Beata Imelda Lambertini
Posté par atempodiblog le 2 janvier 2008
Beata Imelda Lambertini Vergine |
Bologna, 1320 c. – 12 maggio 1333 Quella di Imelda Lambertini, al secolo Maria Maddalena, è una vicenda che si iscrive nel capitolo della santità dei bambini e degli adolescenti. Nata a Bologna intorno al 1320, morì nel monastero domenicano di Santa Maria Maddalena in Val di Pietra nel 1333, quindi a soli 13 anni circa. Era entrata nel monastero ancora bambina, desiderosa di ricevere l’Eucaristia. Ciò avvenne per via miracolosa, come attesta la tradizione. Questo prodigio l’ha resa modello di devozione eucaristica. Fu Papa Leone XII a confermare nel 1826 il culto della beata, già attestato nel catalogo dei santi e dei beati della Chiesa bolognese del 1582. Il Domenicano Giocondo Pio Lorgna (1870-1928) mise sotto la protezione della beata la Congregazione da lui fondata, le Suore domenicane della beata Imelda, oggi presenti in Italia, Albania, Filippine, Camerun, Brasile e Bolivia. Si occupano di pastorale parrocchiale, scolastica e giovanile. Per «Amare e far amare Gesù Eucaristia», secondo il detto del fondatore. (Avvenire) |
L’essere santi non è un privilegio di pochi, ma una meta per tutti, senza limiti di età o condizione sociale; i giovani in particolare, seguiti dagli adolescenti e dai ragazzi, non sono mai mancati nella storia della Santità Cristiana; anche se per un lungo periodo, la Chiesa non ha preferito proclamare santi o beati dei fanciulli o adolescenti. Poi questa preclusione è venuta meno e tanti giovani e ragazzi sono saliti o stanno per salire all’onore degli altari, inoltre le cause in corso hanno subito un’accelerazione; ne citiamo alcuni: Servi di Dio: Silvio Dissegna 12 anni di Moncalieri (TO); Aldo Blundo 15 anni di Napoli; Angela Iacobellis 13 anni di Napoli; Girolamo Tiraboschi, novizio camilliano di Cremona; Giuseppe Ottone 13 anni di Torre Annunziata (NA); venerabili Maggiorino Vigolungo 14 anni, aspirante Paolino di Benevello (Cuneo); Mari Carmen Gonzalez-Valerio 9 anni spagnola; i beati Giacinta Marto 10 anni e Francesco Marto 11 anni, veggenti di Fatima in Portogallo; beato Nunzio Sulprizio 19 anni di Napoli; beato Pedro Calungsod di 18 anni, martire filippino; beati David Okelo 16 anni e Gildo Irwa 12 anni, martiri ugandesi; beata Laura Vicuña 13 anni cilena; san Domenico Savio 15 anni, oratoriano di don Bosco; santa Maria Goretti 12 anni di Nettuno (Latina), ecc. Velocemente accenniamo anche ai santi adolescenti e martiri dei primi tempi cristiani, come s. Tarcisio, s. Vito, s. Pancrazio, s. Agata, s. Agnese.A questo incompleto elenco, bisogna aggiungere una beata del Basso Medioevo, periodo storico avaro di figure di bambini santi; si tratta di Imelda Lambertini nata a Bologna nel 1320 ca.; figlia di Egano Lambertini e della sua seconda moglie Castora Galluzzi, al battesimo ebbe il nome di Maria Maddalena. Ancora bambina era entrata nel monastero delle Domenicane di S. Maria Maddalena di Val di Pietra, dove oggi sorge il convento dei Cappuccini e le fu dato il nome di Imelda, la comunità era composta dalle Canonichesse Regolari di S. Agostino, le quali verso la fine del sec. XIII erano passate alla Regola Domenicana. Della vita di Imelda non si sa quasi niente, tranne il famoso miracolo eucaristico che la vide protagonista; come è noto, ricevere la Comunione Eucaristica, non era permesso in quei tempi prima di aver compiuto i 12 anni, ma l’educanda Imelda aveva un solo desiderio, che era quello di ricevere l’Ostia consacrata e ne faceva continua richiesta, sempre rifiutata. La vigilia dell’Ascensione, il 12 maggio 1333, stava in Cappella partecipando con le suore e le altre educande alla celebrazione della Messa, arrivata alla Comunione Imelda inginocchiata al suo posto pregava fervidamente, desiderando nel suo intimo di ricevere Gesù, quando una particola si staccò dalla pisside tenuta in mano dal celebrante e volò verso la bambina, tutti i presenti poterono vederla, allora il sacerdote accostatosi la prese e gliela mise fra le labbra. Subito dopo raggiante di gioia e ancora inginocchiata, Imelda Lambertini spirò in un’estasi d’amore, a quasi 13 anni. Le sue spoglie furono racchiuse in un artistico sepolcro di marmo con un’iscrizione e si cominciò a recitare in suo onore un’antifona. Dal 1582 le Domenicane si trasferirono all’interno delle mura di Bologna, ottenendo dalla Curia arcivescovile la traslazione delle reliquie della beata, che oggi si trovano nella chiesa di S. Sigismondo. Da quell’anno il suo nome fu inserito nel Catalogo dei Santi e Beati della Chiesa Bolognese. Sotto il pontificato di Benedetto XIV (1740-1758), il quale la ricordò