Posté par atempodiblog le 16 août 2008
Amarsi non vuol dire guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione
di Antoine de Saint-Exupéry

Marito e moglie erano sulle scale alle prese con un pesante cassettone. Li vide un cognato.
«Vi do una mano», disse accorrendo. E afferrò un angolo del mobile.
Qualche minuto dopo, incapaci di muovere il cassettone anche di un solo centimetro, i tre si concedettero qualche minuto di riposo.
«Che fatica portare su questo cassettone!», commentò il cognato.
Marito e moglie scoppiarono a ridere.
«Noi stavamo cercando di portarlo giù!».
Gli amici non si guardano negli occhi. Guardano insieme nella stessa direzione.
Una coppia di fidanzati chiese: «Cosa dobbiamo fare perché il nostro amore duri?».
Rispose il maestro: «Amate insieme altre cose».
di Bruno Ferrero – Il canto del grillo
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Posté par atempodiblog le 16 août 2008

Per stabilire l’anima nella docilità di mente e di cuore richiesta per l’efficacia dell’azione santificatrice della grazia, il Signore le comunica sempre più viva l’attrazione alla solitudine.
Quando poi l’anima si è già stabilita nella docilità di mente e di cuore al Signore che le parla e opera in lei, l’anima sente un vero bisogno della solitudine. Quest’attrazione-bisogno, e questo bisogno-godimento della solitudine si riscontra non solo nelle anime contemplative propriamente dette, ma anche nelle anime più dinamicamente apostoliche, sia perché la solitudine non solo non impedisce ma anzi favorisce le forme più alte e potenti dell’apostolato, quali sono la preghiera e i patimenti, e sia perché la solitudine ben intesa ci fa evitare la relazione esterna con gli uomini solo quando nessun dovere di giustizia, carità, convenienza ci spinge a avvicinarli.
Una forma di oziosità e causa di dissipazione è quella di volersene stare col prossimo anche esternamente quando nulla si ha da fare. Per questa assenza di argomenti da trattare, il nemico ci presenta tante cose superflue da riferire o domandare, e ci si trova in tante complicazioni e ce ne usciamo con tanti difetti. I mondani, i superficiali e quanti, pur conservando una certa buona condotta e una certa pratica di cristianesimo, non hanno tuttavia ancora intrapresa risolutamente l’opera ascetica della propria santificazione, non sentono l’attrattiva, il bisogno e il godimento della solitudine; o la sentono a volte acre e amara per dispetto di amor proprio ferito, per soddisfazione di misantropia, per forma di occulta vendetta. È la solitudine non del deserto che fiorirà di gigli e ospiterà il Signore, ma del deserto per cui smania il demonio senza requie, perché piazzale dell’anti-inferno. Solitudine esterna, raccoglimento interno; silenzio esterno, conversazione soprannaturale interna; quiete esterna, super-attività interna; tutto questo lo possiamo trovare sempre e ovunque, ed essere quindi solitari come eremiti estatici, raccolti come contemplativi autentici anche in mezzo agli uomini, nel mondo degli affari umani se vogliamo rispondere all’invito dell’amore divino, se ci offriamo con docilità di mente e di cuore al divino Amico, se evitiamo di entrare in relazione con le creature quando nessun motivo di giustizia o carità o convenienza ci spinge. Ora disponiamoci ad entrare in questa solitudine anche ad onore e imitazione e in unione della permanenza di Gesù nel deserto, ad onore e imitazione e in unione di Gesù sacramentato, che vive in tanto profondo ininterrotto silenzio e pure in tanta divina attività, ad onore e imitazione e in unione della solitudine dell’unità di Dio e pure Trinità di persone; e infine, direi, anche per seguire la natura stessa del nostro cuore.
VENERABILE DON GIUSTINO RUSSOLILLO
dalle Opere, vol. 6, pp. 301-302
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Posté par atempodiblog le 16 août 2008
« Alcuni si lamentano di coloro che non fanno nulla: alcuni, (e questi, gente più misteriosa, incutono maggior spavento), si lamentano perché non hanno nulla da fare. Quando vengon loro regalate belle ore o bei giorni vuoti, borbottano perché sono vuoti. Se si fa loro il dono della solitudine, che è dono di libertà, lo buttano via, lo vogliono distruggere deliberatamente con qualche orribile gioco di carte o con una piccola palla. Esprimo soltanto le mie opinioni personali. So che il mondo è bello perché è vario, ma non posso reprimere un brivido quando vedo buttar via, col fare qualcosa, le vacanze guadagnate con fatica. Da parte mia non posso procurarmi mai abbastanza Niente-da-fare. Mi sembra di non avere avuto mai il tempo libero per disfare neppure la decima parte dei pacchi della mia vita e dei miei pensieri. Non v’è bisogno di dire che non v’è nulla di misantropico nel mio desiderio di isolamento, tutt’altro. Talvolta nella mia morbosa adolescenza, fui, nel senso peggiore, solitario in piena società. Nella mia virilità non mi son mai sentito più socievole che nella solitudine ».
di G. K. Chesterton – Autobiografia
Tratto da: uomovivo.blogspot.com
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