• Accueil
  • > Archives pour octobre 2008

I voltagabbana del maestro unico

Posté par atempodiblog le 27 octobre 2008

I voltagabbana del maestro unico dans Articoli di Giornali e News manifestazionebf6

«Quando l’antica maestra intera si scisse nelle tre maestre per due classi, per ragioni sindacali contro il crollo demografico, si minò un pilastro della nostra convivenza».
Ecco, non riuscivo a trovare le parole per esprimere quel che penso sulla questione del maestro unico, sui danni prodotti dalla sua abolizione, e perfino sulle ragioni («sindacali», non pedagogiche) che portarono alle tre maestre invece che una, e grazie al Cielo ho trovato un altro che aveva già messo in fila le parole giuste prima di me. Così, con una bella citazione, me la sono cavata senza faticare troppo. E sapete di chi è la frase sopra riportata fra virgolette? Di Mariastella Gelmini? Del leghista Roberto Cota? O addirittura del premier? No: sono parole di Sofri. Adriano Sofri.
E sapete dove le ha scritte? Forse sul Foglio, che è un po’ berlusconiano? No: le ha scritte su Repubblica.
E sapete quando le ha scritte? Forse anni fa, in un altro tempo e con un’altra scuola? No: le ha scritte il 3 giugno 2008. Meno di cinque mesi fa.
Per completezza di informazione: l’articolo di Sofri era pubblicato in prima pagina e s’intitolava «Ecco perché ci servono più maestre da libro Cuore». Sempre per completezza, Sofri prendeva spunto da due fatti: un articolo di Zagrebelsky («La democrazia ha ancora bisogno di maestri») e l’appello di una quarta elementare di Roma al ministero affinché non cambiasse la maestra, in età di pensione.
Siccome quando si citano frasi altrui è sempre dietro l’angolo l’accusa di estrapolazioni selvagge, chiarisco che la frase citata all’inizio va inserita nel seguente contesto, che cito testualmente: «Zagrebelsky commemora i grandi maestri civili, soppiantati da televisione, pubblicità, moda: altrettante seduzioni facili, aliene dal suscitare i bravi discepoli senza i quali non compaiono i bravi maestri. Ma nel mondo che si perde la prima e decisiva formazione civile era l’opera delle maestre. Erano loro a insegnare a leggere e scrivere, a fare le operazioni, a dire le preghiere, a stare seduti e alzarsi in piedi. Il tramonto delle maestre può essere salutato come un capitolo dell’emancipazione femminile». E subito qui di seguito la frase citata all’inizio: «Ma quando l’antica maestra intera si scisse…».
Si potrebbe obiettare che Repubblica dispone di un ampio parco di grandi firme, e non è detto che quella di Sofri sia la posizione del giornale. Ok. Però, così, giusto per procedere sulla completezza d’informazione: pochi giorni prima, sempre sulla questione della quarta elementare romana che rischiava di cambiare maestra, Repubblica aveva affidato il commento a un altro suo esperto di scuola, Marco Lodoli. Il quale, dopo aver tratteggiato le qualità e l’importanza della vecchia maestra, scriveva: «Poi qualcuno ha deciso che la maestra doveva moltiplicarsi e da una è diventata tre, e tre maestre sono diventate un viavai di volti, abbondanza e confusione, e forse qualcosa si è guadagnato e di sicuro qualcosa si è perso». Notare il «forse» e il «di sicuro». Era il 27 maggio 2008, esattamente tre mesi e venti giorni prima che lo stesso Lodoli, sempre su Repubblica, così commentasse il progetto del governo di reintrodurre il maestro unico: «Le elementari, fiore all’occhiello del nostro sistema educativo, sono finite sotto l’accetta della ministra Gelmini, che per rispettare le esigenze di risparmio non ha immaginato nient’altro che la maestra unica: come dire suicidiamoci per consumare meno ossigeno». Era il 16 settembre 2008.

