Il cammino di santità
Posté par atempodiblog le 10 juin 2008
Dio ha un progetto specifico su ciascuna persona che è unica, irripetibile e ha i propri specifici doni che vanno scoperti e valorizzati per percorrere la propria vocazione alla santità
COME IMPOSTARE LA PROPRIA VITA – La santità è la vera realizzazione di noi stessi: Dio ci ha creati per essere in Cristo e riflettere un grado della sua santità. Ognuno ha una sua specifica santità da realizzare (in famiglia, sul lavoro, nella vita consacrata) e ogni santo riflette in modo unico la santità di Dio. Il modo corretto di impostare la vita è dunque quello di capire il disegno di Dio e come realizzarlo. Dio parla al cuore in preghiera e rivela il suo progetto paso dopo passo. La domanda di fondo che ognuno deve porsi non è dunque « cosa voglio fare della mia vita » ma scoprire giorno dopo giorno qual è il progetto di Dio su noi stessi. La vita infatti si realizza quando noi abbiamo realizzato ciò che Dio voleva che noi facessimo. In realtà sono poche le anime che seguono questo percorso, la maggior parte delle anime sbanda o trascorre la vita in un modo improduttivo. Nonostante ciò, Dio a qualsiasi età dà la possibilità di riprendere il cammino e di raggiungere la santità, anche in breve tempo. La conversione rappresenta proprio quel momento di ritorno della persona sulla strada maestra della propria vita.
IN COSA CONSISTE LA SANTITÀ – Il grado di santità consiste nell’amore per Dio e nel donare agli altri questo amore che Dio dà a noi stessi e che noi accogliamo nel nostro cuore. La misura della santità non sta dunque nei carismi ma nella misura di amore di Dio che ognuno accoglie nel proprio cuore. L’amore di Dio infatti non lo si merita, ma lo si chiede nella preghiera, quindi si deve poi corrispondere a questa grazia aprendo il proprio cuore per poterlo accogliere in noi. Questo processo di conversione può portare alla santità anche in breve tempo, come è accaduto per grandi santi come Sant’Agostino e San Paolo, o addirittura in tempi brevissimi, come nel caso del buon ladrone, crocifisso accanto Gesù, che è stato toccato dalla divina misericordia in punto di morte e che oggi è addirittura venerato come Santo dalla Chiesa Prientale.
LE CHIAMATE DI DIO – Le chiamate di Dio nel corso della vita possono essere molte, e di diverso tipo, e possono avvenire in molti modi. Noi dobbiamo essere sempre attenti alle sue chiamate e pronti ad accoglierle. Le chiamate a volte posono essere molto impegnative o dolorose da portare avanti: in questo modo Dio plasma la vita di ogni persona e ne fa un autentico capolavoro. Raramente infatti Dio mostra la strada per intero, generalmente Dio conduce la persona conduce passo per passo, così come una madre guida il proprio bambino: avanzando così si avanza nel cammino di fede e volgendo lo sguardo al proprio passato si nota come Dio abbia tessuto in ogni singola vita un ricamo meraviglioso. La vita si distrugge solo quando si perde la fede. Si può perdere tutto, la salute, l’amore, il prestigio, la ricchezza, ma la più grave sconfitta consiste nella perdita di Dio. «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33).
PER APPROFONDIRE
Come si proclama la santità
Per aprire una causa di beatificazione ordinariamente devono trascorrere almeno cinque anni dalla morte di una figura morta in fama di santità. È il vescovo diocesano che, ottenuto il «nulla osta» dalla Congregazione delle cause dei santi, apre il processo: da quel momento il candidato viene definito servo di Dio. Terminata la ricognizione diocesana le conclusioni sono trasmesse alla Congregazione vaticana. E qui l’iter si differenzia a seconda che il candidato agli altari sia un martire o un confessore (cioè un cristiano che ha vissuto esemplarmente senza però essere ucciso a causa del Vangelo). Nel caso del martire la sua testimonianza è considerata dalla Chiesa talmente forte che, se la sua morte è giudicata da una commissione di esperti motivata dall’annuncio del Vangelo, viene direttamente sottoposta al Papa che può direttamente proclamarlo beato. Il martire salta così il passaggio del miracolo, il fatto straordinario compiuto per sua intercessione, richiesto invece per i confessori. Per accedere invece alla canonizzazione, ed essere così proclamato santo, anche per i martiri deve essere riconosciuta l’esistenza di un miracolo.
Tratto da: Holy Queen
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