in una sua opera sulla canonizzazione dei Servi di Dio, furono avviate le pratiche di conferma del culto della beata bolognese, che però avvenne solo con papa Leone XII il 20 dicembre 1826. La pratica di canonizzazione fu ripresa nel 1921 proseguendo fino al 1942, arenandosi poi per difficoltà di carattere storico. Il culto per la beata Imelda Lambertini, si è diffuso di pari passo con la crescente devozione eucaristica in tutto il mondo; è la patrona venerata dei Piccoli Rosarianti e le Beniamine di Azione Cattolica e papa s. Pio X nel 1908, la indicò come protettrice dei bambini che si accostano alla Prima Comunione. In Francia nel monastero di Prouilles sorse in suo onore una Confraternita, approvata dai Sommi Pontefici e messa sotto la guida dell’Ordine Domenicano. Infine il Servo di Dio padre Giocondo Pio Lorgna (1870-1928) domenicano, mise sotto la sua protezione la Congregazione da lui fondata, le “Suore Domenicane della Beata Imelda”, oggi presenti in Italia, Brasile, Albania, Filippine, Camerum, Bolivia. Autore: Antonio Borrelli – santiebeati.it |
BEATA IMELDA LAMBERTINI
All’inizio del 1300, viveva a Bologna il Conte Lambertini che con sua moglie Castora desiderava ardentemente un figlio che però tardava a venire, nonostante le preghiere e le suppliche che da loro s’innalzavano al cielo. Finalmente nacque una bimba, Imelda, che fin da piccola mostrò segni di grande personalità: invece di apprezzare i giochi che la circondavano, preferiva i grani del rosario e quando piangeva per qualche piccolo guaio, l’acquietava solo il sentir pronunciare il nome di Gesù.
Nonostante la giovane età, essa mostrò subito i segni di una precoce religiosità, che la vedeva inginocchiata spesso davanti ad una statua della Vergine, o recitare il rosario o andare alla Messa di frequente, guardando con invidia chi poteva ricevere il Corpo e il Sangue di Gesù. Imparò presto a leggere con un piccolo Messale e si faceva spiegare i passi della Bibbia dalle due zie suore, tra cui la sorella del padre che, prima dedita ai piaceri del mondo, si era tutt’a un tratto ritirata, coinvolgendo una cinquantina di sue amiche, in un convento dove visse venti anni in penitenza e contemplazione.
Quando Imelda compì 10 anni, i suoi genitori volevano festeggiare il suo compleanno ma ella rifiutò, chiedendo invece di entrare in convento presso le suore Domenicane. I genitori, oppressi dal dolore di perderla, tuttavia la lasciarono partire per la sua nuova vita. Il convento era regolato da ferree abitudini: bisognava amare l’obbedienza, la povertà, i digiuni, le veglie, la mortificazione… ma niente sembrava troppo per la giovanetta che con grande emozione ricevette il suo nuovo abito e cominciò a seguire le regole della sua nuova casa, pur pensando spesso ai genitori e sentendosi stringere il cuore per il loro dolore. Intanto, faceva tanti progressi ma ancora, purtroppo, non poteva ricevere Gesù e questo la feriva profondamente.
Un giorno, dopo aver sentito leggere la vita di Sant’Agnese, il suo sacrificio e il suo amore per Gesù, chiuse gli occhi immaginandosi la scena e sentì una voce che le chiedeva: “Figliola, cosa desideri da me?” e vide chinarsi su di lei la Madonna a cui, pronta, rispose: “Volevo conoscere la storia di Agnese perchè cerco in cielo un’amica poichè qui sulla terra non ne ho nessuna”. La Madonna la prese per mano e la condusse in un luogo dove trovò ad attenderla Maria Maddalena e san Domenico e successivamente conobbe la piccola santa Agnese. A questa visione si svegliò. Certo tutto era stato un bel sogno che l’aveva però molto confortata. Il suo pensiero fisso, comunque, era quello di ricevere Gesù, ma sembrava che per questo il tempo non passasse mai; chiedeva il permesso al cappellano ma questi rifiutava ed ella accettava la volontà di Dio con rassegnazione, pur struggendosi nella pena e nella penitenza.
Alla vigilia dell’Ascensione, Imelda era in ginocchio davanti all’altare mentre una suora più anziana si dava da fare lì intorno. Ad un tratto ella udì un leggero fremito e, volgendosi, vide un’Ostia che era sospesa a mezz’aria sul capo della bambina, mentre Imelda era in estasi. Corse ad avvertire le altre e tutte si radunarono nella cappella insiema al cappellano che, tenendo in mano una patena si diresse verso l’Ostia che discese e si posò tra le mani del sacerdote. Imelda fece così la sua prima comunione. Ma quando finalmente tutto fu finito e la superiora si diresse verso la bimba per rialzarla, la fanciulla ricadde inerte: era morta d’amore per Gesù e dal suo viso irraggiava ancora una felicità ineffabile.
Fonte: cartantica.it
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