• Accueil
  • > Archives pour le Vendredi 16 mai 2008

Gianni Morandi: “Alla musica preferisco Radio Maria”

Posté par atempodiblog le 16 mai 2008

Gianni Morandi, l’eterno ragazzo della canzone italiana, ora vive una Fede adulta: “Ho ritrovato Dio e alla musica preferisco Radio Maria”
di Bruno Volpe

CITTA’ DEL VATICANOL’eterno bravo ragazzo di Monghidoro va a Messa regolarmente, vive la sua fede con intensità e alla musica preferisce i programmi di Radio Maria e le prediche di Padre Livio Fanzaga. Gianni Morandi (nella foto), uno dei cantanti italiani più conosciuti e apprezzati nel mondo, si ‘confessa’ e per la prima volta accetta di parlare, in esclusiva con ‘Petrus’, del suo essere cattolico.

Morandi, cosa rappresenta per Lei la Fede?
“Quanto di più intimo possa esistere. E nel mio caso, anche una piacevole riscoperta. Veda, mio padre era ateo, mia madre profondamente credente. Sino all’età di quarant’anni sono cresciuto come se Dio non esistesse, poi tutto è cambiato…”.

Ci spieghi come…
“Mi ha molto aiutato il Parroco di Monghidoro, il mio paese natale. E’ anche grazie a lui che ho incontrato Dio e mi sono avvicinato al creato. Diciamo che mi sono reso conto che sino a quel momento avevo vissuto una vita di successi artistici, di danaro, ma anche intimamente ed estremamente vuota. Ho avvertito un terribile senso di sazietà interiore, di frivolezza, ed ho deciso di voltare pagina. E’ così che mi sono intimamente convinto che solo in Cristo esiste vera concretezza,vera gioia e serenità”.

Qual e’ la  Sua concezione di cristianesimo?
“La preghiera è importante, decisiva. Ma anche il mettere in pratica il comandamento dell’Amore. ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’. Se tutti noi lo facessimo davvero, saremmo più liberi e felici. Il cristianesimo è la religione del sì e della gioia”.

Nella società moderna si parla sempre meno di Dio…
“Purtroppo è vero. Si straparla eccessivamente di cose fatue e viene messo da parte il Trascendente. Credo seriamente che si debba recuperare la cultura del silenzio – il dolce suono del silenzio – e saper ascoltare se stessi, gli altri e ciò che ha da dirci il Signore”.

Morandi, il Suo è un richiamo a riscoprire l’interiorità…
“Esatto. Abbiamo bisogno di guardarci dentro e meditare. Oggi viviamo freneticamente, tra suoni, rumori, luci, ricerca della ricchezza e del potere. Ma quando mai ascoltiamo il silenzio e ammiriamo la bellezza del creato che solo Dio ci sa donare?”.

Sia sincero: la morte Le fa paura?
“Confesso la mia debolezza: sì. Diciamo che non mi sento ancora pronto”.

Quale canzone dedicherebbe a Benedetto XVI?
“Non una del mio repertorio ma ‘Che cosa resterà di me’ di Franco Battiato. E’ bellissima e intensa. Quando la ascolto, mi chiedo sempre: sarò capace di lasciare qualcosa di tangibile e di bello agli altri?”.

Cosa Le piace ascoltare di più alla Radio?
“I programmi e le catechesi di Padre Livio Fanzaga trasmessi da ‘Radio Maria’. In particolar modo quando viaggio in autostrada, non cambio frequenza neanche per un istante”.

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »

“Siamo fatti per il Cielo”

Posté par atempodiblog le 16 mai 2008

AVE MARIA a cura di mons. Luciano Alimandi – “Siamo fatti per il Cielo”

“Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io” (Gv 14, 2-3). In questo passaggio del Vangelo di Giovanni, il Signore Gesù, dopo aver esortato i suoi a non lasciarsi turbare, ma ad avere fede in Dio ed in Lui (cfr. Gv 14, 1), parla del Paradiso come di una “Casa”! È bello e consolante sapere che proprio Lui verrà a prenderci e a portarci Lassù, quando il nostro posto sarà preparato, come promette agli Apostoli, a tutti coloro che crederanno nel Suo Nome.