Non è che vogliamo sottolineare, a proposito di maestrine dalla penna rossa, incoerenze e giravolte (nel caso di Sofri, tra l’altro, non risulta che abbia cambiato idea). Vogliamo solo esprimere lo stupore per l’attuale levata di scudi della sinistra contro il ritorno del maestro unico. Sono giorni che sentiamo demonizzare questa figura da pedagogisti che mai avevamo udito, prima, esprimersi in tal modo. Politici, giornalisti e genitori anti-Gelmini s’accodano. L’altra sera ad AnnoZero hanno parlato di «rischio di pensiero unico». Fosse un vecchio cavallo di battaglia della sinistra, capiremmo. Ma mai c’è stata, nella cultura della sinistra, l’esaltazione dei tre maestri, anzi. La loro introduzione fu motivata solo dalla volontà di salvare posti di lavoro, ma mai nessuno ne aveva esaltato l’efficacia. Al contrario, sono tantissime le testimonianze di una sinistra perplessa. Ortensio Zecchino, ministro dell’Università con D’Alema e Amato, al momento della riforma votò contro dicendo: «Non resta che prendere atto dell’esistenza di uno schieramento che ha inteso privilegiare il momento sindacale… svalutando il momento formativo e culturale». Ed Edgar Morin, consulente del ministro Fioroni proprio per la riforma della scuola, ha fatto dell’unitarietà dell’apprendimento il suo credo: «Il nostro sistema d’insegnamento – ha detto – separa le discipline e spezzetta la realtà, rendendo di fatto impossibile la comprensione del mondo».
Chissà come mai, insomma, tanti repentini cambiamenti. Personalmente ho un ricordo fantastico e commovente, della mia maestra unica. Solo che fatico anche qui a trovare le parole. Le prendo in prestito: «La figura della maestra campeggia nella nostra memoria come un totem sacro, è l’asse attorno al quale ha girato la nostra infanzia, fu la solenne e dolce depositaria di ogni sapere, quella che ci ha insegnato gli affluenti del Po e le divisioni a tre cifre, le Guerre Puniche e le poesie di Pascoli, ci ha aiutato a crescere nella pace di un tempo immobile e fecondo. (…) L’infanzia ha bisogno di certezze (…) se l’amata maestra dopo quattro anni scompare, allora tutto può svanire». Chi ha scritto queste belle parole? Ma sempre Marco Lodoli, sempre su Repubblica. Sembra ieri, invece erano ben cinque mesi fa.

di Michele Brambilla – Il Giornale

Publié dans Articoli di Giornali e News, Michele Brambilla | Pas de Commentaire »

Rivelazioni ufologiche

Posté par atempodiblog le 26 octobre 2008

P. Francois Dermine
Tomislav Vlasic e Stefania Caterina: rivelazioni ufologiche 
Rivelazioni ufologiche  dans Fede, morale e teologia iconarrowti7 
http://www.radiomaria.it/archivio_audio/popup.php?id=1518&browser=0

P. Francois Dermine
Tomislav Vlasic e Stefania Caterina: rivelazioni ufologiche (II Parte)

iconarrowti7 dans Fede, morale e teologia 
http://www.radiomaria.it/archivio_audio/popup.php?id=1562&browser=0

Publié dans Fede, morale e teologia | Pas de Commentaire »

L’Anticristo

Posté par atempodiblog le 26 octobre 2008

L’ANTICRISTO
di AGOSTINO LÉMANN
CAN. ONOR. DELLA PRIMAZIALE DI LIONE, PROF. DI S. SCRITTURA E DI LINGUA EBRAICA PRESSO LA FACOLTÀ CATTOLICA
*Unica traduzione approvata dall’Autore del Can. BENEDETTO NERI

Si può leggere qui L'Anticristo dans Anticristo iconarrowrk7 http://www.radiomaria.it/documenti/repository/20071211122555.pdf

Publié dans Anticristo, Libri | Pas de Commentaire »

La deriva anticristica del mondo moderno

Posté par atempodiblog le 26 octobre 2008

Lo spirito dell’Anticristo persente oggi risiede nel rifiuto della verità rivelata e nell’orgoglio dell’uomo di volersi sostituire a Dio. Benedetto XVI non esita ad affermare che ciò ci potrebbe portare direttamente ad una catastrofe.

[...] Papa Benedetto XVI, in un crescendo di interventi dal tono marcatamente apocalittico, già a partire dai primi mesi del suo pontificato denuncia uno dei più pericolosi peccati dell’uomo moderno: la negazione dell’esistenza stessa della verità e la volontà dell’uomo – sedotto dal principe delle tenebre – di erigersi a padrone del mondo eliminando Dio e la sua legge morale dalla propria vita e dalla vita pubblica. La radice di questo peccato risiede nel rifiuto di essere creature e di dipendere da Dio Creatore, ed è proprio da questo rifiuto che derivano tutti i mali: il disprezzo di Dio, il disprezzo del prossimo, la persecuzione alla Chiesa, l’arroganza del potere e l’asseza della pace tra i popoli. Tutto ciò non può che portare l’umanità ad una inevitabilmente catastrofe, essendo satana – instancabile nemico dell’opera divina della creazione e della redenzione – il regista nascosto di questa situazione. [...]

Fonte: Holy Queen

Publié dans Anticristo, Fede, morale e teologia | Pas de Commentaire »

