Bentornati vecchi esami
Posté par atempodiblog le 8 juin 2008
Finalmente una buona notizia: a scuola tornano gli esami di riparazione. Erano stati soppressi una quindicina di anni fa da un ministro di centrodestra, Francesco D’Onofrio, che forse non si era reso conto di aver fatto una cosa molto sessantottina, una cosa che seguiva l’onda del sei politico e degli esami di gruppo. D’Onofrio aveva introdotto il sistema dei «debiti scolastici», nel senso che un’insufficienza cambiava nome e diventava appunto un debito, e fin qui non ci sarebbe niente di male: il fatto è che questi debiti lo studente finiva per non saldarli mai, se li trascinava fino alla maturità, e se proprio ne aveva molti veniva ammesso agli esami con un punteggio un po’ più basso, ma comunque ammesso.
Il sistema, oltre che diseducativo, era anche ingiusto, uno schiaffo alla meritocrazia perché poteva succedere (anzi, succedeva regolarmente) che alla fine uno studente pluri-indebitato ottenesse, grazie a una buona prova d’esame, una votazione migliore rispetto a chi aveva studiato più di lui per cinque anni e magari si era impappinato davanti alla commissione.
Per il momento scatta l’obbligo di saldare i debiti entro il 31 agosto; dall’anno prossimo, riavremo i vecchi esami. Non c’è bisogno di molte parole per spiegare perché siamo favorevoli alla restaurazione, cominciata da Fioroni e ora completata da Mariastella Gelmini. L’abolizione degli esami faceva parte di quella nefasta cultura secondo la quale bisogna far crescere i nostri eredi col sedere nel burro: la cultura del dottor Spock, del «tu» alla maestra, dei voti sostituiti da sigle incomprensibili o da commenti soft per non traumatizzare il pargolo con un quattro. Ora torna lo spettro di un’estate passata sui libri anziché in spiaggia, ed è perlomeno un primo assaggio di un paio di regole di vita che i nostri ragazzi dovranno ahiloro sperimentare chissà quante volte: 1) ciascuno è responsabile delle proprie azioni; 2) ai propri errori si deve riparare.
Saremo anche dei vecchi tromboni, ma preferiamo essere cresciuti sapendo che gli esami non finiscono mai, piuttosto che illudendoci che i debiti si possano non pagare mai.
di Michele Brambilla – Il Giornale
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