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La « dolce morte » per tutti

Posté par atempodiblog le 9 septembre 2008

Ecco l’ultima idea di Zapatero:
la « dolce morte » per tutti


Il governo intende concedere il diritto all’eutanasia anche a chi non è malato terminale. Il ministro spagnolo della Salute anticipa le linee guida di una normativa che entrerà in vigore entro la fine della legislatura…

Madrid – L’ultimo affondo del governo Zapatero ai valori della Chiesa cattolica si chiama eutanasia e arriva con parole che evocano un’epoca che credevamo superata. «Il proprietario del tuo corpo sei tu e sei tu che decidi. Questo è socialista!». Sembra uno slogan del Sessantotto e in un certo senso lo è. Perché il terreno di coltura che lo ha prodotto è proprio quello, quello dell’autodeterminazione che, rifiutando le regole, assurge paradossalmente a regola essa stessa. L’unica differenza è che non siamo nel Sessantotto, ma quarant’anni dopo, oggi, e che a parlare non è un figlio dei fiori ma Bernat Soria, il cinquantasettenne ministro della Salute spagnolo.
È su questa libertà di decidere del proprio corpo, oltre che della propria vita e della propria morte, che la Spagna guidata dal socialista José Luis Zapatero si avvia a varare una legge che preveda il suicidio assistito. Con un deciso colpo di acceleratore e in barba a tutte le resistenze della società civile, in particolare di quella cattolica, tanto da puntare a realizzare l’obiettivo entro la fine di questa legislatura, vale a dire entro il 2012, e attraverso una modifica del Codice Penale.
In una intervista rilasciata al quotidiano El Paìs, Soria spiega che l’intervento, legislativo e normativo allo stesso tempo, rientrerà nell’ambito di un più ampio progetto che riguarda le norme a garanzia di una “morte degna“.
«La battaglia contro la morte non si può vincere, ma quella contro il dolore sì», ha detto Soria spiegando che la legge attualmente in vigore, voluta dal Partito Popolare, dà la possibilità ai malati di morire senza soffrire, ma la sua applicazione, di fatto, la annulla. «Per questo – dice Soria – abbiamo elaborato una strategia nazionale per le cure palliative, che include la formazione professionale, facilitazioni per l’assistenza domiciliare, regolare le fasi terminali della malattia, la “morte degna” e il diritto di ogni malato di poter decidere di interrompere le terapie». Che, in altre parole, significa che il governo Zapatero intende concedere a tutti, anche a chi non è un malato terminale, di porre fine alla propria vita. Con il placet e l’aiuto dello Stato.
A poco servono le rassicurazioni circa la “collegialità” e la serietà con la quale sarà definito il progetto, aprendo prima di tutto una riflessione in seno al governo: «Il ministero della Salute e quello della Giustizia – ha detto Soria – si apprestano a consultarsi con esperti del settore» per creare una commissione che offra elementi in base ai quali «prendere una decisione politica».
Politica, appunto, perché al di là della presunta difesa del malato e del suo diritto ad autodeterminarsi, questo progetto del governo Zapatero altro non è che l’ennesima mossa volta a smantellare la rete sociale e di diritto costruita dai precedenti governi guidati dal Partito Popolare. In Spagna l’eutanasia non è consentita ma la legge permette ai malati di rifiutare di essere curati. Un’eventuale legislazione sul suicidio assistito potrebbe riguardare le persone gravemente malate ma non in immediato pericolo di vita. Un distinguo fondamentale, che apre scenari inquietanti di arbitrarietà e intorno al quale non c’è alcun dubbio che si scateneranno le polemiche e gli attacchi politici, in primis da parte della Chiesa cattolica, come già avvenuto per le leggi sul matrimonio gay con possibilità di adozione e il divorzio breve. Oltre che sull’apertura di Zapatero verso la fecondazione assistita ai single e la revisione della legge sull’aborto. Ma la reazione della Chiesa cattolica spagnola pare non preoccupare affatto il governo: «Come ministro e deputato socialista – ha detto Soria – l’unico mandato di cui devo rispondere è quello conferitomi dai cittadini. Non so quali strategie terranno la Conferenza Episcopale, il Partito Popolare e altri gruppi, e comunque non è rilevante».