La bellezza della donna

Posté par atempodiblog le 25 octobre 2008

 La bellezza della donna dans Racconti e storielle cuorerj1 

Un bambino chiese a sua madre: “Perché piangi?”
« Perché sono una donna », ella rispose.
« Non riesco a capire », ribatté il bimbo.
Sua madre gli fece un po’ di coccole, dicendogli
“E non riuscirai mai a capire…”
Più tardi il piccolo chiese a suo padre:
“Perché la mamma piange senza una ragione?”
“Tutte le donne piangono senza una ragione”,
fu tutto quello che suo padre riuscì a spiegare.
Il bambino crebbe e divenne uomo,
continuando sempre a chiedersi perché le donne piangono.
Un bel giorno decise di telefonare a Dio;
così quando Dio rispose l’uomo gli chiese immediatamente
“Dio, perché le donne piangono così facilmente?”
Dio gli disse: “Quando ho creato la donna, decisi che sarebbe stata unica.
Così l’ho dotata di spalle forti abbastanza perché potesse portare il peso del mondo;
ma sufficientemente dolci perché riuscisse a portare il conforto…
Le ho dato la forza interiore per sopportare la fatica della procreazione.
Le ho dato l’ostinazione, che le permette di andare avanti quando tutti gli altri decidono di abbandonare
e di occuparsi della propria famiglia, malgrado la malattia e la stanchezza, senza mai lamentarsi…
Le ho dato la forza per sostenere suo marito malgrado i suoi errori e l’ho modellata a
partire da una sua costola perché potesse proteggere il suo cuore…
E per finire, le ho dato una lacrima da fare scendere…
Questa lacrima le appartiene in maniera esclusiva perché possa servirsene tutte le volte  che vuole.
Vedi: la bellezza dei una donna non è nei vestiti che indossa, nel suo fisico o nel modo di pettinarsi.
La bellezza di una donna deve potersi leggere nei suoi occhi, perché è negli occhi che si trova la porta del cuore…
il luogo in cui risiede l’amore”.


Autore: anonimo

Publié dans Racconti e storielle | Pas de Commentaire »

Come non perdere la Fede

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2008

Come non perdere la Fede dans Fede, morale e teologia RM

Questi sono tempi in cui la fede è messa alla prova e in cui bisogna essere saldi. Nella Sacra Scrittura quando si parla della prova, del mistero d’iniquità, del drago, del leone ruggente, ecc. alla fin fine la conclusione è sempre RESISTETE SALDI NELLA FEDE.
Per vincere la battaglia contro il mondo e contro l’impero del male, bisogna restare saldi nella Fede. Gesù nella Passione ha resistito saldamente alla Sua Missione mentre gli apostoli gli apostoli sono stati sbattuti dal vento.
Restando saldi nella Fede conseguiamo la Vittoria.
La prima arma è la Fede, poi la Preghiera, poi la Speranza, poi la Carità (bisgona aiutare gli altri quando c’è la bufera).
La Fede e la Preghiera sono unite tra loro. Chi non prega perde la Fede. Pregando si conserva, si alimenta e si irrobustisce la Fede.
La Madonna a Medjugorje ha detto che è venuta a risvegliare la Fede e per farLa risvegliare ha detto: pregate, pregate, pregate!.
Pregando non si perde la Fede perché entriamo in Comunione con Dio.

Padre Livio in una sua Catechesi

Publié dans Fede, morale e teologia, Medjugorje, Padre Livio Fanzaga, Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

Non temete la verità!

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2008

Non temete la verità! dans Citazioni, frasi e pensieri GP-II
Immagine tratta da: Familia Cristiana

Affievolimento del senso del male
Tra i tanti mali che affliggono il mondo contemporaneo, quello più preoccupante è costituito da un pauroso affievolimento del senso del male. Per alcuni, la parola “peccato” è diventata un’espressione vuota, dietro la quale non devono vedersi che meccanismi psicologici devianti, da ricondurre alla normalità mediante un opportuno trattamento terapeutico. Per altri il peccato si riduce all’ingiustizia sociale, frutto delle degenerazioni oppressive del “sistema” ed imputabile pertanto a coloro che contribuiscono alla sua conservazione. Per altri, ancora, il peccato è una realtà inevitabile, dovuta alle non vincibili inclinazioni della natura umana e non ascrivibile perciò al soggetto come personale responsabilità. Vi sono, infine, coloro che, pur ammettendo un genuino concetto di peccato, interpretano in modo arbitrario la legge morale e, distaccandosi dalle indicazioni del Magistero della Chiesa, si allineano pedissequamente alla mentalità permissiva del costume corrente.

La considerazione di questi diversi atteggiamenti rivela quanto sia difficile arrivare a un autentico senso del peccato, se ci si chiude alla luce che viene dalla parola di Dio. Quando si poggia unicamente sull’uomo e sulle sue limitate ed unilaterali vedute, si raggiungono forme di “liberazione” che finiscono per preparare nuove e spesso più gravi condizioni di schiavitù morale.

di Giovanni Paolo II
Fonte: Holy Queen

Publié dans Citazioni, frasi e pensieri | Pas de Commentaire »

Pubblicità choc sugli autobus

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2008

Londra, pubblicità choc sugli autobus:
« Dio non esiste, godetevi la vita »

Pubblicità choc sugli autobus dans Articoli di Giornali e News buslondonim5

In genere pubblicizzano film in uscita o l’ultimo profumo di Armani, ma ora sugli autobus di Londra campeggieranno poster con la scritta: «Dio probabilmente non esiste, quindi smettila di preoccuparti e goditi la vita». La campagna, naturalmente ad opera di associazioni atee, ha ricevuto offerte record per un totale di 113mila dollari, superando di ben sette volte gli obiettivi prefissati.