Occorre dire, purtroppo, che non si pensa spesso al Cielo, alla Casa del Padre che ci aspetta, alla Dimora sicura e stupenda, dove si abiterà per sempre, insieme agli Angeli ed ai Santi. Il pensiero e il desiderio del Cielo, in effetti, richiede una fede “certa” da parte del discepolo; una fede “certa” nelle promesse di Gesù, che non lascia spazio a tentennamenti ed esitazioni, ma che dona al credente uno sguardo realmente soprannaturale.

Uno sguardo è soprannaturale quando non si ferma su ciò che è visibile, ma si spinge al di là della realtà terrena, per penetrare nell’invisibile realtà dell’Aldilà, della quale parla il Signore. L’allora Cardinale Joseph Ratzinger, nella sua indimenticabile omelia per le esequie di Giovanni Paolo II, offrì, al mondo intero, l’esempio di un tale sguardo che raggiunge il Paradiso: “per tutti noi rimane indimenticabile come in questa ultima domenica di Pasqua della sua vita, il Santo Padre, segnato dalla sofferenza, si è affacciato ancora una volta alla finestra del Palazzo Apostolico ed un’ultima volta ha dato la benedizione ‘Urbi et orbi’. Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice. Sì, ci benedica, Santo Padre. Noi affidiamo la tua cara anima alla Madre di Dio, tua Madre, che ti ha guidato ogni giorno e ti guiderà adesso alla gloria eterna del Suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Amen” (8 aprile 2005). La fede “certa” dei discepoli del Signore è quella che permette di affermare con assoluta convinzione: ci attende una dimora eterna!

Sì, la Casa del Padre, il Cielo dei beati, è invisibile ad uno sguardo naturale, ma non agli occhi dello spirito illuminati dalla Parola di Dio.

Una fede debole, “incerta”, non riesce a scorgere il Cielo al di là degli orizzonti terreni, perché resta prigioniera dell’immanente, di se stessa, nell’incapacità di aprirsi al trascendente, a Dio. Una fede “incerta”, non riesce a raggiungere il Cielo perché subito ricade quaggiù, vinta dalla “forza di gravità” della realtà terrena. Si sforza di innalzarsi al di sopra di tale realtà, ma non giunge a rinnegare la logica mondana. Dentro questa logica terrena, il tempo e lo spazio sono le uniche coordinate ad imporsi, mentre, nella logica ultraterrena, la ragione si apre alla fede, l’infinito e l’eternità divengono le “coordinate celesti” che indicano all’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, la sua destinazione finale: il Cielo!
Solo nell’uomo che si fa piccolo davanti a Dio e riconosce che non può bastare a se stesso, la fede trova spazio e libera dalla prigione dell’immanenza. L’uomo che crede veramente, secondo San Paolo, diventa un “uomo celeste”, che orienta la propria vita verso l’eternità e riconosce in Cristo la misura di tutta la realtà: inclusi comportamenti e scelte.

Alla scuola di Maria Santissima, impariamo giorno per giorno a diventare sempre più testimoni della resurrezione, animati cioè da una fede pasquale che ci fa scorgere, sia pur da una certa distanza, la Casa del Padre e in essa la nostra dimora. Così, insieme a San Paolo, possiamo anche noi ripetere: “sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste: a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito. Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione” (2 Cor 5, 1-7).

Tratto da: Agenzia Fides

Publié dans Articoli di Giornali e News | Pas de Commentaire »

Il «nemico numero uno»

Posté par atempodiblog le 16 mai 2008

Il demonio è il grande nemico dell’uomo. E’ il «nemico numero uno» dice il Papa Paolo VI.  

Satana appare agli inizi del genere umano, e si presenta “fin da principio omicida, mentitore e padre della menzogna” (Gv 8,44-45). Riesce a far cadere i nostri progenitori Adamo ed Eva, e diventa “il principe di questo mondo” (2 Cor 4,4), «l’accusatore dei nostri fratelli” (ap 12,10).

