La confessione natalizia
Posté par atempodiblog le 23 décembre 2007
La confessione natalizia
La miseria umana
L’Apostolo Simon Pietro era stato protagonista del miracolo operato da Gesù di una pesca straordinariamente abbondante (Luca, cap. 5). Egli allora, colto da una forte sensazione di inadeguatezza e indegnità, si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Ma che cosa è mai l’evento di una pesca sovrabbondante di fronte al prodigio del Natale di Gesù? Non avvertiamo noi la nostra piccolezza, anzi la nostra meschinità e abiezione, davanti alla sublimità del dono divino che si rinnova con il Natale?
La magnanimità divina
Il Natale commemora la venuta del figlio di Dio che si fa uomo per entrare da amico nel cuore di ogni singola persona. Egli non viene per farci vergognare o per far valere la sua potenza, ma per portare la sua amicizia. La caratteristica tipica dell’amicizia è quella di poter godere dei beni delle persone che si amano. Anche i genitori godono del bene dei figli, e quindi sono contenti che i figli siano in salute, che siano realizzati, che siano generosi ecc. L’amicizia con Dio, che il Natale ci richiama, ripropone la stessa realtà. Coloro che accettano la grazia di Dio, cioè la sua amicizia, sono resi partecipi, e quindi possono gustare e godere dei beni che sono propri di Dio: una verità superiore che li guida nella vita, una bontà infinita che li spinge nelle vie del bene, una felicità segreta che li sostiene nei doveri quotidiani e una viva speranza di eternità che li conforta nelle fatiche.
La condanna a morte dell’amicizia
Il peccato mortale, che è un’offesa grave fatta a Dio, costituisce una rottura della comunione con lui, e quindi è la condanna a morte dell’ amicizia che egli ci propone. Anche nel campo umano ci sono azioni cattive che per se stesse fanno morire immediatamente un’amicizia, come il tradimento e la diffidenza. Per fortuna non tutti i peccati sono uguali: il peccato mortale uccide all’istante il nostro legame con Dio, il peccato veniale lo raffredda e poco per volta lo spegne. Ma Dio conosce la nostra debolezza, la nostra incostanza e i nostri capricci, e poiché ci ama di amore infinito, ci dà anche infinite possibilità di rinsaldare, o anche di ristabilire la nostra comunione con lui.
Un’amicizia rinnovata
Il Natale è un tempo in cui cerchiamo di far rivivere, fra tutte le persone che conosciamo, i nostri sentimenti di amicizia, fraternità, riconoscenza, simpatia, stima e benevolenza. Ma prima di pensare alle altre persone vicine e lontane, il Natale è un regalo preziosissimo perché rivolgiamo i nostri sentimenti e il nostro cuore rinnovato a Dio. Il Natale di Gesù è perciò il momento di una buona confessione, aperta e fiduciosa, per rigenerare e intensificare l’amicizia che egli continua ad offrirci.
Una preparazione seria
La confessione è il sacramento della riconciliazione con Dio e della pace interiore. Un atto che, coinvolgendo il nostro cuore e Dio stesso, deve essere fatto con la dovuta responsabilità. Dobbiamo esaminarci anzitutto rispetto ai doveri che riguardano Dio. Mettiamo Dio al primo posto, offendiamo il suo nome; alla domenica e nelle altre feste comandate partecipiamo con diligenza alla S. Messa, preghiamo quotidianamente; ci vergogniamo di essere cristiani, chiniamo il capo alla volontà divina, ci fidiamo della Provvidenza o ci affidiamo a maghi e indovini? Rispetto ai doveri che riguardano se stessi e la propria famiglia. Arrechiamo danno alla nostra salute eccedendo nel bere, nel fumo o ricorrendo a droghe; teniamon un comportamento corretto nell’uso della sessualità, commettiamo atti impuri da soli o con altri, ci compiacciamo della pornografia o di immagini e letture provocanti; siamo casti nel fidanzamento secondo l’insegnamento della Chiesa, siamo fedeli nel matrimonio, siamo aperti alla vita nei rapporti coniugali; amiamo sinceramente il coniuge, lo sappiamo perdonare e comprendere, diamo ai figli l’attenzione e il tempo che meritano; rispettiamo, aiutiamo e amiamo i nostri genitori? Rispetto ai doveri che riguardano il prossimo. Abbiamo avuto rispetto della vita fisica degli altri, abbiamo procurato o favorito l’aborto; abbiamo diffuso maldicenze, malignità, calunnie, o giudicato male del prossimo; coltiviamo sentimenti di rancore, sappiamo offrire il perdono, siamo invidiosi, siamo veritieri; compiamo il nostro lavoro o i doveri di studio con impegno; siamo disonesti imbrogliando, rubando o non pagando le tasse; siamo rispettosi della natura, delle cose comuni, dell’ordine e della pulizia?
Un cuore buono e purificato
L’amicizia umana esige soprattutto sincerità e pulizia. La stessa cosa vale anche per l’amicizia con Dio, il quale, appunto, nei due ultimi comandamenti («Non desiderare la donna d’altri » e «Non desiderare la roba d’altri») chiede un cuore semplice e puro, libero anche dai pensieri e desideri sregolati. Gesù Bambino è pronto a donarsi a noi con tutto se stesso, cioè con tutta la ricchezza della sua divinità; il nostro cuore lo può accogliere e può godere dei suoi doni divini nella misura in cui è mondo e senza macchia.
P. Vincenzo Benetollo o.p.
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