Fonte: La Stampa

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »

L’Età dell’oro

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2008

Dal 1800 d.C. si è sviluppata l’idea secondo la quale l’umanità va verso il progresso. Quante volte come commento a qualche notizia si sente dire « ma siamo nel 2008″, « non dovrebbe succedere al giorno d’oggi »… o queste espressioni fanno da sfondo ad argomentazioni che hanno carattere di attualità.
Non è sempre stato così, anzi. Prima dell’800 si diceva che dal passato si procedeva verso il regresso, che da un ‘Età dell’oro’ si andava verso la degradazione. Dal punto di vista tecnico-scientifico ci sarà anche stato un progresso ma in ambito morale no. Basti pensare che con le nostre armi possiamo distruggere il mondo. Il male, che prima era imposto con le dittature, adesso viene fatto con scelta democratica (penso alla legalizzazione dell’aborto e del divorzio, ecc…).

Publié dans Riflessioni, Stile di vita | Pas de Commentaire »

L’abuso dei bambini nelle manifestazioni contro l’autorità

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2008

L’abuso dei bambini nelle manifestazioni contro l’autorità dans Articoli di Giornali e News sciopero

Di fronte a fatti di sangue, a malversazioni di vario tipo, all’indisciplina automobilistica, o alla sporcizia urbana, o ferroviaria, tutti protestano contro lo smarrimento del senso di autorità, dell’ordine, del rispetto degli altri. Pochi, però, riflettono su come autorità, rispetto e ordine si formino. Così quando le maestre, o i genitori, mettono al collo dei bambini cartelli contro il ministro dell’istruzione, e li schierano davanti ai fotografi, pochi sembrano stupirsi.
Eppure pochi gesti minano la possibilità delle nuove generazioni di sviluppare rispetto per gli altri, e senso dell’ordine e dell’autorità, come l’utilizzo mediatico e politico dei bambini contro i rappresentanti del potere. Tanto più se l’autorità contestata è il ministro cui la legge affida l’istruzione e formazione dei giovani.
Cominciamo dallo sviluppo del rispetto, che in questo caso è, innanzitutto, quello verso i giovani e dei bambini. È rispettoso verso di loro schierarli in piazza con i cartelli appesi al collo e offrirli alle golose riprese di fotografi e cameramen? La loro privacy non vale nulla, al contrario di quelle dei figli minorenni dei vip, il cui volto viene accuratamente schermato? E perché l’immagine dei figli dei genitori narcisi, o degli allievi delle maestre spregiudicatamente decise a utilizzarli nelle loro rivendicazioni sindacali, non è protetta da nessuno? Cosa ne pensa il garante della privacy?
Molti analisti sanno bene che una foto, o una ripresa televisiva, venduta da un genitore vanitoso, o bisognoso, è poi all’origine di disturbi dolorosi, e cure difficili e complesse. Queste manifestazioni dunque sono innanzitutto lesive del più elementare rispetto umano verso i bambini che dicono di difendere. Per farlo davvero, dovrebbero rinunciare a utilizzare i loro volti, i loro occhi, le loro espressioni, ora usate come manifesti.
Quei bambini sono persone, prima che strumenti di battaglia politica.
Ma i loro insegnanti, o genitori in marcia, sembrano non saperlo. Non protestino se più tardi i ragazzi dimostreranno ai grandi la stessa mancanza di rispetto oggi usata verso di loro. Queste manifestazioni, inoltre, lanciate oggi contro Mariastella Gelmini come ieri contro Letizia Moratti, pongono le basi di un grave conflitto tra la personalità in formazione del bambino e il principio d’autorità. Quando gli insegnanti coinvolgono gli alunni nelle loro dimostrazioni di protesta, trasmettono loro, infatti, un’informazione esplicita: l’autorità non ha valore (è «ignorante», dannosa, «Gelmini mangia i bambini» – è scritto sui cartelli), va combattuta. Si tratta, però, di un messaggio «schizogeno», che tende a dividere la personalità, visto che gli stessi insegnanti rappresentano l’autorità verso i bambini.
L’ordine normativo viene così scisso in due (governo da una parte e insegnanti dall’altra), dunque indebolito, a favore di chi dispone fisicamente dei bambini (gli insegnanti) e a danno del ministro da cui il potere degli insegnanti dipende.
Al bambino viene poi fatto credere di detenere informazioni, capacità di giudizio e un potere, che non possiede: si tratta di un messaggio narcisistico, molto dannoso per la personalità. Le opinioni dei bambini non possono in realtà influire su decisioni governative, né valutarne la portata: rendere gli alunni consapevoli dei loro limiti sarebbe più educativo.
Portare i piccoli in piazza costituisce invece, tecnicamente, un abuso fisico e psichico nei loro confronti, realizzato attraverso la manipolazione delle loro opinioni e delle loro immagini, utilizzate nell’interesse personale degli adulti.

di Claudio Risé – Tratto da “Il Mattino di Napoli »

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »

Avete voglia di uscire dagli slogan?