Con il peccato originale, quindi, “tutto il mondo è stato posto sotto il maligno” (1 Gv 5,19) e i demoni sono “i dominatori di questo mondo tenebroso” (Ef 6,12).

Come appaiono tenebrosi i primi eventi dell’umanità novella, a causa di questo infernale assassino, che ha “l’impero delle tenebre” (Lc 22,53)!

San Pio da Pietrelcina, in una lettera al suo Padre spirituale ha accennato alla figura mostruosa di satana, visto in una visione come un essere orrendo e gigantesco, alto come una montagna nera…

San Pietro ce lo presenta con l’immagine di un leone ruggente sempre pronto a sbranarci (1 Pt 5,8-9). Come lo tortura l’invidia, perché noi possiamo salvarci! Egli ci vuole tutti con sé all’Inferno.

Anche una scena stupenda, però, ci appare agli inizi dell’umanità soggiogata da satana e oppressa dal peccato. Una Donna sublime, con il suo figlio, “schiaccia la testa” (Gn 3,15) al serpente tentatore. L?Immacolata, vincitrice di satana, splende nelle tenebre del peccato, con il suo divin figlio. L’Immacolata è la disfatta di satana.

La pagina del Genesi in cui Dio stesso presenta l’Immacolata è simile a un’aurora che si alza meravigliosa sulla notte dell’umanità peccatrice. L’autore ispirato del Cantico dei cantici così esclama, rapito: “Chi è costei che s’avanza come l’aurora, bella come la luna, eletta come il sole, tremenda come esercito schierato?” (Ct 6,9).

Questa è l’Immacolata, la Guerriera invincibile, la Signora delle Vittorie, il terrore dei demoni.

Ci basti qui ricordare un particolare narrato da santa Bernardetta Soubirous dell’Immacolata a Lourdes. La piccola veggente vide da un lato della grotta una torma di demoni scalmanati che le urlavano grida infernali. Spaventata, santa Bernardetta alzò subito gli occhi all’Immacolata. E bastò che l’Immacolata volgesse un solo sguardo severo verso i demoni, perché questi si dessero a precipitosa fuga.

Così il demonio, di fronte all’Immacolata, dimostra di essere davvero ciò che significa il suo nome Beelzebul: un “dio delle mosche”!

La tattica del demonio è quella di allettare i sensi e l’immaginazione dell’uomo per far prevaricare lo spirito. Si presenta come un consigliere e un servitore in guanti gialli, con offerte di beni e piaceri seducenti da guadagnare. Così fece con Eva (Gn 3, 1-7). Così tentò anche con Gesù nel deserto (Mt 4,1) e con tanti santi di ogni tempo: san Benedetto, san Francesco d’Assisi, santa Teresa d’Avila, il santo curato d’Ars, san Giovanni Bosco e san Pio da Pietrelcina.

Abilissimo e scaltro com’è, egli sa servirsi di tutto per rovinarci: gli basta un’occhiata immodesta di David che guarda Betsabea (2 Sam 11,2-26) una golosità di Esaù che vuole un piatto di lenticchie (Gn 25,29-34), un attaccamento al denaro di Anania e Saffica che nascondono dei soldi (At 5,1-10).

Egli tenta persino di proporre cose apparentemente utili per le anime. Si sa che il Santo Curato d’Ars predicava in maniera semplicissima, feconda di grazie per le anime. Ebbene il demonio andò da lui tutto premuroso e lo esortò a predicare in maniera dotta e difficile, assicurandogli la fama di grande predicatore.
Il santo avvertì l’inganno e respinse l’insidia e continuò con la sua predicazione facile ed efficace. Dovette pagarla però, con molti dispetti furiosi che il demonio gli fece di giorno e di notte.

Quattro stupidi…

Il capolavoro dell’arte di satana è arrivare a convincere gli uomini che egli non esiste. A questo punto, è chiaro, il demonio può trattare gli uomini da veri burattini.

