque, tu riconosci un fratello o una sorella. Fino a quel punto è ancora notte nel tuo cuore”.

“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli”. Martin Luther King

di Bruno Ferrero - Il canto del grillo

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Il Santo Rosario

Posté par atempodiblog le 2 octobre 2008

Giovanni Paolo II° disse: “il Rosario è la mia preghiera prediletta”, aggiungendo, “noi durante il Rosario guardiamo a Gesù con gli occhi di Maria”. Il Rosario è una preghiera cristologica e mediante questa la Madonna assolve il suo compito di ancella del Signore.

Il Santo Rosario dans Fatima rosariohc0
Foto tratta da Vatican.va

Dalla newsletter di Radio Maria:

Ottobre è per eccellenza il mese del S. Rosario. il 7 Ottobre infatti celebriamo la memoria della Beata Vergine Maria del Rosario e il 13 Ottobre ricordiamo l’ultima apparizione a Fatima, dove la S. Vergine si è rivelata come la Madonna del Rosario.

Dio, nella sua misericordia, ha voluto attribuire a questa preghiera un’efficacia particolare, sia per conservare la fede, sia per difendere la Chiesa dai suoi nemici, sia per preservare il mondo dalla calamità della guerra. Il rosario infatti, in quanto rende presente Maria, è la più potente arma contro satana.

La Regina della pace ha voluto attribuire un’importanza speciale al rosario recitato in famiglia tutti insieme. In un momento di furioso attacco alla famiglia da parte delle porte dell’inferno, la corona ha il potere di legare il dragone e preservare la famiglia dalle sue insidie.

In questo mese offriamo alla Madonna il dono del rosario quotidiano della famiglia unita. Scenderà dal cielo una pioggia torrenziale di grazie.

Vostro Padre Livio

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