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2008

LETTERA APERTA AGLI STUDENTI
di Mario Giordano – Direttore de ‘Il Giornale’

Cari studenti, avete voglia di uscire dagli slogan? Lo so che in queste ore di inebriante ribellione vi sentite incaricati di una missione altissima. Guardavo per le vie e dentro le Tv i vostri volti sorpresi dal primo rossore pubblico, le mani abituate a chat e messenger che si levano timide a mostrare i tazebao, quelle mise un po’ smandrappate che si tirano dietro inconsapevoli strascichi di Sessantotto. E pensavo che quando dite di volere una scuola migliore, be’, avete proprio ragione. Ma come si fa ad avere una scuola migliore? Provate a tirare fuori dagli armadi delle aule gli slogan che vi hanno preceduto: «Ucci Ucci sento odore di Falcucci», «Con simpatia la Moratti a Nassirya», «Ministro Fioroni, servo dei padroni». A Berlinguer furono mostrate le chiappe, De Mauro fu sbertucciato come Pinocchio. Ora tocca alla Gelmini, che «divora i bambini». Le rime sono persino facili, avanti con la fantasia.

Vi siete mai chiesti, però, perché ogni riforma della scuola, proposta da qualsiasi ministro, di qualsiasi partito, è sempre fallita? Cui prodest? E che ci fanno dietro le vostre spalle professori e sindacalisti? E i no global? Che c’entrano? È davvero necessario occupare le scuole? E occupare le stazioni? Chi è che vi spinge a iniziative contro la legge? Che interesse ha? Che ci fanno i politici (persino l’assessore all’Istruzione di Napoli) fra i vostri banchi? Chi è che pensa di sfruttare il vostro primo rossore per colorare piazze altrimenti vuote? Vi hanno raccontato un sacco di balle sulla riforma Gelmini. L’hanno fatto in classe. L’hanno fatto in modo strumentale. Vogliamo discuterne? Noi siamo qui. A disposizione.

Oggi non invochiamo la Polizia: anzi, pensiamo che l’intervento delle forze dell’ordine per garantire lo svolgimento delle lezioni sarebbe una sconfitta per tutti. Pensateci. E, se potete, provate a uscire dal solito cliché delle barricate. Provate ad andare oltre gli slogan. Provate a discutere nel merito come si fa ad avere una scuola migliore. Questo sì che sarebbe, per una volta, davvero rivoluzionario.

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »

