Lo scoraggiamento
Posté par atempodiblog le 6 mai 2008
La tentazione dello scoraggiamento
di P. Innocenzo Casati O.P.
Dobbiamo confessare che, un po’ perchè non ci si pensa, un po’ perchè non la si vive integralmente, ci siamo abituati a, considerare la vita cristiana come la cosa più facile e più semplice di questo mondo. Ci sembra una cosa naturale. E il motivo più grave è che l’abbiamo svuotata della sua sostanza soprannaturale. La vita cristiana è essenzialmente soprannaturale, supera cioè tutte le possibilità della natura umana abbandonata alle fragili sue forze.
Pertanto nessuna meraviglia se all’uomo riesca difficile, quasi impossibile, viverla fedelmente e integralmente.
Eppure il Signore ha detto questo a tutti coloro che vogliono essere suoi discepoli: «Chi vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce, e mi segua». «Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro che sta nei cieli».
Le anime generose, quelle che prendono sul serio le parole del Divino Maestro, conoscono bene tutta la difficoltà di attuarle, e come ciò sia impossibile senza il sostegno valido della divina grazia. Per essere cristiani veri e al completo ci vuole molto coraggio. Il quale coraggio viene dalla cristiana virtù della fortezza, che dà lo slancio all’anima di estendersi a cose grandi.
C’è impresa più grande di quella che intraprende l’anima che vuole giungere all’unione d’amore trasformante in Dio su questa terra? Le occorre a ciò una fortezza, una magnanimità, un coraggio tutto divino per combattere a fondo e sbaragliare i tre grandi nemici del suo bene, Satana, il mondo e l’io, spesso alleati insieme contro di lei.
Fra le molte tentazioni che deve prepararsi a superare c’è anche quella dello scoraggiamento. Il quale è come il rilassamento di tutte le virtù, allo stesso modo che il coraggio spirituale e soprannaturale ne è il sostegno. Esso può variare nella durata e nell’intensità a seconda degli individui, del grado di perfezione cui è giunta l’anima, e della natura degli ostacoli che incontrerà sul suo cammino. Il suo effetto però è sempre identico: distogliere il cristiano dalla perfezione cui deve tendere.
Il primo grado di scoraggiamento, il più grossolano, per così d’ire, è quello della maggior parte dei cristiani i quali di cristiano han solo il nome ricevuto col battesimo. Tutti costoro non pensano nemmeno che hanno il dovere di essere coerenti con le loro convinzioni religiose, e di mantenersi perciò stesso in grazia di Dio. Tanto meno poi ammettono che sia possibile tendere alla perfezione e alla santità. Queste sono cose da preti e frati e suore, non da gente che vive in questo mondo! Come se Gesù Cristo non fosse venuto al mondo per salvare tutti gli uomini di questo mondo. E come se l’invito di essere perfetti come il Padre nostro celeste non fosse rivolto a tutti gli uomini di questo mondo senza distinzione di stato, classe o condizione sociale.
Lo stare in grazia di Dio è il grado minimo di perfezione, cui tutti sono tenuti, pena la dannazione eterna. E il non sforzarsi a questo per timore di non riuscirci è il primo grado della tentazione di scoraggiamento. Per lottare contro questa tentazione ci vuole un minimo di magnanimità, che faccia desiderare la propria salute eterna, e quel grado di coraggio conseguente per combattere contro gli ostacoli che la impediscono.
Purtroppo il mondo è pieno di pusillanimi in questa materia. E i pusillanimi s’allontanano da ogni grande impresa perchè hanno sempre paura d’intraprendere cose superiori alle proprie forze ed impossibili ad effettuarsi.
San Tommaso dice che il pusillanime rifugge da cose grandi delle quali sarebbe degno perchè il suo animo è piccino, e ignorando la propria condizione teme di fallire in cose che gli sembrano superiori alla sua capacità. Eppure la dignità dell’anima umana è tale che Dio solo è capace di soddisfarla, e se per la sua naturale debolezza non potrà mai raggiungere un simile ideale, non le verrà mai meno l’aiuto di quel Dio che s’è fatto Uomo per innalzarla fino a se. Basterebbe un po’ di fede e un po’ di buona volontà per superare questo primo scoraggiamento, il quale nasce da soggettiva viltà di animo piuttosto che da oggettive difficoltà esterne.
