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Il cardinale sdogana Medjugorje

Posté par atempodiblog le 27 octobre 2008

 Il cardinale sdogana Medjugorje dans Medjugorje medjugorje

 

Chiesa gremita per il prelato che ha definito il Paese bosniaco il confessionale del mondo
Il cardinale sdogana Medjugorje
Di F. Ghizzoni e A. Zambiano – Giornale di Reggio

Basilica di San Quirino gremita di fedeli per la visita del Cardinal Dario Castrillon Hoyos, presidente della pontifica commissione Ecclesia Dei. Nell’occasione della Peregrinatio Mariae, ha pontificato la messa preceduta dal solenne ingresso in Basilica assieme ai canonici di San Quirino don Rino Bortolotti, don Romano Vescovi, don Giulio Righi, don Gaetano Incerti e don Claudio Gonzaga. Il prelato, commentando il Vangelo in cui Cristo, morendo in croce, affida la Madre al discepolo Giovanni, ha affermato che con queste parole «la Beata Vergine Maria ci è stata donata da Gesù come suo dono personale e in questo clima di affidamento e consacrazione a Maria si svolge ogni peregrinazione della Vergine, come quella che sta avvenendo qui a Correggio.
Non è possibile conversione senza una vita di preghiera». Il cardinale ha osservato che nelle apparizioni di Fatima è evidente come la Madonna ci chieda innanzitutto la preghiera. «L’Angelo propone ai tre fanciulli e a noi prima di tutto la profonda adorazione di Dio, accompagnata alla pratica delle virtù teologali e alla preghiera di riparazione. Sempre a proposito di preghiera, il carattere deciso e la sua fedeltà al Magistero alla Chiesa, hanno poi consentito al Cardinale di stigmatizzare senza tentennamenti l’episodio accaduto a Lourdes durante il recente viaggio del Papa, dove un sacerdote ha modificato l’Ave Maria: «Quel sacerdote è stato più saggio dell’Angelo Gabriele, più saggio di Santa Elisabetta e più saggio della Chiesa (autori dell’Ave Maria)», ha commentato in modo sarcastico il prelato. Il porporato ha poi ricordato come «la devozione alla Madonna deve essere alimentata alla luce della rivelazione, della tradizione e del magistero della chiesa. Ogni generazione, ogni cristiano, ogni sacerdote, ogni religioso e religiosa, deve accogliere Maria come Madre e Regina nella propria vita». Citando Giovanni Paolo II, il cardinale ha osservato che «una particolare manifestazione della maternità di Maria riguardo agli uomini sono i luoghi nei quali ella s’incontra con loro.
Ciò è evidente soprattutto nei santuari mariani, che attirano fedeli da tutti i continenti, come Fatima, Lourdes e, ultimamente, Medjugorje. Del Paese bosniaco, il prelato, nell’incontro con i sacerdoti, aveva precedentemente, espresso giudizi più che lusinghieri definendolo anche «il confessionale del mondo». Una frase che fa comprendere come anche ai livelli alti dei sacri palazzi, pur non essendo ancora state riconosciute le apparizioni dei sei veggenti (una di queste, Marja, recentemente a Reggio ), che si susseguono da oltre 20 anni, si riconoscano i frutti spirituali di Medjugorie, primo requisito per una approvazione della Chiesa. Pertanto, «la nostra fede diventerà sempre più eucaristica, come quella dei pastorelli». La Peregrinatio Mariae continua per tutta la settimana. Questa sera alle 21, l’arcivescovo di Modena Benito Cocchi presiederà la Messa nella Basilica di San Quirino.
Nel corso della celebrazione saranno ricordati i sacerdoti e i laici uccisi in odio alla fede durante la seconda guerra mondiale. Particolare attenzione sarà riservata al seminarista Servo di Dio Rolando Rivi, per il quale il vescovo modenese ha iniziato la causa di beatificazione, e don Umberto Pessina, il parroco assassinato nel 1946. Venerdì sera il vescovo ausiliare di Reggio Lorenzo Ghizzoni, celebrerà una messa per i giovani alle 21. Grande rilevanza avrà la processione a Correggio di sabato sera, alle 21, guidata da monsignor Salvatore Vitiello, docente di Teologia alla Cattolica di Roma.