Chi soffia sul fuoco

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2008

CHI SOFFIA SUL FUOCO
di Michele Brambilla – Il Giornale

A un certo punto dell’ottavo capitolo dei suoi Promessi Sposi, quello dedicato alla «notte degli imbrogli» (Renzo e Lucia entrano con un sotterfugio e due testimoni in casa di don Abbondio per cercare di estorcergli un matrimonio-lampo), il Manzoni così commenta: «In mezzo a questo serra serra, non possiam lasciar di fermarci un momento a fare una riflessione. Renzo, che strepitava di notte in casa altrui, che vi s’era introdotto di soppiatto, e teneva il padrone stesso assediato in una stanza, ha tutta l’apparenza d’un oppressore; eppure, alla fin de’ fatti, era l’oppresso. Don Abbondio, sorpreso, messo in fuga, spaventato, mentre attendeva tranquillamente a’ fatti suoi, parrebbe la vittima; eppure, in realtà, era lui che faceva un sopruso. Così va spesso il mondo… voglio dire, così andava nel secolo decimo settimo».
Il lettore ci perdonerà se l’abbiamo presa alla lontana, ma la morale manzoniana ci pare calzi a pennello con quanto abbiamo visto e sentito ieri, quando da più parti s’è dato a Berlusconi dell’incendiario e del fomentatore di incidenti.
Intendiamoci bene: nessuno di noi si azzarda a paragonare il premier a Renzo, e i suoi critici (politici o giornalisti che siano) a don Rodrigo: il senso del ridicolo grazie al cielo non l’abbiamo ancora perso. Però è vero che il mondo continua ad andare come nel secolo decimo settimo, nel senso che se si giudica un fatto analizzando solo una sua parte – soprattutto se la parte è quella finale – si rischia sempre di confondere i ruoli dei protagonisti.
Berlusconi è stato fatto passare per responsabile morale di possibili incidenti nelle scuole e nelle università per aver fatto intendere che, in certi casi, avrebbe fatto ricorso «alle forze dell’ordine». Noi, come abbiamo già scritto chiaramente ieri, siamo contrari all’utilizzo di polizia e carabinieri: e quindi ci rallegriamo che il premier abbia poi precisato che a quell’ipotesi non pensa affatto. Ma non è questo il punto. Il punto è che, per quella frase, Berlusconi è passato come dicevamo per l’incendiario della situazione. «Soffia sul fuoco», ha detto Veltroni. «Getta una miccia accesa sulla benzina», ha aggiunto la Finocchiaro. «Se ci fosse un calcolo, le frasi di Berlusconi sembrerebbero pensate apposta per incendiare le università», ha scritto il direttore di Repubblica Ezio Mauro.
Non crediamo occorra essere berlusconiani – o berluscones, come dicono – per rilevare un dato di fatto elementare: e cioè che non si soffia sul fuoco se qualcun altro prima non ha acceso un fuoco; e non si getta una miccia accesa sulla benzina se qualcun altro prima non ha cosparso il campo di benzina. La tensione nelle scuole c’è già, e rischia di salire perché da settimane si sta facendo una campagna che non vogliamo chiamare «terroristica» come ha fatto la Gelmini, ma «allarmistica» senz’altro sì; una campagna zeppa di bufale sesquipedali, tipo l’abolizione del tempo pieno e dell’inglese alle elementari. Sono stati altri, a far salire la temperatura: altri come l’ex ministro Mussi che ha parlato di «strage di ricercatori universitari»; altri come il manifesto che ha titolato sul «razzismo in cattedra»; altri come chi ha fatto credere ai bambini che la riforma faccia dei morti (che cosa significa altrimenti, per un bambino, il demenziale lutto al braccio di alcune maestre?). E come chi – peggio ancora – i bambini li ha usati nei cortei: gesto infame, perché i bambini in un corteo-contro-qualcuno non vanno portati mai, chiunque sia e qualunque cosa abbia fatto quel qualcuno.
L’editoriale su Repubblica di Ezio Mauro si intitolava «Se il dissenso è un reato». C’era scritto che «qualcuno dovrebbe spiegare al Premier che la pubblica discussione e il dissenso sono invece elementi propri di una società democratica». Mauro è un grande giornalista e un uomo intelligente: ma come fa a non capire la differenza tra «la pubblica discussione» e gli incidenti di Milano dell’altro giorno; tra «il dissenso» e l’impedire fisicamente di far lezione a chi vuol far lezione. Come fa a non capire le stesse cose un Veltroni. Come fa a non capirle una Finocchiaro.
Noi la Celere non la manderemmo neanche contro chi fa i picchetti e neanche contro chi occupa. Non stiamo neppure dicendo che il decreto sulla scuola non sia criticabile. Però, che almeno siano ben delineati i ruoli in questa notte degli imbrogli, e che sia ben chiaro chi sta soffiando – da settimane – sul fuoco.

Publié dans Alessandro Manzoni, Articoli di Giornali e News, Michele Brambilla | Pas de Commentaire »

Sciopero del 30 ottobre

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2008

Sciopero del 30 ottobre: ragioni per non aderire, ragioni per costruire
da ilsussidiario.net

Pubblichiamo un documento congiunto, sottoscritto dalle associazioni Diesse, Foe, DiSAL, Associazione Culturale “Il rischio educativo”. Si tratta di persone e realtà direttamente e quotidianamente impegnate nel mondo della scuola e dell’educazione. E non sono d’accordo con lo sciopero. Strano a dirsi, leggendo i giornali; perché quando sentiamo dire che “i docenti scendono in piazza” forse siamo un po’ tentati, e un po’ spinti, a pensare che “tutti i docenti” lo stiano facendo. Invece no: ci sono docenti, presidi, studenti (si veda l’articolo di una ragazza di Crema che pubblichiamo in allegato) che non sono d’accordo, che non pensano che ci sia qualcuno che sta uccidendo la scuola. Che anzi pensano che la scuola la uccida chi vuole lasciare tutto com’è, chi vuol continuare a coltivare la propria rendita di posizione o il proprio potere, messo a rischio da un reale cambiamento dello status quo.

[...]