C’è poi lo scoraggiamento dei principianti, di quelli cioè che sono decisi d’incominciare una nuova vita, che non offenda più il Signore e sia immune dal peccato. Un cristiano che sia alle prime armi della vita spirituale, e che, pur desiderando di tendere alla perfezione, ancora si dibatte tra le sconfitte della carne, dell’ira, dell’orgoglio, quante volte è preso dallo scoraggiamento? I suoi propositi spesso, rinnovati, le insistenti sue preghiere, la fuga delle occasioni un tempo amate, la mortificazione di cui fa largo uso, ancora non gli hanno dato il dominio delle sue passioni. È mai possibile continuare così? Non sarebbe il caso di cedere le armi, dacché mi sento impari alla lotta?
Non ti dare vinto, amico mio, perchè Dio è prossimo a liberarti. Tu stai sperimentando la verità del detto evangelico: «Chi commette il peccato diventa schiavo del peccato». Non ti sei convinto ormai che da te non puoi niente? Gesù ce lo dice chiaramente: senza di me non potete fare nulla.
Volgiti con cuore umile e confidente a Lui. Senti come t’invita: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e affaticati, e io vi ristorerò». Intensífica la tua preghiera. Non è forse Lui che ci dice:
«Chiedete e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto?». Abbi fede, e aspetta il Signore. Se dovesse tardare, abbi pazienza, aspettalo che viene. Non resterai deluso. Ti consolerà.
Questa tentazione di scoraggiamento può essere preziosa per chi agisce con maggior coraggio. Egli si giudica indegno della pace, del riposo e delle consolazioni che ricevono gli altri servi di Dio. Mèmore dei suoi peccati, sa che merita di soffrire, si rallegra nelle sue pene, benedice Dio in ogni circostanza. Per chi ama se stesso invece questa tentazione, utile in sé, diventa pericolosa per mancanza di fede e di buone disposizioni.
C’è finalmente la tentazione dello scoraggiamento, propria di quelli che già sono radicati nella virtù. Le difficoltà e le pene che s’incontrano sul cammino della perfezione sono tante e tali da mettere a dura prova le anime più coraggiose. Santa Teresa d’Avila, in uno slancio di santo ardire, disse al Signore che i suoi amici sono troppo provati per poter essere numerosi. Di qui la tentazione di abbandonare la via della santità per timore dei gran travagli che vi s’incontrano. Chi specialmente non avesse resistito con energia alle prime tentazioni di scoraggiamento, deve aspettarsi nuovi e più violenti attacchi.
I motivi e le forme di questo scoraggiamento possono, essere molteplici. Sono le varie purificazioni cui Dio sottopone l’anima per meglio disporla a ricevere nuove grazie e più alti favori. Talvolta si tratterà di noia e di disgusto. L’anima è come presa da profonda tristezza che l’abbatte in modo tale da non avere più il coraggio di mettersi all’opera. Altre volte si sente aggravata da una specie di torpore e di sonnolenza che le impediscono di fare il bene. Qualche volta s’uniscono disgusto, paura e pusillanimità insieme, per impedire all’anima il suo avanzamento. Che voglia allora di piantar tutto, e di desistere dal cammino intrapreso!
Finalmente lo scoraggiamento può essere tale da turbare e sconvolgere lo spirito al punto da esporlo facilmente a battere la via contraria alla virtù. Né va taciuto lo scoraggiamento che prende un’anima desiderosa di fare il bene quando si vede condannata all’ozio e all’inazione da una salute cagionevole o malferma. Per quanto diverse possano essere le cause, l’effetto è sempre lo stesso: stornare l’anima dalla via del bene, che consiste nel fare la volontà di Dio sempre, in qualunque stato o condizione uno si trovi.
Non è certo la cattiva salute che c’impedisce di unirci a Dio, dal momento che questo si compie per mezzo della carità, la quale è anzitutto Virtù interiore e soprannaturale. Le buone opere esterne potranno meritarla o manifestarla, non potranno mai costituirla. Solo nella comunione intima con Dio essa si acquista, si consolida, si esercita.
Le anime che tendono seriamente alla perfezione non devono paventare nessun ostacola. Se è vero che da noi stessi non possiamo nulla, non è men vero che per grazia di Dio, possiamo tutto. Chi cedesse al timore degli ostacoli darebbe prova di animo poco nobile e generoso. Chi segue Gesù dev’esser pronto ad affrontare ogni tempesta. Abbia fede, la sua vita non corre nessun pericolo. Nella barchetta del suo spirito vive Colui che regge e governa il mondo.
