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Le 12 regole del buon polemista

Posté par atempodiblog le 15 février 2008

Rubrica Persone e Parole pubblicata su Avvenire
di Cesare Cavalleri
Tratto da totustuus.it
In questi tempi di polemiche, elettorali e non, in cui si notano gravi cadute di stile, argomentazioni arruffate, battute spuntate e divagazioni fuori luogo, non è forse inutile ricordare le dodici regole del buon polemista, a suo tempo elaborate dal professore australiano Owen Harries, che fu ambasciatore del suo paese presso l’Unesco. Le sintetizzo qui, perchè possono servire anche nelle discussioni private che tutti, più o meno, sosteniamo in questo periodo, davanti ad un pubblico più o meno vasto.

Prima regola. Non pretendere di convertire l’avversario. Questa, infatti, è una possibilità talmente remota, che è meglio non metterla in conto. Senza dimenticare, peraltro, che per le strane simbiosi che spesso sorgono nelle discussioni, può succedere che anche i più esperti possono restare affascinati dagli avversari.

Regola seconda. Attenersi all’ordine del giorno. Chi definisce gli argomenti e stabilisce le priorità, è già sulla buona strada. Riportare l’avversario sul terreno specifico della discussione, è sempre una mossa vincente.

Regola terza. Rivolgersi a chi è già convinto, lungi dall’essere un’attività superflua, è qualcosa di vitale. Rafforzare nell’impegno, corroborare chi è già dalla propria parte, è essenziale. Inoltre non c’è niente di peggio che vedere la propria posizione mal rappresentata da chi sta discutendo.

Regola quarta. Non dimenticare mai i neutrali: quasi invariabilmente, sono l’immensa maggioranza. Sembra ovvio, ma spesso una polemica si riduce a un confronto specialistico tra avversari, controproducente per i neutrali e gli indecisi, che si lasciano più facilmente convincere dal buon senso, dalla pacatezza, dalla misura.

Regola quinta. Tenere presente che, almeno potenzialmente, ci si rivolge ad un pubblico composito. Ciò comporta una certa genericità delle argomentazioni, che però è l’unico modo per raggiungere un pubblico eterogeneo.

Regola sesta. Essere disposti a ripetere molte volte le stesse cose. Quando si ha un buon argomento, non stancarsi di ribadirlo. C’è sempre qualcuno che ascolta per la prima volta, ed è sempre bene ricondurre le discussioni ai punti fondamentali.

Regola settima. Usare sempre il rasoio di Occam: « Non sunt multiplicanda entia sine necessitate », cioè non aggiungere argomentazioni non strettamente necessarie, sprecando il tempo a discutere di particolari secondari.

Regola ottava. Massima cautela con gli esempi e le analogie storiche. E’ sempre opportuno fare degli esempi, ma l’aneddoto storico può concentrare (e distrarre) l’attenzione, col rischio di convogliare la discussione sull’interpretazione dell’aneddoto anzichè sull’argomentazione principale.

Regola nona. Se si fa una citazione autorevole, ricorrere preferibilmente a fonti che non coincidono con la propria posizione ideologica. Anche nelle opere di Marx si può trovare una frase favorevole al libero mercato.

Regola decima. Non invischiarsi in discussioni sulle intenzioni dell’avversario, anzichè sui suoi argomenti. Le intenzioni sono importanti soggettivamente, ma non incidono sulla solidità degli argomenti. Anche se sostenuti in malafede, bisogna controbattere gli argomenti: la malafede, semmai, verrà smascherata in un secondo momento.

Regola undicesima. Imitare l’iceberg, cioè non mettere sul tappeto tutti in una volta i propri argomenti. E’ saggio tenere in serbo qualche buona ragione, da far valere al momento opportuno.

Regola dodicesima. Conoscere bene l’avversario. Lo sosteneva già John Stuart Mill che chi conosce soltanto la propria posizione, in realtà non la conosce bene. E’ fondamentale capire esattamente la posizione dell’avversario qual essa veramente è, non in una versione superficiale o barzellettistica. Questo è il motivo, per esempio, per cui i più efficaci anticomunisti sono coloro che conoscono il comunismo dall’interno, per averne fatto parte o per averlo fiancheggiato. La vecchia tattica di accettare le premesse dell’avversario, per poi rivoltargliele contro, è sempre efficace e divertente.

Conclusione. Questa dozzina di regolette può migliorare l’abilità dell’aspirante polemista. Ma prima di applicare questi o altri accorgimenti, è bene accertarsi se la propria posizione è effettivamente difendibile dal punto di vista intellettuale, morale, ed eventualmente politico. Essere dalla parte del bene e della verità non garantisce il successo, ma, a parità di circostanze, certamente aiuta.

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