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Messaggio di Medjugorje 25/10/2008

Posté par atempodiblog le 27 octobre 2008

Tratto dal sito HOLY QUEEN (holy.harmoniae.com):

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Messaggio della Madonna di Medjugorje del 25 ottobre 2008:

«Cari figli, vi invito tutti in modo speciale a pregare per le mie intenzioni affinché attraverso le vostre preghiere si fermi il piano di Satana su questa terra, che é ogni giorno più lontana da Dio, e mette se stesso al posto di Dio e distrugge tutto ciò che é bello e buono nell’anima di ognuno di voi. Per questo, figlioli, armatevi con la preghiera e il digiuno affinché siate consapevoli di quanto Dio vi ama e fate la volontà di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata».

Messaggio di Medjugorje 25/10/2008 dans Digiuno medjpadredankocl7

Commento di Padre Danko al messaggio mensile:

Stasera la Madonna ci invita a pregare per le sue intenzioni, perché, se nella preghiera ci abbandoniamo a Dio, il piano di satana non si realizzerà su questa terra. Con questo messaggio la Madonna cerca la nostra collaborazione. Noi siamo coscienti che Gesù e la Madonna possono vincere satana anche senza di noi, ma cercano la nostra collaborazione, perché Dio ci ha creati liberi e desidera che ci decidiamo per Lui. Dio ci ha creati senza di noi, ma non può salvarci senza di noi, se noi non lo desideriamo. Quando la Madonna parla del piano di satana su questa terra, prima di tutto non dobbiamo pensare alla natura, ma all’uomo e a tutti i peccati che l’uomo odierno fa, quando cede alle tentazioni di satana e commette peccati gravi di diverse specie: matrimoni omosessuali, aborti, omicidi, fornicazioni, frode dei poveri, bestemmie, droga, alcool, eccetera.

L’uomo odierno mette continuamente se stesso al posto di Dio e ripete il peccato delle prime pagine della Bibbia. Al primo posto non ci sono più le virtù cristiane. Per tanti l’euro è diventato Dio. La conseguenza di questo è che si distrugge tutto quello che è bello e buono nell’anima della gente. La Madonna ci dà i mezzi per opporci al piano di satana e questi sono la preghiera e il digiuno. Tanti di noi pensano di pregare e credere tanto. Ma se facciamo un’indagine vedremo che non preghiamo così tanto. Vedremo che parliamo al telefono, beviamo un caffé o guardiamo una partita più di quanto preghiamo. Il digiuno e la preghiera, sin dalle radici del Cristianesimo, sono stati i mezzi più importanti per la lotta contro il male. Se non preghiamo, non possiamo neanche credere, perché la fede o la confidenza sono in relazione con Qualcuno e questi è Dio. La preghiera è l’incontro con Dio e da questo incontro nasce una forte e robusta fede.

La Madonna nel messaggio del 25 novembre 1987 ci invita a pregare affinché satana non ci attiri con la sua superbia e la sua falsa forza. Lei dice: “Io sono con voi e desidero che crediate che io vi amo”. Nel messaggio di stasera la Madonna finisce con le parole: “fate la volontà di Dio”. “Sul rotolo del libro di me è scritto, che io faccia il tuo volere” (salmo 40, 9). L’uomo che fa la volontà di Dio è pieno di gioia e di pace. Fare la volontà di Dio significa camminare a grandi passi verso la santità. L’umiltà è la caratteristica di chi fa la volontà di Dio, questi è obbediente e mansueto. Quelli che non rispondono alla chiamata di fare la volontà di Dio sono occupati con le cose terrene e non mettono Dio al primo posto; sono pieni di ambizioni e usano ogni mezzo per arrivare alla meta che si sono prefissi. Essi misurano con le misure terrene. Decidiamoci tutti stasera per Dio e diventeremo i veri testimoni dell’amore di Dio e della Madonna, diventeremo i discepoli che Gesù vuole che diventiamo.