di Barbara Benini
Il Giornale n. 36 del 2008-09-08

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Le corna, che colpo di geni

Posté par atempodiblog le 9 septembre 2008

La scienza ci ha finalmente assolti: quando le nostri mogli ci accuseranno di averle tradite non saremo più costretti a balbettare lascia che ti spieghi, non è come pensi tu. «L’infedeltà coniugale dipende da un gene, una specie di motorino che alcuni maschi hanno nel proprio Dna e altri no». La notizia è stata divulgata dall’autorevole rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (c’è sempre un’autorevole rivista, dietro ogni minchiata) che ha illustrato uno studio dell’Istituto Karolinska di Stoccolma. Il gene delle corna, spiegano gli scienziati svedesi, agisce sulla vasopressina, un ormone di cruciale importanza nel processo di attaccamento sentimentale e sessuale tra un uomo e una donna. Chi ha questo gene ha più probabilità di farsi un’amante. Spariscono le nostre colpe e si tranquillizzeranno anche le mogli: se ci vedranno distratti e orizzontalmente inoperosi, potremo rispondere non preoccuparti cara, è solo un po’ di vasopressina.
Non è la prima volta che la scienza ci spiega che l’amore è solo una faccenda chimica. Qualche tempo fa Time ha svelato perché ci innamoriamo di questa e non di quella: la risposta è Mhc, complesso maggiore di istocompatibilità. Uno pensa stasera sono riuscito a farla ridere, ecco perché c’è stata: invece no, lei era solo istocompatibile. Non c’è spazio per il romanticismo, per le affinità elettive, per la poesia: l’amore dipende da oppiacei naturali, l’attrazione fisica non dall’estetica ma dall’orologio biologico, il batticuore dall’olfatto, l’efficacia di un bacio dal ph della saliva, l’eccitazione dall’acidità delle urine. Insomma uno schifo, non si capisce perché uno dovrebbe restarci male quando finisce un amore.
La genetica però non spiega – e smitizza – soltanto i sentimenti e il sesso: spiega tutto. Non c’è giorno che i giornali non rilancino qualche fondamentale scoperta. Faccio un breve elenco delle ultime puntate: «Scoperto il gene del maratoneta»; «Scoperto il gene della magrezza»; «Scoperto il gene dell’obesità»; «Scoperto il gene che dimostra il nesso tra intelligenza e longevità»; «Scoperto il gene del prurito»; «Scoperto il gene dell’umorismo, gli inglesi ne sono particolarmente provvisti». Addirittura, leggo che uno psichiatra del Michigan ha scoperto il gene della prima sigaretta: sì, proprio quello che induce a fumare la «prima» sigaretta.
La riduzione di tutto a un affare di geni sembra svuotarci la vita di ogni passione: perché applaudire il tal comico se le sue battute zampillano direttamente dal Dna? Non ne ha alcun merito. E perché affannarmi a migliorare, se il mio destino è scritto?
Temo che non tanto fra gli studiosi, quando fra i divulgatori di queste ricerche ci sia una motivazione di fondo per nulla innocente. Si vuole fare passare l’idea che non siamo responsabili di nulla, e quindi non siamo neppure giudicabili né tantomeno punibili. L’Università del Western Ontario ha individuato il gene dell’egoismo. Quella di Harvard il gene che non ci fa trarre insegnamento dagli errori commessi. Mentre Nature, altra rivista-totem in questi campi, ha pubblicato uno studio dal quale risulterebbe che il nostro cervello diventa amorale per una pura combinazione di cause organiche. In pratica, chi ha una particolare situazione nell’area ventro-mediana della corteccia prefrontale prende senza turbamenti decisioni ritenute inaccettabili dalla morale comune: anche dirottare un aereo o mettere una bomba su un treno. La storia del terrorismo andrebbe riscritta.

Anche la politica sarebbe da leggere in tutt’altra prospettiva, secondo la nuova religione del Dna. «Politica, energia nucleare, diritti delle minoranze: le posizioni di ciascuno di noi sono scritte nel nostro Dna e ben radicate nel profondo del nostro cervello. E resistono a qualsiasi argomento della ragione», assicura il ricercatore John Alford della Rice University di Houston: «Provare a persuadere qualcuno a cambiare orientamento, pur facendo appello ad argomenti razionali: è un po’ come convincere chi ha gli occhi marroni ad averli azzurri». Siamo pezzi di materia senza alcuna libertà, insomma.
Eppure c’è qualcosa che non convince. Ad esempio. Gli studiosi dell’Université de Picardie Jules Vernes di Amiens hanno scagionato i guardoni: tutto dipende, dicono, dai neuroni a specchio. Applicando, cito testualmente, un «pletismografo penile che misurava la tumescenza del pene» di persone che stavano assistendo a un film porno, gli scienziati hanno scoperto che «l’aumentare del volume dell’organo maschile è correlato all’attivazione di un’area, la pars opercularis, in cui si manifesta proprio l’attività dei neuroni specchio». Tutto bene. Ma resta una domanda: qual è il neurone che, prima che mi applicassero il pletismografo, mi ha fatto entrare in un cinema porno?
Sicuramente la scienza un giorno ci darà una risposta anche a questo enigma. E magari pure un’altra risposta, decisiva: ci dirà se c’è anche un gene che fa dire a uno scienziato che tutto dipende dai geni. Così, tanto per sapere se anche loro non sono responsabili.

di Michele Brambilla – Il Giornale

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Una riflessione cristiana sul “New Age”

Posté par atempodiblog le 9 septembre 2008

IL MOVIMENTO NEW AGE
New Age: per alcuni è considerata una parola magica, evocatrice di esperienze esotiche e di promesse di un divenire migliore; per altri è una parola tabù che evoca l’idea di una cospirazione satanica, destinata a distogliere i credenti dalla vera dottrina. Si alternano quindi reazioni di entusiasmo o di paura, di accoglienza o di rifiuto.
Il New Age riscuote un successo crescente nel panorama editoriale internazionale: si dispone oramai di oltre 30.000 titoli, mentre si contano decine di migliaia di siti Internet. Il libro Networking calcola che esistono più di 1.200 tra organizzazioni, centri, cooperative, gruppi, comunità e sistemi, in campi che variano dalla salute e crescita spirituale, alla politica, all’economia, all’ecologia, all’educazione, alle comunicazioni, alla crescita personale.
Il New Age si pone come superamento del Cristianesimo
Una riflessione cristiana sul “New Age” dans Fede, morale e teologia scheminopt6 

 GESÙ CRISTO PORTATORE DELL’ACQUA VIVA iconarrowti7 dans Fede, morale e teologia Cliccate sul testo per approfondire Una riflessione cristiana sul “New Age”
del
PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO

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