Una volta san Pio da Pietrelcina ascoltò una predica in cui l’oratore non faceva che chiedersi se veramente il demonio non esiste, come dicono alcuni. Soltanto alla fine, l’oratore concluse affermando l’esistenza del demonio.

Dopo la predica, san Pio ammonì il predicatore dicendogli che quando si parla del demonio bisogna parlare subito della sua esistenza e della sua azione nefasta nel mondo; soltanto alla fine si può aggiungere: “Ci sono poi quattro stupidi che osano negare l’esistenza del demonio…”.

Questi “quattro stupidi” oggi sono diventati molti, persino nella Chiesa. Tanto è vero che il papa Paolo VI è dovuto intervenire espressamente con un discorso (il 15-11-1972) per ribadire la verità di fede sull’esitenza di Satana come persona e per costatare amaramente come il “fumo di Satana” stia affumicando la Chiesa. Come insegna il catechismo, il diavolo è “una persona: Satana, il Maligno, l’angelo che si oppone a Dio. Il “diavolo” è colui che “vuole ostacolare” il Disegno di Dio e la sua “opera di salvezza” compiuta in Cristo” (n. 2851).

Un’altra volta, san Pio da Pietrelcina disse a una figlia spirituale: “Se si potesse vedere con gli occhi del corpo quanti demoni hanno invaso la terra, non si vedrebbe più il sole!”. Contro questi “impuri apostati”, come li chiamava lo stesso san Pio, quale non deve essere la nostra difesa?

“Vigilate e pregate”

Gesù ci ha messo in guardia contro le insidie del diavolo. Egli ci ha insegnato le parole del Padre nostro: «…non ci indurre in tentazione» (Lc 11,4). Egli ci ha raccomandato con cura: «Vigilate e pregate per non cadere nella tentazione» (Mc 14,38).

La vigilanza e la preghiera sono le due grandi forze dell’uomo contro il demonio. Facciamo nostra questa raccomandazione paterna di san Pio da Pietrelcina: «Figlio mio, il nemico non dorme; all’erta con la vigilanza e la preghiera. Con la prima lo avvistiamo, con la seconda abbiamo l’arma per difenderci».
La vigilanza ci fa avvistare le occasioni pericolose (una lettura, uno spettacolo, una persona, un luogo, una voglia…); la preghiera ci dà la forza di evitare i pericoli, di fuggire le occasioni, come raccomandava san Filippo Neri.

Anche sant’Agostino insegna che il demonio è solo un cane legato, e può mordere solo chi si avvicina a lui. Alla larga, quindi! Se il demonio si fa insolente, ascoltiamo la parola di san Giovanni Bosco che diceva ai suoi giovani: «Rompete le corna al demonio con la Confessione e la Comunione».

San Massimiliano M. Kolbe ha scritto che oggi «il serpente alza la testa in tutto il mondo, ma l’Immacolata gliela schiaccia in vittorie strepitose».
Per battere il demonio nel modo più umiliante bisogna ricorrere all’Immacolata. Il demonio ha letteralmente terrore di Colei, che, da sola, «è terribile come un esercito schierato» (Ct 6,9).

Quando santa Veronica Giuliani veniva assalita fisicamente dal demonio, non appena riusciva ad invocare la Madonna, il demonio, fuggiva precipitosamente urlando: «Non invocare la mia nemica».

La preghiera mariana più forte contro il demonio è il Rosario. Una volta gli fu chiesto durante un esorcismo, quale preghiera egli temesse di più. Rispose: «Il Rosario è il mio flagello!».
Se i cristiani portassero addosso e usassero spesso questo «flagello dei demoni», quante rovine, sventure e peccati in meno sulla terra!

Tratto da “Maggio, mese di Maria” – P. Stefano Maria Manelli – Casa Mariana Editrice – Roma 2003, p. 63.

Publié dans Anticristo, Articoli di Giornali e News, Padre Stefano Manelli, San Filippo Neri, San Giovanni Bosco, San Massimiliano Maria Kolbe | Pas de Commentaire »