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L’orologio

Posté par atempodiblog le 27 octobre 2008

L'orologio dans Riflessioni orologioyy1

Tutti hanno un orologio e nessuno ha tempo. Scambiate le due cose: lasciate il vostro orologio e riprendetevi il vostro tempo. [...] L’orologio è diventato, soprattutto ai nostri giorni, una sorta di giudice inesorabile: persino quando si è in Chiesa, è facile vedere fedeli che controllano l’ora sul quadrante dei loro orologi, quasi a contingentare anche il tempo destinato a Dio. Si diventa, così, schiavi delle scadenze prefissate. Guai a infrangere la sequenza degli impegni di un ufficio, guai a interrompere una serie di affari o di incombenze per restare da soli, fermarsi, passeggiare, pensare, respirare! Certo, non bisogna dilapidare «il tempo che divora ogni cosa» (edax rerum), come diceva Ovidio, un tempo «che si è fatto breve» (così san Paolo ai Corinzi). Tuttavia, in una società frenetica come la nostra, convinta solo che «il tempo è denaro», è necessario qualche volta di più buttar via l’orologio e riappropriarsi del nostro tempo per viverlo in modo personale, libero, intimo, creativo, quieto e sereno.

di Gianfranco Ravasi - Avvenire

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Aiuti per l’esame di coscienza

Posté par atempodiblog le 27 octobre 2008

 

Confessione:
aiuti per l’esame di coscienza

Tratto da ‘Il Giornalino’ di Radio Maria

Aiuti per l’esame di coscienza dans Fede, morale e teologia coscienzahz3

 

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I voltagabbana del maestro unico

Posté par atempodiblog le 27 octobre 2008

I voltagabbana del maestro unico dans Articoli di Giornali e News manifestazionebf6

«Quando l’antica maestra intera si scisse nelle tre maestre per due classi, per ragioni sindacali contro il crollo demografico, si minò un pilastro della nostra convivenza».
Ecco, non riuscivo a trovare le parole per esprimere quel che penso sulla questione del maestro unico, sui danni prodotti dalla sua abolizione, e perfino sulle ragioni («sindacali», non pedagogiche) che portarono alle tre maestre invece che una, e grazie al Cielo ho trovato un altro che aveva già messo in fila le parole giuste prima di me. Così, con una bella citazione, me la sono cavata senza faticare troppo. E sapete di chi è la frase sopra riportata fra virgolette? Di Mariastella Gelmini? Del leghista Roberto Cota? O addirittura del premier? No: sono parole di Sofri. Adriano Sofri.
E sapete dove le ha scritte? Forse sul Foglio, che è un po’ berlusconiano? No: le ha scritte su Repubblica.
E sapete quando le ha scritte? Forse anni fa, in un altro tempo e con un’altra scuola? No: le ha scritte il 3 giugno 2008. Meno di cinque mesi fa.
Per completezza di informazione: l’articolo di Sofri era pubblicato in prima pagina e s’intitolava «Ecco perché ci servono più maestre da libro Cuore». Sempre per completezza, Sofri prendeva spunto da due fatti: un articolo di Zagrebelsky («La democrazia ha ancora bisogno di maestri») e l’appello di una quarta elementare di Roma al ministero affinché non cambiasse la maestra, in età di pensione.
Siccome quando si citano frasi altrui è sempre dietro l’angolo l’accusa di estrapolazioni selvagge, chiarisco che la frase citata all’inizio va inserita nel seguente contesto, che cito testualmente: «Zagrebelsky commemora i grandi maestri civili, soppiantati da televisione, pubblicità, moda: altrettante seduzioni facili, aliene dal suscitare i bravi discepoli senza i quali non compaiono i bravi maestri. Ma nel mondo che si perde la prima e decisiva formazione civile era l’opera delle maestre. Erano loro a insegnare a leggere e scrivere, a fare le operazioni, a dire le preghiere, a stare seduti e alzarsi in piedi. Il tramonto delle maestre può essere salutato come un capitolo dell’emancipazione femminile». E subito qui di seguito la frase citata all’inizio: «Ma quando l’antica maestra intera si scisse…».
Si potrebbe obiettare che Repubblica dispone di un ampio parco di grandi firme, e non è detto che quella di Sofri sia la posizione del giornale. Ok. Però, così, giusto per procedere sulla completezza d’informazione: pochi giorni prima, sempre sulla questione della quarta elementare romana che rischiava di cambiare maestra, Repubblica aveva affidato il commento a un altro suo esperto di scuola, Marco Lodoli. Il quale, dopo aver tratteggiato le qualità e l’importanza della vecchia maestra, scriveva: «Poi qualcuno ha deciso che la maestra doveva moltiplicarsi e da una è diventata tre, e tre maestre sono diventate un viavai di volti, abbondanza e confusione, e forse qualcosa si è guadagnato e di sicuro qualcosa si è perso». Notare il «forse» e il «di sicuro». Era il 27 maggio 2008, esattamente tre mesi e venti giorni prima che lo stesso Lodoli, sempre su Repubblica, così commentasse il progetto del governo di reintrodurre il maestro unico: «Le elementari, fiore all’occhiello del nostro sistema educativo, sono finite sotto l’accetta della ministra Gelmini, che per rispettare le esigenze di risparmio non ha immaginato nient’altro che la maestra unica: come dire suicidiamoci per consumare meno ossigeno». Era il 16 settembre 2008.