  1. Il sistema scolastico italiano ha, da tempo, urgente bisogno di essere riformato: siamo ai primi posti, tra i Paesi dell’Ocse, come spesa per l’istruzione ma ciò non incide sulla qualità. Il numero di ore di lezione degli alunni  supera del 20% la media dei paesi Ocse, ma ai primi posti per la qualità dell’apprendimento vi sono Paesi dove si sta a scuola molto meno. Per questo chiediamo anche all’attuale Governo, come sempre abbiamo fatto, di abbandonare una politica centralistica, perseguita con l’accanimento delle normative, che pretendono di determinare ogni singolo aspetto della vita scolastica.
  2. Per rispondere alla emergenza educativa è indispensabile tenere conto della domanda di istruzione e di educazione che proviene dai giovani di oggi, e completare il percorso verso un assetto pienamente libero e pluralistico. Per questo è prioritario dare attuazione all’autonomia costituzionale prevista per le scuole, assicurando alle stesse veri organi di governo e risorse dirette. Gli altri cambiamenti verranno come diretta conseguenza: drastica riduzione di norme; livelli essenziali di apprendimento; carriere per i professionisti della scuola con effettivo riconoscimento del merito e delle prestazioni; dirigenza scolastica messa in grado di rispondere dei risultati; moderno sistema di valutazione che aiuti le scuole a migliorare.
  3. Una prospettiva di così ampio respiro necessita di tempi lunghi e non può essere assicurata da una singola fase di revisione degli ordinamenti o della normativa in uso. Occorre piuttosto un impegno costante per il bene comune da parte di tutte le forze sociali e politiche autenticamente riformiste. Per questo è necessario che anche i sindacati, anziché condurre battaglie di retroguardia dannose per tutti, tornino ad impegnarsi per il bene comune. Gli slogan lanciati in questi giorni e irresponsabilmente depositati sulle bocche degli studenti spinti in piazza a manifestare contro chi oggi è chiamato a governare, appaiono invece strumentali e ridicoli, tanto più perché gridati in difesa di una scuola italiana di cui tutti, in questi anni, si sono lamentati. 
  4. Le misure prese dall’attuale Governo in realtà, non si scostano, nei principi ed in molte proposte, da quelle suggerite dal Quaderno Bianco dei ministri Padoa-Schioppa e Fioroni, nella prospettiva del vincolo di pareggio entro il 2011 richiesto all’Italia dall’Unione europea. La razionalizzazione di spesa all’interno di un sistema tanto elefantiaco quanto improduttivo è urgente e indispensabile. I provvedimenti approvati a favore di interventi per l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza degli istituti ne costituiscono un primo significativo segnale.
  5. Non aderiamo allo sciopero del 30 ottobre perché non ne condividiamo le motivazioni. Non possiamo accettare le posizioni corporative di un certo sindacalismo che, guidato in particolare dalla CGIL, continua ad opporsi, per ragioni di mero potere, a qualsiasi serio tentativo di cambiamento del sistema di istruzione nazionale. L’istruzione è un bene di tutti: per questo è indispensabile che ogni seria riforma si costruisca attraverso il dialogo con le componenti reali della scuola che si esprimono anche nelle loro forme associative.

Associazione Culturale “Il Rischio Educativo”

DIESSE (Didattica e Innovazione Scolastica)

DiSAL (Dirigenti Scuole Autonome e Libere)

FOE (Federazione Opere Educative)

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »

Un esempio di protesta mediatica

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2008

Un esempio di protesta mediatica  dans Articoli di Giornali e News manifestinobp5

Scienze politiche: 9mila iscritti, 30 occupanti, 20 giornalisti: un esempio di protesta mediatica

«Scienze Politiche: 9mila iscritti, 30 che occupano e 20 giornalisti». Così recitava un cartello appeso ieri da alcuni studenti milanesi di Scienze Politiche nel cortile di via Conservatorio – puntualmente strappato dai “rivoltosi”. La scena che si presentava agli occhi di chi giungeva nella sede distaccata della Statale di Milano era proprio questa: un manipolo di ragazzi accerchiato da inviati e cameraman. I titoli dei principali quotidiani nazionali, così come la loro versione online del pomeriggio precedente, annunciavano l’occupazione della facoltà di Scienze Politiche e l’interruzione delle lezioni. Eppure allo sprovveduto visitatore pareva che lo scoop fosse che i giornalisti non c’avessero azzeccato per niente. Le lezioni si sono svolte regolarmente. Nessuna è stata interrotta. Intorno alla trentina di persone, che nella mattinata di ieri bivaccava in mezzo al cortile di via Conservatorio, la vita procedeva tranquillamente. C’erano quasi più telecamere e fotografi che manifestanti. Del resto si era annunciata l’irruzione degli occupanti al Consiglio di facoltà delle ore 14.30. La sceneggiata è avvenuta. Il loro comunicato – tempestivamente riportato dal Corriere online – è stato letto. Subito dopo il Cdf è proseguito. Lì la maggioranza delle rappresentanze studentesche ha preso posizione contro i tentativi di blocco della didattica. In effetti un episodio di questo genere è accaduto nel tardo pomeriggio di mercoledì 22 ottobre, quando un corteo di esterni ha decretato arbitrariamente la sospensione della lezione del professor Giorgio Barba Navaretti in aula 10. Che la gran parte dei manifestanti fosse estranea alla facoltà appariva chiaro dal fatto che nessuno sapeva dove dirigersi per cercare le aule. «È un’azione violenta» ha urlato Barba Navaretti ai manifestanti. A esprimergli pubblicamente solidarietà in Consiglio di facoltà ci ha pensato il professor Graglia, quello che è finito su tutti i giornali per aver improvvisato una lezione in piazza Duomo contro i tagli previsti dalla finanziaria.

