Posté par atempodiblog le 10 octobre 2008
“Totus Tuus. Questa formula non ha soltanto un carattere pietistico, non è una semplice espressione di devozione: è qualcosa di più. L’orientamento verso una tale devozione si è affermato in me nel periodo in cui, durante la seconda guerra mondiale, lavoravo come operaio in fabbrica. In un primo tempo mi era sembrato di dovermi allontanare un po’ dalla devozione mariana dell’infanzia, in favore del cristocentrismo. Grazie a san Luigi Grignion de Montfort compresi che la vera devozione alla Madre di Dio è invece proprio cristocentrica, anzi è profondissimamente radicata nel Mistero trinitario di Dio, e nei misteri dell’Incarnazione e della Redenzione”.
Giovanni Paolo II in Varcare la soglia della speranza, Arnoldo Mondadori Editore, 1994
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Posté par atempodiblog le 10 octobre 2008
Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile. Guidava con molta attenzione perché l’auto che stava usando era nuova fiammante, ritirata il giorno prima dal concessionario e comprata con i risparmi soprattutto del marito che aveva fatto parecchie rinunce per poter acquistare quel modello.
Ad un incrocio particolarmente affollato, la donna ebbe un attimo di indecisione e con il parafango andò ad urtare il paraurti di un’altra macchina.
La giovane donna scoppiò in lacrime. Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito? Il conducente dell’altra auto fu comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente e i dati del libretto.
La donna cercò i documenti in una grande busta di plastica marrone.
Cadde fuori un pezzo di carta.
In una decisa calligrafia maschile vi erano queste parole: « In caso di incidente…, ricorda, tesoro, io amo te, non la macchina! ».
Lo dovremmo ricordare tutti, sempre. Le persone contano, non le cose. Quanto facciamo per le cose, le macchine, le case, l’organizzazione, l’efficienza materiale! Se dedicassimo lo stesso tempo e la stessa attenzione alle persone, il mondo sarebbe diverso. Dovremmo ritrovare il tempo per ascoltare, guardarsi negli occhi, piangere insieme, incaraggiarsi, ridere, passeggiare…
Ed è solo questo che porteremo con noi davanti a Dio.
Noi e la nostra capacità d’amare. Non le cose, neanche i vestiti, neanche questo corpo…
Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini. Il papà portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino. « Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile ti ho preso la bustina dei calciatori… Che cosa devo ancora prenderti? ».
« Prendimi la mano » rispose il bambino.
di Bruno Ferrero – A volte basta un raggio di sole
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Posté par atempodiblog le 10 octobre 2008
Mandiamo giù a gran sorsi la menzogna che ci lusinga. Ma beviamo a goccia a goccia la verità che ci riesce amara. «Riderà bene chi riderà ultimo»: finisce così il romanzo in forma di dialogo Il nipote di Rameau che l’illuminista Denis Diderot (1713-1784) compose senza vederlo mai pubblicato (uscirà postumo nel 1821). [...] Amiamo, infatti, la lode, l’illusione, l’elogio e ci lasciamo avvolgere da quelle spire. Detestiamo le critiche che riteniamo sempre ingenerose, immeritate, ingrate. Bisognerebbe, invece, provare ad assumere – anche se col contagocce, come dice Diderot – ogni giorno qualche stilla di critica o di autocritica. È per questo che parlavo di esame di coscienza. Anche se attorno non abbiamo nessuno che sappia, osi o tenti di mostrarci i nostri limiti, c’è però una voce sottile che non si può sempre tacitare ed è quella dell’anima. Solo che, per sentirla, è necessario ritirarsi in silenzio e riflettere sulle nostre azioni e parole. Il teologo Karl Barth diceva che «la coscienza è la perfetta interprete della vita», sempre però che non la si taciti o la si pieghi con violenza al proprio gusto o interesse.
di Gianfranco Ravasi – Avvenire
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