Non è che vogliamo sottolineare, a proposito di maestrine dalla penna rossa, incoerenze e giravolte (nel caso di Sofri, tra l’altro, non risulta che abbia cambiato idea). Vogliamo solo esprimere lo stupore per l’attuale levata di scudi della sinistra contro il ritorno del maestro unico. Sono giorni che sentiamo demonizzare questa figura da pedagogisti che mai avevamo udito, prima, esprimersi in tal modo. Politici, giornalisti e genitori anti-Gelmini s’accodano. L’altra sera ad AnnoZero hanno parlato di «rischio di pensiero unico». Fosse un vecchio cavallo di battaglia della sinistra, capiremmo. Ma mai c’è stata, nella cultura della sinistra, l’esaltazione dei tre maestri, anzi. La loro introduzione fu motivata solo dalla volontà di salvare posti di lavoro, ma mai nessuno ne aveva esaltato l’efficacia. Al contrario, sono tantissime le testimonianze di una sinistra perplessa. Ortensio Zecchino, ministro dell’Università con D’Alema e Amato, al momento della riforma votò contro dicendo: «Non resta che prendere atto dell’esistenza di uno schieramento che ha inteso privilegiare il momento sindacale… svalutando il momento formativo e culturale». Ed Edgar Morin, consulente del ministro Fioroni proprio per la riforma della scuola, ha fatto dell’unitarietà dell’apprendimento il suo credo: «Il nostro sistema d’insegnamento – ha detto – separa le discipline e spezzetta la realtà, rendendo di fatto impossibile la comprensione del mondo».
Chissà come mai, insomma, tanti repentini cambiamenti. Personalmente ho un ricordo fantastico e commovente, della mia maestra unica. Solo che fatico anche qui a trovare le parole. Le prendo in prestito: «La figura della maestra campeggia nella nostra memoria come un totem sacro, è l’asse attorno al quale ha girato la nostra infanzia, fu la solenne e dolce depositaria di ogni sapere, quella che ci ha insegnato gli affluenti del Po e le divisioni a tre cifre, le Guerre Puniche e le poesie di Pascoli, ci ha aiutato a crescere nella pace di un tempo immobile e fecondo. (…) L’infanzia ha bisogno di certezze (…) se l’amata maestra dopo quattro anni scompare, allora tutto può svanire». Chi ha scritto queste belle parole? Ma sempre Marco Lodoli, sempre su Repubblica. Sembra ieri, invece erano ben cinque mesi fa.

di Michele Brambilla – Il Giornale

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