La récréation (come la definì De Gaulle) di questi improbabili barricaderos continua, ormai, da una settimana. Più sui media che nella realtà. Da questo punto di vista Scienze Politiche non è stata da meno. Anche all’Accademia di Brera è toccata la stessa sorte. All’assemblea di martedì 21 ottobre, indetta dai collettivi accademici, i partecipanti – su circa 4mila iscritti – non superavano la sessantina di persone. Il Sit-in avvenuto negli uffici del direttore e la seguente occupazione non sono durati più di mezz’ora. Terminate le foto di rito per i quotidiani del giorno dopo, i dimostranti sono stati accompagnati all’uscita. La vita in questi giorni prosegue regolarmente. Nonostante il sito di Repubblica. Non stupirebbe se nei prossimi giorni i navigatori della rete potessero anche votare chi mandare a casa tra gli occupanti. Proprio come in un vero reality show.

di Matteo Forte – ilsussidiario.net

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »

A chi conviene mantenere un sistema fallimentare?

Posté par atempodiblog le 24 octobre 2008

A chi conviene mantenere un sistema fallimentare?  dans Articoli di Giornali e News manifestazionehx1

Chi protesta dovrebbe chiarire una cosa: a chi conviene mantenere un sistema fallimentare?


Esiste una qualche connessione tra la crisi finanziaria che sta tenendo il mondo intero con il fiato sospeso e lo stato di agitazione verso cui si sta avviando l’Università italiana, a seguito dei tagli decisi dal Governo? Un ragionevole collegamento non può certo essere rintracciato sul piano delle relazioni di causa-effetto: nessuno può essere così scellerato da sostenere che la crisi dei mercati finanziari mondiali sia la causa diretta dei tagli al sistema universitario decisi da Tremonti.

Tuttavia, una relazione può essere forse individuata nei presupposti politici, sociali e culturali da cui entrambe le crisi derivano. Proviamo allora a fare l’esercizio.

La presidenza Bush, soprattutto la seconda, ha cercato fortuna in politica interna attraverso lo slogan “una casa per ogni americano”, illudendosi che il mercato immobiliare e finanziario fossero in grado di garantire, autoregolandosi nella crescita, l’ascensore sociale per uno strato consistente della popolazione. Nella realtà la politica ha soffiato su un mercato speculativo in cui broker immobiliari hanno potuto sottoscrivere mutui senza garanzie e gli operatori finanziari hanno potuto costruire prodotti sofisticati per trasferire rischi elevati con rendite attese da capogiro.

Nel nostro piccolo, sono ormai vent’anni che la politica italiana, di destra e di sinistra, promette una laurea a tutti i giovani italiani, prima inaugurando università di quartiere, poi inventando il cosiddetto “3+2”, al dichiarato scopo di aumentare la produttività del sistema universitario a costo zero per lo Stato. Similmente alla crisi finanziaria americana, anche in questo caso abbiamo assistito ad un fenomeno che potremmo dire speculativo: le università hanno trovato spazio per gemmarsi, per creare sedi decentrate, per moltiplicare i corsi di laurea (attualmente circa 5300!), grazie ad un mercato della formazione universitaria drogato da tasse ai minimi.

Se in America hanno fatto leva sull’ideologia liberista che invoca la capacità di autoregolazione del mercato, nelle Università italiane ci si è nascosti dietro un uso troppo spesso equivoco del concetto di autonomia. Là hanno fatto lievitare i debiti, qui le cattedre. E si badi bene che l’argomento dell’allineamento a standard europei nel rapporto studenti/docenti non regge, visto che il sistema universitario italiano è largamente sotto-finanziato rispetto agli stessi standard. Infatti, tutto il budget delle università italiane è ben presto finito in stipendi (da fame).

Anche i cittadini, certo, hanno fatto la loro parte: negli Stati Uniti indebitandosi al di là di ogni ragionevole capacità di reddito, qui in Italia continuando a mandare i figli in università sovraffollate con una didattica sempre più scadente, avendo come unica certezza il valore legale di un pezzo di carta.

Bene (si fa per dire). Se ritenete che il parallelo possa reggere, proviamo adesso a leggere i fatti delle ultime settimane nella stessa chiave.

Prima osservazione: gli universitari che manifestano in questi giorni, studenti e docenti, sono paragonabili a cittadini americani che protestassero perché gli viene impedito di sottoscrivere mutui che non sono in grado di ripagare, o operatori di borsa che si mobilitassero contro il blocco della collocazione sul mercato di prodotti finanziari “spazzatura”.

Seconda e ultima osservazione: i Governi di tutto il mondo, quello italiano incluso ed in prima fila, si sono mobilitati con programmi straordinari per salvare alcune delle maggiori banche da una più che probabile bancarotta, riconoscendo il valore strategico che il settore del credito riveste per l’economia di ogni paese.

Volete dire che l’Università italiana non ha la stessa rilevanza strategica per il futuro del nostro Paese e che molte delle sue istituzioni non meritano quindi di essere salvate?

Se per entrambe le crisi è evidente che la riforma necessaria non è innanzitutto quella delle regole, ma della cultura in cui sono nate, ciò che non è ancora chiaro nella seconda è chi avrà il coraggio di decidere cosa salvare.

di Paolo Trucco – ilsussidiario.net

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »

12345