Santa Caterina da Siena raccomanda di non abbandonare la via della perfezione e darsi per ignoranza alla tristezza e allo scoraggiamento. «Ciò sarebbe un esporsi a grande pericolo, e un trovare la morte là dove è posta la vita» (Dial, c. 114).
Dio, permettendo queste tentazioni di scoraggiamento, ci purifica sempre più e ci fa progredire nella virtù della pazienza, vera pietra di paragone delle anime perfette.
«Tutte le virtù, dice Santa Caterina da Siena, possono ingannare per qualche tempo e far credere di essere perfette, quando sono imperfette, ma non possono nascondersi davanti a te, o pazienza, perchè tu sei lo specchio dell’anima, tu sei l’essenza della carità, e dimostri se le virtù sono vive e perfette. Appena tu sei assente, si vede che tutte le Virtù sono imperfette, e che non sono nutrite alla mensa della santa Croce» (Dial. c. 95). E altrove dice che «il midollo dell’albero, cioè della carità nell’anima, è la pazienza che prova che io (Dio) sono nell’anima e che l’anima è in me». (Ib. c. 10).
Quanto dannoso sia il cedere alla tentazione dello scoraggiamento appare da questo rimprovero che Dio fa ai pusillanimi per bocca di Santa Caterina da Siena: «Disavventurato! dovresti abbracciare la croce, e tu la fuggi… Devi star fermo e stabile, seguitando la dottrina della mia Verità; conficcando il cuore e la mente tua in Lui, e tu ti volgi come foglia al vento, e per ogni cosa vai a vela. Se tu sei nella prosperità ti muovi con disordinata allegrezza; se ti trovi nell’avversità ti muovi per impazienza; e così trai fuori il midollo della superbia, cioè l’impazienza; perocchè come la carità ha per suo midollo la pazienza, così l’impazienza è il midollo della superbia» (Ib. c. 128).
Dal che risulta che è indispensabile lottare con energia contro la tentazione dello scoraggiamento, altrimenti non riceveremo mai le grazie infinitamente preziose che Dio ci serba, nelle altezze della contemplazione.
Fra tutte le disposizioni interne raccomandate per resistere alla tentazione della scoraggiamento, ce n’è una che riesce infallibilmente: la perfetta conformità alla volontà di Dio.
Per giungere a questa perfetta conformità, bisogna credere fermamente all’azione benefica della Divina Provvidenza. Ascoltiamo ancora la Santa di Siena che ci dà insegnamenti preziosi in merito.
«Ora ti dico dei perfetti, ch’io li proveggo per conservarli, e per provare la loro perfezione, e per farli crescere continuamente. Perchè non vi è nessuno in questa vita, sia perfetto quanto si vuole, che non possa crescere a maggior perfezione… La tribolazione è un segno dimostrativo, che fa vedere la perfetta carità dell’anima, e l’imperfezione là dov’ella è. Nelle ingiurie e travagli ch’io permetto ai servi miei si prova la pazienza… La loro virtù, si nutre di tutto ciò ch’io permetto come di tutto ciò che loro concedo… Quanto più abbandonano se stessi, tanto più trovano me. E dove mi cercano? Nella mia Verità, andando con perfezione per la dolce dottrina sua. Hanno letto in questo dolce e glorioso libro, e, leggendo, hanno trovato che, volendo compire l’obbedienza mia, e mostrare quanto egli amava il mio onore, e l’umana generazione, corse con pene e obbrobrio alla mensa della santissima Croce, dove con sua pena mangiò il cibo dell’umana generazione… Io provo i miei servi colla tribolazione durante questa vita, affinché portino frutti più abbondanti e più deliziosi davanti a me, ed io godo dei profumi della loro pazienza e della loro virtù. Oh quanto sono soavi e dolci questi frutti! E di quanta utilità all’anima. che soffre senza colpa! Se ella ciò vedesse, non vi sarebbe alcuna tribolazione che con grande sollecitudine e allegrezza non cercasse di portare. Per dar loro questo grande tesoro, la mia Provvidenza paterna affligge l’anima con tante tribolazioni, che alla loro pazienza impediscono d’irrugginirsi e di restare oziosa» (Dial. c. 145).
Fonte: Vita Cristiana, XVI (1947 – IV), pp. 389-397.
Grazie, mi è di tanto aiuto questa bella riflessione! ciao!